GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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REGIONI - page 125

La nostra casa nello spazio

EUROPA/INNOVAZIONE di

Concepita come un grande laboratorio di ricerca e studio, raccoglie i contributi tecnici e scientifici di sedici Paesi partners che dal 1998 hanno letteralmente costruito sulla Terra parti, moduli, impianti per poi montare la Stazione Spaziale direttamente in orbita a circa 400 km dalla superficie terrestre.  Un peso di centinaia di tonnellate ed un ridotto spazio pressurizzato in cui muoversi e lavorare disposti su una superficie pari ad un campo da rugby americano permettono la vita di un equipaggio permanente di sei astronauti in continuo avvicendamento. Una grande missione senza una data di fine all’interno della quale sono racchiuse le speranze di tutto il nostro pianeta. Si perchè la SSI non è una semplice missione ma un grande laboratorio in cui si conducono numerosi studi scientifici in ambiente a gravità zero. Una piattaforma di ricerca internazionale per lo sviluppo di tecnologie e pianificazione della vita umana nello spazio in missioni di durata sempre maggiore.

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Rappresenta, non è certo poco, un modello unico di cooperazione internazionale in cui i Paesi partecipanti condividono la loro esperienza in campo scientifico e collaborano nei più svariati ambiti di ricerca: medicina, biologia, fisica, ricerca spaziale, osservazione spaziale, ingegneria medica, dei materiali, robotica ecc. Si tratta forse dell’esperimento a lungo termine più importante della storia dell’umanità, di un ambizioso programma spaziale in grado di unire voli a cui prendono parte equipaggi internazionali e complessi lanci di velivoli spaziali da piattaforme collocate in diverse zone del pianeta. Una gigantesca e pionieristica missione di architettura umana nello spazio che ha preso vita grazie ai continui voli di navicelle che portavano in orbita moduli contenenti parti meccaniche, sistemi di bordo, riserve d’ossigeno, cibo, acqua, astronauti ecc. Il primo equipaggio è stato lanciato nel 2000 grazie allo sviluppo e all’implementazione dei programmi Skylab, Shuttle-Mir e Space Shuttle e da allora le missioni spaziali hanno continuato incessantemente ad alternarsi. In questi primi anni d’importante sperimentazione il nostro Paese vanta una partecipazione tecnica e professionale importantissima, la cui ultima rappresentante in ordine di tempo è Samantha Cristoforetti.

I costi per il finanziamento di questo progetto sono altissimi, come altissimo è il valore tecnico scientifico che hanno le singole missioni. L’esperienza della Stazione Spaziale va però vista anche come un impegno internazionale in vista di obiettivi che nello spazio vedranno la loro realizzazione. Si spera che l’esempio della cooperazione spaziale possa portare benefici ai rapporti tra quei Paesi che spesso sulla Terra sono molto distanti e che in un modulo spaziale riescono invece a trovare piena e positiva concretizzazione.

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Francia, due blitz della polizia

BreakingNews/EUROPA di

Francia, due blitz per salvare gli ostaggi, uccisi i 3 killer, forti esplosioni nel centro di Parigi

Attorno alle 17 di venerdì 9 gennaio, grazie a due blitz condotti dalle forza speciali francesi, sono stati uccisi i tre killer che hanno tenuto sotto scacco l’Europa per tre giorni: Said e Cherif Kouachi e Amedy Coulibaly. Il primo nella tipografia di Dammartin en Goele, un piccolo centro a nord-est di Parigi, dove l’ostaggio (il proprietario dell’azienda) è stato liberato. Il secondo nel negozio kasher nel quartiere ebraico di Parigi (da cui si sarebbero udite quattro forti esplosioni) dove sarebbe rimasti uccisi quattro dei sei prigionieri.

IL RACCONTO DELLA GIORNATA

Francia con il fiato sospeso anche nella giornata di venerdì 9 gennaio. I due fratelli Kouachi, responsabili della strage contro la rivista ‘Charlie Hebdo’, sono asserragliati dalla mattinata nella tipografia di Dammartin en Goele, una cittadina a circa 40 chilometri a nord-est di Parigi. Sotto ostaggio ci sarebbe almeno una persona, Michel Catalano, 27 anni, proprietario dell’azienda. Mentre altri testimoni riferiscono che le persone catturate potrebbero essere cinque, ovvero gli altri componenti della famiglia che lavorano nell’impresa.

I terroristi sono giunti in questo piccolo centro abitato dopo essere sfuggiti per tutta la notte alle forze speciali transalpine (88 mila agenti sono stati mobilitati in tutto il Paese). Il proprietario dell’un’auto rubata dai due individui nel corso dell’inseguimento ha riferito che entrambi sono apparsi calmi e decisi e che hanno detto di appartenere alla frangia di al Qaeda nello Yemen.

Fratelli Kouachi ricercatiA questo, si è sommata l’irruzione, nel corso del pomeriggio, di un uomo armato di kalashnikov, Amedy Coulibaly, che ha preso in ostaggio sei persone (di cui uno ferito dopo la sparatoria), tra cui un neonato, nel negozio kasher Hypercasher, nel quartiere ebraico della capitale. La polizia ha recintato la zona e ha ordinato la chiusura degli altri esercizi commerciali della zona. Il premier israeliano Netanyahu ha invece dato ordine al Ministero degli Esteri e al Mossad di supportare l’azione del governo francese.

All’ingresso nel locale, l’uomo armato, lo stesso che nella giornata di giovedì avrebbe ucciso una poliziotta, avrebbe urlato “Voi sapete chi sono!” e, a distanza di qualche ora, “Liberate i fratelli Kouachi e non fate assalti”, in riferimento a quanto sta accadendo nella tipografia di Dammartin. E intanto quattro forti esplosioni sono state udite dall’interno del negozio.

Charlie Hebdo, la Francia e l’Islam

EUROPA di

Parigi – La strage di Charlie Hebdo segna per la Francia e per l’Europa un punto fondamentale.

Sono appena passate le 11 di martedì 7 gennaio quando due uomini incappucciati hanno fatto irruzione nella sede parigina della storica testata giornalistica francese Charlie Hebdo ed hanno aperto il fuoco dei loro kalashnikof ed ucciso 12 persone. Charlie Hebdo è giornale satirico nato nel 1970, gli anni della Contestazione e a poca distanza dal Maggio Francese, che nel corso della sua storia, pur mantenendo uno stampo libertario e marcatamente di sinistra, non ha mai mancato di ironizzare pesantemente su chiunque fosse ritenuto oggetto di satira senza  riguardi per fazione politica, religione o altro.

E’ sempre stata considerata una testata “di nicchia”, ma  ha iniziato ad acquisire maggiore popolarità con la pubblicazione di vignette satiriche anti islamiche che hanno fatto il giro del mondo attraverso il web. Che fosse una testata “scomoda” lo si era compreso già dall’incendio doloso nei confronti della redazione avvenuto nel 2011, ma nessuno si sarebbe aspettato un atto di una gravità così estrema.

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Il 7 gennaio all’interno della sede di Charlie Hebdo era in programma una riunione di redazione, che nessuno si aspettava finisse in un bagno di sangue. I terroristi di matrice islamica – individuati dall’espressione “Allah u Akbar” ovvero “Allah è grande” – hanno fatto irruzione nell’edificio situato nel XI Arrondissement di Parigi, non lontano da Place de La Republique , ed hanno ferito a morte 12 dipendenti  ed  eseguito una vera e propria condanna a morte per il direttore Stephan Charbonnier ed i tre magiori vignettisti del giornale satirico: Cabu, Tignous e Georges Wolinski.  Dopo questo atto efferato, con maggiore brutalità i folli omicida si sono accaniti contro un poliziotto già steso per terra a causa dei colpi subiti inizialmente, per poi fuggire a bordo un’auto di che verrà ritrovata abbandonata inseguito nel XIX Arrondissement presso Port de Pantin vicino alla periferia nord est della capitale francese.

manifestazione-2Questo è un avvenimento che ha scioccato profondamente non solo Parigi, ma l’intera Francia che già era preda di forte un vento nazionalista con l’ascesa sempre più rapida dell’esponente del Front Nationale Marine Le Pen. I francesi scrivono: “con l’attentato di oggi muore la libertà d’informazione”. Una frase significativa, come lo è ancor di più il fatto che proprio questo martedì 7 gennaio 2015 è uscito l’ultimo libro del celebre scrittore francese Houellebecq “Sottomissione” alla quale era stata dedicata proprio l’ultima Prima Pagina di Charlie Hebdo. Il libro di Houellebecq ipotizza nello specifico una Francia governata nel 2022 dai Fratelli Musulmani, quindi di una Francia che ha ceduto la sovranità del pensiero Occidentale a favore della meno “responsabilizzante” cultura islamica.

La Francia  è il paese europeo con il numero maggiore di cittadini di religione musulmana e gli intellettuali più acuti, come Houellebecq che da oggi è sotto scora armata, hanno intuito questa progressiva islamizzazione del Paese anche se ancora rifiutata da molti. La strage di oggi e questo libro sono  simbolo di due culture che difficilmente convivono e che spesso collidono. Anche se è vero che la parte maggiore dei musulmani è moderata e ha preso formalmente le distanze dai tragici fatti, costituisce e costituirà una fertile base per far attecchire i movimenti integralisti come l’ISIS, già mandante degli attentati terroristici dello scorso Dicembre in alcune città come Lille e Rennes .

Tutti i  paesi europei si sono sentiti profondamente colpiti in prima persona dalla strage di Charlie Hebdo, perché si è colpito un diritto che almeno in Occidente è fondamentale: la libertà di espressione e di informazione, tipici di stati laici come quelli dell’Unione Europea. I francesi sconvolti, si sono mobilitati immediatamente: dalle 17 del 7 gennaio stesso è stata indetta una manifestazione di cordoglio in Place de la Republique, un luogo simbolico oltre che per la vicinanza con la sede del giornale, anche per la nascita della democrazia prima francese, poi europea.

Commemorazione e rivendicazione dei principi della Rivoluzione Francese, queste le parole ripetute in coro dall’enorme marea pacifica di persone che si snodava nella piazza. Gli slogan più frequenti lanciati dai giovani arrampicati sul monumento al centro della piazza erano “ fraternite” , “ Charlie c’est ne pas mort” e “Sommes tout Charlie” in segno di solidarietà con i le vittime ed i loro parenti ed una volta ancora ribadire i principi per i quali la Francia è stata la culla del pensiero moderno e contemporaneo dell’intero Occidente. Grandi, bambini ed anziani, tutta Parigi si è stretta nel ricordo delle vittime, tra le quali annoverano una porzione della loro libertà

Questo inquietante accadimento di Charlie Hebdo  può essere considerato come una goccia che fa traboccare un vaso già colmo di incomprensioni e di intolleranze. Come da “corsi e ricorsi” analizzati da Gian battista Vico, quello che abbiamo vissuto in quelle drammatiche ore costituisce senza dubbio un evento storico, nodale, il sintomo di un passaggio e così percepito anche dall’opinione delle persone che lo stanno attraversando. E l’inizio di una rivoluzione socio-culturale, di un cambiamento annunciato ed atteso,  di cui ancora oggi non riusciamo a distinguere nitidamente forma e conclusione.

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da Parigi  Laura Laportella

Parigi, azione terroristica nella sede del settimanale ‘Charlie Hebdo’: 12 morti e 8 feriti

BreakingNews/EUROPA di

Nella mattinata di mercoledì 7 gennaio tre attentatori hanno assalito la redazione della testata satirica. Uccisi il Direttore e tre vignettisti. Quasi certa la matrice islamica dell’attentato. Gli assassini sono scappati a bordo di un’auto rubata e sono tuttora ricercati

12 morti e 8 feriti. Questo è il bilancio dell’attentato contro la sede del settimanale francese satirico ‘Charlie Hebdo’ verificatosi nella mattinata di mercoledì 7 gennaio a Parigi. I tre attentatori, incappucciati e armati di kalashnikov, dopo aver fatto irruzione nella sede della testata, hanno ucciso tra gli altri il direttore Stephan Charbonnier, i vignettisti Georges Wolinski, Cabu e Tignous e l’economista e azionista del giornale Bernard Maris. Gli assassini, scappati a bordo di un’auto rubata dopo la sparatoria, hanno investito una persona nel corso della fuga e, dopo aver abbandonato la vettura, sono ricercati dalla polizia francese. L’attacco terroristico potrebbe essere di matrice islamica, dato che alcuni testimoni riferiscono che i criminali avrebbero inneggiato ad Allah.

Il periodico transalpino aveva pubblicato proprio oggi un articolo dal titolo “Sottomissione”, in cui veniva fatta una recensione positiva sul romanzo omonimo dello scrittore Michel Houellebecq in cui si ipotizza l’elezione di un presidente musulmano nel 2022. E, già in passato, il giornale era stato vittima di azioni intimidatorie, come nel 2001 dopo la pubblicazione di alcune vignette su Maometto.

In tutta la Francia, nel frattempo, è scattato il massimo livello d’allerta. Mentre in Italia, il ministro degli Interni Alfano ha convocato il Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo. E le reazioni da tutto il mondo non si sono fatte attendere. Dal presidente Hollande che ha riferito che “molti attentati sono stati sventati le scorse settimane. Dobbiamo reagire con fermezza, ma con spirito d’unità nazionale”. A Barack Obama che ha parlato di un “attacco codardo e diabolico” e Renzi che ha affermato che quello odierno è stato “un attacco alla libertà dell’Europa di essere Europa”. Al Consiglio di Sicurezza dell’Onu che ha definito “vile e barbaro” il blitz armato nella sede del settimanale satirico.

 

[youtube]http://youtu.be/Vq9i95aGqWc[/youtube]

Le frontiere meridionali d’Europa assaltate da cargo fantasma.

EUROPA/Video di

Due casi in pochi giorni potrebbero anticipare una nuova strategia dei mercanti di uomini. Abbandonati i gommoni della morte e i pescherecci libici  ormai distrutti o affondati nei porti ormai in balia delle bande rivoluzionarie.

Il primo della serie, il cargo Blue Sky, si è avvicinato alle coste europee con una rotta ben identificata in direzione di Rijeka sulla costa Croata, solo in prossimità delle coste italiane la richiesta di soccorso denunciando un dirottamento con uomini armati a bordo.

Immediato l’intervento delle Forze Armate che hanno fatto levare in volo gli elicotteri del 15° Stormo che hanno depositato sulla nave un team di militari della guardia costiera, a bordo niente armi ne equipaggio ma 780 immigrati la maggior parte di origine siriana.

La nave viene pilotata verso il porto di Gallipoli dove approda senza problemi, il controllo finale conta 768 migranti tra cui una quarantina di bambini e una ventina di donne incinta. Nessun ferito a bordo.

Il secondo intervento nella notte tra il primo e il due di gennaio 2015 viene fatto sulla nave cargo Ezedeen battente bandiera della Sierra Leone.

Una nave di grossa stazza si avvicina a Punta Capo Leuca e lancia una richiesta di soccorso, il motore non funziona a causa di un Black out.

L’elicottero dell’aeronautica Militare entra in azione coordinata con le forze europee della missione frontex e porta sul cargo tre medici  della nave TYR della guardia costiera Finalandese..

Anche in questo caso l’equipaggio ha abbandonato la nave lasciandola alla deriva poche miglia più avanti contando su un pronto intervento delle forze armate italiane.

Questi due casi sembrano un prologo di un flusso migratorio più intenso e strutturato con volumi per singolo viaggio molto più importanti di quanto finora constatato.

E’ evidente che i trafficanti di uomini hanno pensato di rivedere la loro strategia mettendo sul piatto della bilancia più vite in pericolo e il danno del disastro  ambientale in caso di naufragio sulle coste.

Chi guadagna sul traffico di immigrati  conta su questi possibili rischi per un intervento di salvataggio dei loro “clienti” che in caso positivo saranno accolti come rifugiati politici.

Cosa succederebbe se il flusso di queste navi diventasse più intenso? Quanti migranti approderebbero sul confine meridionale europeo? Probabilmente  più di 20.000 unità mese nel  periodo  invernale, un flusso ingestibile dal punto di vista dell’accoglienza e della sicurezza.

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Operazione "Aquila nera" il terrorismo di destra in Italia

EUROPA/Video di

Conclusa l’operazione “ Aquila Nera”, arrestate 14 persone e altri 48 indagati per associazione di stampo terroristico.L’operazione condotta dai ROS dei Carabinieri dopo mesi di indagini e pedinamenti ha permesso l’arresto del nucleo di comando di quello che poteva diventare un pericoloso gruppo terroristico.

Pianificavano attentati a magistrati e politici da effettuare con azioni simultanee oltre ad attentati a uffici pubblici, banche e agenzie di Equitalia.

Erano questi i piani del gruppo terroristico arrestato  dai carabinieri del Ros tra L’Aquila e 17 altre località in Italia

A firmare il provvedimento è stato il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di L’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, a seguito di una inchiesta portata avanti dalla procura distrettuale antimafia dell’Aquila. A coordinare le operazioni è stato il colonnello dei Ros di Roma, Massimiliano Macilenti.

I reati contestati sono associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, associazione finalizzata all’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi nonché tentata rapina.

I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa (guidata dal procuratore dell’Aquila Fausto Cardella e dal pubblico ministero Antonietta Picardi) è stata avviata, nel 2013, dal R.O.S. nei confronti di un’associazione clandestina denominata “Avanguardia Ordinovista” che, “richiamandosi agli ideali del disciolto movimento politico neofascista “Ordine Nuovo” e ponendosi in continuità con l’eversione nera degli anni ’70, progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali, al fine di sovvertire l’ordine democratico dello Stato”.

Stefano Manni, uno dei leader del gruppo eversivo,  si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre Franco Montanaro ha respinto ogni addebito e ha negato ogni accusa “Tutta colpa di Facebook, aderivo alle idee del gruppo, applaudivo e apprezzavo i commenti, ma non mi sono mai reso conto della pericolosità del gruppo, Si è difeso così in aula davanti al gip, Nicola Montanaro.

 

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In particolare, le indagini documentavano come il gruppo, guidato da Stefano Manni oltre alla raccolta di armi e la pianificazione di attentati stessero organizzando la formazione del ramo politico del gruppo  utilizzando il  web, ed in particolare il social network Facebook, come strumento di propaganda eversiva, incitamento all’odio razziale e proselitismo.

A tal riguardo il MANNI aveva realizzato un doppio livello di comunicazione: uno attraverso un profilo pubblico, dove lanciava messaggi volti ad alimentare tensioni sociali e a suscitare sentimenti di odio razziale, in particolare nei confronti delle persone di colore; un altro attraverso un profilo privato, limitato ad un circuito ristretto di sodali, dove discuteva le progettualità eversive del gruppo.

L’organizzazione aveva anche pianificato  la costituzione della “Scuola Politica Triskele”, legata alla creazione del “Centro Studi Progetto Olimpo”, attraverso cui promuovere ed organizzare  incontri politico-culturali in varie località italiane, nonché la realizzazione di campi paramilitari chiamati “campi hobbit”, all’interno dei quali diffondere e sviluppare l’ideologia e le progettualità eversive del gruppo.

Il Manni ha realizzato un network di contatti con altri gruppi simili su posizioni di estrema destra con cui collaborare alla creazione di un unico soggetto politico, tra questi  i “Nazionalisti Friulani”, il “Movimento Uomo Nuovo”[3] e la “Confederatio”.

Caso Marò, “trattative dietro le quinte tra i due esecutivi” per i media indiani. Mogherini: “Finora aspettative deluse”

EUROPA di

L’impasse sul ritorno dei due fucilieri di Marina dura da tre anni. Dall’India si parla di un governo indiano più aperto alle trattative. Ma un rappresentante dell’esecutivo parla di decisione in mano alla magistratura di New Delhi

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“Il Governo di Delhi ha cambiato atteggiamento e parla dietro le quinte con il Governo italiano”. Questa l’opinione dei media indiani sul caso Marò. E a dimostrarlo sarebbe comportamento diverso tenuto dall’esecutivo e dalla Corte Suprema a settembre, quando Massimiliano Latorre è stato fatto rientrare a Roma per gravi motivi di salute.

Nonostante questa parziale apertura, il neo ministro degli Esteri Paolo Gentiloni parla di “risultati assolutamente deludenti” nelle trattative che ormai vanno avanti da tre anni. Mentre l’ex capo della Farnesina, ora alto rappresentante della Politica Estera dell’Ue Federica Mogherini, in un’intervista rilasciata a ‘La Repubblica’ il 27 dicembre, non utilizza giri di parole: “Come ho sempre detto in Parlamento, ho usato i mesi da ministro degli Esteri per completare le procedure preliminari all’arbitrato, che hanno richiesto più tempo e lavoro del previsto. Oggi, nella mia nuova posizione, continuo a seguire da vicino questa vicenda che mi sta molto a cuore, in contatto con il governo italiano”.

“L’Ue – prosegue – ha ripetutamente invitato, in questi tre anni, a una soluzione accettabile per entrambe le parti. Le aspettative finora sono andate deluse, ma aspettiamo di vedere se vi sono margini perché questa situazione non solo è dolorosissima per i due marò, le loro famiglie e l’Italia, ma può anche incidere sulle relazioni Ue-India e sulla lotta globale contro la pirateria in cui l’Ue è fortemente impegnata”, conclude Lady Pesc.

Se è possibile che i due esecutivi siano in costante rapporto, l’ottimismo dei media indiani stride comunque con le parole del rappresentante del governo di New Delhi Syed Akbaruddin, il quale, il 26 dicembre, ha dichiarato come sia “difficile spiegare a che punto siamo per il semplice fatto che la questione è all’esame della giustizia. Mentre il governo indiano può avere un punto di vista e considerare varie opzioni, fondamentalmente questa questione è in mano alla giustizia e dovrà andare attraverso un percorso legale e arrivare ad una decisione della magistratura affinché si possa andare avanti”, conclude.

Il messaggio di Natale di Salvatore Girone dall’India destinato ai propri cari e alle Forze Armate impegnate all’estero e il possibile ritorno di Massimiliano Latorre a New Delhi dopo la convalescenza sono in sintonia con le frasi pronunciate dal rappresentante dell’esecutivo indiano. Frasi che dimostrano come la “scarsa volontà del Governo indiano sul caso Marò”, di cui parla Giorgio Napolitano, sia realtà.

Giacomo Pratali

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Las Americas: cambia il vento su Cuba

AMERICHE di

Dalla “Baia dei Porci” alla crisi dei 13 giorni; dai mille sigari cubani ordinati da J.F.K. nella vigilia del “bloqueo” all’inserimento dell’isola da Reagan nella lista dei paesi terroristici. Dopo più di mezzo secolo, cambia la Storia dei rapporti tra USA e Cuba.

Mentre i media annunciavano la liberazione di Alan Gross, il 64enne americano, ingaggiato dall’USAID (Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale), già arrestato a Cuba il 3 dicembre 2009 e condannato a 15 anni di carcere per aver commesso “azioni contro l’integrità territoriale dello Stato”, il 17 dicembre scorso, non si riusciva a commentare la notizia che qualcosa di epocale stava per battere il tempo. In due conferenze stampa simultanee, Raoul Castro e Barack Obama dichiaravano di aver “concordato il ristabilimento delle relazioni diplomatiche”.

La Svolta

“Anche se questo, per ora, non vuol dire la fine del bloqueo”, ovvero l’embargo USA che dura da 53 anni, ha dichiarato Raoul Castro.  Obama, dal canto suo, ha ammesso che “gli ultimi 50 anni hanno dimostrato che l’isolamento di L’Avana non ha funzionato. Per questo, ho dato mandato al segretario di stato John Kerry di avviare negoziati immediati con Cuba per riavviare il dialogo fermo dal 1961. Personalmente, invece, chiederò la rimozione dell’embargo al Congresso”.

Non sarà una passeggiata per il Presidente americano confrontarsi con i senatori repubblicani, soprattutto quelli, come Marco Rubio (di origini cubane e aspirante Casa Bianca), vicini alle lobbies anticastriste della Florida. Intanto incassa un risultato epocale, laddove Clinton aveva fallito, segnando una settimana molto positiva dopo il crash democatico nelle elezioni del Middterm, il fronte aperto contro l’ISIS e il conflitto in piena contro Mosca.

In seguito, si è reso noto che le trattative andavano avanti da un anno e che una parte importante pare abbia giocato anche la mediazione di Papa Bergoglio.

La spiegazione della liberazione di Gross per ragioni umanitari (gravi condizioni di salute dell’americano), vanno invece collocate in uno scenario di scambio di prigionieri. Di fatti, gli USA avevano precedentemente liberato Gerardo, Antonio e Ramon, tre cittadini cubani, detenuti negli States dal 1998. A seguito di un processo, definito più volte “una farsa” dal governo di L’Avana, i tre erano stati condannati, rispettivamente a 23, due ergastoli e 30 anni. Erano stati fermati mentre stavano monitorando l’attività della mafia cubana negli USA, impiegata negli anni da forze di destra anticastriste in innumerevoli tentativi di rovesciare il regime dei Castro e di attentare alla vita del Leader Maximo.

Cuba non si è piegata, ma qualcosa è cambiato

La prima mossa e la più annunciata delle novità imminenti sarà l’apertura delle ambasciate. Le istituzioni americane potranno aprire conti di corrispondenza presso istituzioni finanziarie cubane. Verrà consentito l’uso di carte di credito a Cuba, dove i livelli delle rimesse saranno aumentati da 500 dollari a 2.000 dollari a trimestre e sarà autorizzata l’importazione di beni da Cuba fino a 400 dollari.

Nell’ottica degli scambi commerciali, sarà autorizzata l’esportazione di alcune categorie di beni e servizi, tra cui materiali per l’edilizia privata e apparecchiature per i piccoli agricoltori e  crescerà sull’isola la possibilità di accedere a internet. Inoltre, sarà avviata una revisione della posizione di Cuba, da mezzo secolo inserita nella lista nera di Washington. L’Avana parteciperà così al vertice delle Americhe del 2015.

La realtà e il futuro

Queste le misure già auspicate verso la normalizzazione dei rapporti, ma come deve essere letta l’apertura di Obama? In quale chiave, oltre la totale inutile, chiusura forzata e addirittura, seguita dall’inserimento da parte di Reagan nel 1982 nella lista dei paesi terroristi della piccola isola resistente?

I benefici dell’apertura, per ora, saranno quasi esclusivamente di Cuba, ma un’analisi reale va ravvisata, secondo gli esperti, nella crisi del vicino Venezuela. Come Raoul stia cercando di modernizzare l’economia cubana, ancora legata a un socialismo vecchio stampo, che nega la libera iniziativa, la proprietà privata dei mezzi di produzione, è ben noto. L’isola è allo stremo, mentre rischia la catastrofe,qualora il Venezuela smettesse di venderle il petrolio quasi gratis. La politica di Chavez prima e del suo successore Maduro, nell’intento di creare una rete di paesi socialisti bolivariani con il piano Petrocaribe, pare non abbia un futuro florido. La generosità degli aiuti che consistono nell’esportazione del petrolio ai paesi amici a prezzi politici, i cui oneri ricadono sul bilancio del governo di Caracas, sta creando grossi problemi al Venezuela. Dal canto suo, Cuba attende a questi accordi con l’invio in Venezuela di contingenti di medici, vere eccellenze, e militari, migliaia ogni anno. Il crollo delle quotazioni del gregge, la situazione compromessa di Putin e quindi, la mancanza di un appoggio importante in caso di crisi dei paesi del Petrocaribe, sta portando a una serie di misure di apertura non più delegabili.

“Todos somos americanos”, ha enunciato Barack Obama. Una frase storica e significativa che potrà essere letta, sia in una disincantata, anche un poco maliziosa, chiave imperialistica delle volontà statunitensi, ma soprattutto e lo si augura, in una vera possibilità di pieno riconoscimento del diritto di ogni popolo di non cedere la sua libertà nel perseguimento della felicità dei propri cittadini e nel rispetto della pacifica convivenza tra popoli. E’ già Storia.

Dossier Cia, le giustificazioni di Brennan e Cheney sulle torture ai detenuti sospettati di terrorismo

AMERICHE di

Il report del Senate Intelligence Committee ha reso pubbliche pratiche come il waterboarding, abusi sessuali e molte altre tecniche di interrogatorio adottate nei confronti dei prigionieri nel corso degli anni 2000. E George W. Bush e il governo britannico non appaiono esenti da colpe

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“Le nostre analisi indicano che il programma di detenzione e di interrogatori ha prodotto un utile lavoro di intelligence grazie al quale gli Stati Uniti sono riusciti a contrastare gli attacchi terroristici, a catturare i responsabili e a salvare le vite”. Questo il discorso di John O. Brennan, Capo della Cia, rilasciato a seguito della pubblicazione del dossier sulle torture redatto dal Senate Intelligence Committee degli Stati Uniti i primi di dicembre.

Il dossier, 524 pagine, ha destato clamore presso la comunità internazionale mentre l’opinione degli americani rimane divisa. Quello che appare palese dagli atti è l’inutilità delle pratiche di tortura esercitate per estorcere le confessioni ai prigionieri. Non solo i funzionari della Cia, ma anche gli psicologi sono coinvolti nell’utilizzo di metodi come il waterboarding fino al 2009. Lo scopo era uno solo: assoggettare mentalmente e rendere schiavo il sospettato terrorista in modo da estorcergli la confessione. Tra questi, John Mitchell e Bruce Jessen, psicologi militari, hanno collaborato con l’organizzazione di intelligence a stelle e strisce per sette anni e hanno percepito uno stipendio totale di 80 milioni di dollari. Secondo quanto dice il report, i due medici si sono rifatti agli esperimenti mentali studiati nel corso degli anni ’60.

waterboarding, calci e pugni allo stomaco, uomini costretti a rimanere svegli per giorni, abusi sessuali: questi sono alcune delle torture perpetuate dai militari americani nei confronti dei sospetti terroristi reclusi. Nel corso della trasmissione televisiva “Meet the Press”, in onda sulla Nbc, l’ex vicepresidente degli Stati Uniti (2000-2009) Dick Cheney ha difeso il suo operato dicendo di non provare “alcun rimorso perchè la tortura per me…è un cittadino americano che telefona per l’ultima volta alle sue quattro figlie prima di morire nel corso dell’attacco al World Trade Center nel 2001. In più, George W. Bush era a conoscenza di tutto ciò perchè approvò personalmente queste tecniche di interrogatorio”, ha poi aggiunto.

Non solo gli Stati Uniti sono coinvolti in questa spinosa vicenda. Pure il governo britannico è stato messo sotto accusa dalla stampa del proprio Paese poichè le amministrazioni Blair e Brown erano a conoscenza, con molta probabilità, di quanto scritto oggi nel dossier. Come riportato da The Guardian, infatti, dal 2009 alcuni funzionari dell’esecutivo di Sua Maestà hanno incontrato alcuni membri del Senate Intelligence Committee degli Stati Uniti.

Giacomo Pratali

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Disgelo Usa – Cuba, cade l’ultimo muro della guerra fredda

AMERICHE di

Un annuncio epocale che spezza decenni di embargo verso l’isola dei caraibi durato ancora dopo la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda.

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Uno degli sviluppi attesi è l’incremento del flusso turistico dagli USA verso le coste cubane con un incremento deciso  dei volumi che fino ad oggi si sono attestati intorno ai due milioni di presenze all’anno.

L’annuncio di Barack Obama non prevede specificatamente la liberalizzazione dei viaggi turistici ma avendo citato tra i capitoli interessati le autorizzazioni per familiari, ricercatori, giornalisti, attori, progetti umanitari, sportivi ci si aspetta sicuramente un via libera anche per i vacanzieri.

Resta comunque difficile fare impresa a Cuba che soffre ancora di una lentezza burocratica importante e un pacchetto di regolamenti insidiosi che fanno desistere gli investitori stranieri.

Qualcosa comunque cambia e lo si può vedere dagli ultimi provvedimenti del governo cubano tra cui La Ley de inversion extranjera, che  offre benefici fiscali agli investitori esteri e riduce gli ostacoli all’importazione di macchinari per l’industria.

 

Alessandro Conte

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Alessandro Conte
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