Nunzia Gionfriddo è nata Napoli da una famiglia italiana originaria di Alessandria d’Egitto fuggita nel 1939 prima che l’Italia fascista entrasse in guerra a fianco della Germania nazionalsocialista. Ha studiato al liceo classico Jacopo Sannazzaro, si è laureata nella prestigiosa Università Federico II sempre del capoluogo partenopeo e immediatamente è entrata nel mondo della scuola come insegnante di materie letterarie negli Istituti superiori e in seguito anche all’Università. Dopo aver scritto alcuni saggi imperniati sul rapporto tra letteratura, scienza e filosofia si dedica alla narrativa. Cioccolata calda per due(Pegasus Edition, 2019) raccoglie la sfida che il notissimo scrittore e regista Alessandro Baricco lanciò tempo fa da una sede RAI:
«Chi vuole scrivere una storia che circoli intorno alla frase:
«Pronto, amore …».
Il romanzo, che ha ottenuto il quarto posto al Premio “Giovane Holden” del 2018 e il secondo al Premio “Milano International” nel 2019, è nato dall’idea del precedente Gli angeli del rione sanità(Kairòs, 2017) durante la presentazione al Premio Napoli al Palazzo Reale e per puro caso durante la conversazione è stato chiesto all’Autrice di scrivere un libro che trattasse di un argomento poco noto: le foibe.
Cioccolata calda per dueè la storia d’amore tra l’affascinante ma non più giovanissima Florinda e il maturo (di un’età non precisata ma tra i sessanta e i settanta anni) Giovanni Silvestri, signorile e misterioso che ha come sottofondo la tragedia degli italiani infoibati dai partigiani jugoslavi solo per il fatto di essere italiani o di coloro che furono costretti all’esodo da Fiume e dalla Dalmazia e della più recente guerra serbo-bosniaca che scoppiò tra il 1992 e il 1995 nei Balcani. La vicenda si svolge tra Roma, Trieste e Sarajevo: Florinda e Giovanni si incontrano in una pasticceria romana e iniziano piano piano a conoscersi e a diventare amici e si innamorano nonostante le differenti opinioni politiche e religiose; la donna è atea mentre l’uomo è stato educato secondo i principi religiosi, tuttavia viene descritto come un liberale d’altri tempi. Dice infatti l’Autrice:
«Se le persone sono aperte ad ascoltare gli altri e sono disposte al confronto con l’intelligenza si possono instaurare relazioni umane profonde e di affettoa differenza del mondo attuale dove prevale lo scontro e le proprie ragioni sono fatte valere alzando la voce e persino con l’insulto».
Nunzia Gionfriddo ha deciso di scrivere romanzi storici perché secondo lei questo tipo di letteratura è molto più utile di un freddo manuale di storia che può essere asettico e privo di umanità e i temi della memoria, del ricordo e dell’identità personale e collettiva trovano maggior rilievo e “calore” in un’opera di narrativa che in un saggio.
In seguito Giovanni si ammala e deve sottoporsi a lunghe cure che lo tengono lontano dal suo amore impegnata nelle ricerche sulla guerra nell’ ex Jugoslavia che faranno riaffiorare alla mente del protagonista il matrimonio con Svetlana dalla quale ha avuto un figlio, Darko, scomparsa durante il terribile conflitto che è stato il più sanguinoso in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. La malattia dell’uomo, alla quale l’Autrice racconta di essersi ispirata da una vicenda personale, è narrata in modo empatico e senza cadere nel patetico. Per Gionfriddo che dichiara di non essere credente in quanto relativista e di non aver fede nell’assoluto e nell’eternità vale la frase del famoso regista turco naturalizzato italiano Ferzan Özpetek:
«Coloro che se ne vanno lasciano dentro di noi qualcosa di sé… e questa è la memoria».
Tramite Internet e la posta elettronica Giovanni si mantiene in contatto con Florinda e infatti verso la fine del libro c’è un fitto scambio di e-mail tra i due amanti e il romanzo si conclude così come era cominciato con una telefonata che lascia il finale aperto e la speranza che i protagonisti possano riabbracciarsi dipende dall’immaginazione del lettore.
Nel libro ha un ruolo secondario ma divertente e simpatico il personaggio della “matta del sottotetto” anche lei modellata su una persona conosciuta realmente da Nunzia Gionfriddo che afferma di averla introdotta nel romanzo per:
«Dare un quid di ironico e di allegria in una storia che poteva essere dolorosa».
Quindi il libro, del quale è prevista una seconda edizione, è consigliato alla lettura oltre che per la tenera e appassionata vicenda d’amore anche per la rievocazione storica di un periodo così tragico della Storia d’Italia e d’Europa.
Di Franco Brogioli