Un amore “di altri tempi”, che nasce e vive alla deriva dello spazio e degli imperterriti flussi di ogni cronologia. “Eravamo semplici e felici”. E non è sempre sentimento “di altri tempi” l’amore? Siamo negli anni ’60. Un giovane vede due occhi azzurri in un teatro. È colpo di fulmine. Non sa chi sia quella ragazza e di notte continua a vedere il suo sguardo nel buio. Un incontro casuale, da cui nascerà una storia d’amore che dura da 50 anni e che Angelo Conte, l’autore, decide di raccontare. I ricordi affidati alla memoria vengono sublimati e, così, un fatto privato si trasforma in storia collettiva. Molti lettori si identificheranno nel protagonista e si riconosceranno nelle sue emozioni, tensioni, paure.
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Il tempo rallenta, si dilata. I silenzi, gli sguardi da lontano, il vento sulla pelle e passeggiate colme di parole. Il lettore viene condotto da un fil rouge, che si dipana lungo le pagine: l’attesa. Di ritrovarla per strada e di conoscerla. E ancora, l’attesa di stare soli, del primo bacio, del successivo incontro. Il cerchio si chiude e ricomincia nell’attesa finale, come una promessa di felicità che fluisce dalla prima fino all’ultima pagina. È l’amore che, compiutamente, si manifesta più nell’attesa che nello slancio. Sullo sfondo, i vicoli dell’infanzia, le voci, i suoni e i riflessi di un’antica città “dai mille colori, intrisa di storia e di gloria, sorniona e superba” che “lussureggiante” si mostra in Puglia: Lucera. Passato o presente? Il cerchio si richiude: “L’amore è spazio e tempo misurati dal cuore”.
