Il magazine della tua Città

Category archive

MOSTRE - page 2

Mostra “La bottega di Leonardo – La Vergine delle Rocce – 31 luglio Agrigento

Con il patrocinio di:

 

 “LA BOTTEGA DI LEONARDO

LA VERGINE DELLE ROCCE

Villa Aurea – Parco Valle dei Templi di Agrigento

Dal 31 luglio al 31 dicembre 2023

A cura di Vittorio Sgarbi e Nicola Barbatelli

 

Il 31 luglio si inaugura per la prima volta in Sicilia, nello scenario della Valle dei Templi di Agrigento, una mostra straordinaria, “La Bottega di Leonardo – La Vergine delle Rocce ”.  All’interno del percorso espositivo irripetibile e inedito, sarà possibile ammirare la famosissima “Vergine Cheramy”, versione di altissima qualità de “La Vergine delle Rocce” di Leonardo, proveniente da una collezione privata e gentilmente concessa per l’occasione, rispetto le altre due versioni esposte in modo permanente nel  Musée du Louvre di Parigi e alla National Gallery di Londra.

Oltre alla celebre opera pittorica del grande Genio rinascimentale con l’assistenza di un dotato allievo (presumibilmente Boltraffio), sono esposti dieci importanti dipinti dei famosi allievi della Bottega leonardesca, che consentiranno di riscoprire l’ambiente e i linguaggi espressivi di Leonardo, le influenze dall’ultimo quarto del ‘400 fino la prima metà del ‘500.

La mostra, curata da Vittorio Sgarbi e Nicola Barbatelli, è allestita  nella splendida Villa Aurea, situata nel suggestivo Parco Valle dei Templi ad Agrigento, riconosciuto Patrimonio dell’Umanità nel 1997  iscritto al World Heritage List dell’Unesco.  Non è un caso che proprio la città di Agrigento, abbia scelto di ospitare questa irripetibile mostra, quale evento inaugurale del programma di avvicinamento ad Agrigento Capitale della Cultura 2025.

L’esposizione mette in luce tutta la forza della bellezza espressiva del messaggio leonardesco, artista simbolo della cultura mondiale. Il dialogo che si genera  in un contesto  profondo e archetipico, come quello della Valle dei Templi di Agrigento e le opere esposte, rafforzando il messaggio universale dell’arte e del genio, di Patrimoni che parlano all’Umanità ed all’Eternità.

Un “abbraccio sfidante” che interroga lungo un percorso che unisce e identifica l’Italia, proiettando in una dimensione culturale europea che si apre al confronto con il pensiero e le espressioni artistiche del  Mediterraneo.

La mostra, prodotta da Mediatica, Ellison e Samar, patrocinata dal Ministero della Cultura, dalla Regione Siciliana, il Comune di Agrigento e dal Parco Valle dei Templi di Agrigento, è visitabile dal 31 luglio al 31 dicembre, anche in notturna durante il periodo estivo fino alle ore 24.00. Una scelta gestionale coraggiosa dettata dall’obiettivo di valorizzare  ed incentivare la conoscenza del nostro prezioso patrimonio artistico e culturale e la fruizione da parte dei cittadini e dei turisti.

Inaugurazione 31 luglio 2023: Villa Aurea – Parco Valle dei Templi di Agrigento (Strada Provinciale 4, 12, 92100 Agrigento AG)
ore 19.30 – Preview stampa – invitati
ore 20.30 – visita guidata con ospiti

Apertura al pubblico dal 1 agosto 2023 – ingresso dalle ore 8.30 fino alle ore 23.00.

L’ingresso al parco della Valle dei Templi inclusa la mostra “La Vergine delle Rocce e la Bottega di Leonardo” è di 13 Euro

 

Ufficio Stampa e Comunicazione

Marina Luca: + 39 339 7716731
press@associazioneglobart.it
segreteria@associazioneglobart.it

“1000 Beautiful Faces” – Simone Cecchetti in mostra allo Spazio Field di Palazzo Brancaccio

Ha inaugurato a Roma lo scorso 21 Aprile, una mostra davvero unica nel suo genere:  “1000 Beautiful Faces” di Simone Cecchetti. Ad ospitarla all’interno della sua splendida cornice, è lo Spazio Field di Palazzo Brancaccio nel rione Monti.

“1000 Beautiful Faces” è molto di più di una semplice mostra fotografica, si tratta di un’esposizione in continuo divenire che omaggia al contempo l’espressione musicale e quella visiva.

Visitatrice assorta

L’idea è nata dal sodalizio ormai consolidato fra il curatore, Marco Dionisi Carducci, e Simone Cecchetti, fotografo musicale affermato, con alle spalle una carriera ventennale, più di una mostra già all’attivo e un documentario dedicato al suo lavoro su Sky Arte.

Grazie ai tanti anni passati a scattare sotto ai palchi e nei backstage di artisti di fama mondiale, Cecchetti ha messo assieme una collezione infinita di ritratti, momenti rubati, immagini in movimento, attraverso le quali sembra di poter percepire l’energia stessa della musica. Un archivio immenso da cui attingere per mettere insieme una narrativa di ampio respiro.

Da qui nasce l’idea di un concept di mostra diverso, fatto di ben mille fotografie, stampate in formato cartolina e appese una accanto all’altra a formare un coloratissimo patchwork di immagini. Un viaggio lunghissimo tra “1000 Beautiful Faces” che si muove nello spazio e nel tempo per raccontare la scena musicale di quasi due decenni.

Alcuni degli scatti in mostra

Lo sguardo di Simone Cecchetti è sempre riconoscibile e gli permette di catturare suggestioni e dettagli che sfuggirebbero ai più, ma che rappresentano significativamente l’essenza della performance live ed artistica.

L’unicità di questa mostra, tuttavia, non risiede unicamente nel numero di foto scelte per l’esposizione, ma soprattutto nel fatto che le immagini stesse possono essere staccate ed acquistate dai visitatori della mostra, per poi venire sostituite da altre che non necessariamente saranno uguali o verranno collocate negli stessi spazi.

Un’esposizione in continuo divenire quindi, all’interno della quale i visitatori possono perdersi, alla ricerca del volto dell’artista preferito, o semplicemente nella scoperta di un’immagine particolarmente suggestiva. Non di rado peraltro, capita di scorgere anche artisti del panorama musicale contemporaneo, i quali, attenti e divertiti, scorrono con lo sguardo le foto appese in cerca della propria immagine.

Vinicio Capossela

Le stanze dello Spazio Field si popolano così di appassionati di musica e fotografia, che vagano tra i vari luoghi della mostra attraversando eteree tende con immagini di Springsteen, Capossela, Roger Waters, ed altri giganti della musica, per poi fare capolino in nuove stanze ancora da scoprire.

All’interno di una di queste è rappresentato, ma non ancora svelato nella sua interezza, il nuovo progetto di Cecchetti, ultima idea scaturita dalla sua “Music Photography Academy”.

Il progetto prende il nome di MONO ed appare come un solido contenitore in legno nero dalle linee minimaliste. Difficile poter dire cosa potrebbe arrivare a contenere, ma di sicuro si tratterà di qualcosa di eccezionalmente unico.

MONO

A MONO ed alle “MONO Weekly Exibitions” è poi dedicata un’intera parete  della sala stessa, sulla quale di settimana in settimana verranno esposte alcune immagini di altri fotografi musicali in gruppi di quattro. Si tratta di uno spazio che Simone Cecchetti ha voluto condividere e mettere a disposizione di chi come lui scatta sotto ai palchi, con l’intento di promuovere la voglia di collaborazione e di confronto costruttivo, in completa antitesi con la competizione spesso spiacevole che tende a crearsi nell’ambiente.

MONO Weekly exibitions

Ma ancora le peculiarità di questa mostra così variegata non finiscono qui. La collaborazione tra Dionisi e Cecchetti, coadiuvata dagli ampi ambienti dello Spazio Field, fa sì che di tanto in tanto “1000 Beautiful Faces” ospiti anche veri e propri eventi musicali. Il primo ha avuto luogo lo scorso 10 Maggio, nel ventennale del famoso concerto di Paul McCartney al Circo Massimo.

A far rivivere ai presenti le emozioni di quella serata memorabile, Emanuele “Manny” Angeletti, leader degli “Apple Pies”. Seduto al pianoforte ed avvolto da luci soffuse, Manny ha regalato al suo pubblico una serata davvero magica, la prima di molte altre che seguiranno nei mesi a venire.

Emanuele “Manny” Angeletti

“1000 Beautiful Faces” resterà momentaneamente chiusa da domani 14 Maggio fino al 15 Giugno ed in questo periodo sarà visitabile esclusivamente previa prenotazione.

Per info e prenotazioni
📩 info@spaziofield.com

Riaprirà e sarà poi visitabile gratuitamente, salvo chiusure per eventi speciali, fino al 5 Settembre. Una mostra per tutti coloro che amano la fotografia, la musica ed il piacere della continua scoperta.

Dove: Spazio Field – Palazzo Brancaccio

Via Merulana 248

Dal 21 Aprile al 5 Settembre 2023

Orari: dal Martedì al Sabato 12:00-23:00

Per info aggiornate: https://www.spaziofield.com, www.simonececchetti.com e tenete d’occhio le relative pagine Instagram e Facebook)

DE SAGITTIS ET SEMINIBUS – L’ARTE DI DAVID AJA A ROMA

Il pluripremiato artista spagnolo per la prima volta in mostra in Italia

Dal 28 aprile al 9 luglio 2023 – INGRESSO GRATUITO

In esclusiva nazionale e per la prima volta in Italia, ARF! e l’Instituto Cervantes di Roma presentano alla Sala Dalì di Piazza Navona la mostra del rinomato artista spagnolo, vincitore di 5 Eisner Awards e 2 Harvey Awards, David Aja.

“Con un linguaggio ricco di sfumature, David Aja non è solo uno dei grandi autori contemporanei del fumetto spagnolo, ma una figura ammirata in tutta Europa. È una gioia e un motivo di orgoglio portare il meglio del suo lavoro ai romani” così dichiara il Direttore Instituto Cervantes di Roma Ignacio Peyró.

In DE SAGITTIS ET SEMINIBUS, che sarà inaugurata il 28 aprile 2023 alle ore 18 alla presenza dell’artista, verranno esposte alcune delle creazioni più rappresentative dell’intero percorso artistico di David Aja.

Dalle pagine di Daredevil e di The Immortal Iron Fist sui testi di Ed Brubaker e Matt Fraction allo straordinario ciclo di Hawkeye (Marvel / Panini Comics) che lo consacra nel comicdom mondiale; dalle avventure di Clint “Occhio di Falco” Barton in assolo senza Avengers, alle pluripremiate copertine per la Scarlet Witch di James Robinson.  Inoltre le tavole di The Seeds (Berger Books / Bao Publishing, 2021), scritta da Ann Nocenti, a completamento di questa ricca esposizione romana con la quale i visitatori potranno ammirare tutti i processi creativi di Aja, in un percorso che coniuga armonicamente il suo inconfondibile tratto “classico” e al contempo modernissimo al design e alle sperimentazioni grafiche e digitali che ne caratterizzano l’intera opera.

Come sottolinea Stefano “S3Keno” Piccoli, direttore di ARF! Festival e curatore della mostra: “Con questa esposizione dedicata all’arte di David Aja, vogliamo proseguire quello stesso percorso intrapreso con altri grandi autori internazionali come Frank Quitely e Darwyn Cooke che – nel pubblicare per la Marvel e la DC Comics – riescono magistralmente a far convivere le leggendarie icone pop del fumetto supereroistico nordamericano a un segno d’autore ultra riconoscibile, caratterizzante, di alta cifra stilistica” 

Le opere in mostra saranno raccolte nell’ARFbook 2023, il catalogo delle mostre di ARF! disponibile presso il Bookshop di ARF! Festival dal 12 maggio al Mattatoio La Pelanda a Roma

David Aja, (Valladolid, 1977), fumettista, grafico e illustratore, si è laureato in Belle Arti all’Università di Salamanca, con specializzazione in Design e Audiovisivo, cominciando quasi immediatamente a lavorare come professionista per quotidiani e riviste periodiche come El Paìs, Rolling Stone, Men’s Health, per illustrazione editoriale, copertine di dischi e pubblicità.

Come fumettista è approdato alla Marvel Comics nel 2005 cominciando a disegnare su X-Men Unlimited, Wolverine e Daredevil (da ricordare la sua storia La vita segreta di Foggy Nelson sui testi di Ed Brubaker), fino ad un primo memorabile ciclo di The Immortal Iron Fist scritto da Matt Fraction tra il 2006 e il 2008. Seguiranno The New Avengers, Captain America, Thor, Secret Avengers e nuovamente Wolverine (memorabile Debt of Death scritta da David Lapham nel 2011), ma è proprio il rinnovato connubio artistico con Fraction che nel 2012 lo porterà al suo più grande successo: Hawkeye, premiata con 2 Eisner Awards nel 2013 e altri due nel 2014. Numerosissime le copertine che firma ancora per la Marvel, tra le quali Fantastic Four, Iron Man, Black Panther, Secret Wars, Star Wars, The Punisher, Jessica Jones, Doctor Strange, X-Corps ma soprattutto per la serie Scarlet Witch, grazie alle cui illustrazioni vince il suo 5° Eisner Award nel 2016.

Slegatosi dal genere supereroistico, nel 2018 con Ann Nocenti crea la miniserie «epica e disturbante» The Seeds, pubblicata negli USA dalla Berger Books di Karen Berger e in Italia come volume unico da Bao Publishing, di cui Frank Quitely ha detto: «Un libro disegnato splendidamente, costruito in modo davvero completo e intelligente!» É invece del 2021 la sua prima collaborazione con la DC Comics, con la bellissima storia breve The Devil in the detail per la prestigiosa collana d’autore Batman: Black & White, di cui cura sia i testi che i disegni.

Mi piace affrontare ogni nuovo progetto in modo diverso, mettermi alla prova tutto il tempo. Perché? 

Da un lato non mi piace ripetere quello che ho fatto, perché l’ho già fatto, e dall’altro penso che ogni storia abbia bisogno del “proprio modo” per essere raccontata. 

Sì, mi piace complicarmi le cose, ma spero sia un bene per le storie che disegno. 

David Aja

NON E’ CONSENTITA LA STAMPA O LA RIPRODUZIONE PER FINI COMMERCIALI

Grande successo per la Mostra-Concorso Internazionale “Space One”

Ilaria Pisciottani, l’artista delle nuvole si aggiudica la menzione speciale della critica per l’originalità!

SPACE ONE II
La mostra si è tenuta dal 19 marzo al 26 marzo 2023
presso il Museo di Ingegneria Aerospaziale Università
La Sapienza – Roma

Domenica 19 marzo la Galleria Studio CiCo ha inaugurato la seconda edizione della Mostra-Concorso Internazionale di Arte Contemporanea SPACE ONE, in collaborazione con la Scuola di Ingegneria Aerospaziale dell’Università Sapienza di Roma e con il patrocinio del III Municipio del Comune di Roma.

Il Finissage si è tenuto domenica 26 marzo con la cerimonia di premiazione e consegna degli attestati agli artisti .

Presenti il preside della Scuola di Ingegneria Aerospaziale della Sapienza, Giovanni Battista Palmerini, il critico d’arte Piero Zanetov, il giornalista Domenico Briguglio, il relatore Carlo Pietrosanti, Francesca Romana Lobianco, co-curatrice della mostra insieme alla gallerista e artista Cinzia Cotellessa.

La curatrice della mostra Cinzia Cotellessa ha spiegato che questa seconda edizione di “Space One” si poneva come un nuovo appuntamento creativo e ideale tra noi e l’infinito e che l’evento si ripeterà ogni anno, con l’intento di mostrare l’invisibile e l’immaginario dello spazio che ci circonda attraverso l’arte.

Moltissimi sono stati i visitatori, tra questi anche illustri personaggi come il direttore di Rai Uno Stefano Coletta, Cristiano Malgioglio, il critico musicale Dario Salvatori, i giornalisti Amedeo Goria e Samir Al Qaryouti, il preside della scuola di ingegneria aerospaziale della Sapienza Giovanni Battista Palmerini, l’esperta d’arte Scilla Sernia, il docente di Belle Arti Fabiano Petricone, il critico Piero Zanetov, il giornalista Domenico Briguglio, il professor Carlo Pietrosanti.

L’universo da sempre affascina l’essere umano.
Domande, scoperte e intuizioni che in tutte le epoche hanno contribuito a esaltarne il mistero.
Cieli, nuvole, nebulose, simboli arcaici, navicelle, astrazioni simboliche e materiche si librano tra spazio e universo.
Pittori, scultori, fotografi e illustratori hanno riprodotto così i temi trascendentali, dello spazio e del volo, relazionando la dimensione sensibile e spirituale, la dimensione visibile e invisibile.

Gli artisti:
Alvarado, Asatryan, Bacci, Balestrieri, Bolognesi, Brancia, Cappello, Capuano, Cavallotti, Ciampi-Karner, Cotellessa, Dal Bò, D’ascia, Del Monte, Fagioli, Fanfani, Florio, Frustaci, Furia, Garzillo, Ghidini, Gioiello, Gitto, Guiotto, Gudenko, Iannone, Improta, Luciano, Mancinotti, Maresti, Mazzini, Ogliari, Pedrali, Perez, Perretta, Pietrosanti, Pisciottani, Prenna, Privitera, Rinaldoni, Romagnoli, Sacchetti, Sangelaji, Taglialatela, Theodoli, Tinebra, Toscano, Sibiart, Traini, Uber, Veronese, Viglietti, Virgili, Volcanes, Zamic, Zoppi e Zumbolo.

Tra le sessantacinque opere esposte, di oltre cinquanta artisti provenienti da tutto il mondo che hanno dato una loro versione dello spazio, sono state molto ammirate quelle della fotografa e Visual Artist Ilaria Pisciottani che riceve durante la cerimonia di premiazione tenutasi durante il finissage domenica 26 Marzo 2023 la menzione speciale della giuria e della critica per l’originalità per la sua installazione fotografica “Looking at the sky” e per l’installazione d’arte sonora “Narratio Nube” (in collaborazione con il musicista e compositore Alberto Caputo)
Consegnano la menzione speciale il critico d’arte Piero Zanetov e Cinzia Cotellessa.

Partner della mostra:
Aeroitalia | Casale del Giglio | Engels & Völkers | Ferratese Parfums | Fiori e piante di Belaich HalimaI | Viaggi di Archimede | Lavazza | O.T.O Sas | TCH sistemi | Urbe Aero | Vertecchi per l’Arte. Media Partner: Arte 24

Jardins d’Europe di Loris Liberatoriin mostra al Circolo degli Esteri di Roma

Dal 24 febbraio al 19 marzo 2023
Inaugurazione: venerdì 24 febbraio 2023, ore 18.00
Circolo degli Esteri
Lungotevere dell’Acqua Acetosa 42, Roma

Dal 24 febbraio al 19 marzo 2023 il Circolo degli Esteri del Ministero Affari Esteri di Roma ospita la
mostra personale di Loris Liberatori “Jardins d’Europe”
con una ricca selezione di grandi opere
pittoriche
dell’artista: un omaggio all’acqua come origine della vita e un messaggio in difesa
dell’ambiente e del paesaggio europeo.

L’esposizione sarà inaugurata il 24 febbraio alle ore 18.00 alla presenza dell’artista con gli interventi
del noto storico dell’arte e scrittore Costantino D’Orazio e di Benedetta Kojanec Carafa d’Andria,
Rappresentante dei soci Aggregati.

Nei quadri di Liberatori c’è la meraviglia dell’artista di fronte a monumenti del verde da lui stesso
visitati, come le Jardin de Bagatelles a Parigi o Kew Gardens a Londra, ma anche lo straordinario
fascino di quello che è stato eletto il giardino più bello del mondo, il parco di Ninfa ai piedi di
Sermoneta nel Lazio
.

Una sede prestigiosa quella del Circolo degli Esteri di Roma per lanciare il suo messaggio in difesa
dell’ambiente e del paesaggio europeo
, nel quale storia e cultura hanno prodotto straordinari
ambienti. Ecco quindi grandi tele, con spessori e velature dipinte a olio e tecniche varie, illustrano
un viaggio onirico dove protagonista è la magia dell’acqua
, da sempre filo conduttore della ricerca
pittorica di Liberatori. “Sono nato davanti al mare. Ma l’acqua per me è un pretesto per raccontare
l’energia che ci circonda e ci dà la vita. È un modo per riportare l’attenzione sull’assoluta necessità
di difenderla e rispettarla” così dichiara l’artista.

Loris Liberatori da anni conduce la sua indagine sul mondo dell’acqua e gli straordinari effetti di
luce che produce, un lavoro che lo ha portato in giro per il mondo: ha rappresentato l’Italia con una
mostra a Strasburgo al Consiglio d’Europa nell’Anno Internazionale dell’Acqua, ha fatto da
ambasciatore del Mediterraneo in Australia su invito degli Istituti Italiani di Cultura di Sydney,
Canberra e Melbourne.

L’artista compone un vero e proprio inno all’acqua come fonte insostituibile di vita, di energia e di
ricchezza,
e si conferma padrone di una tecnica finissima, che con cromatismi ora forti ora tenui
trasfigura paesaggi reali in paesaggi dell’anima. Tele frammentate come polittici medievali che
spezzano l’immagine e si offrono allo spettatore come finestre dalle quali è possibile ammirare lo
spettacolo della natura. Una natura che si riflette nei corsi d’acqua e nei laghi.

Le grandi onde, l’energia dei flutti che si innalzano al cielo, ma anche le immagini delle grandi città
europee riflesse nei corsi d’acqua
, la natura che prende vita e rigoglio dai fiumi, sono i temi che
ispirano le opere di Loris Liberatori, il maestro delle onde, come ormai è conosciuto in Italia e in
tutto il mondo. Liberatori infatti annovera una lunga e prestigiosa carriera iniziata negli anni ’70 da
giovanissimo, vantando tra le sue numerose esposizioni in Italia e all’estero la partecipazione alla
54° Biennale di Venezia. Alcune sue opere sono inoltre esposte nelle collezioni permanenti della
Farnesina e della Banca d’Italia
.

LORIS LIBERATORI: BIOGRAFIA
Nato a La Spezia nel 1958. Liberatori ha iniziato a dipingere giovanissimo, agli inizi degli anni ‘70, fin
da allora con numerosi riconoscimenti ed apprezzamenti da parte della critica. Liberatori si
riconosce nell’area del Nuovo Figuratismo; i suoi riferimenti: dall’astrattismo storico di Afro e Burri,
alla ricerca sul colore e la spiritualità del maestro franco cinese Zao Wou-Ki. Le sue opere sono
esposte in importanti gallerie in Italia e all’estero e nelle collezioni permanenti della Farnesina e
della Banca d’Italia
.
Una carriera ininterrotta sempre in campo artistico, studi al San Matteo di Pisa, facoltà di storia
dell’arte, e una specializzazione post universitaria nell’insegnamento psicopedagogico dell’Ecole
d’art Martenot di Parigi
. Un particolare metodo d’insegnamento dell’arte teso a sviluppare le
capacità creative nei bambini e negli adulti che Liberatori applica nell’atelier da lui diretto a Roma,
sua città di residenza da più di trent’anni.
Ha realizzato numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, tra le quali si ricordano
Water of life (2016) presso gli Istituti Italiani di Cultura di Sidney e Melbourne e all’Ambasciata
d’Italia a Canberra
e la 54ª Biennale di Venezia, Padiglione ItaliaTorino a cura di Vittorio Sgarbi
(2011). Numerose inoltre le mostre esposte dalla Galleria Forni di Bologna, una tra le gallerie che
rappresenta l’artista, alla Galleria Consorti di Roma e al Prac di Piero Renna a Napoli.

INFORMAZIONI UTILI
TITOLO MOSTRA: Jardins d’Europe
DI: Loris Liberatori
DOVE: Circolo degli Esteri – Lungotevere dell’Acqua Acetosa 42, Roma
QUANDO: Dal 24 febbraio al 19 marzo 2023
INAUGURAZIONE: venerdì 24 febbraio 2023, ore 18.00

“RICREAZIONE” DEL FOTOGRAFO MARCO LANZA IN MOSTRA ALLA NOEMA GALLERY

NOEMA GALLERY – VIA BU MELIANA 4, ROMA DAL 26 GENNAIO AL 25 FEBBRAIO 2023

Noema Gallery a Roma dà il via alla stagione espositiva 2023 con la nuova mostra fotografica “Ricreazione” di Marco Lanza a cura di Chiara Dall’Olio, visitabile dal 26 gennaio al 25 febbraio.

Il progetto espositivo di Marco Lanza, nato dall’acquisto di migliaia di fotografie vernacolari sciolte, si è sviluppato con l’osservazione di ogni singola immagine. Dalle fotografie color seppia di una vacanza in montagna ai momenti millimetrici di padre e figlia, dagli scatti di una conferenza a eventi familiari o sportivi, questi materiali coprono un lungo periodo, dal 1920 al 1970 circa.

Seguendo le linee della nuova selezione, Lanza ha tagliato le fotografie attraverso una mascherina di plexiglas rettangolare o quadrata e ricomponendole, ha ricavato nuove opere, letteralmente estratte dagli originali.

Una rilettura che agisce sulla materia modificandola per sempre. Una ricreazione che si compie sia sulla parte selezionata che su quella che resta, apparente scarto che diviene un’opera aperta, dotata di infinite possibilità interpretative. Alcune stampe sono invece presentate integre, ma sovrapposte.

In questi quadri la stratificazione della materia fotografica rimanda alla storia con la “s” minuscola, alle storie famigliari, di cui si percepisce solo la superficie.

Ogni fotografia della mostra “Ricreazione” è quindi il segno di una storia, di un momento passato, che non sarà più e che si ammanta di una patina di nostalgia.

Come scrive la curatrice del progetto Chiara Dall’Olio “Le composizioni seguono i criteri e i passaggi che l’artista ha percorso: grandi tableau in cui i dettagli che hanno colpito il suo occhio, dopo essere stati ritagliati, sono stati mescolati e ricomposti, creando un’armonia visiva di grande equilibrio. Solo avvicinandosi si colgono i soggetti e ci si può perdere nella contemplazione delle piccole foto, immaginandosi storie o chiedendosi come sarebbe stata la fotografia completa.

Il taglio infatti, crea una pluralità di oggetti autonomi, dotati di una nuova estetica e di nuove possibilità interpretative che Lanza lascia esplorare all’osservatore”.

Marco Lanza ha partecipato all’ultima edizione di Paris Photo – una delle fiere fotografiche più importanti al mondo – dove tutte le sue opere sono state acquisite da collezionisti di settore, riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica, tanto da arrivare sulle pagine del noto quotidiano Le Monde che ha dedicato un lungo articolo al suo lavoro e alle gallerie che hanno portato in fiera lavori nati da immagini di cui non si conosce l’autore. Stampe ritrovate nei mercati delle pulci o negli scatoloni passati di mano in mano attraverso traslochi e eredità, fotografie acquistate per poco denaro e poi, una volta lavorate e
organizzate in un progetto organico, riproposte per l’occasione in fiera come oggetti da collezione, proprio come le opere originali di Marco Lanza. La fotografia vernacolare e la sua reinterpretazione stanno vivendo un nuovo revival tra collezionisti e galleristi, acquisendo un ruolo di primo piano nel
mercato dell’arte internazionale. A conferma di questo forte interesse a livello mondiale, Marco Lanza sarà, dopo la mostra alla Noema Gallery, uno degli artisti della fiera The Photography Show a New York (dal 30 marzo al 2 aprile 2023) organizzata da AIPAD, alla quale parteciperà con la galleria parigina SIT DOWN.

In mostra alla Noema Gallery il visitatore potrà ammirare un certo numero di “ricreazioni” originali, pezzi unici in varie dimensioni, incorniciati, in formato medio/grande e in altri formati più piccoli. Inoltre saranno presentate delle rielaborazioni digitali stampate in fineart in edizione limitata.

MARCO LANZA
Marco Lanza, fotografo, nasce a Firenze e intraprende gli studi universitari a Bologna, presso il DAMS. A partire dagli anni Ottanta svolge la sua attività in Italia e all’estero. La sua esperienza fotografica ha un forte sviluppo durante il soggiorno lavorativo in Australia, dove opera per un anno, collaborando con agenzie e redazioni internazionali. Da qui si aprono ulteriori opportunità professionali che lo portano a realizzare servizi fotografici in molti paesi.

Parallelamente coltiva l’attenzione per i linguaggi artistici ed espone le proprie opere in varie mostre fra cui Westzone Gallery-Londra 2001, Metropolitan Museum of Art-New York 2003, Galleria Zucchi-Milano 2005, Galerie im Einstein-Berlino 2007, Musèe Maillol-Parigi 2010, Macro-Roma 2013.

Alcuni suoi lavori sono pubblicati su The Sunday Times, Colors, Die Zeit, Harper’s, Creative Review. Nel 2005 fonda, assieme al fratello musicista Saverio Lanza, il gruppo artistico multimediale Pastis. A partire dal 2006 avvia il progetto “Depositi”, a cui si affianca la collaborazione con Luca Farulli. Ha pubblicato due libri: “The Living Dead. Inside the Palermo Crypt” (Westzone Publishing 2000), “Velature” (Greta Edizioni 2015).
www.marcolanza.it

NOEMA GALLERY
La galleria d’arte creata nel 2013 a Milano da Maria Cristina de Zuccato e Aldo Sardoni con l’intento di far conoscere e promuovere la cultura della fotografia contemporanea d’autore, traghettandola oltre il circuito di intenditori e appassionati, nel 2022 ha aperto la sua sede permanente nella Capitale, nello storico rione romano di Prati.

Una galleria-laboratorio con l’allure artigiana e informale della boutique artistica di quartiere – per un archivio di scatti raccolto in venti metri quadri incastonati nella Città Eterna, tra lo scenario sontuoso del Vaticano e l’anima popolare dei mercati rionali del Trionfale – che però rivolge e allunga lo sguardo verso il mondo. Uno spazio espositivo dalle linee essenziali – con le pareti dipinte di bianco assoluto e i pochi complementi d’arredo dallo stile minimalista – che è però pronto a rimodularsi di volta in volta, esposizione dopo esposizione, al servizio di immagini e progetti artistici firmati da una scuderia di diciotto fotografi di razza, fortemente diversi tra loro ma legati da una profonda matrice culturale comune.
www.noemagallery.com


INFORMAZIONI UTILI
TITOLO: Ricreazione
DI: Marco Lanza
A CURA DI: Chiara Dall’Olio
DOVE: Noema Gallery, Via Bu Meliana 4, Roma
OPENING: 26 gennaio 2023 ore 18.00
QUANDO: Dal 26 gennaio al 25 febbraio 2023
ORARI:
Lunedì 15:30 – 20:00
Dal martedì al venerdì 10:30 – 13:00 e 15:30 – 20.00
Sabato 10:30 – 13:00 e su appuntamento
INGRESSO LIBERO

CONTATTI:
SITO: https://www.noemagallery.com/
MAIL: noemagalleryroma@gmail.com
FACEBOOK: https://www.facebook.com/noemagallery
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/noemagallery/
UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

051 6569105 – 392 2527126
info@culturaliart.com | www.culturaliart.com
Facebook: Culturalia | Instagram: Culturalia_comunicare_arte
Linkedin: Culturalia di Norma Waltmann | Youtube: Culturalia

Si conclude Street Art for Rights, un museo a cielo aperto

A Roma 17 murales dedicati all’Agenda 2030 ONU diffondono la cultura della sostenibilità attraverso la street art

Con l’ultimo muro del noto street artist Fabio Petani da poco realizzato, si conclude ufficialmente la III edizione di Street Art For Rights a Roma, il festival che racconta e diffonde la cultura della sostenibilità attraverso la street art, nel segno dei 17 Sustainable Development Goals (SDGs) dell’Agenda ONU.

Street Art for Rights si è affermato come un punto di riferimento per la street art in Italia con oltre 30 opere realizzate a Roma nei quartieri periferici di Corviale e Settecamini e nel Lazio tra Cassino, Fiumicino e Latina. Un vero e proprio museo a cielo aperto che offre a tutti gli appassionati e non di conoscere una “Nuova Roma”, inedita e poco conosciuta. L’arte dona nuova vita allo spazio della periferia in un trionfo di colori che ha ridato vivacità al volto dei quartieri. Grazie a Street Art for Rights, lo spazio urbano diventa un luogo dove potersi esprimere liberamente, una galleria d’arte in cui le opere non restano confinate ad un pubblico d’elite ma raggiungono sempre più cittadini.

I MURI: IL PERCORSO, GLI ARTISTI E I LUOGHI IN DETTAGLIO

ATTOREP – Via Settecamini 108, Roma

Obiettivo 10 – Ridurre le diseguaglianze

Attorep, con i suoi ritratti romantici che conducono alla riflessione alle relazioni umane sempre più fragili, ha interpretato il Global Goal numero 10, ovvero Ridurre le diseguaglianze. L’opera muraria rappresenta due volti, posti uno di fronte all’altro, non identificabili per razza, etnia e sesso grazie all’astrazione del colore. Le due figure si guardano negli occhi, con uno sguardo di affetto, di amore e di inclusione.

Chi è Attorep? Un artista, street artist e curatore d’arte italiano, founder e art director del festival OSA Operazione Street Art. Inizia a farsi conoscere nelle periferie di Roma nel 2015, esponendo al MACRO e realizzando opere nella città. Nel 2018 è il vincitore del premio speciale Mario Moderni dedicato agli artisti emergenti dalla Fondazione Mario Moderni.

Davide Toffolo e Marqus – Via Settecamini 102, Roma

Obiettivo 11 – Città e comunità sostenibili

L’illustratore graffiante in stile gothic-punk Davide Toffolo ha tradotto insieme a Marqus il tema dell’inquinamento urbano attraverso la satira, raffigurando un enorme gorilla, come re di una città dai bordi e dall’estensione indefinita. Una critica diretta al consumismo contemporaneo, all’urbanizzazione massima e al non rispetto nei confronti dell’ambiente.

Chi è Davide Toffolo? Un fumettista, cantautore e chitarrista italiano, frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Le sue opere grafiche riguardano sia i fumetti che le animazioni. Le sue opere grafiche riguardano sia i fumetti che le animazioni. Le sue due attività, fumettista e musicista, non sono separate, ma continuamente integrate da performance di disegno e musica, come le atmosfere musicali durante le sue mostre di fumetti o i videoclip dei singoli musicali.

Chi è Marqus? Marco Gortana, in arte Marqus, è uno street artist di Pordenone. Ha studiato all’Accademia di Belle arti di Brera: da lì ha deciso di indirizzare la sua arte verso il muralismo e i disegni in grande scala. Ha lavorato e viaggiato in giro per il mondo, e da artista giovane e originale, regala la sua visione immaginaria di città ideali.

foto di © Elenoire

Etnik- Via Settecamini 104, Roma

Obiettivo 12 – Consumo sostenibile

L’urban artist di fama internazionale Etnik, attivo da oltre 30 anni nella scena dell’arte urbana, per il suo murales si è ispirato al goal numero 12 con ‘’La Casa nella Casa’’, il titolo del suo lavoro che oltre ad essere una visione sulla vera e propria architettura abitativa dedicata ai temi ecologici e di riciclo è allo stesso tempo uno spunto a lavorare su sé stessi, sulle nostre abitudini quotidiane. Con le sue illustrazioni geometriche fatto di forme, volumi e cromatiche che talvolta portano a figure astratte, Etnik vuole rappresentare l’equilibrio precario dell’essere umano e l’incessante velocità del mondo contemporaneo. Etnik anche con questo muro porta avanti una personale ricerca artistica capace di veicolare un forte messaggio, il punto di vista dell’artista sulla città e le parti di cui si compone, e con esso sviluppare la sua peculiare poetica.

Chi è Etnik? Artista di origine svedese attualmente di stanza a Torino, è attivo nella scena graffiti writing sin dai primi anni ’90. È attualmente uno degli street artist più affermati al mondo grazie al suo inconfondibile stile. Durante la sua carriera ha ricercato sempre una nuova strada per superare i limiti classici della disciplina portando la pittura murale ad alti livelli, ideando e organizzando anche eventi che hanno messo in contatto i migliori artisti del panorama europeo. Dal 2001 il suo modo di dipingere comincia ad evolversi verso forme geometriche e architettoniche, partendo dal lettering che diviene la base su cui Etnik imposta l’intero impianto concettuale e compositivo della sua ricerca artistica. Oggi lavora nel suo studio a Torino, viaggiando molto per realizzare wall painting di grandi dimensioni e partecipare ad esposizioni in galleria in tutto il mondo.

foto di © Elenoire

Fabio Petani – Via Settecamini 100, Roma

Obiettivo 13 – Lotta al cambiamento climatico

L’artista Fabio Petani ha interpretato il goal 13 rappresentando un ghiacciaio che si scoglie e che si trasforma in un deserto. Il tutto racchiuso all’interno di una clessidra astratta che sta a rappresentare il passare del tempo, prezioso per salvare il nostro ecosistema.

Chi è Fabio Petani? Fa parte dell’Associazione Il Cerchio E Le Gocce. I suoi lavori sono caratterizzati da una disordinata armonia di linee, forme e volumi che si integrano fra loro con colori tenui e armoniosi miscelati a elementi di rottura. La ricerca analizza l’aspetto chimico e molecolare degli oggetti da cui nasce un lungo lavoro di ricostruzione degli elementi della tavola periodica; una produzione sempre più ricca di particolari per far emerge una complessità organica in continua evoluzione. Ogni elemento chimico, come ogni pianta, ha in qualche modo una connessione con l’ambiente, lo spazio o il contesto dove il murale viene realizzato.

foto di © Elenoire

Barbara Oizmud – Metro B Ponte Mammolo, Roma

Obiettivo 14 – Vita sott’acqua

Barbara Oizmud ha realizzato una riflessione capillare sulla vita sott’acqua e sulla sempre più ampia diffusione di microplastiche all’interno dei mari. L’opera sulla parete della metropolitana di Ponte Mammolo si chiama “Polline”, ed è dedicata alla flora e fauna acquatica. L’artista ha ragionato sul 14esimo obiettivo dell’Agenda ONU 2030, che mira a “conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”. Il risultato del lavoro di Oizmud è una creatura ibrida finita negli abissi, causa e al tempo stesso cura di una ferita collettiva generata dall’uomo. Polline è persona e animale, è oggetto e corallo. Polline è uno specchio della nostra società.

Chi è Barbara Oizmud? Fotografa e illustratrice, i suoi lavori sono pubblicati su riviste come Wired, Vanity Fair, Style, GQ, GQ Spagna, Rolling Stone, F Magazine, Financial Times, Cover Up, Shift Magazine, Topolino. Ha anche realizzato campagne fotografiche per clienti come Red Bull, Fox, Sky, Discovery, Fremantle Media, Universal, RomaEuropaFestival. Dal 2003 al 2006 ha lavorato come vignettista collaborando a progetti con la RAI, una delle principali emittenti televisive italiane. Nel 2016 Barbara sbarca a Los Angeles. È una dei cinque fotografi scelti dallo staff di David Lynch, provenienti da tutto il mondo, per realizzare un reportage fotografico del suo primo Music Festival “Festival of Disruption”.

foto di © Elenoire

Natalia Rak – Via Settecamini 108, Roma

Obiettivo 15 – Vita sulla terra

Il goal 15 è rappresentato dall’opera di Natalia Rak: un bambino, o forse una creatura dei boschi mentre seduto su un tronco, come nella tradizione fiabesca, suona il flauto, che attraverso la sua melodia dà vita ad una danza di piante, fiori e farfalle. La creatura è seduta su un tronco tagliato, simbolo di deforestazione e desertificazione e proprio su di esso suona, infondendo positività e speranza: non è troppo tardi per fermarsi e dare inizio a nuova vita.

Chi è Natalia Rak? Dal 2011 l’artista polacca Natalia Rak crea dipinti su larga scala, sotto forma di splendidi murales. La sua arte è stata esposta in tutta Europa in città come Düsseldorf (Germania), Barcellona (Spagna) e Strasburgo (Francia). Inoltre, è stata presente in molte mostre collettive e ha partecipato ad alcuni dei più prestigiosi eventi di street art, come POW! WOW! (USA), Art Scape (Svezia), Mural Festival di Montreal (Canada), Blink (USA), Memorie Urbane (Italia). Il suo lavoro di spicco per il festival Folk on the Street di Bialystok “Legend of the Giants” è stato incluso nella serie “Sztuka ulicy – Street Art” pubblicata dalle Poste polacche.

foto di © Elenoire

Manuela Merlo in arte HUMAN – Via di Settecamini 102, Roma

Obiettivo 16 – Pace, giustizia e istituzioni solide

L’artista ha rappresentato il goal 16 raffigurando una donna, simbolo della giustizia. Il volto della donna è impreziosito da due pendenti, che simboleggiano la bilancia della giustizia, mentre è intenta ad abbracciare e prendersi cura di una colomba bianca simbolo di pace. Quest’ultimo simbolo lo ritroviamo con nuova forma, attorno alla figura: due colombe-origami di carta che ci indicano la fragilità della pace.

Chi è Manuela Merlo? L’incontro con la StreetArt è dirompente per Manuela Merlo quando conosce i “Pittori Anonimi del Trullo” l’associazione culturale con i quali collabora in progetti sociali, operando sul territorio con numerosi di interventi di StreetArt in vari quartieri di Roma, in special modo nella borgata del Trullo.

NSN997 – Scuola Media Volterra, Via Vito Volterra 190, San Paolo, Roma

Obiettivo 17 – Partnership per gli obiettivi

L’ultimo punto dell’Agenda ONU 2030 è un riepilogo dei precedenti e dà la chiave per realizzarli tutti: alla base deve esserci la collaborazione tra paesi ed un’armonia economica e politica globale. NSN997 hanno realizzato un muro dal titolo “Cooperazione rappresentando l’unione di diverse discipline, saperi, culture, etnie e generazioni che compongono l’anello centrale, simbolo di una nuova visione del mondo, ecologica, egualitaria e sostenibile.

Chi è NSN997? È il nome di una crew nata nel 1997 da tre graffiti writer. Nel 2014 hanno iniziato a sviluppare un loro stile, coerente con l’evoluzione della street art nell’ultimo decennio. Messaggi positivi, linguaggio grafico e semplice, pochi colori e scritte per parlare del lato migliore della società. Dal 2016 fanno parte del collettivo elKeller presso il CSA laTabacalera di Madrid. In questi anni NSN997 ha realizzato opere e laboratori partecipativi in scuole ed eventi pubblici. Le loro opere sono presenti in Spagna, Italia, Portogallo, Grecia, Belgio e Romania.

foto di © Elenoire

Il progetto, promosso dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale, è vincitore dell’Avviso Pubblico Contemporaneamente Roma 2020-2021-2022curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE e con il Patrocinio dei Municipi IV e VIII.

Street Art for RIGHTS fa parte delle attività sviluppate da MArteSocial, un incubatore   incentrato sulla risoluzione di problematiche sociali attraverso progetti artistico-culturali che possano generare un impatto positivo sugli abitanti dei quartieri meno sviluppati che vertono in condizioni di disagio ed emarginazione. MArteGallery è uno spazio virtuale dedicato all’esposizione di opere artistiche in ogni campo (fotografia, pittura, scultura, grafica, etc.), il cui obiettivo principale è dare spazio a giovani emergenti, dare supporto ad artisti e gallerie, diffondere l’accessibilità della cultura e dell’arte con possibilità di acquistare le opere esposte. Una vera e propria “etichetta dell’arte” dedicata agli emergenti e alle gallerie, che offre management e consulenze di comunicazione ma anche supporto, conoscenza e strumenti per operare nel mondo dell’arte contemporanea.

INFORMAZIONI UTILI

STREET ART FOR RIGHTS – III EDIZIONE

CONTATTI

Sito: www.streetartforrights.it 

Mail: info@streetartforrights.it – info@martegallery.it

Facebook: www.facebook.com/StreetArtForRights/ 

Instagram: www.instagram.com/streetartforrights_/ 

UFFICIO STAMPA CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

051 6569105 – 392 2527126             

info@culturaliart.com 

www.culturaliart.com

Facebook: Culturalia 

Instagram: Culturalia_comunicare_arte

Linkedin: Culturalia di Norma Waltmann  Youtube: Culturalia

Andy Warhol in mostra alla Vaccheria

La Vaccheria, nuovo spazio culturale, apre al pubblico con la mostra Flesh: Warhol & The Cow. Le opere di Andy Warhol alla Vaccheria.

La Vaccheria è un casale storico, uno spazio straordinario con una superficie complessiva di quasi 1.800 mq ristrutturato in forza al Programma Urbanistico Eur – Castellaccio e al relativo accordo di programma, come compensazione di due importanti aree dal punto di vista ambientale, naturalistico e archeologico: il Pratone delle Valli e il Parco Volusia.

In ragione di questo programma urbanistico il casale del Castellaccio è stato ceduto a Roma Capitale, completamente ristrutturato e trasformato in uno spazio culturale destinato a ospitare i reperti archeologici recuperati nell’area di Roma sud, gestito dal Municipio Roma IX.

Oggi è uno spazio composto da un corpo centrale, al tempo occupato dalle stalle, con teche in vetro e spazi comuni con funzione di supporto come la sala conferenze, l’area ristoro e il bookshop, un corpo a due piani destinato a uffici e direzione, e un corpo aggiunto con i laboratori e i servizi annessi oltre all’area tecnica in copertura.

La mostra dedicata a Andy Warhol

L’apertura al pubblico avviene con la mostra Flesh: Warhol & The Cow. Le opere di Andy Warhol alla Vaccheria. L’esposizione, curata da Giuliano Gasparotti e Francesco Mazzei, è un viaggio straordinario attraverso l’eclettismo del Re della Pop Art, che presenta oltre 80 opere e oggetti tra i più iconici della produzione artistica di Andy Warhol.

Al centro della mostra, che riproduce un significativo spaccato della produzione dell’artista con 80 opere esposte, si colloca Cow, opera dell’eccentrica serie che ha per soggetto una mucca riproposta nelle diverse tonalità di colore. Dalle mucche ai barattoli Campbell, da Liza Minelli a Marilyn, alle copertine di dischi e riviste, l’esposizione mette in evidenza il sapiente utilizzo dei colori, enfatizzati da un allestimento luminoso che si ispira ai tubi neon, molto in voga in quegli anni, che esalta le peculiarità della sala espositiva, sorta laddove un tempo sorgeva una stalla.

La mostra dedicata a Warhol è affiancata dall’esposizione Sacro o Profano…? che propone una selezione di opere realizzate da 16 artisti, professionisti e autodidatti. Queste opere testimoniano un forte legame con il territorio e con la sua storia, e gli artisti sono: Angela Caronna, Carlo Pantaleone, Fransisco Bertipaglia, Ilaria Bagaglia, Ivana Ligas, Luisa Laurelli, Manuela Scopigno, Marco De Rossi, Marisa Muzi, Miki Therese Pedro, Roberto Barberis, Rossella De Rossi, Rossella Di Donato, Salvatore Desiderio, Vanessa D’amato, Yuliya Hramyka.

L’apertura della Vaccheria e le due mostre sono realizzate a cura del Municipio IX di Roma Capitale con il supporto del Gabinetto del Sindaco, dell’Assessorato all’Urbanistica, dell’Assessorato alla Cultura, e con la collaborazione di Zètema Progetto Cultura.

La mostra, visitabile gratuitamente fino al 6 gennaio 2023, è aperta:
Martedi, mercoledì, giovedì 9/13
Venerdì, sabato, domenica 9/19
Lunedì e festività infrasettimanali chiuso

Per maggiori informazioni consultare il sito www.comune.roma.it.

Articolo Zètema Progetto Cultura

Maddalena Live a Videocittà

Nell’ambito della manifestazione Videocittà, il Festival della Visione, abbiamo seguito il concerto di Maddalena.

Al momento ha pubblicato il singolo Anxiety is a modern cliché, metà in inglese e metà in italiano, ma l’esibizione live ha dimostrato che ha tutte le carte in regola per avere successo, “con la musica io ho imparato a domare l’ansia” ha raccontato in varie interviste. Di seguito la scaletta della serata:

  • Dr Jekyll and Mr Hyde
  • Suono buono che fa bene
  • Therefore I am (cover Billie Eillish)
  • FM
  • Seeking for l’aria
  • Bye bye (cover Oscar Anton)
  • Coraggio e paura
  • M tu come stai ?
  • Anxiety is a modern cliché
  • Reckoning Song (cover A. Avidan)

Maddalena è una giovane cantautrice con una grande passione per la musica. 

Inizia il suo percorso musicale con “Anxiety Is A Modern Cliché”, un brano che parla non solo della sua vita, ma di tutta la generazione di cui fa parte.  

Per Videocittà 2022, l’artista porterà alcuni dei suoi brani, attraverso i quali esprime la sua capacità di empatizzare con i suoi coetanei, cifra stilistica che meglio la rappresenta e che più la collega a questa edizione del festival.

Maddalena Morielli, in arte Maddalena, è una giovane artista romana, classe ’98. Ha frequentato il Saint Louis College of Music di Roma, il programma estivo di musica e movimento al Berklee College of Music di Boston e il corso per autori del CET di Toscolano fondato da Mogol. Si dedica alla scrittura parallelamente al corso di laurea triennale in Filosofia in cui, tra le altre cose, approfondisce il suo grande amore per il cinema.

Dal sito Videocittà.

Di seguito la Gallery Fotografica.

La manifestazione che si svolge all’interno del Gazometro, permette ai visitatori di interagire con le varie opere visuali e partecipare ai vari Talk nelle varie aree. Abbiamo seguito Andrea Moccia, Martelli ed il concerto di Sick Luke.

Da non perdere la LUNA SOMNIUM, la valorizzazione delle Architetture Monumentali, attraverso l’utilizzo di linguaggi audiovisivi contemporanei, è un aspetto caratterizzante delle azioni di Videocittà


L’architettura industriale del Gazometro accoglierà per 5 giorni una sfera sospesa al suo interno, proiettata su 360°, visibile gratuitamente da gran parte del territorio urbano, catturando l’attenzione del pubblico da ogni possibile punto di osservazione in tutto il contesto metropolitano.

Videocittà offrirà altresì la possibilità al pubblico di compiere una vera esperienza immersiva all’interno del reticolo metallico, completamente trasformato grazie ad un sound spazializzato che trasformerà l’opera in un percorso altamente emozionale.

L’installazione, dal titolo Luna Somnium, si ispira a quella che viene considerata la prima opera letteraria di fantascienza: un racconto scritto da Keplero in cui il lettore, insieme al protagonista, si ritrova sulla Luna e guarda la Terra con occhi diversi, grazie a un nuovo punto di vista sull’Universo. 

Luna Somnium è un’installazione site specific di fuse* prodotta per Videocittà 2022 da Eni.

Oggi è la quinta ed ultima giornata, ingresso 10€.

Di seguito la Gallery Fotografica.

Julius Evola e lo spirituale nell’arte

MOSTRE by

A un secolo dall’esperienza artistica, il pittore e pensatore romano viene celebrato in uno dei più  importanti musei d’Europa. 

Si profila un momento di grande rilievo storico per l’arte italiana con la mostra “Julius  Evola. Lo Spirituale nell’Arte” al MART di Rovereto, che ha aperto i suoi battenti al  pubblico il 15 maggio 2022.  

La mostra di Julius Evola (Roma 1898-1974) è la più vasta retrospettiva mai realizzata  sull’artista filosofo, ed entusiasma seguaci evoliani, addetti al settore e non, per le 55  opere che finalmente si possono ammirare per la prima volta tutte insieme nelle ampie  sale dell’avveniristico museo trentino. Una mostra ambiziosa, che nasce su un’idea di  Vittorio Sgarbi e curata da Beatrice Avanzi e Giorgio Calcara. Oltre alle opere pittoriche,  esposti molti documenti – scritti e pubblicazioni – così come alcune testimonianze,  provenienti da prestigiose collezioni private e museali.  

I curatori della mostra Giorgio Calcara e Beatrice Avanzi, e Guido Andrea Pautasso della Fondazione Julius Evola

L’importanza dell’artista Evola è stato per troppo tempo negata dal mondo culturale  predominante, che l’ha sempre voluto associare a sfere ideologiche del primo Novecento,  erroneamente, bisogna sottolineare, perché ignorano il fatto che il suo periodo artistico ha  preceduto l’avvento anche del Fascismo.Tanto è vero che l’esperienza di Julius Evola  nell’arte è tanto breve quanto intensissima e si svolge in un periodo che va dal 1915 al  1922 circa.  

La mostra è frutto di un approfondito lavoro di ricerca storica e scientifica che dura da  anni, motivata dalla necessità di riconoscere in Evola il più importante esponente dadaista  italiano, nonché il primo artista ad aprire la strada all’astrattismo in Italia.  

E’ il 2017 quando Giorgio Calcara, da sempre studioso di Evola, si reca a Berlino per  cercare negli archivi della “Staatsbibliothek” le testimonianze per le importanti  partecipazioni di Evola ad alcune mostre tenutesi alla galleria berlinese “Der Sturm” su  iniziativa dell’acclamato gallerista e impresario d’arte Herwarth Walden. Calcara trova nei  cataloghi che accompagnavano le mostre del 1921 i titoli di 44 opere con cui Evola  partecipò a tre esposizioni; in queste occasioni espose al fianco, tra gli altri, di Paul Klee,  Franz Marc, August Macke, Fernand Léger e dello stesso Kandinskij. Con Kandinskij  Julius Evola condivideva una visione metafisica del cosmo, anche se nella sua  speculazione teoretica all’astrattismo aggiungeva, spingendosi oltre: “evidentemente,  perché disinteressata, l’arte deve essere priva di ogni contenuto usuale: in quanto esprime  tutto, essa non deve significare nulla: non vi deve essere nulla da comprendere, nell’arte”. Il titolo della mostra di Rovereto rievoca quello del libro “Lo Spirituale nell’Arte” Vassilij  Kandinskij pubblicato nel 1912, uno dei saggi spartiacque per l’arte novecentesca e  precursore se non annunciatore dell’arte astratta, per l’appunto.  

Il fondatore del Blaue Reiter teorizzava che “La liberazione dalla rappresentazione  oggettiva porta alla liberazione dalla Materia…”, aprendo in questo modo le porte all’Era  dello Spirito anche nel mondo dell’arte. 

Giorgio Calcara e il presidente del Mart, Vittorio Sgarbi, presentano la mostra “Julius Evola. Lo spirituale nell’arte”

Il contributo di Evola alle mostre berlinesi forse sarà stato un punto di arrivo per la sua  arte, l’affermazione del suo “astrattismo mistico” che caratterizza la sua produzione dal  1918 al ’21 con il quale prende già le distanze dalle avanguardie, aggiungendo un nuovo  tassello nel mosaico dell’arte italiana.

Andando per ordine, l’esperienza di Evola artista, circoscritta in un lasso di tempo di circa  7 anni, comincia giovanissimo frequentando l’atelier di Giacomo Balla a Roma. Lì avviene  il primo approccio col Futurismo, l’unica corrente d’avanguardia italiana in senso vero e  proprio: culto per la velocità, dinamismo, il conflitto antitradizionale e antiborghese, e  quella “modernolatria” che ambiva a rappresentare un nuovo paradigma estetico.  Marinetti, Boccioni, Balla, Carrà, Depero, Soffici, Severini e molti altri, sono i chiassosi  alfieri di un movimento che rivoluzionerà radicalmente il modo di fare cultura, esaurendo il  campo delle manifestazioni artistiche: dalla pittura al teatro, dalla musica all’architettura,  dalla poesia, alla scultura, sino alla cinematografia. In pittura, ciò si traduce in forme  stilizzate dai colori sfavillanti, che generano nell’occhio dello spettatore paesaggi in  movimento. Julius Evola anima le serate futuriste tra cui la “Grande serata futurista”,  qualche volta vi rappresenta le sue composizioni poetiche, partecipa ad alcune mostre  importanti come alla “Grande Esposizione Nazionale Futurista” del 1919 alla Galleria  d’Arte Centrale di Milano esponendovi cinque dipinti.  

Nonostante Julius Evola fosse stato incluso nella schiera degli artisti futuristi, né  formalmente quantomeno idealmente vi aderisce mai. I quadri dipinti da Evola in questo  arco di tempo (1915-18), vengono da lui stesso definiti come ispirati da un Idealismo  Sensoriale in cui “il tema dell’arte è posto nella realtà pura dei sensi”, ma nel quale la  percezione sensibile coglie la realtà nel suo aspetto simbolico-rappresentativo. Così, Evola si discostava dal movimento futurista rifiutando quell’attitudine prepotente,  invadente e spontanea, poiché “rappresentava una sorta di dinamismo su base  essenzialmente sensoriale, una sorta di slancio vitale del tutto sprovvisto di una  dimensione interiore”. 

Invece, quella dimensione interiore “spiritualista”, intesa come accesso ad una dimensione  superiore attraverso l’evocazione di un caos primordiale Evola la trova alla conclusione del  primo conflitto mondiale, appena finito di leggere il Manifesto del Dadaismo di Tristan  Tzara nel 1918. Con il Manifesto, Tzara comunicava al mondo artistico il sovrano disgusto  che il movimento dadaista da lui fondato, nutriva nei confronti degli agonizzanti residui dei  canoni estetici e morali della cultura borghese. Evola afferma di sentirsi già profondamente  affine all’indole dada ancor prima di leggere il Manifesto, di averci aderito ancora prima di  conoscerlo.  

Per questo motivo si rivolge al poeta rumeno scrivendogli una lettera che sarà la prima di  un rapporto epistolare che si instaurerà tra loro e attraverso cui Evola fa l’elogio a questo  movimento artistico rivoluzionario e di rottura che cambierà sensibilmente i connotati  estetici dell’arte del Novecento. Qui l’arte raggiunge la sincope, percorrendo sentieri  immaginari, divorando anche sé stessa nella furia iconoclasta, a-logica, a-morale,  iperbolica. Manifesti, mostre, balletti, rappresentazioni teatrali, risse e ubriacature collettive  scandiscono i ritmi di una frenetica, incessante produzione che, al contrario dei costrutti  delle altre avanguardie, non è finalizzata alla ricerca di una soluzione definitiva. Evola in  Italia è affiancato da Fiozzi e Cantarelli, i redattori della rivista dadaista mantovana “Bleu”.  In questo orizzonte Julius Evola, poco più che ventenne, già studioso di testi di metafisica,  mistica ed esoterismo, quintessenza la sua pratica artistica, alternando l’attività pittorica  alle intense letture in ambito filosofico, di dottrine orientali e inerenti alla storia delle  antiche tradizioni religiose. Contemporaneamente, il giovane Evola pubblica le prime composizioni poetiche, una  brochure intitolata Arte Astratta (1920), e compone un poema a quattro voci, La parole  obscure du paysage interiéur, che verrà rappresentato alle “Grotte dell’Augusteo” a Roma,  accompagnato dalla musica dodecafonica di Schönberg, Satie e Bartok.  La raccolta delle dieci poesie Arte Astratta è stata recentemente per la prima volta (dopo  un secolo!)

Giorgio Calcara tra Gianfranco de Turris – presidente della Fondazione Julius Evola – e Giovanni Canonico – patron delle Edizioni Mediterranee.

recitata e musicata e resa disponibile per il pubblico in un catalogo con audio  cd dal titolo “L’arcaico raggio. L’arte astratta di Julius Evola”. 

Evola assurge al ruolo di organizzazione culturale, e soprattutto partecipa nel 1921 alle più  importanti esposizioni internazionali, come al Salon Dada alla Galerie Montaigne di Parigi  e alla Exposition Internationale d’Arte Moderne di Ginevra.  

Significative sono anche le mostre di Evola, tra personali e collettive, che si tengono  alla Casa d’Arte Bragaglia di Roma tra il 1920 e il ’21.  

Emergono gli elementi predominanti nella pittorica evoliana, metafore di un’esperienza che  si trasfigura in un dominio meta-artistico, in forza della quale l’autore può quindi maturare il  definitivo distacco da Dada, avendo egli direzionato il proprio ”impulso alla liberazione”. 

Opere estranee ai dettami esteriori e spogliate dalle connotazioni dello Zeitgeist, rese a temporali, e scavalcandolo esternano un qualcosa condotto dalla “necessità interiore” di  manifestarsi, covando già il seme e il “presentimento di un’arte nuova”. I quadri dell’ultimo periodo, perlopiù “Paesaggi Interiori” e “Composizioni”, testimoniano di  uno straordinario lavoro di autoperfezionamento. E’ questo il periodo in cui Evola,  disorientato dal labirinto dello spiritualismo più problematico, vive la propria “discesa agli  inferi”: quella fase di cupio dissolvi che conduce inevitabilmente alla follia o al suicidio, a  meno che non intervenga un deciso, repentino affiorare di energie insondabili e di risorse  spirituali tali da condurre ad un “autotrascendimento ascendente”. Giunto a quel momento  Julius Evola nel 1922 dichiara in un’altra lettera indirizzata all’amico Tzara che si sarebbe  tolto la vita, annuncio che si rivelerà il suicidio di Evola artista ma non della persona fisica.  Ormai l’incontro con il buddismo delle origini, con i Tantra (e con la tradizione magico ermetica, schiuderà ad Evola l’orizzonte lungo il quale si inoltra il sentiero della  liberazione. Da questo momento l’opera evoliana si arricchisce di contenuti sapienziali,  della simbologia della palingenesi alchemica, attraverso le tre fasi della Grande Opera,  che era già consapevolmente riflessa nei dipinti. 

Si avvia una ricca produzione di testi e trattati filosofici, numerose conferenze in tutta  Europa, forse tutte elaborazioni consequenziali e complementari di ciò che aveva già  potuto sperimentare nel suo fare artistico. 

Sul finire degli anni Cinquanta Evola viene riscoperto da Claudio Bruni, gallerista della  romana Medusa che riscopriva e rilanciava le avanguardie d’inizio secolo. A pieno diritto  Julius Evola, ormai maturo anche dell’esperienza di pensatore e filosofo, dopo aver  venduto tutti i quadri e con la casa “sguarnita” ormai, riprende tele, cartoncini e tavolozza e  ritorna a dipingere. Si sente onorato per il nuovo interesse che nasce nei confronti della  sua opera giovanile tanto da indurlo a realizzare delle repliche negli anni Sessanta di  alcuni suoi quadri risalenti agli anni 1918-20 e altre opere ex novo tra cui spiccano le tre  tele che raffigurano la donna ambientata in paesaggi simbolico-cosmico-alchemici.  

Il 1969 segnerà anche l’inizio della prolifera collaborazione con l’editore e amico Giovanni  Canonico, il quale stamperà poi negli anni tutta l’opera evoliana con le sue Edizioni  Mediterranee. Ultimo, in ordine di pubblicazione, la ristampa per conto di “Homo Faber –  Julius Evola tra Arte e Alchimia” di Elisabetta Valento studio pionieristico sull’iconologia  evoliana, attualizzato nel rinnovato interesse da un’appendice di Giorgio Calcara.  

Oggi, a 100 anni dalla fine del suo percorso artistico, Evola artista viene riconosciuto  sempre di più anche da un pubblico internazionale. 

La curiosità nei confronti dell’artista è testimoniata da passaggi in case d’asta italiane ed  estere, da un crescente interesse nella ricostruzione del tragitto biografico di colui che  emerge come l’unico vero esponente a rappresentare l’Italia nell’ambito dadaista  internazionale e per aver aperto la strada all’astrattismo in Italia.

Tuttavia, per riuscire a realizzare questa retrospettiva a Rovereto ci sono voluti anni di  ricerche intense, per fare chiarezza sull’esistenza di alcuni quadri e la loro collocazione, in  altri casi per verificare i titoli e attribuire le giuste datazioni, tenendo conto del fatto che il  Barone ha dipinto circa un centinaio di opere, e non una sessantina come si presumeva  fino a pochi anni fa. 

Oggi, passando per le sale della mostra e osservando le numerose tele, sembra che si  possa ancora udire l’eco delle poesie dadaiste, scorgere squarci in paesaggi interiori, farsi  avvolgere dagli intarsi di colori che appaiono come le note musicali di una composizione,  vedere esplosioni belliche che si trasformano in stelle e fiori, uccelli dipinti che diventano  aerei e che aprono la tela virtualmente per andare oltre. Come ha fatto Evola, quando  disse “esaurita l’esperienza andai oltre”. 

di Julie Kogler 

Link alla pagina della mostra al Mart 

https://www.mart.tn.it/mostre/julius-evola-lo-spirituale-nellarte-153256

Julie Kogler
Go to Top