Dal 13 marzo il nuovo singolo“Roipnol e Sambuca”, by Adrané: quando l’arte e la musica incontrano le difficoltà della vita.

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“Roipnol e sambuca” è il brano di debutto di Adrané, pseudonimo dietro il quale si nasconde il cantautore polistrumentista romano Andrea Cassetta, attivo pubblicamente dal 2004.

“Nel 2004 ho avuto la mia prima band “Power Trio” ma io ho iniziato proprio da piccolo”. Ci racconta Andrea Cassetta: ”Ho scoperto in casa la chitarra classica di mio nonno, artista polivalente della famiglia. Lui dipingeva, suonava… io avevo circa otto anni e con un libretto di accordi consunto e logoro ho iniziato a strimpellare le prime note. Da lì la batteria, il mio vero amore e infine il basso. Poi mi sono dedicato allo strumento della voce”.

Portare avanti una carriera artistica in veste monotematica è molto difficile, soprattutto quando la stessa arte e la stessa musica si prestano già per natura ad essere composte di tante variabili, sfumature e interpretazioni sempre soggettivamente orientate: un po’ come la personalità che varia e si trasforma col nostro continuo vivere, con esperienze che cambiano le nostre visioni e le nostre percezioni riguardo il mondo attorno a noi. Non è neanche facile, dunque, tener sempre fede a noi stessi e alla nostra storia: pur essendo il frutto di ciò che abbiamo vissuto e pur non negandoci non saremo mai ciò che siamo stati e, forse, il bello è proprio questo. La sfida è proprio dare ascolto ad ogni parte di noi, far coesistere nell’Unità tutte le nostre parti.

“Sono una persona irrequieta artisticamente, un po’ eclettica, ma penso che sia questo il bello dell’arte: rinascere e inventarsi forme di comunicazione nuove, anche a livello visivo. Io sono Andrea Cassetta con il rock, sono “Dove i pesci affogano”, la mia parte più adulta con testi poetici e con tematiche meno immediate, metafisiche e più introspettive. Infine sono Adrané, il mio lato moderno ed elettronico. Tante cose suscitano in me interesse e può sembrar strano, ma a volte sembra quasi che io vada in contraddizione con la mia stessa storia artistica”.

Il passaggio dagli strumenti “a mano” alla musica elettronica, di questi tempi, potrebbe essere considerato un passo obbligato per un artista che spesso ha anche risvolti più commerciali: perché vende, perché forse è quel trasporto che oggi piace, ma non è così per Adrané che si è avvicinato all’elettronica per caso. “Grazie” ad una frattura scomposta al quinto metacarpo, è stato impossibile per lui suonare i suoi strumenti per più di un mese quindi quale migliore occasione per dare concretezza ad un’idea che la sua mente d’artista teneva nel cassetto da un po’ di tempo: creare un brano nuovo, che fosse solo percussioni e voce. Così è nata “Grida mute”, il primo approccio alla musica elettronica che dà origine e voce alla sua “nuova parte” artistica sotto lo pseudonimo “Adranè”. Così, infine, è nata “Roipnol e Sambuca”.

Ci sono strade che a volte percorriamo senza accorgercene o che non sappiamo neanche di avere imboccato, perché da quel primo passo fatale, poi il secondo, poi il terzo, poi un altro ancora – giusto per capire, dove stiamo andando? – ci ritroviamo ad aver percorso chilometri e chilometri. E questo vale nelle relazioni, negli affetti sbagliati, nelle dipendenze… ed è quest’ultimo il caso. Dalle droghe leggere il rischio è quello di passare a quelle più pesanti, agli psicofarmaci, all’alcol: per uscirne infine, o per non uscirne. Sono due le scelte: avere la forza, già stanchi, di tornare indietro –e farà male- oppure continuare rovinosamente avanti, fino all’autodistruzione.

“Roipnol e sambuca? Erano, praticamente, la mia colazione: non è un titolo a caso. Ero dentro alle dipendenze fino al collo, e sarei potuto andare anche oltre. A lungo andare e grazie a eventi particolari che mi hanno aperto gli occhi, mi sono sentito spaventato dalla piega che avrebbe potuto prendere la mia vita e ho reagito: mi sono fatto seguire ed ero fortemente motivato”. Ci racconta Adrané, e continua:“La data d’uscita del singolo è simbolica, si tratta del mio compleanno. Metto i paletti con il passato senza dimenticarlo, ma mi proietto anche verso il futuro”.

Nel videoclip che accompagna il singolo, Andrea Cassetta ci mostra con una simbologia immaginativa che riprende forme arcaiche e senza tempo l’idea della fragilità dell’uomo. Quel nudo iniziale, rappresenta visivamente la debolezza umana che si fa ancor più instabile di fronte alle dipendenze. Lo specchio, poi, richiama all’immagine speculare di sé stessi verso sé stessi: l’unico modo di vederci davvero, dall’esterno. Di esaminarci tramite il nostro riflesso per capire il nostro qui ed ora, il nostro passato e dove stiamo andando. Cercare di capire, inoltre, quanto la nostra immagine sia corrotta senza tuttavia aver concluso nessun patto scellerato come Dorian Gray: solo noi nemici di noi stessi. Solo noi, poi, di fatto, redenzione di noi stessi.

“Lo scopo è quello di raccontare un’esperienza negativa che possa essere utile, un domani. La rete opprimente delle dipendenze non lascia spazio ad altri pensieri. Avrei voluto qualcuno che fosse lì per me e che mi facesse capire a cosa stavo andando incontro: spero possa essere utile, che chi ascolta il brano si possa immedesimare“.

E, infine, un ultimo pensiero.

“Il mio scopo nella vita è quello di lasciare una traccia, l’ho capito: questa è la mia forma di immortalità, il mio lascito. Mi affascina immaginare che qualcuno, anche dopo che sarò andato via, premerà “play” per farmi rivivere”.

“Roipnol e sambuca” sarà disponibile dal 13 marzo in tutti i digital stores.

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di Ginevra Lupo

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