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CULTURA

La cultura italiana in tutte le sue forme dalla letteratura al cinema, dalla scultura al teatro

Officina Pasolini: Mango – 6 novembre

OFFICINA DELLE ARTI PIER PAOLO PASOLINI

direzione artistica Tosca

Teatro Eduardo De Filippo
Viale Antonino di San Giuliano 782 – ROMA

Mercoledì 6 novembre – ore 21

MANGO

LA VOCE, IL SUONO, LE PAROLE

Enzo Gentile incontra Laura Valente
con la partecipazione di Tosca

Mercoledì 6 novembre alle 21 Officina Pasolini, il Laboratorio di Alta formazione artistica e HUB culturale della Regione Lazio diretto da Tosca, presenta MANGO. La voce, il suono, le parole, una serata per ricordare, conoscere, avvicinare e attraversare la storia di un artista che nella sua lunga carriera ha saputo abbracciare il grande successo popolare e le scelte più ardite, passando con coraggio da un repertorio perfetto per le classifiche a incursioni tra ricerca e sperimentazione.

A dieci anni dalla scomparsa e a settanta dalla nascita, con la testimonianza della moglie, e per molti anni voce dei Matia Bazar, Laura Valente e l’ausilio di filmati e schegge audio, Enzo Gentile condurrà il racconto di una figura unica e irripetibile che ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama della canzone italiana. Ospite della serata Tosca, che interpreterà alcuni brani della straordinaria produzione dell’indimenticabile cantautore lucano.

Giuseppe Mango, per gli amici Pino, nasce il 6 novembre del 1954 a Lagonegro, in provincia di Potenza. Nel 1975 va a Roma e incide per la RCA Italiana l’album La mia ragazza è un gran caldo, che sarà pubblicato nel 1976. Due brani attirano l’attenzione di Patty Pravo che decide di inserirli nel suo album Tanto. Anche Mia Martini inserirà una sua canzone nell’album Che vuoi che sia… se t’ho aspettato tanto. Il successo arriva negli anni Ottanta quando viene consacrato con la partecipazione al Festival di Sanremo, dove nel 1985 vince il premio della critica con Il viaggio. Calcherà ancora molte volte il palco della città dei fiori, sette volte come cantante e due come compositore. Ed è proprio negli anni Ottanta che Mango si afferma anche fuori dai nostri confini: la sua capacità di usare la voce, carica di sfumature e capace di virtuosismi non fini a sé stessi, e la sua attenzione verso idee e sonorità internazionali gli permettono di creare una formula pop colta e di ampio respiro, lontana dagli stereotipi italiani e decisamente innovativa. Tra i successi di quella felice fase artistica, che si è protratta fino alla metà degli anni ‘90, vanno ricordati Oro (realizzato in collaborazione con Mogol), Australia, la splendida Lei verrà, Odissea, Bella d’estate, Nella mia città, Come Monna Lisa, Mediterraneo, Dove vai, Giulietta e La rondine. La sua lunga carriera lo vede lavorare, tra gli altri, con Lucio Dalla, Franco Battiato, Claudio Baglioni, Andrea Bocelli, artisti che hanno riconosciuto e apprezzato il suo talento e la sua originalità.

OFFICINA DELLE ARTI PIER PAOLO PASOLINI

Ingresso Teatro Eduardo De Filippo: Viale Antonino di San Giuliano 782/angolo Via Mario Toscano, a pochi passi da Ponte Milvio.

Tutti gli eventi sono gratuiti, con prenotazione obbligatoriasul profilo Eventbrite di Officina Pasolini al seguente link

Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini
www.officinapasolini.it

Ufficio stampa Antonella Mucciaccio

La talentuosissima Lakecia Benjamin incanta Roma

Si è aperto il Roma Jazz Festival 2024 presso l’Auditorium Parco della Musica con l’esplosività dell’artista americana e del suo gruppo

Roma, 02 novembre 2024

Articolo e foto di Grazia Menna

L’onore di aprire il Roma Jazz Festival 2024 è stato assegnato alla talentuosissima sassofonista americana Lakecia Benjamin, che ieri sera 1 novembre 2024 si è esibita sul palco della Sala Petrassi presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Già nel 2021 l’artista era stata ospite del Roma Jazz Festival e , come ha dichiarato durante il concerto, torna a Roma con grande piacere.

Nominata tre volte ai Grammy, Lakecia Benjamin è una delle voci emergenti nel jazz contemporaneo, caratterizzata da uno stile che fonde jazz tradizionale, hip hop, soul, R&B e funk. Sul palco con lei, musicisti di talento come: Michael King  (piano), Elias Bailey  (basso) ed Dorian Phelps  (batteria)

La sua presenza scenica esplosiva, collegata ad un’eleganza distintiva ha consentito all’artista americana di  offrire un concerto carico di emozioni; ha dedicato il concerto a tutte le donne del jazz e al mondo femminile in generale.

La sua musica, però, non si limita a celebrare le donne, ma affronta anche temi di protesta sociale e di riscatto, ispirandosi alla lotta per i diritti delle comunità emarginate.

Considerata dai maggiori critici musicali come il miglior astro nascente del sax, Lakecia ha suonato con leggende come Alicia Keys, Missy Elliot, The Roots, Macy Gray e Stevie Wonder.

Nata a New York nel 1982 e cresciuta a Washington Heights, ha iniziato a suonare il sassofono fin dall’infanzia, continuando la sua formazione musicale alla prestigiosa Fiorello La Guardia High School e poi alla New School for Jazz and Contemporary Music.

Il suo primo album, Retox, è stato pubblicato nel 2012, seguito da Rise Up (2018), Pursuance: The Coltranes (2020) e Phoenix (2023), frutto di un periodo complesso segnato da un grave incidente e dalla pandemia. Nonostante il successo di Pursuance, è proprio Phoenix, prodotto dalla Whirlwind Recordings, a rappresentare il traguardo artistico più significativo per Lakecia.

L’album Phoenix, che dà anche il titolo al tour che l’artista sta portando in giro per l’Italia, simboleggia una doppia rinascita: quella di New York, la città che incarna diversità culturale e artistica, e quella personale dell’artista, che è riuscita a superare le difficoltà degli ultimi anni. L’album è una testimonianza del suo percorso musicale, che continua a crescere e a evolversi, arricchito anche dal contributo di figure di spicco della cultura americana. Tra i suoi collaboratori troviamo Dianne Reeves, Georgia Anne Muldrow, Sonia Sanchez, Patrice Rushen, l’attivista Angela Davis e Wayne Shorter, artista purtroppo scomparso, che Lakecia reputa come “il suo guru per eccellenza”.

Per la produzione di questo album lo sforzo di Lakecia è stato quello di coinvolgere artisti con cui condividesse radici e ideali, per riflettere l’identità afroamericana contemporanea e guardare verso il futuro. Un futuro che da quanto si è ascoltato e visto ieri sera in Sala Petrassi, diventa sempre più radioso!

Si ringrazia la GDG Press nelle persone di Alessandro Gambino e Ilenia Visalli per aver reso possibile questo racconto per immagini,

Il Festival teatrale «Il canotto parlante» ha il suo vincitore

Festival teatrale

«Il canotto parlante»

Terza edizione

La terza edizione del Festival teatrale “Il Canotto parlante” rassegna progettata e organizzata dall’Associazione la Ciambella APS, in collaborazione con la UILT Lazio e con il patrocinio della UILT (Unione Italiano Libero Teatro) nazionale si è chiusa domenica sera al Teatro Lo Spazio con la proclamazione dei vincitori 

La terza edizione del “Concorso di drammaturgia” è stata vinta dall’autore Vito Buffoni con il testo “Tutto per amore

Il premio “Migliore opera” è stato assegnato alla Compagnia AssembleAbili GlobAli con “I giorni della falena”; opera che ha fatto incetta di premi aggiudicandosi il premio per la “Migliore regia”, Aurora Piaggesi, per la “Migliore interpretazione in ruolo principale”, andato all’attrice Kamila Bigos; il premio per la “Migliore interpretazione in ruolo non principale” all’attrice Graziana Allegra e il premio per il“Migliore allestimento scenico”

All’opera “I giorni della Falena” anche il “Premio Ciambella” assegnato dalla Giuria dei soci dell’Associazione la Ciambella e il “Premio Delfino” assegnato dalla Giuria dei Giovani  

Il riconoscimento “Premio Periscopio” pensato dall’Associazione la Ciambella APS, in collaborazione con il progetto Area 77 della UILT per premiare quell’elemento artistico e tecnico che nel corso del Festival si è distinto per la capacità di saper sperimentare e innovare i linguaggi narrativi è andato all’attrice “Cecilia Antichi” della “Compagnia Chili 5 di sale” per l’interpretazione del personaggio di Sofia nell’opera “Palazzina Mimosa” di Valeria Vecchié

E’ stato altresì assegnato ad Andrea Scrimali la Menzione Speciale della Giuria di drammaturgia per il testo “La Tribàde –una tragedia contemporanea”

Sito Web: https://www.laciambella.com

associazioneciambella@gmail.com

FB: https://www.facebook.com/laciambellaroma

Andrea Cavazzini

Giornalista e Ufficio Stampa

cell. 329.41.31.346 
press@quartapareteroma.it

A Teatrosophia : Nicola Lorusso e Giulio Macrì in “Memori”

Presenta

Dal 7 al 10 novembre 2024

MEMORI

Scritto diretto e interpretato da: Nicola Lorusso e Giulio Macrì

Il prossimo spettacolo in scena a Teatrosophia vedrà protagonisti due giovani artisti, dall’ indubbio talento che hanno scritto diretto e interpretato, un testo grazie al quale lo spettatore sarà immerso in una bolla in cui l’istante può diventare eterno e allo stesso tempo trascurabile, effimero. L’idea è quella di uno spazio che sia “in movimento”. L’apporto del sonoro è parte integrante del disegno drammaturgico e gli estratti danzati creano vere e proprie epifanie, in cui ritrovare piccole briciole di verità.

 MEMORI è il racconto di due anime disperse nel silenzio, alla disperata ricerca della propria identità. Frugano nel passato inseguendo la reminiscenza di quell’istante che ha stravolto il loro esistere. La convinzione è che la vita non sia soltanto una mera sequela di insignificanti vicende e coincidenze, ma una trama di eventi culminanti in un piano sublime. 

Sono catapultati in un possibile giorno del giudizio, in cui immaginano di avere di fronte a sé un dio da cui poter finalmente esigere risposta a tutti gli interrogativi irrisolti delle loro vite. Le ore passano, la notte si avvicina e i due si addormentano per poi risvegliarsi e rivivere insieme gli stessi momenti, gli stessi litigi, le stesse risate, ma con qualcosa di diverso…

Il primo guarda il secondo, il secondo guarda il primo, il primo guarda il secondo che guarda il primo. I due si ritrovano in una sala d’attesa particolare e iniziano a litigare su chi può pronunciarsi per primo su chi può pronunciarsi per primo. Sembra solo l’ultima di una lunga serie di litigate: si scopre infatti che i due abitano in questo non-luogo da parecchio tempo. In questo stato di noiosa e sterile inerzia, il litigio diventa paradossalmente l’unico modo per risollevare gli animi. Scopriamo quasi subito che i due sono amici da molto tempo e veniamo a conoscenza di un possibile incidente che li accomuna.

E dopo ogni spettacolo il consueto aperitivo offerto dal teatro!

Promo: https://www.youtube.com/watch?v=ou3uHnZ95vk

Info & Prenotazioni:

Orari:

Giovedì 7 novembre ore 21.00 e venerdì 8 novembre ore 21.00 

Sabato 9 novembre ore 18.00 e domenica 10 novembre ore 18.00 

Biglietti:

Intero: euro 14,00+tessera associativa 

Ridotto: euro 11,00+tessera associativa

Prenotazioni:

https://www.teatrosophia.it/index.php/le-stagioni/2024-2025?view=article&id=64&catid=9

N.B: Per accedere alla prenotazione è necessaria la registrazione all’Associazione Culturale Teatrosophia per la sottoscrizione della tessera associativa che sarà valida per tutta la stagione 2024/2025.

https://www.associazioneteatrosophia.it/index1.asp

Teatrosophia è in via della Vetrina, 7 – 00186 Roma

info@teatrosopia.com

Steve Hackett celebra il 50° di “The Lamb Lies Down on Broadway”

Steve Hackett, mitico e storico ex chitarrista di uno dei gruppo musicali che hanno fatto la storia della musica internazionale – i Genesis – è tornato a Roma esibendosi sul palco dell’Auditorium Parco della Musica.

Il concerto parte del tour europeo che in Italia toccherà nei prossimi giorni anche Bologna, Padova, Torino e Milano, dal titolo “GENESIS GREATS Lamb Highlights & Solo”, con l’obiettivo di celebrare il 50° anniversario dell’album dei Genesis “The Lamb Lies Down on Broadway”.

Il concerto ha rappresentato un vero e proprio viaggio musicale nel tempo, precisamente negli anni ’70, offerto ai fan di tutte le età presenti in sala, un omaggio a questo straordinario chitarrista e contemporaneamente un tributo ai Genesis.

L’artista britannico ha riproposto i suoi celebri virtuosismi alla chitarra con i brani più iconici della band che lo ha reso famoso, quali “Firth of Fifth“, “Dancing with the Moonlit Knight“, “Carpet Crawler“, solo per citarne alcuni, oltre evidentemente la stessa ““The Lamb Lies Down on Broadway”, già nominata sopra.

Con Hackett sul palco Roger King (tastiere), Nad Sylvan (voce), Jonas Reingold (basso e voce corista), Rob Townsend (sax, flauti, tastiere aggiuntive) e Craig Blundell (batteria).

La galleria delle immagini

A Roma in Prima Nazionale l’artista Arkadi Zaides con “The Cloud”

Nell’ambito della rassegna Corpi in ascolto

ORBITA | SPELLBOUND
Centro Nazionale di Produzione della Danza

presenta

PRIMA NAZIONALE

21 novembre, ore 20.30
Spazio Rossellini
Via della Vasca Navale, 58 – Roma

TRAILER

PREVENDITE

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Corpi in ascolto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è vincitore
dell’Avviso Pubblico biennale “Culture in Movimento 2023 – 2024”
curato dal Dipartimento Attività Culturali e realizzato in collaborazione con SIAE.

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“Quando l’esterno diventa pericoloso, la pelle diventa il confine”
(Arkadi Zaides)

Da un lato, l’eclissi del corpo. Dall’altro, l’avvento dell’Intelligenza Artificiale. Al centro: la nube radioattiva di Chernobyl.

Dopo la Prima Mondiale a Gent in Belgio e le tappe al Festival di Danza di Montpellier in Francia e al FIT – Festival Internazionale del Teatro di Lugano, in Svizzera, arriva finalmente in Italia in Prima Nazionale The Cloud di Arkadi Zaides. L’attesissima nuova creazione del coreografo e artista multidisciplinare bielorusso, in programma il 21 novembre allo Spazio Rossellini di Roma, è presentata dal Centro Nazionale di Produzione della Danza Orbita | Spellbound –la cui programmazione è curata da Valentina Marini – che nel 2023 aveva dedicato un focus a Zaides, ospitandolo in residenza e presentando un primo frammento di The Cloud in forma di restituzione al pubblico. La Prima Nazionale del 21 novembre è in programma nell’ambito della rassegna autunnale Corpi in ascolto che anticipa la stagione 2025 di Orbita | Spellbound.

The Cloud è uno spettacolo multimediale che affronta di petto le tematiche legate alla crisi climatica partendo da uno dei più grandi disastri ambientali nella storia recente: l’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl. Zaides mette sotto la lente d’ingrandimento la catastrofe, seguendo il movimento effettivo della nube radioattiva, le sue ricadute e il pericolo che rappresenta ancora oggi per l’uomo. Una nube, dunque, indagata anche come nuvola di dati che conduce la coscienza collettiva verso uno stato di paranoia e panico e immaginata come un “iper-oggetto“, ovvero – secondo le parole del filosofo britannico Timothy Morton – un elemento “massicciamente distribuito nel tempo e nello spazio rispetto agli esseri umani” che porta l’umanità a un collasso ecologico totale.

Ciò che un tempo era ingenuamente percepito come un documento testimoniale forense, una prova del reale, infatti, nell’epoca dell’IA si scioglie sotto i nostri occhi, diventando un’entità morfogenetica incomprensibile. L’artista bielorusso stabilisce così un parallelismo fra questo processo di irradiazione tecnologica contemporanea con un altro processo che segna un punto critico nel dispiegarsi della modernità: l’emergere dell’energia nucleare, vista sia come un’apparente minaccia sia come presunta opportunità. Nell’ambito della sua pratica artistica conosciuta come “coreografia documentale” – basata sul rapporto fra corpi e archivi storico-politici, intrecciando arte visiva e performance, indagine storico-forense e teatro, dispositivi tecnologici e politica – il lavoro di Zaides interroga l’Intelligenza Artificiale per ottenere dati e informazioni da sottoporre all’attenzione dello spettatore e vagliarne il grado di assuefazione all’orrore.

In questa articolazione di agency umana e non umana, biografia e storia, realtà e finzione, emergono delle domande precise: qual è la singolarità del corpo umano in questo punto di convergenza tra la nube tossica e la nuvola di dati? Dove si collocano la fragilità intrinseca del corpo e la sua resilienza postumana?

Dopo la ricerca sul concetto di confine geo-politico sviluppata nei precedenti Talos e Necropolis – argomento, quello del “confine” particolarmente sensibile per un artista nato in Bielorussia, emigrato da piccolo con la famiglia a Tel Aviv e giunto da adulto in Europa, prima in Belgio e oggi in Francia – in The Cloud Arkadi Zaides affronta un altro tipo di confine, quello tra il corpo e l’esterno. Quando l’esterno diventa pericoloso, la pelle diventa il confine”.

L’appuntamento del 21 novembre è dunque un’imperdibile occasione per scoprire l’opera di un artista internazionalmente riconosciuto per la vocazione a denunciare sul palcoscenico le più roventi questioni riguardanti diritti umani, per la capacità di fare luce sulle paure esistenziali dell’umanità e di portare in primo piano le grandi tematiche di un mondo in procinto di collassare.

Subito dopo la performance, Arkadi Zaides incontrerà il pubblico in dialogo con la studiosa Ariadne Mikou. Lo spettacolo prevede una scena con scorrimento di testo in inglese su due schermi di proiezione. Al pubblico verrà fornito il testo tradotto, da consultare (su consiglio dell’artista) alla fine, così da agevolare la fruizione sonora e visiva della performance.

Bio

Arkadi Zaides è un artista visivo indipendente di origine bielorussa, attualmente residente in Francia. Ha conseguito un master presso la AHK Academy of Theatre and Dance di Amsterdam (NL). Attualmente sta conseguendo il dottorato di ricerca congiunto presso l’Università di Anversa e l’Università di Ghent. È membro del gruppo di ricerca CORPoREAL presso il Royal Conservatoire Antwerp e membro di S:PAM (Studies in Performing Arts & Media) presso l’Università di Ghent. Le sue performance e installazioni sono state presentate in numerosi festival di danza e teatro, musei e gallerie in Europa, Nord e Sud America e Asia. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui un premio per la dimostrazione dell’impegno nelle questioni dei diritti umani, assegnato a Zaides dalla Emile Zola Chair for Interdisciplinary Human Rights Dialogue (IL).

Credits

Coreografia e regia: Arkadi Zaides
drammaturgia: Igor Dobricic
sviluppo IA e suono: Axel Chemla-Romeu-Santos
direttore della fotografia: Artur Castro Freire
con: Axel Chemla-Romeu-Santos, Misha Demoustier/Roger Sala Reyner, Arkadi Zaides
luci: Jan Mergaert
direzione tecnica: Etienne Exbrayat
produzione: Simge Gücük / Institut des Croisements
distribuzione internazionale: Something Great
ricerca iniziale condotta nell’ambito di Sound ImageCulture (SIC) con il sostegno della Federazione Vallonia-Bruxelles e VAF – Vlaams Audiovisueel Fund
coproduzione: Montpellier Danse (FR), Charleroi Danse (BE), Maison de la Danse (FR), Mousonturm (DE), CAMPO (BE) Residency support PACT Zollverein (DE), Orbita | Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza  (IT), Dialoghi / Villa Manin, CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia (IT)
Con il supporto di: Ministero della Cultura Francese / Direction générale de la création artistique; Trust for Mutual Understanding (TMU) New York; Città di Ghent, Flemish Authorities e Belgian Federal Government’s Tax Shelter measure through Flanders Tax Shelter (BE), un programma di residenza parte di A.R.T. research program at La Comédie de Valence, CDN (FR)

Info e prenotazioni

biglietteria@orbitaspellbound.com

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Ufficio stampa GDG press
www.gdgpress.com

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I The White Buffalo Live a Largo Venue

Il concerto dei The White Buffalo a Largo Venue di Roma il 26 ottobre è stato un evento carico di energia e intensità. Jake Smith, carismatico frontman della band, noto per il suo sound ricco di influenze folk, rock e country, ha portato sul palco un mix di emozione cruda e autenticità musicale, mescolando brani storici del gruppo con estratti del suo ultimo album, Year of the Dark Horse, pubblicato nel 2022.

Accompagnato dai fedeli Matt “Machine” Lynott alla batteria e dal multistrumentista Christopher Hoffee, il trio ha creato un’atmosfera coinvolgente ed unica, ed è stato accolto calorosamente dal pubblico italiano, sempre appassionato del suo stile unico.

L’evento ha sottolineato il legame speciale tra Smith e il pubblico italiano, dopo i sold-out dell’anno scorso e l’esibizione memorabile come apertura per Bruce Springsteen al Circo Massimo.

Con una performance ricca di brani che spaziano tra introspezione e potenza musicale, i The White Buffalo hanno confermato la loro indiscussa capacità di creare un’esperienza live intensa e immersiva, che ha incantato il pubblico romano ed offerto una serata davvero piacevole e coinvolgente per tutti.

Si ringraziano Bagana Music e Largo Venue.

Qui sotto la gallery del concerto.

A Roma dal 1 Novembre la 48° edizione del JAZZ FESTIVAL

LAKECIA BENJAMIN “PHOENIX” | PAT METHENY “DREAM BOX MOONDIAL TOUR”
ORCHESTRA NAZIONALE JAZZ GIOVANI TALENTI diretta da PAOLO DAMIANI
NUBYA GARCIA | BILL EVANS & THE VANSBAND ALL STARS
ELISABETTA ANTONINI & ALESSANDRO CONTINI/(R)EVOLUTION feat. NILS PETTER MOLVAER | COLLETTIVO IMMAGINARIO | JAZZ FOR KIDS
FAMOUDOU DON MOYE “ODYSSEY & LEGACY” TRIO 
L’ORCHESTRA JAZZ CHE VORREI – L’AQUILA 
BIO – BLIND INTERNATIONAL ORCHESTRA + JAVIER GIROTTO
CROSSCURRENTS: DAVE HOLLAND/ZAKIR HUSSAIN/CHRIS POTTER
RITA MARCOTULLI ENSEMBLE | MURUBUTU & MOON JAZZ BAND
TANIA GIANNOULI TRIO | NIKÓL BOKOVÁ QUARTET “EXPEDITION”
JAMES BRANDON LEWIS & RED LILY QUINTET | AEHAM AHMAD TRIO
NERO A METÀ EXPERIENCE | ISFAR SARABSKI QUARTET
CAMILLA BATTAGLIA “ELEKTRA”

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Il progetto è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale
“Culture in Movimento 2023 – 2024” di Roma Capitale

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“Il jazz di oggi, e ancor più quello di domani, è frutto della creatività post-globale. La sua evoluzione, non dipenderà più solo dalla scena di New York, Los Angeles, Londra o Berlino ma da quella di Lima, Abidjan o Baku. Dalla sua diffusione tramite le piattaforme social e dalle nuove tecnologie, compresa l’Intelligenza artificiale. Si arriverà così a una totale ibridazione”.

Con queste parole il direttore artistico Mario Ciampà introduce Hybrid, il concetto-guida che attraversa la 48° edizione del Roma Jazz Festival, pronto ad animare la Capitale dal 1° al 23 novembre con 23 concerti fra l’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone”, la Casa del jazz e il Monk, una mostra fotografica e una serie di appuntamenti dedicati ai più piccoli che quest’anno si espande ancora di più, arrivando a coinvolgere la fascia della primissima infanzia.

Prodotto da IMF Foundation in co-produzione con Fondazione Musica per Roma, il Roma Jazz Festival 2024 è realizzato con il contributo del MIC – Ministero della Cultura.

Prossimo al mezzo secolo di vita, il Roma Jazz Festival si conferma ancora una volta come uno dei più densi e vivaci appuntamenti sul piano internazionale, senza smettere mai di interrogarsi sulle infinite evoluzioni di un genere che mai come oggi sembra conoscere confini. Come afferma il musicista Paolo Damiani “oggi l’interrogativo: ‘sarà jazz?’ risulta quanto mai fuori luogo”

Infinite le ibridazioni – siano esse espressive, stilistiche, culturali o geografiche – che attraversano la programmazione, la cui apertura il 1 novembre è significativamente affidata alla sassofonista americana Lakecia Benjamin, pronta a stupire il pubblico del festival con quell’esplosiva fusione di jazz, R’N’B e funk che vien fuori dal suo ultimo album, Phoenix: un grande omaggio alla sua New York risorta dalla pandemia come una Fenice ma anche alla propria “resurrezione”, dopo essere miracolosamente scampata a un incidente stradale. Una doppia metafora che vuol essere anche un auspicio rispetto alla catastrofe che sta segnando il mondo attuale.

Come sempre al festival non mancano i grandi nomi, quelli che non hanno bisogno di presentazioni. È il caso di Pat Metheny, icona per eccellenza della chitarra fusion, che il 4 novembre al Roma Jazz Festival si esibirà in uno straordinario concerto, presentandosi sul palco da solo per presentare alcuni brani del suo ultimo album MoonDial, ripercorrere le sue più celebri composizioni per chitarra acustica e abbandonarsi a un travolgente fiume di improvvisazione in cui il chitarrista statunitense spingerà al limite le sue doti tecniche. Altro grande protagonista di questa edizione, il sassofonista americano Bill Evans che dopo 30 anni di carriera da solista oggi non smette di innovare creando nuove relazioni con musicisti di diversa estrazione. L’11 novembre al Roma Jazz Festival 2024 arriva con una formazione stellare, The VansBand All Stars, in cui spiccano il grande Gary Husband e Felix Pastorius (figlio del mito Jaco). Fra i giganti della scena mondiale ci sono anche il contrabbassista britannico Dave Holland che ritorna al Festival il 19 novembre con la formazione Crosscurrents Trio, ovvero in compagnia del percussionista Zakir Hussain e il sassofonista Chris Potter, mettendo in connessione il jazz con la musica indiana; e il percussionista americano dall’incredibile carriera, a lungo batterista degli Art Ensemble of Chicago, l’alfiere del Panafricanismo musicale (e culturale) Famoudou Don Moye, il 16 novembre con la formazione Odissey&Legacy Trio. Decisamente più giovane ma già brillante astro del panorama internazionale è invece il sassofonista James Brandon Lewis. 41 anni, di Buffalo, Stato di New York, background gospel, educazione cristiana, Lewis riesce a trovare il perfetto equilibrio fra l’intensità spirituale e la libertà dell’improvvisazione. Alla guida del Red Lily Quintet, il 22 novembre si esibirà lasciandosi ispirare dalla indimenticata stella del gospel Mahalia Jackson, cui ha dedicato il suo ultimo album For Mahalia, With Love.

Mosso da inarrestabile curiosità e spiccata sensibilità, il Roma Jazz Festival continua a volgere lo sguardo verso le geografie “altre” rispetto a quelle consolidate in ambito jazz. Così all’interno della programmazione della 48° edizione trovano ampio spazio musicisti provenienti dall’Azerbaijan, dalla Siria, dalla Repubblica Ceca e dalla Norvegia. Da Baku arriva ad esempio il pianista e compositore Isfar Sarabski che il 23 novembre ritorna al festival in quartetto dopo aver incantato il pubblico capitolino nel 2022. Il suo è un jazz impressionista denso di riferimenti alla tradizione folklorica azera ma al tempo stesso segnato dal minimalismo e aperto alle sperimentazioni elettroniche, grazie anche alle diverse collaborazioni con alcuni dei protagonisti della scena clubbing della sua città natale. È diventato famoso in tutto il mondo per aver iniziato la sua carriera fra le macerie di una Damasco devastata dai bombardamenti del 2011 il pluripremiato pianista nato nel campo profughi palestinese Yarmouk Aeham Ahmad, fuggito poi dalle persecuzioni dei miliziani dell’Isis per approdare, dopo un lungo viaggio nel Mediterraneo, in Europa. Da allora ha pubblicato diversi album vincendo il Premio Internazionale Beethoven per i diritti umani, la pace, la libertà, la riduzione della povertà e l’inclusione ed è stato insignito del Premio Yorum per il suo impegno civile, non avendo mai smesso in questi anni di suonare per la pace e per la libertà. Cosa che farà anche il 22 novembre al Roma Jazz Festival. La pianista e compositrice Nikól Boková è invece una figura di spicco della scena della Repubblica Ceca e il 21 novembre arriva al festival nella formazione quartetto per presentare il suo ultimo album Expedition, che mette in dialogo il jazz con la musica classica, il minimalismo e la musica pop. Il trombettista norvegese Nils Petter Molvær, considerato un pioniere del nu jazz, è invece special guest, insieme allo straordinario percussionista Michele Rabbia, il 13 novembre di (R)Evolution, un progetto interamente scritto da Alessandro Contini ed Elisabetta Antonini e ispirato a figure, in vari campi e a modo loro, rivoluzionarie, come Fela Kuti con il suo impegno politico, Salgado con quello ambientalista e Pina Bausch sul fronte delle trasformazioni radicali che ha apportato alla danza contemporanea. Del resto, come afferma il direttore artistico Mario Ciampà “temi come pace, parità di genere, diritti civili e inclusività stanno tornando al centro dei valori del jazz, mettendo in risalto il ruolo delle artiste donne e l’approccio multidisciplinare, come strumento di emancipazione e riscatto sociale”.

Come ormai da tradizione del Roma Jazz Festival, forte è infatti il protagonismo femminile all’interno della programmazione. Oltre a Lakecia Benjamin, Nikól Boková ed Elisabetta Antonini, la 48° edizione è segnata dalla presenza di artiste di primissimo piano come la cantante Camilla Battaglia che il 23 novembre presenta Elektra, un concerto ispirato a personaggi femminili archetipici ancora oggi legati a stereotipi sociali che ibrida il jazz con la letteratura. O come la pianista e compositrice greca Tania Giannouli, al festival in Trio il 21 novembre per presentare le sue sonorità frutto di ispirazioni molteplici e contraddistinte da un approccio interdisciplinare, abbracciando una gamma impressionante di stili in una fusione creativa e senza confini della realtà globale di oggi. Interdisciplinare è anche l’approccio di una vera stella del jazz italiano come la pianista Rita Marcotulli pronta ad accompagnare il pubblico del festival il 20 novembre in un viaggio visionario nell’opera di Caravaggio che è, al tempo stesso, un grande omaggio all’arte italiana. Fra jazz, elettronica, classica,  contemporanea e i testi di Stefano Benni, Caraviaggianti è un vero e proprio spettacolo multimediale che lascerà incantati gli spettatori. Infine, la grande personalità di Nubya Garcia, sassofonista e compositrice ma soprattutto paladina della nuova scena inglese, che il 10 novembre salirà da sola sul palco per suonare sax, batteria, tastiere e basso in un vortice di sonorità jazz, R’N’B, dub, ska e broken beat che avvolgono il suo ultimo album Odissey ma anche il precedente Source, definito dal New York Times “un ampio panorama jazz con influenze afro-caraibiche, che racchiude le esperienze di una vita in un’ora di ascolto”.

Sul fronte nu jazz in Italia i fari sono sicuramente accesi sul caleidoscopico trio Tommaso Cappellato – Collettivo immaginario, esponenti di quella onda che sta rivitalizzando fortemente la scena della penisola, facendo incontrare il jazz con l’elettronica anni ’70, le colonne sonore di Piccioni e Umiliani, il funk e i ritmi brasiliani, sotto la guida spirituale di artisti come Hermeto Pascoal, Herbie Hancock e Azymuth. Il 10 novembre presenteranno al festival le composizioni dell’ultimo album Oltreoceano. Contaminazione è la parola d’ordine anche di Murubutu, fra gli assoluti protagonisti della scena hip-hop italiana e ideatore di una particolare e originalissima forma di rap in stretto dialogo con la letteratura, la poesia e il cantautorato che nasce dalla sua professione di insegnante di storia e filosofia. Al Roma Jazz Festival si esibirà il 21 novembre insieme alla Moon Jazz Band grazie alla quale ha di recente rivisitato il proprio repertorio hip hop in chiave jazz.

Ampio spazio è dedicato anche ai più giovani, sia sul fronte artistico che del pubblico. Si parte subito il 7 novembre con l’Orchestra Nazionale Jazz Giovani Talenti diretta da Paolo Damiani, una produzione Fondazione Musica per Roma, nata per valorizzare i nuovi talenti emergenti nel panorama jazzistico italiano. Sono ben 4 gli appuntamenti riservati all’infanzia, fra il 16 e il 23 novembre: Un pianoforte come cielo per i bambini da 0 a 3 anni, Jazzole storie e coccole in chiave jazz per bambini dai 3 agli 8 anni e Piano leggendo per bambini dai 4 ai 10 anni. Il 17 novembre sarà invece la volta di L’Orchestra Jazz che vorrei – L’Aquila diretta da Pasquale Innarella, una straordinaria iniziativa che coinvolge bambini e ragazzi tra gli 8 e i 18 anni e si distingue per un approccio originale che non mira esclusivamente all’eccellenza artistica ma si trasforma in un modello educativo volto a favorire l’integrazione, il rispetto reciproco e il superamento delle diseguaglianze. L’inclusività è poi il concetto che sta alla base di BIO – Blind International Orchestra, costituita da musicisti ciechi fra i 12 e i 65 anni di diverse nazionalità e nata dalla visione e dall’intuizione del compositore e direttore d’orchestra Alfredo Santoloci. Al festival si esibiranno il 17 novembre in compagnia del celebre sassofonista argentino Javier Girotto.

Il 23 novembre, inoltre, insieme ai concerti di Isfar Sarabski e Camilla Battaglia, il Roma Jazz Festival ospita anche Nero a metà Experience, un grande tributo a Pino Daniele eseguito, fra gli altri da coloro che lo hanno conosciuto e accompagnato nel suo percorso artistico: Gigi De Rienzo, Ernesto Vitolo, e Agostino Marangolo.

Infine, dal 9 al 24 novembre, nello spazio Arte dell’Auditorium Parco della Musica – Ennio Morricone sarà allestita la mostra fotografica collettiva dal titolo Il jazz e l’energia del sorriso realizzata da AFIJ – Associazione Fotografi Italiani di Jazz mentre dal 3 al 24 novembre alla Casa del Jazz Marcello Piras racconterà le sue Detective stories, una serie di indagini su alcune delle figure più particolari della storia del jazz.

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Calendario

1 novembre
Lakecia Benjamin “Phoenix”, Auditorium PdM – Sala Petrassi, h21

4 novembre
Pat Metheny “Dream Box MoonDial Tour”, Auditorium PdM – Sala Santa Cecilia, h21

7 novembre
Orchestra Nazionale Jazz Giovani Talenti diretta da Paolo Damiani, Casa del Jazz, h21

10 novembre
Nubya Garcia, Monk, h19

11 novembre
Bill Evans & The VansBand All Stars, Auditorium PdM – Sala Sinopoli, h21

13 novembre
Elisabetta Antonini & Alessandro Contini – (R)EVOLUTION feat. Nils Petter Molvaer, Auditorium PdM – Teatro Studio Borgna, h21

15 novembre
Collettivo Immaginario, Casa del Jazz, h21

16 novembre
– Jazz for Kids: Un pianoforte come cielo, Auditorium PdM – Teatro Studio Borgna, h10
– Jazz for Kids: Jazzole storie e coccole in chiave jazz, Auditorium PdM – Teatro Studio Borgna, h11.30
– Famoudou Don Moye Odissey&Legacy Trio, Auditorium PdM – Teatro Studio Borgna, h21

17 novembre

– L’Orchestra Jazz che vorrei – L’Aquila Diretta da pasquale Innarella – Teatro Studio Borgna, h11
– BIO – Blind International Orchestra + Javier Girotto, Auditorium PdM – Teatro Studio Borgna, h18

19 novembre
Crosscurrents: Dave Holland, Zakir Hussain & Chris Potter, Auditorium PdM – Sala Petrassi, h21

20 novembre
Rita Marcotulli Ensemble – I Caravaggianti, Auditorium PdM – Sala Petrassi, h21

21 novembre
– Murubutu & Moon Jazz Band, Auditorium PdM – Sala Petrassi, h21
– Tania Giannouli Trio, Auditorium PdM – Teatro Studio Borgna, h21
– Nikol Bóková Quartet “Expedition”, Casa del Jazz, h21

22 novembre
– James Brandon Lewis & Red Lily Quintet, Auditorium PdM – Sala Sinopoli, h21
– Aeham Ahmad Trio, Auditorium PdM – Teatro Studio Borgna, h21

23 novembre
– Jazz for Kids: Un pianoforte come cielo, Auditorium PdM – Teatro Studio Borgna, h10
– Jazz for Kids: Piano Leggendo, Auditorium PdM – Teatro Studio Borgna, h11.30
– Nero a Metà Experience, Auditorium PdM – Sala Sinopoli, h21
– Isfar Sarabski Quartet, Auditorium PdM – TeatroStudio Borgna
– Camilla Battaglia “Elektra”, Casa del Jazz, h21

LUOGHI

Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone”
viale Pietro de Coubertin, 30

In autobus/tram da Termini: 910; 223; 360; 53/2

In Auto: 2 ampi parcheggi a pagamento

In bici: pista ciclabile

Casa del Jazz
viale di Porta Ardeatina 55

In metro/bus da Termini: metro B, 160, 714, 160

Monk Roma
via Giuseppe Mirri, 35

In metro/bus da Termini: metro B, 545,409309

INFO

06 9020.7045 orari 10–13/15–17

https://www.romajazzfestival.it
https://www.auditorium.com/it/festival/roma-jazz-festival-2024/

https://www.instagram.com/romajazzfestival

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Roma celebra il ritorno dei La Crus

Lo scorso weekend, il Monk di Roma ha ospitato una delle tappe più attese del tour dei La Crus, segnando il ritorno della storica band milanese. Il concerto ha messo in luce l’inconfondibile voce carismatica di Mauro Ermanno Giovanardi e la chitarra sperimentale di Cesare Malfatti, creando un’atmosfera ricca di emozioni e suoni distintivi. La performance di Giovanardi è stata letteralmente ipnotica: ogni parola ha risuonato con intensità, mentre Malfatti ha cesellato le note con una sensibilità unica.

La serata è stata un’esplosione di talento e passione, grazie anche agli altri membri della band. Marco Carusino al basso ha aggiunto profondità e groove, rendendo la musica solida, mentre Leziero Rescigno alla batteria ha fornito una ritmica pulsante che ha coinvolto il pubblico. Chiara Castello alle tastiere ha arricchito i brani con arrangiamenti raffinati, trasportando gli ascoltatori in un viaggio emozionante.

Inoltre, la partecipazione di Mille ha dato un tocco speciale. La sua voce ha trasformato ogni nota in un’emozione vibrante e il duetto con Giovanardi è stato un momento di rara intensità, un perfetto equilibrio tra profondità e dolcezza che ha incantato tutti i presenti.

I La Crus hanno proposto brani che spaziano dai grandi successi agli ultimi lavori dell’album Proteggimi da ciò che voglio, affrontando temi come la disillusione sociale e la ricerca personale. Ogni canzone, mai banale, invita alla riflessione e dimostra la loro capacità di fondere poesia e musica in un racconto profondo e autentico. La loro esibizione al Monk ha lasciato un’impronta significativa a Roma, grazie alla maturità artistica e alla forza della loro musica, capace di innovare e stimolare pensieri.

XXII Alice nella città: L’Era d’Oro

Nel documentario L’Era d’Oro, la regista Camilla Iannetti racconta con delicatezza l’intreccio di emozioni e legami in una famiglia tutta al femminile.

Al centro della storia c’è Lucy, una giovane palermitana che vive in Inghilterra e si prepara a diventare madre di Futura, la sua prima figlia, nata dall’amore con Kitim, un ragazzo gambiano conosciuto in Sicilia.

Attorniata dalla madre e dalla sorella, giunte dall’Italia per sostenerla, Lucy affronta un periodo di cambiamenti e scelte complesse, tra cui il ritorno in Sicilia, dove nuove sfide l’attendono.

L’Era d’Oro esplora con intensità i legami familiari e il significato profondo della maternità, in un viaggio che parla di crescita, coraggio e speranza.

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Andrea Morviducci
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