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CULTURA - page 125

La cultura italiana in tutte le sue forme dalla letteratura al cinema, dalla scultura al teatro

Moda Movie 2019, presentato alla Camera dei Deputati l’evento d’arte che sboccia in Calabria

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Calabria, non chiamatela periferia. Esiste una terra dei progetti realizzati, dove nascono le idee e cresce la passione per la bellezza e la cultura, in tutte le sue forme. La 23ªedizione del Moda Movie ne è la conferma. Una fucina creativa che modella l’arte, dai tessuti preziosi dell’haute couture alle pellicole cinematografiche: dal 3 all’11 giugno torna a Cosenza un evento che racconta l’estro dei giovani talenti. Tanta creatività condita con il gusto deciso dei sapori calabri, a tavola con “Moda©Cibo” solo l’eccellenza mediterranea.

Creazione della vincitrice di Moda Movie 2018, la stilista cinese Xinxy Xu

Lo scorso lunedì è stata presentata a Roma, nella Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati, la 23ª edizione di Moda Movie che si terrà nel capoluogo calabro i primi di giugno. Molto più di un appuntamento d’inizio estate, un vero e proprio progetto che parla ai giovani, alle università, al territorio e del territorio. La meravigliosa “punta” fa parlare di sé in tutto lo stivale con iniziative collaterali che durano 365 giorni l’anno. Ha aperto il sipario della presentazione capitolina Nino Graziano Luca, storico presentatore nonché primo sostenitore del festival, sono intervenuti l’appassionato direttore artistico Sante Orrico, la responsabile del settore cinema Loredana Ciliberto e la giornalista de Il Sole 24Ore Chiara Beghelli. Presente alla conferenza stampa anche la splendida attrice Jennifer Mischiati. Dopo aver indossato i panni di eroina fantasy in una produzione internazionale al fianco di Gerard Depardieu, e quelli di un’elegantissima dama di inizio ‘800 in occasione dello Spring Regency Ball organizzato magistralmente dalla Compagnia Nazionale di Danza Storica lo scorso sabato, parteciperà come ospite d’eccezione al Moda Movie 2019.

Quest’anno il tema dell’edizione è “Folk Bohémien”, una rosa di tradizioni che verranno raccontate in chiave moderna. L’epoca contemporanea omaggia il passato con creatività, una strategia vincente per valorizzare le mille sfaccettature di un’Italia variopinta ma anche per soffermarsi alla scoperta delle radici profonde che uniscono il paese in questo mondo che viaggia veloce. Come spiegato da Loredana Ciliberto durante la conferenza stampa: “In occasione della 23ªedizione del Moda Movie, si è chiesto ai fashion designer di creare degli outfit capaci di descrivere la tradizione delle minoranze etniche, le peculiarità delle regioni italiane e non solo; allo stesso modo ai giovani registi è stato proposto di raccontare la tradizione in video, che sia del proprio luogo di origine o di una cultura che affascina i loro giovani occhi creativi”. Aggiunge: “Particolare attenzione all’interno del festival sarà data alla cultura Arbëreshë, originaria dell’attuale Albania e radicata nella nostra regione dal 1400”. Un approccio al passato per sottolineare l’importanza della diversità e la ricchezza che ne derivano, una consapevolezza imprescindibile per gli organizzatori sin dall’esordio del festival, capace di modellare una comunicazione alternativa che si descrive nella sperimentazione della moda e del cinema.

Il filo rosso con la scorsa edizione è stata la performance di moda della vincitrice di Moda Movie 2018, la stilista cinese Xinxy Xu. Creazioni che esprimono il suo estro legato indissolubilmente alla cultura cinese, fatta di impeccabile cura per i dettagli. Tre incantevoli modelli pensati per la donna moderna che omaggiano e ripropongono le radici orientali. Moda Movie nasce come spunto creativo da un territorio autentico per poi germogliare con ispirazioni da tutto il mondo, un abbraccio alla diversità senza dimenticare le origini.

Giorgia – Pop Heart Tour 2019

Palazzetto dello Sport – Roma 16.05.2019

Un fuori programma 5 minuti prima dell’inizio concerto, un brusio poi grandi applausi nel primo anello alle spalle del parterre, molta confusione, tanto che credevamo che la produzione avesse voluto preparare una sorpresa modificando l’inizio del concerto, facendolo iniziare con una apparizione da mezzo il pubblico. Niente di tutto questo era solo un gran numero di persone che aveva riconosciuto e voleva salutare Carlo Verdone, che prendeva posto anche lui accorso da spettatore a questa magica serata.

Ma veniamo al live report.
Classe ed eleganza fatta cantante, è così invece che si presenta al “suo” pubblico, una tra le più belle voci del panorama Italiano ed internazionale, forse la migliore almeno in Italia secondo chi scrive (ndr).

Arriva finalmente, attesissima a Roma, l’affascinante Giorgia Todrani, in arte, semplicemente Giorgia, vestita per l’occasione da Dior per mano di Maria Grazia Chiuri, come scritto in più parti, un rimando agli anni 50 ed in particolare alla memoria di Grace Kelly, tre abiti caratterizzati da tute aderenti e gonne in tulle impreziositi da paillettes e cristalli Swaroski, insomma la maison di origine francese non poteva trovare cliente più adatta, carismatica e rappresentativa.

Compare così da una pedana salendo dal sottopalco in una silhouette da brividi a far urlare un gremitissimo Palalottomatica, inizia la serata del Pop Heart Tour di Roma che prende il titolo dall’omonimo album cover, primo per l’autrice-interprete romana.
Disco di platino che vede rivisitati brani come “Le tasche piene di sassi” di Jovanotti che apre il concerto, “Una storia importante” di Eros Ramazzotti” e tante altre. Oltre i brani dell’album anche molte pietre miliari, da “E poi”, a “Come saprei”, “Come neve” e molti altri per 2 ore e mezza di pura energia musicale, in una scenografia allestita magistralmente dove luci e pareti led aiutano ad accompagnare lo spettatore dentro i brani che hanno scandito la carriera dell’artista.

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel lontano ’93 in cui Giorgia vinse il San Remo Giovani, in questi 25 anni l’abbiamo vista duettare con le più autorevoli voci del panorama mondiale, raggiungendo una maturità vocale ed interpretativa fuori dall’ordinario, quando appare lei sulla scena ti aspetti sempre qualcosa di spettacolare, qualche cosa di unico. Così è, quando trasmette emozioni interpretando “Anima” di Pino Daniele, o quando in forma reverenziale dice “Ora vi chiedo scusa in anticipo per questo brano che proverò a cantare davanti a voi e spero che lei, anche se da lassù, lei potrà capirmi e scusarmi” prima di intonare “I Will always love you” di Withney Houston, ma ormai la cara Giorgia è arrivata ad un livello tale di maturità che non c’è pezzo che non possa cantare.

Su queste note finisce la serata romana che l’ha vista saltare, ballare, firmare autografi come nulla fosse mentre continuava a cantare coadiuvata da un band di elevato livello formata da Mylous Johnson alla batteria, Sonny Thompson al basso, Jacopo Carlini al pianoforte, Fabio Visocchi alle tastiere, Anna Greta Giannotti alla chitarra, Diana Winter cori e chitarra, Andrea Faustini cori, ultimi due con i quali duetta pure durante il concerto.

Di seguito la scaletta dei brani:

  1. Le tasche piene di sassi (Jovanotti cover)
  2. Una storia importante (Eros Ramazzotti cover)
  3. Gli ostacoli del cuore (Elisa cover)
  4. Credo
  5. Scelgo ancora te
  6. Sweet dreams (Eurythmics cover)
  7. Quando una stella muore
  8. È l’amore che conta
  9. Come neve
  10. Dune mosse (Zucchero cover)
  11. I feel love (Donna Summer cover)
  12. Il mio giorno migliore
  13. La mia stanza
  14. Ain’t nobody
  15. E poi
  16. Come saprei
  17. Strano il mio destino
  18. Un amore da favola
  19. Girasole / Tradirefare
  20. Easy
  21. Di sole e d’azzurro
  22. Vivi davvero
  23. Stay (Rihanna cover)
  24. Io tra tanti
  25. L’essenziale (Marco Mengoni cover)
  26. Oronero
  27. Anima(Pino Daniele cover)
  28. Tu mi porti suI
  29. will always love you (Withney Houston)

Pregalleria


(Pregalleria e galleria completa a cura di Claudio Enea)


Atene, le origini della storia occidentale tra pace e caos

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Frammenti di mito e pezzi di intonaco, una capitale votata al passato, dagli albori della civiltà al racconto dell’ultimo decennio trascorso. Tutto sembra vissuto, a tratti usurato, Atene non è la classica “bella città” ma gioca bene le sue carte con la complicità delle atmosfere suggestive e la luce avvolgente del Mediterraneo. Sorprende inaspettatamente chi si addentra nel dedalo del centro tra palazzi scrostati, gallerie d’arte e scorci sulla storia: da qualsiasi angolo si scorge l’Acropoli, fondamenta della cultura occidentale. Il Partenone, unico e immortale, veglia la città arroccato su un promontorio roccioso sovrastando la valle dell’Ilissos dalla fine del VII secolo a.C.

Il Partenone
Atelier nel quartiere di Monastiraki

Un viaggio alla scoperta delle nostre origini, un tuffo nella creatività e nella serenità che contraddistinguono la tradizione greca. Atene è storia e smussa il peso della sua eredità nella leggerezza della quotidianità rivelandosi una metropoli viva e originale che bypassa le ombre della crisi a ritmo di sirtaki e spunti creativi. L’incontro nelle grandi piazze, la vivacità rilassata della gente, il profumo di basilico fresco dei piatti tradizionali e l’estro degli artisti moderni che omaggiano il glorioso passato sono solo alcuni spunti per viverla a pieno. E’ dalle radici che inizia un viaggio nella culla della civiltà occidentale, per poi divagare in una realtà pittoresca al passo con i tempi.

Propileo all’entrata dell’Acropoli
Dettaglio del frontone orientale del Partenone 
Eretteo e loggetta della Cariatidi 

La prima tappa è l’Acropoli. Lì dove tutto ebbe inizio spiccano gli archetipi dell’architettura classica come eredità inestimabile. Il sito archeologico patrimonio UNESCO dal 1987, racconta la nascita della democrazia evocando suggestioni e riflessioni. Sulla collina dell’Areopago sorgono il Partenone, i Propilei, l’Eretteo e il Tempio di Atena Nike, circondati dalla possente cinta muraria di Temistocle. Il Partenone incorona il sito con candida magnificenza; progettato da Ictino e Callicrate, venne edificato tra il 447 e il 438 a.C. e consacrato alla dea Atena. La costruzione in marmo pentelico bianco scintilla sotto il sole, otto colonne dei lati corti e diciassette su quelli lunghi in stile dorico ingegnosamente inclinate per creare un effetto illusorio. Un tempo l’edificio era ricoperto di fregi e sculture, oggi si aggrappano ai frontoni occidentali e orientali i superstiti delle ere: Helios e il suo destriero raccontano la nascita di Atena dalla testa del padre e la lotta di Atena con Poseidone per il possesso dell’Attica. Lungo il perimetro del tempio spiccano le metope modellate da Fidia, le formelle quadrate con funzione narrativa scolpite ad altorilievo. Oggi come allora i Propilei si trovano all’entrata dell’Acropoli accogliendo da millenni i visitatori. Realizzati per volere di Pericle spiccano allineati con il Partenone in un gioco di geometrie perfette, con le facciate anteriori più basse di quelle posteriori per seguire il dislivello del terreno. Catturano l’attenzione la solennità del Tempio di Atena Nike dedicato alla dea della vittoria nel 425 a.C., e l’Eretteo che deve il suo nome al mitico re di Atene. Questo capolavoro dell’architettura ionica, costruito tra il 421 e il 406 a.C., ostenta le protagoniste dell’architettura classica nel suo portico: le Cariatidi, intente a sorreggere il peso della storia e della cultura (le statue esposte sono una riproduzione delle donne di Karyai, le originali si trovano al museo dell’Acropoli).

Museo dell’Acropoli, statue delle Cariatidi in lontananza

All’ombra del Partenone possiamo ritagliare qualche attimo per rilassarci, riflettere e scrutare il panorama della metropoli odierna, una terrazza esclusiva che si affaccia sul divenire di una capitale dai tratti caotici. Il viaggio nella cultura classica prosegue “a valle”, al Museo dell’Acropoli, situato alle pendici meridionali dell’Areopago. L’interessante polo museale si distingue per la struttura moderna in vetro e acciaio e crea un ossimoro architettonico a confronto con le pietre compatte della cittadella del mito. Il museo custodisce tutti i reperti rinvenuti nel sito e spazia dal mondo arcaico a quello romano con cimeli inestimabili come le leggiadre korai, dalle elaborate acconciature a trecce del VI secolo, e il noto giovane con vitellino del 570 a.C. Un’ altra tappa da non perdere per un continuum nella storia ellenica è l’Antica Agorà, dove Socrate elaborò le sue brachilogie, conversazioni fondate su una logica ferrea al fine di educare l’individuo e la sua anima sul fondamento della verità. Qui si erge superstite il Tempio dorico di Efesto del 449 a.C., e il grande complesso a due piani della Stoà di Attalo originario del 138 a.C., ricostruito filologicamente dalla Scuola Americana di Archeologia. Le dimensioni colossali della storia antica sono tutt’ora testimoniate anche nel sito archeologico del Tempio di Zeus Olimpio, maestose rovine di un nucleo architettonico che richiese oltre sette secoli per la costruzione. Un esempio ante litteram di “edilizia posticipata” per mancanza di fondi, l’Olympieion venne ultimato dall’imperatore Adriano nel 131 d.C.

Vista dal Museo dell’Acropoli sul Partenone
Tempio di Zeus Olimpio

Dopo un tuffo nella storia, Atene offre un’immersione nel mare plumbeo del suo caotico centro non privo di atolli meravigliosi: tra gli edifici in calcestruzzo infatti sorgono le isole verdi della città. L’eden urbano dei Giardini Reali, una visione salvifica nella congestione della metropoli vicino a Piazza Syntagma dove si trova il Parlamento. Oggi questo eden aristocratico del 1840 è diventato uno spazio pubblico condiviso da milioni di cittadini e turisti diventando il Giardino Nazionale della città di Atene. 38 acri di verde e oltre 500 specie di piante rendono questo spicchio di città un tesoro di biodiversità, avvalorato da cimeli inestimabili che ricordano l’identità di Atene, indissolubilmente legata alla storia. In città i grandi polmoni verdi sono facilmente individuabili alzando semplicemente lo sguardo verso il cielo. Spiccano le pendici boscose del Licabetto sopra il quartiere di Kolonaki, dove si rincorrono miti e leggende, e la collina di Filopappo, descritta da Plutarco per le gesta di Teseo contro le Amazzoni. Quel che fu dello scontro anima solo la leggenda lasciando spazio alla pace in quest’oasi naturale da dove ammirare un panorama privilegiato sull’Acropoli, sull’Attica e sul Golfo di Salonicco per poi spaziare sino a dove arriva l’orizzonte. Passeggiare tra i vialetti ombrosi dei parchi di Atene è l’ideale per chi desidera rilassarsi dal traffico cittadino e ritrovare le idee, fermarsi e osservare il divenire dall’alto può rivelarsi una panacea temporanea, un’occasione per riflettere sui dogmi della vita quotidiana, oggi come allora.

Il Licabetto 
Vista dalla collina di Filopappo

Immagine copertina: vista sull’Acropoli dalla collina di Filopappo.

Photo credits: Elena Bittante

Berlino, città moderna che racconta la storia

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Libertà in continua metamorfosi. Le persone possono creare mondi incredibili, dimensioni in costante divenire che nascono dagli errori del passato, incentivate da un presente di rinascita. Berlino è una fucina creativa, dove la più grande frontiera moderna è caduta ora si vive in comunione di intenti, tra fermento artistico e brio culturale di chi ha voglia di riscatto.

Berlino non si visita, si vive. Ci si orienta con i suoi luoghi del simbolo e si passeggia captando la sua energia. Una capitale più interessante che bella, distante dagli stereotipi urbani a “bomboniera” delle realtà tedesche; la sua edilizia post moderna a tratti brutalista prevale senza far soccombere la memoria dei monumenti e dei palazzi neoclassici ricostruiti dopo la Seconda Guerra Mondiale. La sua identità contemporanea valorizza le testimonianze della grande storia rendendo la capitale una meta indissolubilmente legata agli eventi che segnarono il ‘900.

Per scoprire Berlino si comincia dal centro, il Mitte, dove spunta un susseguirsi di immagini legate al mito che precedono il viaggio. E’ proprio il “centro” che racchiude un vademecum perfetto per andare alla scoperta della città in un weekend: la Porta di Brandeburgo che dopo la caduta del Muro di Berlino (1989) diventò il simbolo della Nuova Berlino unita, la Torre della Televisione in Alexander Platz, edificata dalla DDR per la diffusione dei programmi di stato è oggi tra i simboli più stilizzati della città, la sua forma “aliena” è un must have per una sequela di souvenir declinabili per ogni esigenza. Il Palazzo del Reichstag, oggi sede del Bundestag (il parlamento federale tedesco), testimonia capitoli indelebili della storia del ’900 rivelandosi ai numerosi visitatori anche uno spettacolo moderno: campeggia sul tetto un’avveniristica cupola in vetro, tra le attrazioni principali della città da dove spaziare sul verde del parco di Tiergarten e osservare l’impeccabile pianificazione del quartiere governativo. I colori della natura smussano la loro intensità con il ciclo delle stagioni nei giardini del Mitte ma anche nel viale più famoso della Germania, l’ “Unter den Linden”, l’immancabile passeggiata sotto i tigli. Percorrerla non è solo rigenerante ma anche un’occasione per entrare in connessione con la città e chi la anima. Lungo la via è impossibile non socializzare e dopo chiacchiere e brindisi si torna a visitare altre mete lungo la via: il Kroprinzepalais, ovvero il Palazzo del Principe Ereditario, il “Zeughaus” l’Armeria dove visitare il Deutsches Historiches Museum (il museo di Storia Tedesca), e l’Università di Humboldt nota per essere stata frequentata da uno dei pensatori più influenti dello scorso secolo, Karl Marx.

Berlino è una capitale ricchissima di musei, per una fuga del weekend laMuseuminsel”, ovvero “Isola dei Musei”, è l’approdo perfetto per non naufragare nell’ampia scelta. Comprende il Museo Antico, un viaggio nel mondo etrusco, greco e romano; il Museo Nuovo dove sono custodite preziose collezioni di reperti di età egizia, tra cui l’incantevole Busto di Nefertiti; il Museo Bode un intreccio d’arte dal Medioevo al XVIII secolo; il Museo di Pergamo che ospita l’intero altare di Pergamo rinvenuto in Turchia nel 1878 dall’ingegnere Carl Wilhelm Humann; e infine la Galleria Nazionale, tra i poli museali più importanti della Germania. Dall’arte antica e classica a quella moderna e contemporanea dalle apparenze futuriste dello strabiliante Sony center a Potsdamer Platz, caratterizzato da un enorme tetto d’acciaio a forma d’ombrello tra le cui particolarità c’è quella di cambiare colore nel corso della giornata.

Berlino è un intreccio di spunti avanguardistici, un susseguirsi di idee innovative e allegorie architettoniche come l’ Holocaust-Mahnmal, il Memoriale per gli Ebrei assassinati d’Europa. Con una fioritura di 2711 steli in calcestruzzo di diversa altezza evoca il ricordo, un’opera ideata dall’architetto statunitense Peter Eisenmann su un’area di oltre 19.000 mq. Ed è proprio in questo luogo che si comprende in che modo scoprire la città, camminando smarrendosi tra il labirinto delle sue geometrie. Berlino si visita ma soprattutto si vive entrando in empatia con il dinamismo moderno nel ricordo del passato. Si passeggia lungo i brandelli del suo muro oltre il quale si legge un capitolo di storia monito per il futuro, si percorrono i suoi viali e si costeggiano i suoi cantieri, si rincorre la Sprea che scorre serena e i fiumi di birra che appartengono alla tradizione e ad un futuro condiviso.

Steve Hackett – Genesis Revisited tour 2019


Teatro Brancaccio Roma 29.04.2019

Live report di Claudio Enea

Steve Hackett, ex chitarrista dei Genesis ritorna in Italia per quattro appuntamenti, il primo dei quali al Teatro Brancaccio di Roma, le date italiane fanno parte del nuovo tour europeo partito il 22 aprile e che toccherà 17 paesi, per un totale di 31 concerti.
Il  concerto è composto da due momenti ben distinti, il primo per onorare il quarantesimo anniversario di uno degli album solisti più famosi di Hackett, “Spectral Mornings”, mentre il secondo completamente incentrato sull’esecuzione dei brani tratti dall’album che rese famosi i Genesis in tutto il mondo ovvero “Selling England By The Pound” (1973), tra i dischi realizzati con Peter Gabriel quello più venduto ed arrivato fino alla terza posizione della classifica inglese.

Inutile dire che il primo grande applauso viene tributato alla fine di “Firth of Fifth”, bravi ma veramente bravi tutti i componenti della band che eseguono con estrema fedeltà l’intera opera dei Genesis, certo le voci di Gabriel o di Collins sono inimitabili quasi irraggiungibili, ma sono ormai dettagli.

La serata si conclude con un paio di brani tratti dall’album “A trick of the Tail”. Prima, Dance on a Vulcano che dovrebbe chiudere il concerto, ma nell’inevitabile bis, la band propone anche un mix Myopia/Los Endos, con il quale si congeda definitivamente dal pubblico presente, estasiato dalla grandezza di questi due/tre brani finali e ricordando ad Hackett che non dovrebbe aver comunque dimenticato, che proprio qui in Italia la band inglese ricevette il primo vero successo meritato e che proprio qui a Roma, al palazzetto dello sport fecero uno dei loro primi concerti da vera band internazionale con il Foxtrot tour.

Insomma, speriamo che con il nostro calore, sia arrivato il messaggio di amore che abbiamo da sempre nei confronti del progr dei Genesis e dei suoi ex componenti.

Steve Hackett: Guitar
Craig Blundell: Drum
Roger King:  Keyboards
Jonas Reingold: Bass & guitar
Rob Townsend: Brass & percussion
Nad Sylvan: Voice

Scaletta serata
Prima parte:

  • Every Day
  • Under the Eye of the Sun
  • Fallen Walls and Pedestals
  • The Virgin and the Gypsy
  • Tigermoth
  • Spectral Mornings
  • The Red Flower of Tachai Blooms Everywhere
  • Clocks – The Angel of Mons

Seconda parte:

  • Dancing With the Moonlit Knight
  • I Know What I like (In Your Wardrobe)
  • Firth of Fofth
  • More Fool Me
  • The Battle of Epping Forest
  • After the Ordeal
  • The Cinema Show
  • Aisle of Plenty
  • Deja Vu
  • Dance on a Volcano

Bis

  • Myopia / Los Endos

(Pregallery e gallery di Claudio Enea)



Concerto per la Terra

Si è tenuto  lunedì 22 aprile presso la Terrazza del Pincio di Roma il tradizionale Concerto per la Terra di Earth Day Italia che celebra la Giornata Mondiale della Terra (Earth Day) istituita dalle Nazioni Unite nel 1970. Il concerto gratuito per cittadini e turisti, ha visto le performance live di Carmen Consoli, Marina Rei, Paolo Benvegnù, Mirkoeilcane, Eva Pevarello, che hanno testimoniato col loro talento l’impegno del mondo della musica per la salvaguardia del Pianeta.


Domenico Cippitelli

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Guérande: la città bretone della Loira. La valle dei castelli svela una preziosa realtà “salata”

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La cittadina francese di Guérande si trova vicino alla foce della Loira e con i suoi castelli condivide tutto il fascino della storia. L’aspetto favoloso non le manca, lo descrive nella sua struttura medievale: un rosario di torri e bastioni imponenti che si susseguono lungo la circonferenza della cinta muraria, a protezione di snelli campanili gotici e casette minimali sparpagliate per i dedali delle sue vie. Il centro profuma di mare e caramello, una simbiosi dell’assurdo per questa bomboniera urbana racchiusa in una corona di mura perfettamente intatta, in barba ai secoli.

Situata fra le saline e Brière, ad una quindicina di chilometri da Saint Nazaire, la città fiuta il profumo dell’oceano e della sua fortuna. Sin dall’antichità prospera grazie al commercio della via del sale, quello miracoloso di Guérande, il più prezioso di tutta la Francia.

Il piccolo centro rientra amministrativamente nel Pays de la Loire ma ogni suo angolo racconta di Bretagna. Le pietre dei muri e l’ardesia dei tetti ma anche gli usi e i costumi le appartengono, come il caramello al burro salato, una variante bretone in terra di Loira da sperimentare assolutamente. La città attrae i visitatori come degli orsi golosi al miele, incantevole in lontananza appare come un dipinto: la cinta di mura perfette, gli alti bastioni e portoni fortificati custodiscono una favola da vivere anche per poche ore tra i vicoli in pavé e le antiche abitazioni. Guérande merita una tappa se siete diretti verso la costa atlantica della Francia, anche per una breve deviazione di passaggio, giusto per sorseggiare un sidro fresco innanzi alla maestosa collegiata di Saint-Aubin.

L’aspetto medievale non tradisce le sue origini architettoniche: la cinta muraria del XIV secolo con undici torri e quattro porte, due delle quali antecedenti alla sua edificazione. La porta Saillé risale al XII secolo, mentre la porta Vannetaise rivela una struttura tipica della seconda metà del XIII secolo. Passeggiando lungo queste antiche difese, spicca la torre di Saint-Jean, del XV secolo, e lo splendore del Saint-Michel costruito agli inizi del XVII secolo. Nel cuore della cittadina, a vegliare la piazza Saint-Aubin dove si svolge il mercato, l’omonima collegiata che ad ogni ora del giorno polarizza la vita sociale di Guérande, oggi come allora. Costruita nel XII secolo ostenta ai visitatori decisi elementi architettonici del XV e XVI secolo al suo esterno, mentre al suo interno svela un delicato gioco d’intarsi di vetro raffiguranti la storia di Margherita di Antiochia o di San Domenico che riceve il Rosario in un tripudio di colori.

Guérande, un affascinate viaggio nel tempo e un’accattivante proposta di sapori, ossimori di gusto che conquisteranno il vostro palato, purché in dosi contenute. Onnipresente nei negozi tipici il “Caramel au beurre salé de Guerande”. Si tratta del caramello al burro salato, una singolare proposta gastronomica nonché il must della città, guai a considerarlo uno “sbaglio”. Alla base di questo “dolce” atipico c’è un azzardo culinario che racconta un capitolo di storia del luogo, quello legato alla gabella. Sin dal Medioevo, la Bretagna era esentata dalla tassa sul sale e i suoi abitanti si potevano permettere il lusso di aggiungerlo al burro, a differenza delle altre regioni del regno di Francia che per secoli si sono dovute accontentare e assoggettare all’abitudine di insipidi panetti. Il sale di Guérande si rivela un ingrediente più prezioso oggi di allora, non solo nella tipica delizia della città. A confermarlo la scienza che classifica “l’oro bianco”, distinguibile per le sue sfumature grigio perla, il più ricco di magnesio, potassio, calcio e oligoelementi, e con meno cloro rispetto ad altre varietà. Il commercio di questa materia prima resta la fortuna di questo piccolo centro, per i suoi negozi tipici entro le mura che lo vendono come un cimelio più di un souvenir, e negli stabilimenti di salaggio del pesce poco fuori città. E’ facile indovinare il tesoro del blu dell’Atlantico leggendo i menù dei ristorantini del centro, ripetono all’unisono il mantra della cucina locale: sardine rigorosamente in crosta di sale, il migliore di tutta la Francia.

La città distrutta e la città sotterranea: Alessio Romenzi e Valerio Polici

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La Galleria del Cembalo propone, a partire dal 18 aprile fino al 24 maggio 2019, due mostre in dialogo fra loro sul tema della città. Life, Still, di Alessio Romenzi, ed Ergo Sum, di Valerio Polici, raccontano una condizione di precarietà urbana scandita dal passo di chi cerca uno spazio per vivere, oppure una traccia del proprio essere nel mondo, un’affermazione identitaria.

 Ergo Sum è il progetto fotografico che Valerio Polici ha realizzato tra Europa e Argentina nell’ arco temporale di sei anni. Polici vuole ritrarre la città sotterranea dei writers e la sua prospettiva mette in risalto il legame tra il tessuto urbano e gli artisti, dei quali enfatizza le potenzialità creative e le necessità espressive, elementi che prendono vita di notte, ai margini della città.

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