Guardare oltre l’apparenza e l’assenza
A Teatrosophia con Storygram si declinano nuove storie dietro immagini simboli di un’epoca
Roma 10 ottobre 2024
Articolo e Foto di Grazia Menna
Con le immagini si viaggia, vicino, lontano, in paesi nuovi, in sentimenti nostri e altrui, in fatti o eventi che hanno cambiato noi ed il nostro modo di essere.
Teatrosophia inizia la sua nuova stagione 2024/2025, il suo viaggio, con lo spettacolo Storygram, portato in scena dal Collettivo Socrates, che propone allo spettatore l’esercizio di indagare più a fondo, di andare oltre a quel che appare da una semplice fotografia, sia essa in bianco e nero oppure a colori.
Giulia Bornacin e Simone Martino hanno ideato ed accompagnato il pubblico in degli “Esercizi di Stile” alla R. Queneau, dove alcune immagini iconiche della nostra epoca, vengono lette e raccontate da molteplici punti di vista, attraverso le storie, vere o presunte, che si celano dietro quegli scatti.
Scatti di un tempo in cui la fotografia, appannaggio di pochi, era un’arte lenta e preziosa, fermi-immagine limitati e irripetibili, con l’uso delle lastre prima e dei rullini poi. Quella fotografia non assimilabile al “mordi e fuggi” degli smartphone moderni, richiedeva l’applicazione di regole precise di composizione e bilanciamenti, ben sapendo dell’esiguità degli scatti utilizzabili e, pertanto, non sprecabili.
L’immagine con cui ha inizio lo spettacolo è di un maestro della fotografia moderna, Luigi Ghirri, con l’opera Formigine Modena – Ingresso casa colonica del 1985. Da questa immagine si parte ed a questa immagine si ritornerà a fine spettacolo; tutto ruota intorno a ciò che nell’opera fotografica si vede o non si vede, ciò che è accaduto prima, dopo e durante lo scatto di quel fotogramma immortale, quell’attimo esatto e non un altro che Ghirri, scattando, ha scelto di destinare al futuro.
Si passa quindi alla celebre fotografia del bacio a Times Square, scattata a New York alla fine della Seconda Guerra Mondiale da Eisenstaedt, altro mostro sacro della fotografia. Un marinaio e un’infermiera che si abbracciano, apparentemente innamorati, in un gesto che sembra suggellare un “per sempre felici e contenti”. Ma è davvero così? Forse dietro quell’immagine non tutto è chiaro, bello e romantico come appare, come ci viene raccontato, come la nostra mente cerca di immaginare per dar forma a quell’idea di favola , di “happy end” che ci accompagna fin dall’infanzia. Guardate bene quell’immagine ed analizzate gli attori principali della foto, la loro postura e scoprirete che dietro la storia che ci hanno raccontato se ne potrebbero celare una o centomila diverse e pur sempre veritiere. E via così raccontando altre storie e punti di vista, legati alle immagini che Giulia Bornacin, dal suo vissuto , ha selezionato e sceglie di proporre al pubblico.
Nella performance teatrale, la lettura delle immagini e delle storie dietro ognuna di esse viene declinata sia con la proiezione sul grande schermo delle foto, sia con dei passaggi recitativi dove, Giulia e Simone, quest’ultimo autore delle musiche eseguite dal vivo con la chitarra, interpretano le nuove chiavi di lettura delle foto, ad esempio, in stile leopardiano recitando come se stessero leggendo un raffinato poemetto dello stesso Leopardi. I due protagonisti in scena, deliziano e riescono a coinvolgere maggiormente il pubblico presente con una vis comica ben dosata.
Durante lo spettacolo, oltre alla proiezione di immagini e alla recitazione, Giulia Bornacin sorprende il pubblico con l’esecuzione di brani musicali da lei accuratamente selezionati. Questi pezzi non solo alleggeriscono l’analisi e l’introspezione richieste agli spettatori, ma sono anche in perfetta sintonia con il ‘mood’ evocato dalle fotografie. Si tratta di brani scelti per la loro capacità di rompere con i cliché, evitando il già sentito, che potrebbe far risuonare nello spettatore emozioni familiari. Al contrario, l’obiettivo di Giulia è quello di immergere il pubblico nelle emozioni suscitate dalle immagini appena viste, libere da condizionamenti pregressi. Tra le canzoni eseguite, che hanno intervallato le proiezioni e le riflessioni, spiccano L’equilibrio è un miracolo di Patrizia Laquidara, Mangialuomo di Cristina Donà, Leather di Tori Amos e Je Veux di Zaz.
Si può dunque affermare, senza ombra di smentita, che quanto portato in scena dal Collettivo Socrates non vuol essere un’indagine scientifica rigorosa, né una lista dettagliata di fatti e immagini, ma un percorso che invita a riflettere su ciò che potrebbe esserci davvero nascosto dietro scatti memorabili o anche solo familiari, dietro scelte di inquadrature o tagli alle foto proposte.
La prossima volta che guarderete una immagine, non accontentatevi del “primo sguardo”, di una interpretazioni semplicistica ed inevitabilmente più facile !
Fermatevi solo un attimo in più, per leggerla “alla vostra maniera”.
Si ringrazia l’Ufficio stampa nella persona di Andrea Cavazzini
Storygram
Testi: Collettivo Socrates
Ideazione Scenica: Alberto Bellandi, Giulia Bornacin, Emanuele Di Giacomo
Voci e Percussioni: Giulia Bornacin
Voci e Strumenti: Simone Martino
Teatrosophia , Roma