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CULTURA - page 134

La cultura italiana in tutte le sue forme dalla letteratura al cinema, dalla scultura al teatro

Diritto all’oblio e diritto di cronaca

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Chissà se il termine Cloudche nel linguaggio informatico indica l’insieme di dati archiviati, sia stato scelto casualmente o, più verosimilmente, trovi la sua origine nella similitudine proprio con le nuvole che, muovendosi liberamente nel cielo grazie alle correnti ascensionali, raccolgono l’acqua che torna sulla terra in forma di pioggia, neve, ghiaccio, magari accompagnata da tuoni e fulmini.

Allo stesso modo in cui le nuvole raccolgono acqua da fiumi, laghi e mari, i cloud computing, raccolgono dati dal mare di internet. Come le nuvole i cloud informatici sono impalpabili, addirittura invisibili e vi può accedere teoricamente solo colui che li ha creati. Perché il Cloud oggi è un sistema di archiviazione a disposizione di chiunque voglia conservare tutti i propri dati mettendoli al sicuro per non intasare la memoria del proprio computer.

Esistono anche cloud che si formano, proprio come le nuvole, spontaneamente; raccolgono dalla rete web dati casuali ma legati da comuni fili conduttori e, al momento che vengono in contatto con l’equivalente delle correnti fredde che dalle nuvole fanno cadere la pioggia, i cloud riversano tutte le informazioni raccolte sugli utenti di internet e non solo.

Ogni dato messo in rete resta nella disponibilità di chiunque fino a quando non viene rimosso ed è così facile accedere ad informazioni che il diretto interessato vorrebbe fossero cancellate ed essere completamente dimenticato, trovando applicazione il Diritto all’Oblio.

Il nuovo Regolamento Europeo in materia di Trattamento Dati Personali (GDPR) ha espressamente previsto questo diritto limitandolo ovviamente al solo Trattamento Dati Personali, e quindi usando impropriamente il termine oblio, che riguarda ben altre fattispecie, ma operando anche un preciso richiamo, che, infatti, sembra essere fuori dal coro rispetto alla specificità della norma. L’articolo 17 comma 3 GDPR esclude la cancellazione dei dati personali da server e archivi, di qualsiasi tipo, in alcune ipotesi che inducono a riportare la norma nella sua integrità:

  1. perl’eserciziodeldirittoallalibertàdiespressioneediinformazione;
  2. per l’adempimento di un obbligo legale che richieda il trattamento previsto dal diritto dell’Unione o dello Stato membro cui è soggetto il titolare del trattamento o per l’esecuzione di un compito svolto nel pubblico interesse oppurenell’eserciziodipubblicipoteridicuièinvestitoiltitolaredeltrattamento;
  3. per motivi di interesse pubblico nel settore della sanità pubblica in conformità dell’articolo 9, paragrafo 2, lettere h) ei),edell’articolo9,paragrafo3;
  4. a fini di archiviazione nel pubblico interesse, di ricerca scientifica o storica o a fini statistici conformemente all’articolo 89, paragrafo 1, nella misura in cui il diritto di cui al paragrafo 1 rischi di rendere impossibile o di pregiudicare gravemente il conseguimento degli obiettivi di tale trattamento;
  5. perl’accertamento,l’eserciziooladifesadiundirittoinsede

Non passa inosservato come l’intitolazione dell’articolo 17 in lingua inglese, sia “Right to erasure”, cioè diritto alla cancellazione e solo nella seconda parte si parla (addirittura tra parentesi) di right to be forgotten, tenendo ben separate le due ipotesi. Infelice la traduzione in italiano che ha ricondotto tutto al diritto all’oblio.

Il “diritto all’oblio” ha comunque avuto un importante riconoscimento, ma quello ad una corretta informazione sembra avere una netta prevalenza come interesse pubblico rispetto alle posizioni dei singoli.

Il “Right to be forgotten” (diritto ad essere dimenticato) è comunque ormai riconosciuto, ma deve considerarsi che esistono situazioni in cui non è semplice contemperare diversi interessi confliggenti tra loro; ed il diritto all’oblio che si contrappone al diritto dovere di cronaca è uno dei casi più delicati specialmente in una società ormai sempre più telematica ed in cui le informazioni giungono e si diffondono a velocità spaventosa oltre a rimanere nella rete.

Di Diritto all’Oblio se ne è all’inizio parlato per tutelare il diritto ad essere dimenticati da parte di autori di reato quando, a distanza spesso di anni, il loro nome tornava alle cronache, ovviamente in una accezione negativa, nell’occasione di anniversari dei loro delitti anche quando, dopo avere espiato la loro pena si erano completamente riabilitati e reinseriti. Ma permaneva il diritto di cronaca.

A fronte di due situazioni e posizioni che comunque sono riconosciute degne di tutela (il diritto dell’interessato a condurre una vita anonima, e quello all’informazione), non è certo semplice svolgere quell’opera di necessario contemperamento delle posizioni o stabilire se una delle due debba prevalere rispetto all’altra.

In una recente nota pronunzia della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è stata considerata corretta una sentenza in cui i giudici tedeschi avevano ritenuto prevalenti le ragioni di pubblico interesse a che non venissero eliminati riferimenti che associavano il ricorrente, che ne voleva la cancellazione, ad una vicenda penale remota e che lo aveva visto alla fine estraneo. La Corte Europea ha ritenuto che, nel caso, dovessero prevalere le ragioni di informazione per un pubblico dibattito ed ha chiuso la porta al diritto all’oblio ed alle aspettative di un singolo che corre il rischio di restare per un tempo indeterminato esposto ad una gogna virtuale.

Anche la nostra Corte di Cassazione ha avuto modi di esprimersi sul diritto all’oblio in un senso solo all’apparenza diverso. In una vicenda relativa al cantante Antonello Venditti, sono stati enunciati princìpi chiari sull’argomento e di cui si dovrà tenere conto quando venga invocato il diritto all’oblio. La questione non riguardava espressamente la rimozione di dati sul web, ma la richiesta di risarcimento danni per la messa in onda di un filmato in cui il cantante rifiutava di rilasciare un’intervista; la scena veniva riproposta a distanza di tempo, dando un’immagine negativa del cantante.

Il Tribunale di Roma e la Corte di Appello rigettavano la domanda di Venditti di risarcimento danni, che passava attraverso il riconoscimento del diritto all’oblio, motivando con la notorietà del personaggio la loro decisione.

La Corte di Cassazione, con un provvedimento ricco di argomentazioni strettamente giuridiche, dopo aver rilevato come il diritto di cronaca, posto al servizio dell’interesse pubblico di informazione, e il diritto della persona a vedere dimenticate vicende che non rivestano carattere di attualità, con conseguente rimozione di ogni riferimento dalle banche dati che le contengano, confliggano tra loro, ha enunciato le line guida nell’individuazione del diritto all’oblio.

In particolare è stato ritenuto che il diritto all’oblio possa subire compressioni in favore dell’ugualmente fondamentale diritto di cronaca solo in presenza di specifici presupposti: 1) il contributo arrecato dalla diffusione dell’immagine o della notizia ad un dibattito di interesse pubblico; 2) l’interesse effettivo ed attuale alla diffusione dell’immagine o della notizia, mancante in caso di prevalenza di un interesse divulgativo o, peggio, economico o commerciale del soggetto che diffonde la notizia o l’immagine; 3) l’elevato grado di notorietà del soggetto rappresentato; 4) le modalità impiegate per ottenere e dare l’informazione, che dovrà essere veritiera, diffusa con modalità che rispettino lo scopo informativo, nell’interesse del pubblico, e scevra da insinuazioni o considerazioni personali; 5) la preventiva informazione circa la trasmissione della notizia a distanza di tempo, in modo da consentire all’interessato il diritto di replica prima della divulgazione stessa.

La Cassazione ha quindi annullato le sentenze già favorevoli alla RAI, ed è stata anche respinta la domanda volta a far ricadere la vicenda nella satira.

Il diritto all’oblio è stato pertanto riconosciuto e delineato nei suoi presupposti e si è messo a disposizione degli interessati un ombrello o un impermeabile nel momento in cui gli pioveranno addosso le piogge mediatiche generate dalle nuvole di dati informatici. Chissà se potrà bastare considerata la mole enorme delle reti informatiche.

Caparezza a Rock in Roma con il suo tour Prisoner 2018

Rock In Roma Torna Caparezza a Roma e lo fa con la grinta di sempre. Sotto un diluvio estivo fa ballare migliaia di fan

Photo Credit Domenico Cippitelli

Con Fabri Fibra chiude i battenti l’edizione 2018 di Rock in Roma.

Ultimo concerto nella cornice dell’ippodoromo delle Capannelle, location ormai istituzionale della kermesse musicale estiva, che ha visto anche quest’anno un nutrito numero di artisti avvicendarsi sul palco ed una sempre consistente risposta da parte del pubblico romano. Non poteva quindi essere da meno, nonostante il diluvio abbatutosi su Roma pochi minuti prima dell’inizio del concerto, l’affluenza di pubblico per la penultima tappa del tour di Fabri Fibra al secolo Fabrizio Tarducci con il suo “Le vacanze tour”.

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Teatro Parioli: successo della XXII edizione del Premio “Apoxiomeno Award”

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Tra i premiati: Mark Strong, Robert Moresco, i Peshmerga, Duccio Forzano e Gioacchino Giomi

Il Teatro Parioli di Roma ha ospitato la XXII edizione del premio “Apoxiomeno Award”, dedicato alle arti performative con cinema, televisione, musica, arte e sport in divisa. L’idea del premio, presentato da Annalisa Dianti Cordone e Francesco Anania, è del Tenente Colonnello Orazio Anania che, oltre a curare la direzione artistica, presiede l’Associazione “L’Arte di Apoxiomeno” ed ha anche l’obiettivo di contribuire alla promozione e alla diffusione della cultura della legalità. Il riconoscimento viene assegnato a personaggi, dello spettacolo e della cultura internazionale che, attraverso la loro attività lavorativa o professionale, hanno dato lustro alle Forze dell’Ordine.

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CAPAREZZA Prisoner 709 Tour, grande musica a Rock in Roma

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Rock In Roma Torna Caparezza a Roma e lo fa con la grinta di sempre. Sotto un diluvio estivo fa ballare migliaia di fan, scorrendo i successi dell’ultimo album e ripercorrendo più di venti anni di carriera. Il tour proseguirà per tutta l’estate concludendosi a metà Agosto in Puglia.

Il tour che ha fatto tappa a Roma prende il nome dal suo ultimo lavoro e come sempre sorprende e incanta a modo suo.

Le sue canzoni sono ispirate anche alla battaglia che sta portando avanti contro la malattia che gli è stata diagnosticata nel 2015 l’acufene, un disturbo dell’udito caratterizzato da rumori (fischi, ronzii, fruscii), un disturbo terribile per chiunque insopportabile per un musicista, a questa condizione Caparezza ha dedicato la canzone Larsen, che spiega il disturbo che dovrà combattere per tutta la vita.

Foto credit Domenico Cippitelli

Thailandia journey 2018, un Foto Workshop sul campo con Gabriele Orlini

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Gabriele Orlini, fotoreporter di grande esperienza, organizza questo workshop in Thailandia in autunno, un edizione che si ripete quest’anno dopo il successo del 2017.

Un viaggio studio per passionati fotografi che permetterà ai quarti partecipanti di apprendere i trucchi del mestiere di fotoreporter.

“Nel 2017 abbiamo viaggiato nel sud della Thailandia, da Bangkok fino all’isola di Kho Phayam – racconta Gabriele Orlini -Siamo andati alla ricerca dell’antico popolo dei Moken, gli ultimi nomadi del mare.”

“Quest’anno, nel 2018, viaggeremo verso il nord della Thailandia, da Bangkok alle zone di Chiang Mai, situate ai bordi della giungla- continua Orlini – tra templi, monaci e tribù ancestrali.”

COM’È ORGANIZZATO

Thailandia Journey 2018 a cura del fotoreporter Gabriele Orlini con la preziosa collaborazione in loco di Fabio Polese, è un workshop immersivo per sole 4 persone, pensato e progettato per quei fotografi che vogliono accrescere la propria esperienza nella fotografia documentaria, nel fotogiornalismo,nella narrazione.

Durante il viaggio nel nord della Thailandia, fuori da ogni rotta turistica, ogni partecipante seguirà un argomento assegnato, entrerà a contatto diretto con comunità locali e vivrà in prima persona le situazioni e il quotidiano che poi andrà a documentare.

L’obiettivo principale del workshop è quello di acquisire i processi e le esperienze della fotografia documentaria in condizioni di vita “reale”, seguendo un assignment finalizzato a una pubblicazione fotogiornalistica e di reportage.

Un’opportunità unica per lavorare sul campo con tutte le difficoltà e le necessità di una vera commissione, dalla gestione dei contatti in loco al viaggio, alla produzione del materiale, ai tempi spesso molto stretti.

A chiudere la giornata, ogni sera, ci saranno le sessioni di editing del lavoro svolto fino a quel momento. Ampio spazio sarà dedicato anche alla discussione e al confronto. Inoltre, verrà definito il programma del giorno successivo, comprese le eventuali modifiche al percorso di viaggio. La costante guida di Gabriele Orlini garantirà la giusta direzione nello sviluppo del proprio assignment e sarà un continuo supporto per ogni partecipante al lavoro sul campo.

Iscrizioni e maggiori informazioni sul sito https://gabrieleorlini.com/workshop-thailandia-journey-2018

Dammi tre parole, storia di una azienda modello

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“Dammi tre parole “ e il libro di Silvia Bolzoni che racconta un nuovo modello di azienda, rappresentato dalla Zeta Service”, incentrato sulla persona, in azienda al femminile che negli anni ha saputo raggiungere traguardi importanti e premiata con riconoscimento importanti come il “Women Value Company” della Fondazione Bellisario per la valorizzazione del talento femminile.

Silvia Bolzoni autrice del libro e anche la fondatrice della “Zeta service” con l’80% di presenza femminile si occupa di servizi payroll, amministrazione del personale, consulenza del lavoro e consulenza HR.

EA: dottoressa Bolzoni, vorremmo capire meglio che cosa è ZETA service e perché ha ricevuto tanti premi. Qual è il segreto del successo di zeta service?

Silvia Bolzoni: Ma io non so se c’è un segreto. Comunque, parto dicendo che cosa facciamo. Noi siamo una società di servizi ci occupiamo di paghe e amministrazione del personale, consulenza del lavoro e consulenza sulle risorse umane. Io da sempre lavoro in questo mondo, però il desiderio di creare una mia azienda è nato circa 15 anni fa. È nato da un rimprovero, tra virgolette, perché mi hanno sempre detto di avere un eccessivo orientamento al cliente e alle persone, lavoravo per una società di servizi tra l’altro. Da quel rimprovero è nato il sogno di creare un’azienda fatta, come dico sempre a modo mio, “totalmente incentrata sulle persone”. Poi qualcuno mi ha aiutato a tradure questo eccessivo orientamento al cliente con totale empatia. Io al momento ero rimasta totalmente perplessa perché per lavorare per una società di servizi trovo strano dire che esista questo esagerato orientamento al cliente. Io sono convinta che l’attenzione alle persone sia fondamentale per tutte le aziende ma soprattutto per una società di servizi. Saper far bene il proprio lavoro è quello che il cliente si aspetta ma per fare la differenza credo che sia necessario mettersi nei panni del cliente e comprenderne i bisogni e i problemi. Soprattutto credo che occorra comprendere i loro stati d’animo perché il cliente non è un’entità astratta, è una persona. Quindi questa osservazione l’ho poi trasformata in un valore.

Quando poi ho creato ZETA service 15 anni fa, ho proprio pensato di offrire quei servizi per l’estensione del personale ma mettendo sempre al centro dell’attenzione le persone e, ancora prima del cliente, ho messo la nostra persona. Credo che il segreto sia stato questo perché se tu metti nella condizione di stare bene le persone che lavorano con te, poi per loro automaticamente viene naturale farlo con il cliente. In questo è che poi vi è il successo, perché noi lo indaghiamo attraverso le indagini di soddisfazione e vediamo che i voti più alti sono rivolti alle nostre persone per competenza, disponibilità, gentilezza. È un circolo virtuoso: se stanno bene le persone, sta bene il cliente. Questo anche lavorando bene e portando qualità perché il cliente poi ci dice quanto è contento. Di conseguenza tu torni a casa soddisfatta e questo è il segreto, semplicemente.

EA: un’altra particolarità della vostra azienda è che per l’80% è formato da donne

Silvia Bolzoni: sì, è proprio così. Io da donna e mamma ho provato personalmente quanto sia difficile conciliare vita privata e professionale. Avendo all’interno l’80% donne per me è stato naturale pensare a servizi e benefit mirati per loro proprio pensando a come fare ad aiutare nella conciliazione e a stare bene. Una cosa che abbiamo messo a disposizione, e che alle volte fa sorridere ma poi alla fine invece è di grande aiuto, è avere un maggiordomo. C’è chi desidererebbe avere un maggiordomo in casa, bene, noi lo abbiamo in azienda. È una persona che è pagata dalla azienda e si occupa di tutte le nostre commissioni. Dal portare l’auto al lavaggio, al cambio gomme, dal meccanico per guasti, al ritiro di pacchi che arrivano da Amazon, che ormai qui abbiamo tante persone giovani che ordinano tutto online e anche la spesa viene recapitata in azienda. C’è anche il rapporto con la lavanderia che ritira e consegna in ufficio. Poi organizza per noi le visite mediche. Le visite sono anche mirate come il senologo. Vengono organizzate delle giornate dove viene messo a disposizione il medico come il cardiologo, l’oculista o il fisioterapista. È tutto tempo che si risparmia nella vita privata e riusciamo a garantire tutto. Comunque quello che più viene apprezzato, queste sono cose che aiutano sicuramente, è anche la libertà nell’organizzare il proprio lavoro. Dal momento che una persona ha le competenze di gestire in autonomia il proprio lavoro, noi diamo la possibilità di lavorare a casa, oltre allo smart working, anche per periodi lunghi in caso di problemi con bambini o genitori. C’è comunque un orario flessibile, quello che conta è il risultato. Come dicevo prima noi operiamo attraverso indagini di soddisfazione dei nostri clienti, quindi anche in questo abbiamo visto che viene molto apprezzato dalla nostra persona. Che si trova a casa o in azienda, la disponibilità verso il cliente c’è sempre.

EA: oltre che imprenditrice è anche autrice del libro dammi tre parole, nel quale raccontate alcune cose importanti della vostra esperienza. Uno degli argomenti è il progetto libellula, ce ne vuole parlare?

Silvia Bolzoni: si, allora questo libro lo abbiamo scritto noi. Io dico noi perché poi è stato anche un lavoro di team e mi hanno aiutato le persone che lavorano con me. Noi lo abbiamo scritto in occasione dei nostri primi 15 anni. Abbiamo fatto tante cose in questi 15 anni perché non riportarle tutte in un libro? Infatti, questo libro non è una storia di ZETA service scritta in ordine cronologico ma raccontiamo storie, attività, fatti, descritti anche attraverso le nostre emozioni e rimportando le nostre emozioni, i nostri valori. Per arrivare al progetto libellula, le voglio dire che nel nostro mestiere è indispensabile la formazione perché la normativa è cambiata tantissimo, quindi le nostre persone devono essere formate. Oltre a questo tipo di formazione noi mettiamo a disposizione ai nostri collaboratori formazione anche sui temi che sono soft. Parlo di formazione trasversale come l’ascolto, l’accettazione di sé o l’autostima. Tutto ciò è utile per crescere in queste competenze che sono poi utili alla persona ma anche, in questo caso, all’azienda. Per quanto riguarda il progetto libellula, cosa è successo? Noi alcuni corsi di formazione li abbiamo sostituiti, proposti in una modalità diversa, cioè attraverso progetti di responsabilità sociale e abbiamo organizzato diversi progetti, uno tra questi con la casa di accoglienza iannacci che è proprio qui vicino a noi. In ultimo recente il progetto libellula. Che cosa vuol dire? è il primo network di aziende unite contro la violenza sulle donne e la discriminazione di genere. Noi pensiamo che la maggior parte del nostro tempo presso l’azienda e cosa chiediamo alle aziende? Chiediamo di inserire nella loro formazione anche corsi che aiutano le persone sull’accettazione di sé, sull’autostima, sulla violenza di genere e questo progetto porta proprio ad aiutare chi non sappiamo. perché chiaramente abbiamo all’interno dell’azienda tante donne ma non sai se queste persone hanno o subiscono violenza, anche psicologica. Da un’indagine che noi proponiamo emerge una certa situazione, tipo i MUP. Dopo aver letto questa analisi si cerca di comprendere che tipo di formazione l’azienda deve portare all’interno per aiutare, appunto, a cercare di portare una cultura. infatti, lo slogan dice “entra la cultura, esce la violenza”. Lavoriamo in questo modo, ecco.

EA: quali sono i progetti futuri di ZETA service?

Silvia Bolzoni: ogni anno adottiamo un tema specifico di indirizzo. L’anno scorso era sulla bellezza, che poi richiamava il progetto libellula. Quest’anno è l’anno della felicità perché noi pensiamo di aver compreso come rendere felice un posto di lavoro e quindi inseriamo e proponiamo diversa formazione legata a questo tema ma anche attraverso delle attività. Quindi ogni anno andiamo insieme alle nostre persone a pensare cosa oltre il nostro lavoro, perché il nostro lavoro deve continuare, e per questo ci aiutano perché alla fine dico sempre “ragazzi questo nostro modo di fare ci aiuta tantissimo ad alzare la soddisfazione dei clienti”, quindi a fidelizzarlo. In questo modo si interessa a più servizi e così possiamo investire in ricerca e sviluppo, in formazione delle nostre persone e in progetti di responsabilità sociale, continuare a sostenerli. Allora io vi ho citato due progetti, uno con le case di accoglienza, uno con i network del progetto libellula contro la violenza sulle donne. Questi due progetti dovremmo sostenerli per diverso tempo, anni.

Un grande fratello alla rovescia

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Avete mai pensato che un genitore potrebbe dire al proprio figlio: “Se vuoi avere successo nella vita, gioca alla playstation!”  Oppure la versione femminile: “Non sprecare tempo a studiare. Fai un corso di trucco e poi impara a fare un video.” Con buona pace di passate generazioni di genitori che ancora credevano che studiare e avere un titolo di studio (o anche solo un pezzo di carta), potesse rappresentare la svolta della vita per i figli. Sono stati clamorosamente smentiti da YouTube e da giovanissimi che, parlando di trucchi e moda, oppure semplicemente giocando ad un videogioco attraggono milioni di follower che visitano le loro pagine, cliccano, mettono like, condividono e portano a questi ero dei giorni nostri celebrità e ricchezza.

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IV° Maratona corti cinematografici al Teatro lo Spazio

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Al teatro lo spazio il prossimo 11 luglio 2018 si terrà la rassegna di corti cinematografici a cura di Pietro De Silva, nel corso della lunga serata verranno presentati  cortometraggi sia di promettenti giovani registi,che di navigati filmakers.

La kermesse accoglie e presenta i migliori cortometraggi degli ultimi cinque anni. Non è facile di questi tempi trovare dei giovani autori che sappiano esprimersi in maniera così precisa e diretta. Ciò che verrà presentato è l’elaborazione di un ragionamento ponderato esaltato della scelta artistica di raccontare determinate storie piene di riflessioni, valori, maturità e consapevolezza.

Pertanto una selezione accuratissima le migliori cortometraggi attualmente in circolazione. Eccoci così di fronte a temi quali l’amore, l’amicizia, la corruzione, la giustizia. Fra i vari scopi dell’iniziativa c’è anche quello di  sensibilizzare il pubblico  ,sul tema della multiculturalità come fonte positiva di conoscenza e di crescita sociale, contro l’insofferenza verso la diversità etnica, culturale e religiosa.

Saranno presenti in sala gli autori dei corti e i rispettivi cast che presenteranno volta per volta prima delle proiezioni.

 PENALTY

Un film di Aldo Iuliano

Un gruppo di ragazzi gioca una partita di calcio diversa dalle altre. In palio molto più di una semplice vittoria.

 PER MARIA

“L’arte dell’arrangiarsi è un talento che molti hanno affinato per sopravvivere, spesso sfruttando le debolezze e l’ignoranza di altri. È quello che cerca di fare Enzo, uno dei protagonisti, che alla fine sarà l’artefice di un’attività a tutti gli effetti. “Per Maria” è una commedia dell’equivoco, che si propone di raccontare la sottile linea che divide la fede dalla superstizione, da cui l’Italia sembra così affascinata.

Regia di Francesco Gabbrielli con Paola Sambo, Daniel De Rossi,Ciro Buono, Adriano Digiammanco, Cinzia Scaglione, Eric Bedini, Matteo Micheli,Gianclaudio Caretta, Alexandra Mogos, Daniela Amato, Marica Pace, Simone Salvucci, Fabio Sperandio ,Martina Tonarelli.

 QUESTO E’ LAVORO

regia di Federico Caponera con Pietro De Silva e Martina Querini

Aiuto Regia Roberto Tommolino

Diretto da Federico Caponera, firmato da Save the Cut e prodotto dal Consorzio Parsifal racconta la trasformazione di un uomo d’affari alle prese con la figlia e una cooperativa di disabili

Un uomo deve sbrigare un affare proprio nel weekend che avrebbe dovuto trascorrere con sua figlia. La porta con sé. Il viaggio ridesta tutte le loro distanze ma alla fine riesce a ricomporre il rapporto tra i due. Anche grazie all’incontro con le persone di una cooperativa sociale, che senza troppe parole riescono a trasmettere i propri valori anche a chi vorrebbe mandarli via. Un viaggio fisico in tre regioni italiane, ma anche un viaggio nei rapporti complicati tra un padre e una figlia.

CAMBIO DESTINAZIONE D’USO

dedicato al mondo del lavoro 2.0, quello in cui bastano due parole come “ristrutturazione” e “brand” a tracciare il solco della chiusura di una attività. Regia di Edoardo Siravo e Massimo Reale

 QUANDO MENO TE LO ASPETTI

Regia Monzio Compagnoni

con Luciana Frazzetto, Francesca Milani, Massimo Milazzo, Claudio Scaramuzzino, Stefano Scaramuzzino, Erica Zambelli

In un mondo continuamente proiettato nelle “relazioni virtuali”, un appuntamento andato male a causa di una serie di sfortunate coincidenze viene raddrizzato dal destino. Perché tutto accade… quando meno te lo aspetti…!

 CON GLI OCCHI CHIUSI

Roma. Una breve passeggiata tra un padre e sua figlia tra i

vicoli romani. Una lunga camminata di dieci minuti: risate, confidenze,

complicità, un segreto….

Con Paolo Triestino e Maria Giulia Scarcella

Director Saverio Deodato

Musiche Francesco Verdinelli

 

TEMPISMO

20 luglio 1944, bassa Germania. Un giovane tenente colonnello, Frodemund Werner, detto “L’invincibile”, riceve una comunicazione urgente da parte del quartier generale di zona, firmata da una sua vecchia conoscenza. Per prepararsi all’incontro il giovane si confida e confronta con il tenente Gerolf Vogel, fedele amico e subalterno. Insieme si recheranno al comando, ma solo Werner potrà entrare nella stanza per partecipare all’incontro con il generale Hans Schneider. Affronterà così la sconcertante notizia della morte del Fuhrer, le bramosie di potere di tre alti ufficiali e l’ultima sfida contro sè stesso e il suo coraggio.

 QUANDO I PESCI CANTAVANO

Regia di Giuseppe Schifani, Con Piero Nicosia

Il piccolo Gaetano va in Sicilia a trovare il nonno che lo affascina con la sua vita di pescatore e con le sue fiabe. I racconti, radicati nella tradizione siciliana, nel film si trasformano nelle immagini fantastiche di cartoni animati. Gaetano tornerà in Sicilia richiamato da quelle leggende.

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 SCIAMU 

di Valerio Manisi

Manisi con il giovane e talentuoso operatore e regista di video musicali Redi Hoxha, il cortometraggio “Sciamu” racconta la storia di un operaio angosciato e di un figlio intrepido e ricco di fiducia. La storia vuole rappresentare la vita e la speranza della comunità jonica, massacrata e schiacciata, da anni e anni per sola volontà politica, dalla massiccia e inquinante repressione industriale che conduce Taranto, e la sua provincia, ad essere una delle città con il più alto tasso di mortalità d’Europa. Ma una speranza, in Sciamu, potrebbe ancora esserci

Teatro Lo Spzio

Via Locri,42

Roma

Biglietto 5 euro + tessera associativa semestrale 3 euro

Per info e prenotazioni

 0677076486  0677204149

info@teatrolospazio.it

“Trasmutazioni” Gabriele Marconi in mostra con le sue sculture

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Il 1° luglio, dalle ore 19.00, presso la galleria Evasioni Art Studio (via de’ Delfini 23 – piazza Margana), l’artista ultra-pop neosimbolico Elio Varuna presenterà “TRASMUTAZIONI”, di Gabriele Marconi, prima esposizione di SCULTURE-OGGETTI DI DESIGN, create con elementi naturali e industriali, che dialogheranno con le opere delle note artiste Kristina Milakovic e Giulia Spernazza.

Qual è l’ispirazione che porta lo scrittore di saghe di successo come quella delle “Stelle Danzanti” (della quale sta preparando il terzo e ultimo capitolo) a “trasmutare” elementi della natura in oggetti d’arte e di design?

«La trasmutazione – spiega Marconi – è il più alto approdo della ricerca alchemica. Raggiungere quel traguardo significa percorrere una strada lunga e difficile, nella quale l’adepto si trova di fronte a prove e sfide che necessitano di capacità, arti e volontà. Capacità che vanno al di là di quelle note e che spesso esulano (apparentemente) dalle virtù proprie dell’operatore. Lo stesso, in un certo senso, vale per la scrittura, dove l’autore è sub-creatore (per dirla con J.R.R. Tolkien) e, nel mondo che crea, assiste a “miracoli” che spesso sorprendono lui stesso, andando al di là delle sue stesse intenzioni».

L’elemento naturale, in TRASMUTAZIONI, assume nuove forme e testimonia il percorso dell’Artifex, capace di legare materiali industriali e di design come il plexiglas a una foglia seccata dal sole o un legno portato dal mare, creando un manufatto evocativo e nuovo. Pezzi unici che nascono da una visione, dalla ricerca e dal lavoro artigianale. Proprio come la materia che si trasforma – sempre – riflettendo l’evoluzione dello spirito umano.

Redazione
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