Esattamente a metà strada tra il romanzo di fomazione e la fiaba per bambini: dall’importanza di mantenere la parola data al coraggio di osare per diventare sè stessi.
“Promettimi che non ti mangerai l’uovo, stridette. Promettimi che ne avrai cura finchè non sarà nato il piccolo, e promettimi che gli insegnerai a volare”.
Amburgo: così muore la gabbiana Kadigah in presenza di Zorba, un gatto “nero grande e grosso”, uccisa da una macchia nera di petrolio riversatasi in mare. È questa situazione iniziale del romanzo di Luis Sepùlveda, pubbliato nel 1998 dalla casa editrice Salani.
Il gatto Zorba si trova impelagato in un gran bel pasticcio senza volerlo: come avrebbe fatto a diventare la “mamma” di un cucciolo di gabbiano senza conoscerne la specie? Come avrebbe fatto a insegnargli addirittura a volare?
Si profila innanzi al lettore, pagina dopo pagina, un microcosmo felino accuratamente strutturato: “i gatti del porto” tra la solita routine, i bisticci coi propri simili , costantemente impegnati nell’astio millenario che li lega ai topi, vivono in uno stato di pacata normalità. L’inaspettato evento che coinvolge Zorba, però, cambia gli equilibri e fa da detonaore per creare nuovi dissidi. Oltre le righe, operando un’analisi contenutistica concreta, il lettore non tarderà ad accorgersi che ogni gatto con cui Zorba entrerà in contatto, rappresenta un tipo umano ben caratterizzato. Il nostro potagonista, infatti, non tarderà a ricercare un aiuto tra i suoi simili e grazie a lui potremo fare la conoscenza di Colonnello, il gatto più maturo e “saggio”; di Segratario, il più disponibile e servizievole; di Diderot, il gatto istruito che legge addirittura l’enciclopedia (nome che volutamente rimanda a Diderot, autore della prima enciclopedia nella seconda metà del settecento); di Sopravento, la gatta dei mari con una vita ricca di avventure e infine dello Scimpanzè, la classica presenza “scomoda” che semina zizzanie e si diverte a instillare dubbi e incertezze.
Il gatto <<nero grande e grosso>> si prenderà cura della gabbianella ancor prima della sua nascita, covando personalmente l’uovo e poi proteggendola dai pericoli, fronteggiando anche i topi che volevano mangiarla con grande diplomazia: un patto col loro capo, e l’inconveniente viene sistemato.
Nonostante le difficoltà del ruolo di madre, perchè intendiamoci “non è facile essere mamma”, al gatto Zorba verrà via via sempre più naturale prendersi cura della sua cuccioletta – poi chiamata Fortunata – che diventa ben presto una gabbiana dalle ali argentate che ha paura di volare e di prendere la sua strada.
Tra mille peripezie e sacrifici, è stato necessario anche l’ausilio degli umani e i gatti si sono ritrovati a dover rompere il “tabù” che ergeva un grande muro tra loro e gli uomini: la parola. Non a caso l’umano designato era un poeta: un uomo sensibile che sapeva utilizzare le parole e che ha aiutato la gabbianella a volare portandola fin sulla sommità del campanile di San Michele.
“Sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante”, miagolò Zorba.
“Ah, sì? E cos’ha capito?” chiese l’essere umano
“Che vola solo chi osa farlo”.
Un romanzo delicato e sottile che fa perno su temi estremamente importanti che riguardano le relazioni sociali, e temi di forte attualità come quelli legati all’inquinamento e alla brutalità dell’uomo, agente ormai tossico per il pianeta, finanche al tema della diversità che diventa un valore da preservare e da promuovere all’interno di una storia in cui mondo felino, mondo umano e dei mondo volatili crea un fronte comune e costruisce un sodalizio d’intenti, esattamente come dovrebbe essere nel migliore dei mondi possibili.
Non manca l’adattamento cinematografico, in tal senso ricordiamo il cartone animato con regia a cura di Enzo Dalò dell’anno 1998, con l’inserimento di nuovi personaggi e di canzoni che rendono la storia spendibile anche per il pubblico della prima infanzia. Progetto a cui contribuì lo stesso Sepùlveda, doppiando con la propria voce il personaggio del poeta.
Ricordiamo così un autore dalla vita travagliata e avventurosa, amato ed apprezzato dal pubblico, che è venuto a mancare nei giorni scorsi all’età di settant’anni a causa del coronoravirus.