Il magazine della tua Città

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CULTURA - page 122

La cultura italiana in tutte le sue forme dalla letteratura al cinema, dalla scultura al teatro

Porto, la città di fiume marittima nel cuore

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Porto, una bellezza decadente affacciata sul fiume Douro, una città dall’atmosfera mediterranea che fiuta l’aria dell’Atlantico. Un susseguirsi di scorci pittoreschi rivelano l’anima popolare e mercantile nascosta dietro la ricercata facciata turistica degli ultimi anni: gli edifici scrostati si alternano a quelli più fotogenici ammantati da azulejos, piastrelle in ceramica nei toni del bianco e dell’azzurro come almanacchi della storia portoghese. E’ un binomio di colori ad introdurci nella seconda città del Portogallo, accompagnato dall’ebbrezza del suo vino.

Appollaiata sulle alture che lambiscono il corso del Douro, questa città di fiume è marittima nel cuore: la sua storia e le sue atmosfere rimandano al vicino Atlantico anticipando quelle delle spiagge della vicina Foz. Porto ha mantenuto nei secoli la grande tradizione del commercio e della costruzione navale. Ricoprì un ruolo importante durante le spedizioni portoghesi del XV secolo, fu una protagonista nel commercio del Porto dal XVIII secolo, il tipico vino dolce e liquoroso della valle del Duoro.

Igreja do Carmo

Porto è una città aperta al turismo ma al contempo gelosa della sua identità, la sintesi di questa ambivalenza è il quartiere della Ribeira affacciato sul corso del Douro, Sito Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Gli angoli più fotografati del “quartiere sul fiume” sono stati tirati a lucido per i turisti negli ultimi anni ma la Ribeira si rivela ancorata alla sua identità nei vicoli secondari, tra le pareti scrostate delle case e le fronde di biancheria stesa su liane di spago. In quest’area della città si concentrano gran parte delle mete da visitare a Porto. Si può iniziare il tour da un punto di arrivo, la Stazione ferroviaria di São Bento, la prova inconfutabile che un luogo di transito può rivelarsi un’esperienza. Un tramite come stato in luogo dove soffermarsi ed ammirare i grandi pannelli di azulejos degli anni ’30 ad opera di Jorge Colaço: più di 20.000 piastrelle bianche e azzurre tappezzano il grande atrio della stazione illustrando battaglie storiche e scene di vita quotidiana.

Si prosegue alla scoperta del quartiere facendo tappa nel luogo del credo simbolo della città, il . L’imponente cattedrale del XII secolo spicca severa nei toni freddi del granito grigio tra il colore acceso delle case. La facciata si presenta lineare con un grande rosone centrale e due torri gemelle con cupole ai lati ma al suo interno la chiesa è ammantata dall’opulenza barocca del XVIII e lascia solo intravedere la purezza dello stile romanico delle sue origini. Degno di nota il chiostro, un abbraccio stilistico ritmato dalle geometriche arcate gotiche e dalle ricche decorazioni delle azulejos. Un racconto dettagliato in bianco e azzurro che rappresenta il Cantico dei Cantici di Salomone e la Vita della Vergine.

Le azulejos del chiostro del Sé

La Cattedrale non è solo un simbolo di Porto, è anche un punto di riferimento e di “vedetta” grazie alla posizione più alta rispetto alle altre zone della città: dal Terreiro da Sé, lo spazio davanti alla chiesa, si ammira una splendida visuale sulla Ribeira, sul Douro e spazia sulla cittadina di Vila Nova de Gaia appollaiata sull’altra sponda del fiume.

Il barocco è uno stile ricorrente in città, “rimodernò” numerose chiese e palazzi nel XVIII secolo. L’apoteosi dell’eccentrico si trova sempre nel quartiere, la Igreja de São Francisco interamente decorata con la particolare tecnica della talha dourada, intarsi in legno dorato. Sulle pareti della chiesa si anima un paradiso ligneo di cherubini, animali e grappoli d’uva, personaggi e fronzoli che transitarono in purgatorio durante la fine del XVIII secolo: questi decori vennero considerati eccessivi dai membri del clero tanto da sospendere le funzioni religiose per un lungo periodo.

Nel denso tessuto urbano della Ribeira spicca la Torre dos Clérigos dell’omonima chiesa, anch’essa edificio dell’epoca barocca concepito da Nicola Nasoni, architetto di origine italiana. Vale la visita la faticosa salita sino alla sua cima per poi rituffarsi nel labirinto di stradine del quartiere sino a giungere nella sua parte bassa dove parte il ponte in ferro Dom Luis I. Questa mirabile infrastruttura venne progettata nel 1881 da Téophile Seyrig, allievo di Gustave Eiffel. La forma leggiadra dell’arcata centrale ricorda l’iconica torre francese, elemento stilistico e strutturale del ponte che collega Porto alla cittadina gemella Vila Nova de Gaia dove poter visitare numerose cantine e degustare dell’ottimo Porto. Questo centro è rinomato in tutto il mondo per la migliore produzione di tutto il Portogallo di questo particolare vino. Il Dom Luis I è un’opera ingegneristica scenografica, soprattutto se ammirata da sotto o da un barcos rabelos. Si tratta delle tipiche imbarcazioni che transitano lungo il fiume, un tempo adibite al trasporto delle botti di porto, oggi utilizzate per le gite turistiche, un’esperienza da provare per ammirare la città da un’altra prospettiva.

Il ponte in ferro Dom Luis I, 1881

Porto è famosa per il suo vino ma è anche un viaggio nel gusto. Il Mercado do Bolhão è il più famoso e qui è possibile trovare tutte le specialità del posto. Le osterie collocate nella parte centrale del mercato sono la meta ideale per fare uno spuntino, deliziatevi con la triade del gusto di Porto: la trippa, il baccalà, cucinato in 100 modi diversi, e la franchesina, un toast inventato negli anni ’60 e oggi il piatto veloce per eccellenza. Il mercato è un’occasione per degustare le specialità tipiche ma anche per conoscere gli usi e costumi degli abitanti della città, un affaccio sulla quotidianità.

Porto si distingue anche per un altro cibo, alcuni lo definiscono “per la mente”, i libri. Prima delle degustazioni alcoliche fate una tappa alla libreria di Lello e Irmão, da tanti considerata la più bella del mondo. Ideata dall’ingegnere e politico portoghese Francisco Xavier Esteves a fine ‘800, questo luogo è una perfetta fusione di stile gotico e liberty, un’atmosfera da favola. Non è un caso se venne scelta dagli scenografi di Harry Potter come set per alcune riprese. Tra gli scaffali ricolmi di volumi spicca sinuosa una grande scala in legno a forma di otto o di infinito, quasi un richiamo a perdersi in uno dei tanti mondi racchiusi nei libri o nel fascino di questo luogo suggestivo.

Porto, la città cartolina dai colori sbiaditi, un puzzle imperfetto dove nei pezzi mancanti sono incastonati gioielli barocchi. Porto è come il profumo del suo vino, ebrezza rilassata che si affaccia sul placido scorrere del Douro. Un tuffo nella storia e nelle tradizioni ma allo stesso tempo un percorso esperienziale, da scoprire a ritmo lento.

Immagine di copertina: panorama della Ribeira, a sinistra la cattedrale del Sé, a destra la Torre dos Clérigos

Photo credits: Elena Bittante

IL MURO DEL CANTO a Villa Ada

 

Roma, 2 Agosto 2019

Il feeling che c’è tra questo gruppo e la città di Roma è incredibile, sarà perché raccontano le storie di tutti i giorni, sarà perché ci rivediamo nelle loro storie, sarà perché vengono descritti i pregi e i difetti della nostra amata Capitale, ma ogni concerto richiama migliaia di fan a partecipare.

Il concerto ha percorso i brani dei loro quattro album, senza un attimo di pausa, ospite Lavinia Mancusi con cui Daniela Coccia ha duettato  in “Maleficio” e “Senza na Stella” è intervenuto anche Sergio Rossomalpelo, nel brano “Chi Mistica Mastica”.

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Ragusa, la città barocca dalle due anime

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Un tuffo nella luce e nella raffinata pazzia del barocco siciliano, il Val di Noto. L’angolo più estremo della Sicilia è il centro della creatività: Ragusa, Noto, Caltagirone, Modica, Scicli, Palazzolo Acreide, Militello Val di Catania, fenici di umanità che hanno reagito al dramma del terremoto del 1693 con gioia creativa e di vivere. Anarchia del bello come risposta alla paura dell’indistinto, città UNESCO, patrimoni di bellezza e umanità da scoprire seguendo il volgere del sole: come specchi della sua vanità incendiano la loro pietra candida sin dalle prime ore dell’alba per giungere al culmine infuocato del tramonto. Il tour inizia dal capoluogo Ragusa, la città dalle due anime.

Ragusa Ibla

E’ facile intuire il perché Ragusa e Ragusa Ibla siano due realtà distinte in un’unica città, si può capire dando uno sguardo alla mappa prima dell’arrivo: la trama urbana segue la sinuosità dei colli, i monti Iblei, un sali scendi che la caratterizza e delinea la sua doppia identità. Ragusa venne distrutta dal terremoto nel 1693 e durante la ricostruzione si crearono due grandi poli, uno sulle macerie della vecchia città, Ragusa Ibla, e una nuova, Ragusa superiore. Nel 1865 la loro distinzione era tale da costituire due comuni, per poi essere riuniti nei primi del ‘900. Oggi, nonostante il legame amministrativo, le due realtà restano appollaiate quasi a specchiarsi l’un l’altra, collegate da tre ponti, il vecchio, il nuovo e quello di San Vito, e da una lunga scalinata di 340 gradini. Una passeggiata impegnativa se percorsa iniziando da Ragusa Ibla, che si trova ad un’altitudine più bassa rispetto a Ragusa superiore. Non è un caso che questa area, la più antica e caratteristica, venga chiamata “jusu”, che in dialetto significa “sotto”.

Via delle Scale, inizio della scalinata che conduce a Ragusa superiore

La città di Ragusa è stata inserita interamente tra i siti patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco nel 2002. Si comprende la ragione di questo meritato riconoscimento addentrandosi a Ragusa Ibla. Venne ricostruita per volontà del ceto nobiliare dopo il terremoto del 1693 in stile tardo barocco, una novità assoluta per quei tempi. Il suo simbolo è il Duomo di San Giorgio, trofeo di pietra che sovrasta l’omonima piazza. Frutto del progetto di Rosario Gagliardi, protagonista della ricostruzione barocca del Val di Noto. La chiesa spicca nell’immediato con la sua facciata costruita “a torre” con il campanile inserito al suo interno. Il ricamo di dettagli e il gioco di concavità e convessità della facciata rende quest’opera monumentale un’architettura leggiadra, una sinfonia di forme adagiata su un piedistallo di scale, in posizione obliqua rispetto alla piazza sottostante. La chiesa risplende baciata dal sole e spicca con la sua enorme cupola, come un faro che illumina la via nel mare di vicoli della città vecchia.

Duomo di San Giorgio, simbolo della città

Le chiese a Ragusa Ibla invocano un pellegrinaggio dell’arte oltre che della fede. Incantevole la chiesa di Santa Maria dell’Itria appartenuta al Sovrano Militare Ordine di Malta, si rivela maestosa secondo una perfetta scenografia barocca in una stradina “di clausura” dell’antico quartiere ebraico Cartellone. La chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, chiamata dai cittadini “degli archi” per via dell’acquedotto che un tempo l’attraversava, Santa Maria dei Miracoli o “bammina” della metà del XVII secolo, rimasta incompleta costituisce un esemplare unico nel panorama barocco della città. Tra le tante chiese che sono rinate dopo il terremoto, il portale di San Giorgio resta ancorato al ricordo da quel giorno fatidico: è ciò che rimane di una chiesa in stile gotico-catalano di epoca normanna del 1349, un arco acuto con ricchi intagli e al centro la figura di San Giorgio a cavallo che uccide il drago e libera la principessa di Berito. Poco distante si trovano i Giardini Iblei, chiamati dai ragusani “la Villa”. Realizzati a metà ‘800 sono un luogo di quiete e di contemplazione: si trovano in una posizione suggestiva su uno sperone di roccia, un autentico belvedere sulla vallata dei Monti Iblei.

La chiesa di Santa Maria dell’Itria nel quartiere Cartellone

Ai luoghi del credo si alternano meravigliosi palazzi come il palazzo Cosentini, il primo costruito in stile barocco a Ragusa e il palazzo della Cancelleria, conosciuto anche come palazzo Nicastro del XVIII secolo, abbarbicato in una posizione suggestiva nel quartiere degli Archi lungo la via delle Scale che conduce a Ragusa superiore. Lungo questa via s’incontra un’altra chiesa, un punto di riferimento tra le due anime della città, Santa Maria delle Scale, la più antica di Ragusa. Dal suo terrazzo panoramico possiamo ammirare e comprendere l’identità di Ragusa Ibla: basta volgere lo sguardo alle simmetrie delle abitazioni rese vivaci dal barocco siciliano, vuoti alternati a trofei di pietra con le loro facciate in movimento. Le architetture sembrano quasi evocare una musica, un’armonia perfetta dalle note in crescendo.

Ragusa superiore ha barattato la sua essenza antica con la crescita urbana dalla seconda metà del ‘900, spesso incurante di speculazione. Il lato della città meno pittoresco ma altrettanto interessante. Da non perdere la Cattedrale di San Giovanni Battista. Anch’essa riscostruita dopo il terremoto, spicca imponente e “mutilata”: si caratterizza per un singolo campanile mentre sul lato destro resta il basamento vuoto di un secondo mai realizzato. A poche centinaia di metri il palazzo Vescovile Schininà oggi sede del vescovado e degli uffici della curia, il palazzo Zacco che ospita gli incontri culturali in città e sede del Museo del Tempo Contadino e la Civica raccolta Carmelo Cappello, noto scultore ragusano. Consigliato anche il Museo Archeologico Ibleo, che raccoglie i preziosi reperti raccolti negli scavi compiuti nell’area a partire dal Neolitico.

La cupola del duomo di San Giorgio che spicca da tutti gli angoli del quartiere

Ragusa, due anime distinte unite dalla stessa voglia di rivalsa contro la natura matrigna che la ridusse in cenere. Un luogo magico che ha ispirato anche la creatività di Andrea Sironi, regista del Commissario Montalbano, la fortunata serie televisiva Rai tratta dai romanzi del maestro Andrea Camilleri. Un atelier dell’arte tra tufi silenziosi e luminosi, dove si racconta il tardo barocco siciliano, uno stile fantasioso e affollato che fu capace di sprigionare vita dalla pietra nella Sicilia dell’apocalisse: una rivalsa di gioia creativa al vuoto e alla perdita d’identità lasciate dal terremoto del 1693. Anarchia del bello come risposta alla paura dell’indistinto, un patrimonio di bellezza e umanità unico al mondo.

Immagine di copertina: panorama di Ragusa Ibla 

Photo credits: Elena Bittante

Fiorella Mannoia – Personale Tour


Auditorium Parco della Musica
 – Roma 29.07.2019

Live report, pregalleria e galleria fotografica di Claudio Enea

“Essere appassionati di qualcosa è la più grande fortuna che si possa avere.
Non c’è età̀ per scoprire nuove passioni, io ho scoperto da poco quella della fotografia.
Venerdì esce il nuovo album che è anche la mia piccola e umile “personale”.
Ho voluto abbinare a ogni brano uno scatto realizzato nel corso di viaggi,
di incontri, di momenti imprevedibili. Perché le fotografie raccontano prima di tutto delle storie, esattamente come le canzoni.”

Così esordiva Fiorella Mannoia il 26 marzo, sul sito ufficiale, per annunciare l’uscita del suo ultimo album
Ed eccola ora a Roma davanti al suo pubblico, lo stesso che fa registrare il sold out alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica e conosce a memoria le sue canzoni dai suoi successi più lontani all’ultimo “Personale”.

Evento nell’ambito del Roma Summer Fest, per presentare questo nuovo progetto discografico Personale”, 13 brani, 13 foto, 13 storie che non sono altro che l’istantanea dell’evoluzione artistica ed umana della cantante romana.

Molte le collaborazioni note e meno note, autori dei testi tra gli altri, Luca Barbarossa, Bungaro, Ivano fossati la Mannoia stessa e molti altri.
Per le foto ed i testi dell’album Personale vi rimandiamo al sito ufficiale https://www.fiorellamannoia.it/



Loredana Bertè – LIBERTÉ SUMMER TOUR 2019

Teatro Antico di Ostia Antica, 27 Luglio 2019

Pochi giorni fa è stato l’anniversario dello sbarco sulla Luna, e questa sera Loredana Bertè ha incantato il pubblico di Ostia Antica con le sue canzoni dove la Luna è spesso protagonista da La Luna Busso, Notti Senza Luna, Messaggio dalla Luna…

Ha iniziato con Maledetto Luna Park, Il Mare d’Inverno, Babilonia e Notti Senza Luna, per poi duettare insieme ad Irene Grandi con il brano “Cosa ti aspetti da me”, brano che la ha candidata vincitrice morale della 69° edizione del Festival di Sanremo, ben tre standing ovations, record assoluto, hanno accompagnato le altrettanti esibizioni. Il concerto è stato un susseguirsi si emozioni e citazioni come Mi Manchi scritta per l’ex marito Borg a Quante Volte di Mia Martini, cantata da Aida Cooper.

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Sergio Cammariere – La fine di tutti i guai

Casa del Jazz – Roma – 26.07.2019

Live report, pregalleria e galleria fotografica di Claudio Enea

Quando si parla di Sergio Cammariere, si parla di un artista raffinato la cui poliedricità musicale gli ha permesso di spaziare, da sempre, tra diversi generi, dalla classica al pop, dai ritmi latino americani al blues per approdare all’amato jazz, sua grande passione e la cui contaminazione e sempre stata presente in tutte le opere della sua trentennale carriera. Allora, quale cornice migliore per un concerto se non la “Casa del Jazz” di Roma”?

In una serata calda ed afosa, tanto che ad un certo punto chiede di spegnere le luci per cercare un po di refrigerio, il cantautore pianista presenta il suo ultimo album “La fine di tutti i guai”, dove racconta l’amore come rimedio per scoprire la bellezza delle cose ed avvicinarsi ad un utopico stato quale potrebbe essere quello di una vita senza guai.

Presente tanta gente tra cui, in prima fila, l’amico e trentennale collaboratore Roberto Kunstler, che ha scritto gran parte dei testi delle sue canzoni. L’artista che scopriamo anche essere il cugino di Rino Gaetano, ci dona una viaggio tra gli undici brani del suo ultimo disco ma anche tra le sue famose hits. Un breve intermezzo tra l’artista calabrese e l’ospite della serata, la livornese Karima, anima soul blues, completa la cornice di questa bollente ma bella serata.

Band:
Sergio Cammariere (Voce e piano)
Amedeo Ariano (Batteria)
Luca Bulgarelli (Contrabbasso)
Daniele Tittarelli (Sax soprano)
Bruno Marcozzi (Percussioni)

Pregalleria



Afro-Cuban All Stars – A toda Cuba le gusta


Roma Summer Fest 2019 – APDM Roma – 23.07.2019

Live report, pregalleria e galleria fotografica di Claudio Enea

Il maestro Juan de Marcos González dirige l’Afro-Cuban All Stars, una band composta da musicisti di tutte le età che ha come obbiettivo quello di riportare in auge la musica delle grandi band cubane degli anni 50.

Il progetto nasce nella metà degli anni novanta e nel 1997 il primo album dal titolo “A toda Cuba le gusta”. Proprio lo scorso settembre, in concomitanza con i vent’anni dalla sua pubblicazione, l’album è stato ristampato, ed il passo successivo è stato quello di dare il via ad un tour in giro per il mondo per portare l’incontenibile energia live di quelle session leggendarie.

Afro-Cuban All Stars è un’orchestra unica, che abbraccia diverse generazioni e stili della grande musica cubana: dai classici son e danzón, ai ritmi timba di danza contemporanea.

Formazione:
– Juan de Marcos González (Lead vocals, Guitars, Music arrangement)
– Emilio Suarez (Vocals)
– Gliceria Gonzalez (Keyboards, Vibraphone, Vocals)
– Laura Lydia Gonzalez (Clarinet, Vocals)
– Gliceria Abreu (Afro Percussion)
– Haile Uriarte  (Trumpet)
– Yoanny Pino (Trumpet)
– (Trumpet)
– Asley Rosell (Percussion)
– Tany Allende (Percussion)
– Caleb Michel (Percussion)
– (Bass)
– (Piano)

Pregalleria



Loreena McKennitt – Lost Souls Tour

 

Teatro Antico di Ostia Antica, 25 Luglio 2019

Live report di Ernesto Fiorentino e Sandra Paul, galleria fotografica di Domenico Cippitelli

Loreena McKennit ad Ostia Antica, ovvero quando una canadese ricorda a noi che viviamo da questa parte dell’Atlantico le nostre origini musicali con un viaggio sulle tracce dei celti che si spostarono per l’Europa nei corsi dei secoli, lasciandosi contagiare dai suoni caldi del mediterraneo con le sue chitarre spagnole o i suoni dolci di una Istanbul incantata.

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Domenico Cippitelli
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