Il Timore dei Timori

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Il “Mĕtŭs” portato in scena da Alessandra Ferro e Gianni De Feo sulla drammaturgia di Roberto Russo

Roma, 18 ottobre 2024

Articolo e Foto di Grazia Menna

Il duo Alessandra Ferro e Gianni De Feo hanno offerto, al tantissimo pubblico che ha assistito all’opera Mĕtŭs  Noctis, andato in scena a Teatrosophia dal 17 al 20 ottobre 2024 -facendo registrare per tutte le serate sempre il sold-out- uno spettacolo pirotecnico: una Madonna mascherata e un figlio del popolo si sfidano in un gioco di schermaglie, una danza tra servo e padrona, che evoca l’atmosfera di un processo fantasma.

Il testo, scritto da Roberto Russo, affronta temi profondi come la morte e il senso di colpa, in un dialogo continuo tra tragedia e farsa, alto e basso che lentamente conduce l’agire scenico dei due interpreti in un clima di angoscia.

Russo aveva già esplorato l’immaginario napoletano, inserendo anime di defunti che tornano a chieder conto della propria morte violenta, in opere come La rosa non ci ama, dove Maria D’Avalos si confronta con il marito e assassino Carlo Gesualdo da Venosa, interpretato sempre da De Feo.

In Metus Noctis , l’autore dell’opera propone una madre, in incognito, che cerca di portare al pentimento il proprio assassino: il figlio, un giovane del sottoproletariato romano,  con chiari richiami pasoliniani alla borgata e allo stile di vita di un Ragazzi di vita.

Gianni De Feo, che firma anche la regia di questo spettacolo, e Alessandra Ferro mettono in scena un gioco sapiente fatto di mescolanza tra il linguaggio popolare ed il colto, tra un latino erudito -oramai appannaggio di ben pochi- ed un gergale sempre più familiare alle orecchie degli spettatori.  

Il tragico e il farsesco si alternano in una schermaglia continua, dove quest’ultimo funge da maschera per nascondere il dolore del tragico. Russo scegliendo l’alternanza dal linguaggio gergale-erudito, consente a De Feo, fondamentalmente un personaggio del “popolino” , di vestire i panni ben più aulici e dotti, quando fa riferimento al complesso di Edipo. La dinamica tra madre e figlio ricorda un gioco del gatto e del topo, anche se l’ipotetica cornice dell’incubo suggerirebbe che la madre sia una proiezione del senso di colpa del figlio.

Il testo riesce a far convivere momenti di verità e riflessioni profonde, dove anche il popolano può filosofeggiare, e la Bibbia, con i suoi comandamenti, diventa un linguaggio comune. Russo ci ha oramai abituato a veri colpi di genio, ed anche in quest’opera sorpende il pubblico con rapidi slittamenti tra ironia e lirismo. Così, quando Nino Ceccarelli (interpretato da Gianni De Feo) romanticizza la sua giovinezza perduta e il suo prostituirsi, diventa un Narciso che si specchia nella sua beltà, ma la madre lo riporta bruscamente alla realtà: «Non erano gli specchi di Narciso, ma i cessi della Stazione Termini!».

Il talento di performer canoro di De Feo esalta il testo, che oscilla tra poesia e violenza, in un crescendo pasoliniano. Anche la scenografia riflette il dualismo tra sogno e realtà, con la morte come tema centrale. A destra della scena c’è il letto, sfatto e circondato sul pavimento da mozziconi di sigarette e bottiglie di birra vuote, simboli di notti agitate, di incubi e paure; a sinistra, una sedia, emblema della coscienza e della ribellione. Al centro, sullo sfondo come un’illusione, troneggia la madre (interpretata da Alessandra Ferro), che sotto il fuoco incalzante delle accuse del figlio si trasforma, cambiando abiti in scena, da Madonna litaniante a maga taroccara, per finire come una madre dolente e disadorna.

Nel finale, il figlio, ormai smascherato, si fa aggressivo, rivendicando il suo torvo egoismo e rifiutando ogni pentimento: «Sono io il tuo Incubo!». La madre, sempre più statica e solenne, gli tende un’ultima mano, ma il figlio tenta di soffocarla. Tuttavia, è la madre a invertire le parti, spingendolo simbolicamente verso la propria autodistruzione, che si materializza nella scena finale dove entrambi sembrano essere avvolti dal fuoco dell’Inferno.

Si ringrazia la direzione di Teatrosophia ed Andrea Cavazzini per la loro disponibilità che ha reso possibile questo racconto per immagini

METUS NOCTIS (LA PAURA DELLA NOTTE)

Di: Roberto Russo
Con: Gianni De Feo e Alessandra Ferro
Regia: Gianni De Feo
Produzione: Florian Metateatro
Musiche Originali: Adriano D’amico
Aiuto Regia: Sabrina Pistilli
Assistente Regia: Letizia Nicolais
Costumi: Gianni Sapone
Scenografia: Roberto Rinaldi
Voce Magnificat: Francesca Pugliese

Teatrosophia dal 17 al 20 ottobre 2024

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