Con l’adattamento teatrale – libramente tratto dal romanzo “Lo zio Coso” di Alessandro Schwed – e la regia di Manfredo Rutelli, sabato 8 febbraio, gli attori Gianni Poliziani e Alessandro Waldergan hanno portato sul palco del Teatro di Mostacciano di Roma lo spettacolo “Dov’è finito lo Zio Coso“.
La storia segue i protagonisti Melik, un viaggiatore in cerca delle sue origini, e Oscar Rugyo, un veterinario, che si incontrano in modo misterioso, forse casuale, forse voluto, in uno scompartimento di un treno diretto in Ungheria.
Melik sta viaggiando nel tentativo di ricostruire le sue radici e di ritrovare suo zio, il fratello di suo padre.
Il loro incontro assume toni surreali e devastanti, e Melik dialogande con Oscar scopre una verità sconvolgente: la Seconda Guerra mondiale non è mai esistita. La guerra, i bombardamenti, le deportazioni, le morti, tutto ciò che ha segnato la storia del Novecento, viene negato e definito un inganno orchestrato da un complotto giudaico-laburista, pensato per danneggiare l’immagine della grande Germania.
La mente di Melik, già così fragile, viene colpita questa incredibile rivelazione, portandolo a convincersi
che ogni sua esperienza vissuta non ha alcuna esistenza reale.
In sintesi è una riflessione apocalittica sulla memoria fragile, sul pericolo dell’oblio e sul revisionismo storico.
In sintesi uno spettacolo che pur in presenza di risate e momenti altamente esilaranti rappresenta una profonda riflessione, quanto mai attuale, sulla memoria fragile, sul pericolo dell’oblio e sul revisionismo storico.