Non vedo Sanremo. Lo dico ogni anno, ma poi in qualche modo, attraverso i social, la tv, internet ti arrivano di continuo video e messaggi che te lo spiattellano li obbligandoti a dedicargli qualche minuto. Del resto è un fenomeno sociale più che un evento. Ho visto il video di Tony Effe e ho ascoltato la sua canzone. La prima cosa che mi è venuta in mente è stato Franco Califano; i suoi ritmi lenti, ma con un testo banale, lontano dalle rime e dai testi del “Maestro”.
Ma non è tanto questo il discorso quanto la sua apparizione sul palco che dimostra quanto “il marketing” oggi la faccia da padrone. Marketing che ho sempre odiato perché rende tutto, anche l’arte e ancor peggio gli artisti, merce da bancone.
Abito bianco, elegante, cravatta e addirittura guanti sicuramente per coprire, e guarda caso proprio col colore più candido, i mille tatuaggi che venivano sempre esposti con orgoglio insieme alle mutande e ai chili d’oro sui palchi dei concerti. Ma Tony Effe non era quello li. Lo dicono in molti, anche la cantante Noemi, che raccontò di lui come un gentiluomo, l’unico uomo che in tutta la sua vita le apri lo sportello della macchina per farla scendere. Un vero gentleman che ancora noi comuni mortali deficienti non abbiamo capito e per questo è stato invitato a Sanremo per dimostrare quanto si sbagliava il sindaco di Roma a non farlo cantare al concerto di capodanno, perché Tony è un bravo ragazzo che va compreso; un ragazzo dolce a cui bisogna dare tempo ed aiutarlo a far uscire la sua vera anima; insomma se i testi delle sue canzoni, pre trasformazione, erano molto coloriti e non certo di bianco oggi il candore e la buona anima è anche nelle parole “sono il classico uomo italiano : amo solo mia madre…” (già come tutti gli italiani) .
Ma si, tutto può cambiare e tutto si trasforma, ma se dietro hai una Major forte, agenti straordinari e la benedizione della RAI e una macchina di marketing che ti sostiene come le pietre del Colosseo allora sei davvero il Numero 1. Credo di poter dichiarare che i ragazzi di oggi hanno davvero grandi opportunità. Che lasciassero perdere gli studi che in questo paese non servono a niente. Fatevi notare; non so pisciate sulle auto della polizia, usate molta droga, tatuatevi tutto anche le palle e soprattutto tiratele fuori verso tutto e tutti.
Circondatevi di cose brutte, vestitevi male e trattate male le ragazzine perché pare piaccia molto. Impazziscono davanti a idoli così, anche se poi sono gli adulti che giustificano perché in realtà ragazzine e ragazzini non ascoltano le parole dei testi a cui non danno peso (anche se li sanno a memoria). Cari ragazzi datevi da fare. Fare i malandrini paga; il carcere è la vera scuola. L’italiano pauroso e vigliacco com’è trema davanti a uno che si è fatto anche solo qualche giorno di Regina. A Roma è quasi tradizione.
E anche se tutto può apparire effimero non importa perché in un tempo breve potrete guadagnare miliardi di euro e tutto vi verrà perdonato e tutti saranno fieri di voi perché la metamorfosi e il cambiamento (quello che gli italiani temono più di ogni altra cosa altrimenti già si sarebbero dati da fare per cambiare lo stato delle cose in cui vivono) è qualcosa di grandioso e vi darà “gloria e onore”. La vostra famiglia vi proteggerà perché avrete risolto tutti i suoi problemi. La mamma, che un tempo vi riempiva di “ciavattate” (come si dice a Roma) sarà la vostra prima fan che piangerà dietro le quinte dell’Ariston, chi lo sa. Allora la polizia che prima vi rincorreva e vi carcerava perché eravate strafottenti e violenti, arroganti e ignoranti, poi vi farà da scorta e gli agenti magari vi chiederanno l’autografo per la figlia che li prega di farlo vedendo da casa il proprio idolo. Qualcuno diceva il “Mondo al contrario” ma secondo me c’ha capito poco pure lui. E’ il mondo, o meglio è quello che abbiamo creato e tutti sono responsabili. Tutti, nessuno escluso.
PS. Citare Califano nel testo è stata una furbata non da poco. Strategia di Marketing. Numeri e Soldi subito. Tutto il resto è noia.
Di Fabrizio Borni
Photo credits: Domenico Cippitelli