Il magazine della tua Città

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CULTURA - page 126

La cultura italiana in tutte le sue forme dalla letteratura al cinema, dalla scultura al teatro

Guérande: la città bretone della Loira. La valle dei castelli svela una preziosa realtà “salata”

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La cittadina francese di Guérande si trova vicino alla foce della Loira e con i suoi castelli condivide tutto il fascino della storia. L’aspetto favoloso non le manca, lo descrive nella sua struttura medievale: un rosario di torri e bastioni imponenti che si susseguono lungo la circonferenza della cinta muraria, a protezione di snelli campanili gotici e casette minimali sparpagliate per i dedali delle sue vie. Il centro profuma di mare e caramello, una simbiosi dell’assurdo per questa bomboniera urbana racchiusa in una corona di mura perfettamente intatta, in barba ai secoli.

Situata fra le saline e Brière, ad una quindicina di chilometri da Saint Nazaire, la città fiuta il profumo dell’oceano e della sua fortuna. Sin dall’antichità prospera grazie al commercio della via del sale, quello miracoloso di Guérande, il più prezioso di tutta la Francia.

Il piccolo centro rientra amministrativamente nel Pays de la Loire ma ogni suo angolo racconta di Bretagna. Le pietre dei muri e l’ardesia dei tetti ma anche gli usi e i costumi le appartengono, come il caramello al burro salato, una variante bretone in terra di Loira da sperimentare assolutamente. La città attrae i visitatori come degli orsi golosi al miele, incantevole in lontananza appare come un dipinto: la cinta di mura perfette, gli alti bastioni e portoni fortificati custodiscono una favola da vivere anche per poche ore tra i vicoli in pavé e le antiche abitazioni. Guérande merita una tappa se siete diretti verso la costa atlantica della Francia, anche per una breve deviazione di passaggio, giusto per sorseggiare un sidro fresco innanzi alla maestosa collegiata di Saint-Aubin.

L’aspetto medievale non tradisce le sue origini architettoniche: la cinta muraria del XIV secolo con undici torri e quattro porte, due delle quali antecedenti alla sua edificazione. La porta Saillé risale al XII secolo, mentre la porta Vannetaise rivela una struttura tipica della seconda metà del XIII secolo. Passeggiando lungo queste antiche difese, spicca la torre di Saint-Jean, del XV secolo, e lo splendore del Saint-Michel costruito agli inizi del XVII secolo. Nel cuore della cittadina, a vegliare la piazza Saint-Aubin dove si svolge il mercato, l’omonima collegiata che ad ogni ora del giorno polarizza la vita sociale di Guérande, oggi come allora. Costruita nel XII secolo ostenta ai visitatori decisi elementi architettonici del XV e XVI secolo al suo esterno, mentre al suo interno svela un delicato gioco d’intarsi di vetro raffiguranti la storia di Margherita di Antiochia o di San Domenico che riceve il Rosario in un tripudio di colori.

Guérande, un affascinate viaggio nel tempo e un’accattivante proposta di sapori, ossimori di gusto che conquisteranno il vostro palato, purché in dosi contenute. Onnipresente nei negozi tipici il “Caramel au beurre salé de Guerande”. Si tratta del caramello al burro salato, una singolare proposta gastronomica nonché il must della città, guai a considerarlo uno “sbaglio”. Alla base di questo “dolce” atipico c’è un azzardo culinario che racconta un capitolo di storia del luogo, quello legato alla gabella. Sin dal Medioevo, la Bretagna era esentata dalla tassa sul sale e i suoi abitanti si potevano permettere il lusso di aggiungerlo al burro, a differenza delle altre regioni del regno di Francia che per secoli si sono dovute accontentare e assoggettare all’abitudine di insipidi panetti. Il sale di Guérande si rivela un ingrediente più prezioso oggi di allora, non solo nella tipica delizia della città. A confermarlo la scienza che classifica “l’oro bianco”, distinguibile per le sue sfumature grigio perla, il più ricco di magnesio, potassio, calcio e oligoelementi, e con meno cloro rispetto ad altre varietà. Il commercio di questa materia prima resta la fortuna di questo piccolo centro, per i suoi negozi tipici entro le mura che lo vendono come un cimelio più di un souvenir, e negli stabilimenti di salaggio del pesce poco fuori città. E’ facile indovinare il tesoro del blu dell’Atlantico leggendo i menù dei ristorantini del centro, ripetono all’unisono il mantra della cucina locale: sardine rigorosamente in crosta di sale, il migliore di tutta la Francia.

La città distrutta e la città sotterranea: Alessio Romenzi e Valerio Polici

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La Galleria del Cembalo propone, a partire dal 18 aprile fino al 24 maggio 2019, due mostre in dialogo fra loro sul tema della città. Life, Still, di Alessio Romenzi, ed Ergo Sum, di Valerio Polici, raccontano una condizione di precarietà urbana scandita dal passo di chi cerca uno spazio per vivere, oppure una traccia del proprio essere nel mondo, un’affermazione identitaria.

 Ergo Sum è il progetto fotografico che Valerio Polici ha realizzato tra Europa e Argentina nell’ arco temporale di sei anni. Polici vuole ritrarre la città sotterranea dei writers e la sua prospettiva mette in risalto il legame tra il tessuto urbano e gli artisti, dei quali enfatizza le potenzialità creative e le necessità espressive, elementi che prendono vita di notte, ai margini della città.

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Mike Stern & Dave Weckl Band


Cross Roads
 – Roma 12.04.2019

Live report, pregalleria e galleria fotografica di Claudio Enea

Basterebbero solo questi due nomi per riempire un palazzetto dello sport, se poi ci aggiungiamo Tom Kennedy (Al DiMeola, Frank Gambale, Steve Lukather) al basso e Bob Franceschini (Paul Simon, Willie Colónal) al sax, ne avremmo la certezza assoluta.

E se invece questo fantastico quartetto lo riunissimo in una location più intima, dove pubblico ed artisti si possano quasi toccare, l’atmosfera diventerebbe magica e l’occasione per gli amanti della jazz-fusion sarebbe quasi un’opportunità irripetibile.

Bene, è successo proprio questo al Cross Roads, locale ormai storico del panorama romano, dove sono passati fior fiori di gruppi ed artisti, nazionali ed internazionali, dove ci si può prenotare per mangiare una pizza, bere una birra e perché no sentire qualche fenomeno strimpellare.

E’ la volta di Dave Weckl, eclettico batterista (Chick Corea Elektric Band) che collabora ormai da qualche anno con Mike Stern, inutile presentare quest’ultimo, scoperto da Metheny ha collaborato con nomi quali Miles Davis, Billy Cobham e Jaco Pastorius e con cinque nominations ai Grammy Award, si è affermato come uno dei principali chitarristi e compositori jazz-fusion della sua generazione.

Un bellissimo concerto quindi, dove la band ha trasmesso entusiasmo e voglia di suonare forse aiutata, come dicevamo prima, da un ambiente non dispersivo che ha messo in contatto quasi fisico pubblico e band.

Divertimento e piccole improvvisazioni, dove spiccano la precisione martellante di Kennedy, la tecnica sopraffina di Weckl, la pulizia graffiante di Franceschini ed il virtuosismo di Stern per nulla scalfito dall’incidente subito nel 2016 e che lo vede combattere una dura lotta riabilitativa per recuperare dai problemi ai tendini della mano destra.

Insomma, una serata indimenticabile con quattro star ancora alte nel firmamento musicale mondiale.

(Pregalleria)



Maneskin – Il ballo della vita Tour 2019

Sono stati la rivelazione del 2017 ma se andiamo a vedere i numeri, anche del 2018. Mentre il 2019 non poteva iniziare che nel migliore dei modi, innumerevoli dischi d’oro e di platino stanno accompagnando il tour dei Maneskin “IL BALLO DELLA VITA TOUR”, alla seconda tranche, anche questa, come la prima, con praticamente tutte le date sold out, persino quelle aggiunte all’ultimo momento. Ma nulla nasce dal caso, dal secondo posto inaspettato per certi versi di XFactor, che li ha visti assoluti protagonisti e che preannunciava la scoperta di una nova talentuosa band, l’ascesa è stata inarrestabile. Sono bravi e coinvolgenti questi ragazzi e danno veramente tutto sul palco, il pubblico lo capisce, non solo i teenagers che sono lo zoccolo duro tra i fan del gruppo ma anche persone più avanti con gli anni, apprezzano l’energia che i quattro sanno trasmettere e rispondo urlando, cantando e ballando per tutti i 21 brani in programma per il concerto. La si gusta tutta l’armonia instaurata tra i componenti, sembra inesauribile, ne è la prova il momento in cui a fine concerto si scambiano gli strumenti, Victoria alla chitarra, Ethan al basso, Thomas alla batteria, l’unico che non si separa dal proprio strumento, il microfono, è Damiano, ma si sa, lui è fin dall’inizio il frontman che tolti i tacchi a spillo ha il compito di far sognare il pubblico femminile e allora eccolo andare da una parte all’altra del palco a torso nudo intonando Torna a casa, prima di chiudere e congedarsi assieme agli altri con la gente di casa, a cui danno appuntamento per il tour estivo che li vedrà sempre a Roma il 23 e 24 Giugno questa volta al Cavea Auditorium Parco della Musica nell’ambito del Roma Summer Fest, quindi un arrivederci a presto Maneskin.

I brani del concerto di Roma:

  1. Are You Ready?
  2. Fear For Nobody
  3. Immortale
  4. New Song
  5. Morirò Da Re
  6. Lasciami Stare
  7. Let’s Get It Started (Black Eyed Peas cover)
  8. You Need Me, I Don’t Need You (Ed Sheeran cover)
  9. Sh*t Blvd
  10. Breezeblocks (Alt-J cover)
  11. Le Parole Lontane
  12. Pyro (Kings Of Leon cover)
  13. Niente Da Dire
  14. Recovery
  15. Vengo Dalla Luna (Caparezza cover)
  16. Beggin’ (The Four Seasons cover)
  17. Chosen
  18. L’Altra Dimensione
  19. Kiwi (Harry Styles cover)
  20. Close To The Top
  21. Torna A Casa

Gran Ballo di Primavera: si apre il sipario a Palazzo Rospigliosi annunciando “Seduzioni & Gusto Festival 2019”

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Danza, moda e gusto, una triade del piacere. Tre note del made in Italy che suonano all’unisono in una sinfonia armonica nei saloni del Palazzo Rospigliosi. “Seduzioni & Gusto Festival 2019”, la partenza di un grand tour della bellezza che parte dal cuore di Roma per addentrarsi nel Bel Paese: prossima tappa nel borgo di Buonvicino, un gioiello incastonato nelle verdi montagne di Calabria che guarda il blu del suo mare.

Durante la conferenza stampa di ieri 6 aprile, nella sala dei Paesaggi del prestigioso Palazzo Rospigliosi, è stata annunciata la 13.edizione del Festival che si terrà dal 12 al 14 luglio nell’incantevole paese di Buonvicino in provincia di Cosenza, uno tra i borghi più belli d’Italia. Moderatore Nino Graziano Luca, presidente della Compagnia di Danza Storica, presenti il Presidente della Pro Loco Antonella Biondi, il Sindaco di Buonvicino Ciriaco Biondi, il Direttore Artistico di Moda Movie Sante Orrico, l’On. Mauro D’Acri Consigliere Regione Calabria con delega all’Agricoltura e il Presidente dell’Associazione dei Borghi più Belli d’Italia per la regione Calabria Bruno Cortese.

Una proposta vincente che rilancia la grande bellezza di una piccola realtà ricordandoci le potenzialità innate dell’Italia, un intreccio di natura e cultura unico al mondo. L’evento curato dalla Pro Loco Buonvicino è stato ideato per valorizzare il territorio e coniugherà il piacere della buona tavola, la seduzione dell’alta moda e il fascino della danza storica nella piazza principale di Buonvicino, salotto urbano dell’incantevole borgo. La stessa formula magica che ha animato i saloni del Palazzo Rospigliosi: il défilé delle creazioni sposa e haute couture di Massimiliano Giangrossi, incantatore di stile, l’omaggio alla cucina calabra con le delizie dello Chef Giuseppe Garozzo Zannini Quirini, “Il Conte” di Master Chef Italia 4, condite con la sua immancabile spontanea simpatia, e la magia senza tempo della Compagnia Nazionale di Danza Storica che ha aperto il sipario del Gran Ballo di Primavera.

Il Presidente della Compagnia di Danza Storica Nino Graziano Luca e l’attrice Giorgia Ferrero 

Sale da ballo e tavole imbandite con i prodotti dell’eccellenza enogastronomica forniti dai partner di “Seduzione & Gusto Festival 2019”. Quadriglie, valzer, polche e mazurche, passi di danza per celebrare il trattato Cucina Teorico Pratica di Ippolito Cavalcanti duca di Buonvicino. Il luculliano banchetto organizzato e cucinato da “Il Conte” Giuseppe Garozzo Zannini Quirini, è stato ispirato proprio dal celebre trattato, pietra miliare della culinaria italiana datato 1837. Pagine che racchiudono tutto il gusto e la tradizione della buona tavola e del sapere condiviso: le ricette descrivono le diverse classi sociali attraverso gli ingredienti e le preparazioni. Dalle più semplici alle più articolate, tutte con lo stesso comune denominatore, la genuinità dei prodotti di una terra generosa, quella italiana.

Sala dei Paesaggi di Palazzo Rospigliosi

Una splendida festa nella prestigiosa cornice del palazzo capitolino, tra il Salone delle Statue vegliato dalle sculture del Bernini, la Sala del Pergolato ammantata dagli affreschi di Guido Reni e Paul Bril e la Sala dei Paesaggi, un racconto per immagini della campagna romana del ‘600. Una serata animata dai suoi organizzatori, da ospiti illustri dello spettacolo, l’elegante attrice Giorgia Ferrero diretta da Paolo Sorrentino ne “La Grande Bellezza”, e il frizzante attore Luca Avallone protagonista dei film “Le grida del silenzio” di Sasha Alessandra Carlesi nonché parte del cast di “All The Money In The World” di Ridley Scott. Presenti anche il Marchese Ferrajoli e il Principe Guglielmo Marconi Giovanelli, il Direttore Generale dell’Universita’ di Cassino Antonello Capparelli, il Conte Antonio Palazzi e le indossatrici Daria De Vincenzi e Giulia Mascellino. Immancabili e instancabili quasi 100 danzatori che hanno reso possibile questa magica serata tra volteggi e pliè con i loro sontuosi abiti in stile ‘800.

Creazione sposa di Massimiliano Giangrossi, salone delle Statue con le sculture del Bernini

Moda, danza e gusto, mondi che si incontrano e combaciano alla perfezione nell’affinità di una tradizione tutta italiana. La tappa romana è stato il primo appuntamento e lascia nel sogno l’aspettativa di una nuova grande festa in uno scrigno di Calabria tutto da scoprire, oltre gli stereotipi e i preconcetti che attanagliano il suo territorio. La cultura si rilancia con stile, a ritmo di valzer e con gusto, in tutti i sensi.

Bratislava, la capitale per una passeggiata nel cuore d’Europa

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Bratislava, affacciata sul fiume della musica e dei romanzi, legata ad un passato di contese. Oggi è una capitale orgogliosa che guarda dinamica al futuro e accoglie i viaggiatori in un’atmosfera gioiosa a dispetto dello stereotipo post sovietico: gli slovacchi alzano i boccali grondanti di birra dorata e brindano ad una nuova primavera europea.

Una capitale a misura d’uomo, tutta da scoprire, dal maestoso castello che la sorveglia dall’alto, al curioso Cumil, la statua più famosa della città che vigila il passaggio dei turisti dal basso (meglio conosciuta come “il guardone” per lo sguardo malandrino che punta spudorato alle sottane delle signore). Città che pulsa nel cuore d’Europa, meno inflazionata della magica Praga, dell’elegante Budapest e della regale Vienna (quest’ultima dista solo 60 km, vale una trasferta in giornata in macchina, treno, bus oppure in battello durante la bella stagione). Bratislava è ben collegata a diverse città italiane da voli low cost in partenza da numerosi aeroporti, una meta perfetta da visitare durante il weekend. Il suo fascino si concentra nella Stare Mesto, la città vecchia, e nel Bratislavský hrad, il grande castello ma non mancano satelliti d’interesse poco distante, come la surreale chiesa azzurra o il moderno Ufo del Nový Most, il ponte nuovo sul Danubio.

Panorama dal castello: la Stare Mesto e la città nuova in lontananza
Cumil, la statua più famosa di Bratislava
Stare Mesto

Il Bratislavský hrad, il castello di Bratislava, è il simbolo della capitale slovacca, dal 1961 monumento storico nazionale. Sin dall’antichità domina la città dall’alto di una collina; durante il IV secolo a.C. venne abitato dai Celti per poi essere conquistato dai Romani ma l’aspetto attuale risale alle ricostruzioni del XV e il XVII secolo, un mix tra stile rinascimentale e barocco, dalla caratteristica forma quadrangolare che lo rende simile a un “tavolo rovesciato”. Deve infatti a questa similitudine l’originale appellativo. La vera rinascita del castello si deve a Maria Teresa d’Asburgo che lo scelse come residenza estiva: è proprio durante il suo regno che ebbe inizio l’epoca d’oro per il maniero e per tutta la città di Bratislava, al tempo nota come Presburgo. Un’eredità asburgica che tutt’oggi testimonia nelle sue forme la trasformazione da cupa fortezza ad elegante dimora. Alla fine dell’700 diventò un seminario per poi cadere in rovina dopo il rovinoso incendio del 1811. Solo nel 1953 ebbero inizio i lavori di ristrutturazione e dal 1993 è sede rappresentativa del Parlamento slovacco, anno che sanciva la separazione dalla Cecoslovacchia. All’ingresso la statua equestre di Svatopluk I, sovrano di Moravia del IX secolo, attende orgogliosa i numerosi turisti che sostano qualche minuto sul belvedere: un’incantevole puzzle di tetti color ocra della città vecchia in antitesi con il ponte nuovo che attraversa le acque rilassate del Danubio. Le sale del castello ospitano il Museo Nazionale Slovacco con interessanti raccolte di manufatti e antiquariato locale, e il Museo della Musica, uno scorcio sulla storia e sulle tradizioni del paese.

Statua equestre di Svatopluk I

Dopo la visita al castello si scende verso il centro storico seguendo i passaggi pedonali che attraversano la superstrada, un’audace infrastruttura che taglia la vecchia trama urbana recidendo il continuum storico tra le due attrattive principali della città. Una pianificazione del territorio opinabile ma che collega strategicamente le due rive della città affacciate sul Danubio: la viabilità è la stessa che attraversa il ponte nuovo, il Nový Most. Affacciata al nastro di asfalto è impossibile non ammirare la “Bella sul Danubio”, l’imponente chiesa di San Martino recentemente rimaneggiata. La cattedrale svetta quasi in bilico sulla superstrada nonostante la struttura maestosa dell’originario impianto gotico. Una tappa cittadina da ammirare all’esterno e all’interno dove è custodita una copia della corona imperiale ungherese ricoperta d’oro dal peso di 300 kg. Dopo il trafficato dardo di catrame è tutta un’altra storia, ci si addentra nella città vecchia percorrendo le viette lastricate che si snodano dalla chiesa e conducono al cuore della Stare Mesto. Le mete principali sono Michalská brána, la Porta di San Michele dove sulla cima vegliano le statue di San Michele e il Drago, e Hlavnè namestie, la piazza principale dal XIII secolo cuore pulsante della città dove spicca l’imponente municipio, Stara Radnica, collage architettonico che riassume cinque secoli. Un piccolo centro ricco di fascino, un susseguirsi di scorci suggestivi nell’area pedonale di Korzo. Un dedalo di stradine e di edifici medievali alternati ai postumi asburgici come il Palazzo del Primate distinguibile dalla raffinata facciata simile ad un ricamo delicato.

La bellezza di Bratislava si concentra nel centro storico ma poco fuori la Stare Mesto si trova il gioiello architettonico di Modry Kostolik nella città nuova, la famosa chiesa azzurra (chiesa di Sant’Elisabetta) che nelle belle giornate di sole si confonde con il cielo. Questo edificio art nouveau del 1907, progettato dall’architetto Ödön Lechner, spicca per la sua tonalità brillante in un quartiere dove ancora prevale un’edilizia post sovietica.

Modry Kostolik, la chiesa azzurra

Prima di lasciare questa piccola e graziosa capitale ricordiamola con una vista panoramica dall’alto: uno scorcio indimenticabile dall’Ufo, la moderna torre del ponte nuovo sul Danubio. Una cartolina dove spuntano il maestoso castello e i pinnacoli ossidati delle chiese dal mare di tetti rossi della Stare Mesto. Questa struttura a navicella, così chiamata dagli abitanti per le sembianze aliene, si rivela una tappa interessante nonché un’occasione per sorseggiare una rinfrescante birra chiara ammirando il belvedere dalla piattaforma panoramica.

Ufo del Nový Most

Immagine copertina:  Bratislavský hrad, il castello di Bratislava

Photo credits: Elena Bittante

Erik Göngrich – “Original. The Modern Studiolo” in mostra al Pigneto

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Inaugurazione mercoledì 27 marzo ore 19 con una presentazione di Janine Sack e le pubblicazioni di eeclectic.de

Cosa succederebbe se considerassimo gli elementi che compongono l’ambiente urbano come se fossero delle sculture, degli oggetti?

E cosa succederebbe se un mobile diventasse uno strumento per pensare?

Il modernismo ha determinato una precisa gerarchia funzionale fra le cose, e creato una relazione logica fra ciò che è grande e ciò che è piccolo. La progettazione assomiglia a tratti a una mano invisibile, un’eminenza grigia, e da un edificio a una sedia noi tendiamo a sentirci rassicurati dall’idea che c’è una ragione, e razionale, dietro a ciò che vediamo, anche quando sembra non esserci.

Erik Göngrich si muove da stratega nel farci scrollare di dosso le nostre certezze, ci smuove e ci fa porre domande attraverso delle azioni semplici, rimodellando il nostro modo di porci degli interrogativi rispetto alle parole e le cose.

Per la sua mostra da Leporello, Göngrich ha lavorato sulla zona del Pigneto, dove la pianificazione urbana coesiste e spesso si confonde con l’architettura spontanea, in un filo continuo che va dagli anni ’50 ai giorni nostri.

Göngrich si è dedicato a una piccola struttura di cemento a due piani in via del Pigneto, lì dove un giardino pubblico nuovo di zecca e ben ingabbiato davanti a una scuola elementare si affaccia sulla stazione della metropolitana appena aperta, con la benedizione di un murales che pubblicizza la nuova serie di Suburra ora in visione su Netflix, e le strutture della metropolitana che ricordano una versione distopica degli anni ’80 di una cupola geodetica.

La piccola casa di cemento, nella sua natura scultorea, si presenta in tutta la sua peculiare originalità, con un segno autoriale, quasi autoritario, come una marca del nostro tempo che dalle marche è ossessionato. Un modello in scala 1:5 della struttura di cemento è stato riconstruito dentro Leporello: un prototipo che si confronta con la questione di cosa è originale.

La scultura 1:5 funziona come un mobile da esposizione che ci riporta alle delle dimensioni basiche, come se fosse un semplice oggetto da guardare e interrogare.

Esposte sul mobile, una seria serigrafie originali della piccola struttura di cemento, intitolate

“Original – The Modern Studiolo.”

Una seconda struttura di legno, che funziona come un pensatoio, conterrà i libri pubblicati da Erik insieme ad alcuni input visivi legati alla struttura urbana di Roma, a una serigrafia ispirata alla Scala di Partecipazione dei Cittadini elaborata da Sherry Arnstein, e a una serie di pubblicazioni improvvisate che Erik ha cominciato a Roma, The Atlas of Sculptural Situations, pubblicate da eeclectic.de.

Erik Göngrich è attualmente borsista all’Accademia Tedesca Villa Massimo in Rome. www.goenrich.de

Janine Sack è il direttore creativo di EECLECTIC.de, una casa editrice per pubblicazioni digitali nel campo della cultura visiva. Utilizzano ed esplorano il pieno potenziale dei media digitali e la possibilità di una distribuzione veloce e a livello mondiale di importanti progetti e argomenti.

In collaborazione con ELSE edizioni, che ha prodotte le serigrafie,

e con S.T. Foto Libreria Galleria, che ci ha gentilmente prestato alcune foto e cartoline su Roma.

Leporello photobooks et al.

Erik Göngrich

ORIGINAL – The Modern Studiolo

27 marzo – 7 maggio

Al Di Meola – Opus Tour 2019

Dopo meno di una settimana dal concerto di Patitucci, sbarca a Roma o meglio a Ciampino un’altra icona del jazz mondiale, anch’egli di chiare origini italiane, è infatti la volta di Al Di Meola.

Probabilmente, per un chiaro volere, non sceglie un grandissimo ambiente, parlando in termini di dimensioni, ma una location più raccolta dove circa un 200 persone non si sono fatte sfuggire l’occasione di ascoltare dal vivo, il virtuoso della jazz fusion o meglio del genere smooth, una fusion  più delicata con inquinamenti etnico-classici che sembrano ormai essere lo stile prediletto dall’artista. Opus Tour 2019 è volto a promuovere l’omonimo album, ultima opera dell’artista uscita nel febbraio scorso. In quest’ultima avventura è accompagnato da musicisti di eccellenza come l’italianissimo Fausto Beccalossi ed il cubano naturalizzato americano Kemuel Roig, due portenti nell’ambito dei rispettivi strumenti. Buona la serata che scorre piacevole su nuovi e vecchi brani, citiamo “Cerreto Sannita” dedicata al luogo delle origini dell’artista americano e “Mediterranean Sundance” un brano dell’ormai lontano ’77 ma sempre coinvolgente, che fa battere a tempo le mani del soddisfatto pubblico presente.

Insomma, un nome una garanzia, Al e la sua compagnia, non deludono il loro pubblico e noi non possiamo che lasciare alla fine, il locale, soddisfatti con uno scontato arrivederci.

FORMAZIONE:
Al Di Meola – chitarra
Kemuel Roig – pianoforte
Fausto Beccalossi – fisarmonica

Ciampino 22.03.2019 – Orion

by Claudio Enea

photo by Claudio Enea

Danilo Pérez, John Patitucci e Terri Lyne Carrington – Children of the Light

 

Ispirato al grande sassofonista, di Milleriana memoria Wayne Shorter, Children of the light è il trio composto da tre grandi artisti del panorama mondiale del genere jazz, Danilo Pérez, John Patitucci e Terri Lyne Carrington. I tre, che ormai collaborano da diversi anni, dedicano questo tour ad uno dei loro maestri, titolo tratto da un’opera dello stesso, offrendo uno spettacolo raffinato, intriso di improvvisazioni e modulazioni che in alcuni casi vedono gli strumenti fondersi in un’unica cosa. Non mancano botte e risposte, che vedono la soddisfazione dei tre tradotta in gemiti di esultanza e grandi sorrisi di intesa. Si divertono loro e si diverte anche il pubblico a vederli giocare con le armonizzaizoni dei loro brani, cosa volere di più da un concerto jazz?

Roma 18.03.2019 Auditorium Parco della Musica

By Claudio Enea

Foto by Claudio Enea

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Claudio Enea
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