Bahamut: se il teatro incontra l’assurdo e una riflessione sociale - Roma

Bahamut: se il teatro incontra l’assurdo e una riflessione sociale

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A Teatro Vascello torna il duo Mastrella-Rezza ed è sempre uno “spettacolo

Roma 7 gennaio 2025

Articolo e foto di Grazia Menna

Quasi due decenni sono trascorsi dal 2006, anno in cui Flavia Mastrella, con la sua genialità e la sua visione artistica, concepì l’intero apparato scenografico di questa rappresentazione. Grazie a questa intuizione, Antonio Rezza ha potuto esprimere appieno il suo talento unico nelle arti performative e nell’affabulazione.

La sera del 7 gennaio, la sala del Teatro Vascello, gremita di spettatori, ha confermato che i temi portati in scena, rivoluzionari all’epoca, restano straordinariamente attuali anche oggi. Bahamut non è solo una pièce teatrale, ma un’esperienza immersiva e onirica che scardina le regole del teatro tradizionale, fondendo in modo inedito arte visiva, performance e parola. L’opera non si propone di spiegare, ma di trasportare il pubblico in un universo fuori dai confini del tempo e dello spazio, spingendolo a confrontarsi con l’assurdo, il grottesco e il genio.

La scenografia di Flavia Mastrella non è un semplice sfondo scenico, ma un vero protagonista al pari degli attori. Essa stessa è un’opera d’arte che trasforma ogni scena in un quadro tridimensionale, dove estetica, funzione e simbolismo si intrecciano. La struttura scenica muta costantemente, adattandosi alle imprevedibili esibizioni di Rezza e diventando lo spazio ideale per la sua creatività.

La regia che la stessa Mastrella ha ideato e realizzato, consente agli ambienti, pensati per limitare e allo stesso tempo ampliare i movimenti dell’attore, di dare vita a un’interazione continua tra il corpo e lo spazio. Tendaggi mobili e forme insolite fungono da strumenti narrativi, creando un dialogo visivo che stimola lo spettatore a una costante reinterpretazione. Rezza si destreggia in spazi stretti, come un equilibrista, sfruttando ogni angolo della scenografia. Si piega, si contorce, si infila in aperture minuscole o rimane bloccato in strutture che limitano i suoi movimenti, trasformando il conflitto tra corpo e materia in una tensione comica e surreale.

Questo gioco fisico è amplificato dalla maestria di Rezza nell’uso del linguaggio, sia verbale quanto non verbale. Le sue parole fluiscono ininterrottamente, oscillando tra il nonsense e una critica tagliente alla società. Suoni, pause, ripetizioni e variazioni di tono rendono il linguaggio uno strumento performativo tanto quanto il corpo. Le pause, intense quanto i dialoghi, immergono la sala in un silenzio carico di attesa, mentre il pubblico rimane sospeso, in curiosità, aspettando il prossimo gesto improvviso o la successiva battuta surreale.

Accanto a Rezza, Manolo Muoio e Neilson Bispo Dos Santos completano il quadro scenico, assumendo il ruolo di co-protagonisti e arricchendo ogni momento con la loro presenza. La loro interazione con Rezza crea un gioco scenico armonioso, che enfatizza la potenza espressiva di uno spettacolo capace di sfidare le convenzioni e rimanere indimenticabile.

Si ringrazia l’Ufficio Stampa nella persona di Chiara Crupi

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