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ESTERI - page 25

Blinken incontra Xi a Pechino “Non sosteniamo l’indipendenza di Taiwan”

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ROMA (ITALPRESS) – Sorrisi e affari. Svolta decisiva nei rapporti fra Cina e Stati Uniti. Più di ogni commento parlano le immagini e parole di distensione, cooperazione e pace del vertice a Pechino fra il Segretario di Stato Blinken, il Presidente Cinese Xi Jinping, il ministro degli esteri Qin Gang ed il responsabile esteri del partico comunista cinese Wang Yi. I concetti chiave della svolta, pace, distensione e sviluppo economico, sono stati esplicitati bilateralmente: “Non sosteniamo l’indipendenza di Taiwan, ma vogliamo che Taipei possa difendersi” ha affermato il Segretario di Stato americano. “La Terra accoglie pienamente il rispettivo sviluppo e la prosperità comune di Cina e Stati Uniti e il popolo cinese, come quello americano, ha il diritto di perseguire una vita migliore “ha replicato Xi Jinping, che ha anche sottolineato come Washington e Pechino dovrebbero agire responsabilmente e gestire in modo appropriato le loro relazioni e non danneggiare i rispettivi interessi”.
Quel “non sosteniamo l’indipendenza di Taiwan” rappresenta il quid diplomatico del cambio di prospettiva della politica estera Usa. Il riconoscimento, cioè, della sovranità geografica e politica della Cina sull’isola, storicamente parte integrante della nazione cinese, supera l’arroccamento della difesa a tutti i costi dell’isola che per 75 anni è stato l’ultimo rifugio degli anticomunisti eredi del generalissimo Chiang Kai-shek, sconfitto nel 1948 dall’esercito di Mao. Resta da vedere quali garanzie autonomiste Pechino può assicurare a Taipei, che resta uno dei poli mondiali dello sviluppo dell’industria elettronica, informatica e delle telecomunicazioni. Punto di partenza potrebbe essere uno status simile a quello di Hong Kong prima maniera, cioè con una effettiva autonomia economica e amministrativa. “C’è una differenza profonda per gli Usa e per molti altri Paesi tra derisking e decoupling”, ha non a caso precisato il segretario di Stato americano dopo i colloqui con la leadership cinese, riferendosi alla perdita di correlazione e alla diminuzione dell’interdipendenza economica con riferimento a una varietà di contesti differenti.
“Ne beneficiamo anche noi quando c’è una crescita nel progresso in un altro Paese, soprattutto se si tratta di una delle più grandi economie del mondo”, ha detto Blinken. Evidente dopo i novanta minuti di faccia a faccia fra il Segretario di Stato americano e il Presidente XiJinping la distensione dopo le tensioni e i rapporti a dir poco glaciali degli ultimi mesi. Una distensione che traspare dai sorrisi e da vari segnali non soltanto formali: Xi ha inviato i suoi saluti al presidente Usa, Joe Biden, ricambiati da quest’ultimo tramite Blinken. Un feeling a distanza che lascia pensare al dove e al quando si svolgerà il prossimo incontro diretto fra Biden e Xi. “Il mondo ha bisogno di una relazione stabile tra Cina e Stati uniti e il fatto che Cina e Stati uniti vadano o meno d’accordo ha un impatto sul futuro e sul destino dell’umanità” ha rimarcato Xi Jinping. Per evitare forzature diplomatiche, sul fronte ucraino Blinken si è limitato a sottolineare che la Cina ha assicurato che non fornirà armi alla Russia.
“Gli Stati Uniti – ha tuttavia focalizzato il Segretario di Stato nella conferenza stampa – accoglierebbero con favore un ruolo costruttivo da parte della Cina sulla guerra in Ucraina. Pechino é anche in una posizione unica – ha aggiunto Blinken – per esercitare pressioni sulla Corea del Nord e porre fine al comportamento pericoloso di Pyongyang”. Le premesse per un accordo di coesistenza pacifica fra Washington e Pechino sono concrete ed i primi favorevoli riscontri dei mercati finanziari anticipano che il rilancio dell’economia globale sarebbe davvero notevole, soprattutto se alla stabilizzazione dell’area del pacifico si dovesse aggiungere la fine del conflitto in Ucraina anche grazie all’apporto della Cina, interessata a sviluppare rapporti commerciali con l’Europa. Mai come ora la Cina è stata globalmente vicina.

– foto agenziafotogramma.it –
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Migranti, naufragio al largo della Grecia, almeno 79 vittime

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LA VALLETTA (MALTA) (ITALPRESS/MNA) – Ancora un tragico naufragio nelle acque del Mediterraneo. L’ONG Alarm Phone ha riferito che al largo di Pylos, in Grecia, un barcone con circa 750 migranti a bordo si è capovolto, provocando almeno 79 vittime. Altri 104 migranti sono stati soccorsi, gli altri risultano ancora dispersi.
La barca era stracolma, sia sul ponte che all’interno. Secondo le testimonianze raccolte da Alarm Phone, dentro c’erano soprattutto donne e bambini mentre gli uomini erano seduti fuori.
Tutti i sopravvissuti sono stati portati al porto di Kalamate, dove circa 30 migranti hanno avuto bisogno di cure mediche e sono state trasportate in ospedale, per poi essere portate al centro di accoglienza e identificazione di Malakasa. E’ stato riferito che le persone a bordo provenivano da Siria, Afghanistan, Pakistan, Palestina ed Egitto.
Il primo ministro greco Ioannis Sarmas ha dichiarato tre giorni di lutto per le vittime.
L’agenzia europea Frontex ha confermato che il suo velivolo di sorveglianza aveva individuato la barca martedì alle 09:47 e aveva immediatamente informato le autorità competenti. Ha aggiunto che l’agenzia è pronta a sostenere le autorità greche nell’operazione SAR in corso.
“Smettetela di incolpare le persone in movimento per aver cercato di sfuggire dalla vostra violenza! Smettila di incolpare le persone in movimento per la propria morte! Fermare i respingimenti, porre fine alla morte in mare, abbattere i confini dell’Europa!”, è il monito di Alarm Phone.

– foto Aegean Boat Report –

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Ucraina, direttore Istituto di cultura “Mai spezzato legame con l’Italia”

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KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – Nonostante la guerra, il legame culturale tra Italia e Ucraina non si è mai spezzato. Ne parla Edoardo Crisafulli, dal 2020 alla guida dell’Istituto italiano di cultura a Kiev, in un’intervista al direttore di The Odessa Journal Ugo Poletti per l’agenzia Italpress. “Ci siamo occupati di vari progetti a Roma, soprattutto borse di studio per studenti ucraini venivano offerte in continuazione soprattutto da Università italiane – afferma -. E poi abbiamo lavorato a questo progetto, ‘La Bohème’, produzione del Teatro dell’Opera di Leopoli, che abbiamo portato col sostegno del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, anche finanziario. L’abbiamo portata a Torre del Lago, è stata una cosa difficilissima da organizzare. In quella contingenza ce l’abbiamo fatta. E’ stata un’esperienza molto, molto forte”.
Un mandato vissuto molto intensamente per Crisafulli, specie dallo scoppio del conflitto. Ma ci sono state anche altre esperienze diplomatiche turbolente nella sua carriera. “Sono stato il direttore dell’Istituto di Cultura di Haifa in Israele ed ero lì sia durante la seconda intifada che durante la guerra Hezbollah Israele del 2006, e quindi ci fu già una parziale evacuazione in quel periodo – ricorda -. E poi in Siria all’inizio della guerra civile, o insorgenza, come volete chiamarla, e quindi anche lì ero direttore dell’Istituto di cultura dovetti lasciare la sede lì dopo poco tempo, 8-9
mesi. E poi adesso in Ucraina”.
Dove è nato il libro “33 Ore”. Crisafulli ne spiega il significato. “Sono le ore che abbiamo impiegato a raggiungere i confini dell’Unione europea partendo da Kiev, due giorni dopo lo scoppio della guerra, il 26 febbraio quindi. In via d’aria sarebbero credo 700-800 km per arrivare o in Polonia o in Romania, ma chiaramente, per via della guerra, c’erano incursioni, bombardamenti e paracadutisti russi nel corso del viaggio. E quindi abbiamo fatto molte deviazioni, quindi 33 ore”.
Il libro è al tempo stesso “un diario di viaggio sui generis”, da parte di un diplomatico culturale, e ha “un po’ l’intenzione non solo di, ovviamente, schierarsi a favore di questo popolo,
di questa terra martoriati. Ma anche lo scopo di far riflettere, di far conoscere qualche aspetto meno conosciuto della storia Ucraina, come per esempio Holodomor, il genocidio pianificato
da Stalin, che è della generazione dei miei nonni, dei miei genitori, addirittura, quando erano piccolini, qui ha mietuto dai 4 ai 7-8 milioni di vittime, ed è una cosa che è molto forte
nella psiche proprio delle famiglie, quindi della società ucraina. Quindi è un libro che vuole anche andare oltre”. Il mandato di Crisafulli è però in scadenza. “Sono arrivato qui in una fase difficile, perché c’era ancora la pandemia, e per un paio d’anni l’Istituto era stato acefalo, senza direttore, per una serie di mancanza di personale a Roma e questioni varie. L’ambasciata – prosegue – aveva fatto di tutto per mantenere il
posizionamento dell’Istituto, ma chiaramente senza il direttore era comunque difficile. Siamo comunque riusciti a portare avanti diversi progetti”.
Crisafulli svela un sogno nel cassetto. “Mi piacerebbe che si potesse lavorare di più sui corsi di italiano che ho, purtroppo, dovuto un po’ trascurare perché all’inizio avevo anche pochissimi elementi, persone a contratto. Poi abbiamo fatto diversi concorsi, adesso – conclude – abbiamo una buona situazione con lo staff e vorrei che venisse proseguita, in particolare, tutta l’opera che noi abbiamo svolto sulla traduzione del libro italiano”.

– foto Italpress –
(ITALPRESS).

Tajani “La Tunisia non può crollare, Fondo Monetario sia pragmatico”

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ROMA (ITALPRESS) – “La Tunisia ha bisogno di aiuti. E anche da parte del Fondo monetario serve un approccio pragmatico, non ideologico, all’emergenza economica. Quel Paese non può crollare”. Lo dice il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un’intervista rilasciata al quotidiano Repubblica in edicola oggi. “Il rispetto dei diritti passa inevitabilmente dal miglioramento delle condizioni dei Paesi di partenza. Bisogna affrontare, e subito, la crisi economica della Tunisia” aggiunge il titolare della Farnesina. “Capisco sia difficile, per il governo tunisino, accettare la richiesta di rinunciare ai sussidi per il pane: si rischia l’esplosione della povertà. Non bisogna fare una guerra di principio” dice ancora Tajani.(ITALPRESS).

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Donald Trump incriminato per reati federali

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ROMA (ITALPRESS) – “Mi devo presentare davanti alla corte federale di Miami martedì, alle 3 di pomeriggio. Non ho mai pensato che fosse possibile che una cosa del genere potesse succedere a un ex presidente degli Stati Uniti, che ha ricevuto più voti di qualsiasi altro presidente in carica nella storia del nostro Paese e che attualmente stacca nettamente tutti i candidati, Democratici e Repubblicani, nei sondaggi per le elezioni presidenziali del 2024”. Così Donald Trump, in un messaggio su Truth, il suo social, ha reso noto di essere stato incriminato in merito al caso del trasferimento di documenti riservati della Casa Bianca nella sua casa a Mar-a-Lago in Florida. “Io sono un uomo innocente”, aggiunge.
Secondo i media americani è la prima volta nella storia degli Stati Uniti che un ex presidente viene incriminato per reati federali. Trump deve rispondere di sette capi d’accusa secondo le incriminazioni avanzate dalla procura federale guidata dal consigliere speciale Jake Smith. “E’ la più grande caccia alle streghe della storia, mi stanno perseguitando perchè guido i sondaggi”, ha dichiarato Trump successivamente in un video postato sui social.
(ITALPRESS).
-foto agenziafotogramma.it-

Ucraina, Zazo “Il rapporto con l’Italia ha grandi potenzialità”

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KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – I rapporti tra Italia e Ucraina “sono eccellenti”. “Stiamo dando un sostegno a 360° a livello politico, economico, militare, umanitario, sia a livello bilaterale che mutilaterale. Su questo gli ucraini sono molto grati”. Lo ha detto Pierfrancesco Zazo, ambasciatore italiano in Ucraina, in un’intervista al direttore di The Odessa Journal Ugo Poletti per l’agenzia Italpress.
Anche prima della guerra “ci guardavano con molta simpatia perché – ha spiegato – abbiamo una grande comunità ucraina che si è integrata molto bene in Italia. C’è un sentimento di affinità e amicizia tra i nostri due popoli. Ci considerano al loro fianco. Sono particolarmente contento e fiero – ha proseguito -, orgoglioso del fatto che l’Italia sia stata all’avanguardia nel sostenere con convinzione la necessità delle aspirazioni europee dell’Ucraina”.
“L’Italia – ha spiegato – ha svolto un ruolo di primo piano per il riconoscimento all’Ucraina dello status di paese candidato all’Unione europea e ci sono grosse aspettative ucraine circa il fatto l’Italia sarà tra i grandi paesi europei maggiormente favorevoli ad appoggiare con convinzione l’integrazione dell’economia ucraina in quella dell’Unione europea”.
Zazo ha ricordato che l’Italia tra i paesi europei “è il terzo partner commerciale dell’Ucraina”. Su questo, ha spiegato, “ci sono enormi potenzialità, perché abbiamo due economie complementari”.
“Ovviamente la guerra è ancora in corso – ha aggiunto – ma c’è stata la Conferenza a Roma con la partecipazione di oltre 700 aziende italiane e 150 ucraine. Tra l’altro a breve apriremo un ufficio dell’AICS, agenzia della cooperazione italiana”.
L’ambasciata italiana è stata l’ultima dell’Unione europea a lasciare Kiev ed è stata una delle due ambasciate dell’Ue a rimanere in Ucraina permanentemente a Leopoli.
“In gran parte è stata una scelta obbligata”, ha spiegato Zazo. “Avevamo inviato, nelle settimane precedenti all’invasione del 24 febbraio – ha continuato -, delle lettere ai connazionali invitandoli a lasciare il paese. Però, sta di fatto che il 90% di circa 2000 connazionali italiani è rimasto in Ucraina. Non credevano all’eventualità di una guerra. Quindi il 24 febbraio si sono riversati da noi decine e decine di connazionali, molti con bambini e neonati. Per cui l’istruzione da parte del Governo italiano è stata rimanere, portarli in sicurezza presso la residenza, dove abbiamo ospitato fino a 150 connazionali. Abbiamo poi organizzato quattro evacuazioni”.
“Da Kiev – ha ricordato l’ambasciatore italiano – ci siamo spostati a Leopoli, non abbiamo mai lasciato il Paese. Poi siamo ritornati, primi insieme ai francesi, anche nella capitale. Gli ucraini hanno molto apprezzato questa scelta dell’Italia e della Francia, gli unici Paesi del G7 a non lasciare mai il territorio ucraino. Anche perché l’hanno interpretato come un segnale di solidarietà, di vicinanza al Governo ucraino e non solo. Questo, tra l’altro – ha proseguito -, ci ha anche facilitato sul piano del lavoro, perché in quel mese in cui mi sono trasferito a Leopoli gran parte del Governo e del Parlamento ucraino in realtà si era trasferito nella stessa città. Eravamo pochissimi ambasciatori con un accesso privilegiato ai membri del governo, ai parlamentari. Non solo: ci ha permesso di gestire meglio l’evacuazione degli italiani che erano rimasti bloccati in Ucraina, rimanendo comunque in territorio ucraino e anche a gestire meglio i primi contatti con le ONG, con le organizzazioni umanitarie, con gli organismi internazionali, perché stavano arrivando gli aiuti umanitari”.
“Ancora oggi, a distanza di più di un anno, le autorità ucraine ci ringraziano per questo”, ha sottolineato.
In passato Zazo ha avuto un’esperienza di lavoro per conto del governo italiano nell’ambasciata a Mosca ed era già stato in Ucraina diversi anni fa.
“Sicuramente per me è stato un vantaggio”, ha spiegato. “Conoscere entrambi i Paesi – ha aggiunto – sicuramente facilita una chiave di lettura migliore di quanto stava avvenendo”. Per quanto riguarda l’Ucraina, l’ambasciatore italiano ha spiegato che a distanza di 20 anni ha trovato un paese “cambiato”. “I giovani guardano a Occidente, all’Europa, parlano l’inglese”, ha evidenziato, aggiungendo poi che il paese “è diventato più pluralista”. “Ricordiamo – ha aggiunto – che in trent’anni di indipendenza dell’Ucraina ci sono stati sei presidenti. Ma l’elemento che mi ha più colpito, che ho subito osservato e percepito chiaramente, é un forte rafforzamento dell’identità nazionale ucraina, che non c’era vent’anni fa. Nei primi viaggi che ho fatto a Odessa, a Kharkiv, Dnipro in Ucraina orientale, mi ha colpito che gli ucraini, ancorché di quelle regioni continuino a parlare il russo, ormai si sentono ucraini, cioè essere russofono non significa essere russofilo”.
Anche sul piano della rappresentanza diplomatica italiana sul territorio sono stati compiuti passi in avanti.
“La nostra idea è quella – ha affermato – di creare una rete di consoli onorari. Si tratterebbe soprattutto di imprenditori ucraini, perché è molto importante creare poi una rete che sarà fondamentale nella fase successiva. Avere una rete di consolati onorari ci consentirà soprattutto di rafforzare i rapporti in campo economico commerciale. In questa fase stiamo anche sostenendo la firma di accordi di gemellaggio tra città e regioni italiane ed ucraine. Per esempio, per quanto riguarda Odessa era già in vigore un accordo tra Odessa e Genova, è stato firmato anche un accordo tra Odessa e Venezia, tra pochi giorni verrà firmato un accordo tra la Regione Toscana e la regione di Kiev”, ha detto, spiegando che “è molto importante che i futuri aiuti alla ricostruzione economica non si indirizzino solo a Kiev, ma all’intero territorio ucraino”. Su questo da parte dell’Ucraina “c’è l’auspicio – ha concluso – che ci sia una presenza italiana non solo da parte delle aziende, ma anche delle municipalità”.

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Attacco con coltello in un parco di Annecy in Francia, bambini feriti

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ROMA (ITALPRESS) – Dramma in Francia, dove un uomo stamane ha aggredito in un parco vicino al lago di Annecy, in Alta Savoia, diversi bambini e anche un adulto. Secondo fonti di polizia, come riporta il quotidiano “Le Figaro”, sarebbero almeno cinque i feriti, tra cui quattro bambini piccoli, e tre di loro in pericolo di vita, mentre l’aggressore, un richiedente asilo di nazionalità siriana, è stato già arrestato. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha definito l’aggressione in un tweet un “attacco di assoluta vigliaccheria”. “I bambini e un adulto sono tra la vita e la morte. La Nazione è sotto shock. I nostri pensieri vanno a loro, alle loro famiglie”, aggiunge.

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Chiude storica libreria italiana a Londra, ALI “Serve un fondo”

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ROMA (ITALPRESS) – “Ali – Confcommercio da tempo sostiene che le librerie italiane all’estero sono un importante patrimonio per la diffusione della cultura e dell’editoria italiane; abbiamo dunque proposto al ministro Sangiuliano di istituire un fondo per sostenerle e aiutarle a svolgere al meglio questo ruolo. Ci auguriamo che la nostra proposta, rinnovata in queste ore, possa essere accolta quanto prima, perché senza le librerie italiane all’estero i libri e gli autori italiani rischiano di non trovare spazi di diffusione e promozione adeguati negli altri Paesi”. Questo il commento di Paolo Ambrosini, presidente di Ali – Confcommercio, sulla chiusura della storica libreria italiana “The Italian Bookshop” dopo 30 anni di attività a Londra.
Tra le cause della chiusura la Brexit, che ha fatto aumentare i costi di dogana e spedizione dei libri dall’Italia, e la pandemia di Covid-19, che ha portato i lettori ad acquistare più libri dalle piattaforme online.

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Migranti, Scholz “Non possiamo lasciare l’Italia da sola”

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ROMA (ITALPRESS) – “Italia, Grecia e gli altri Paesi mediterranei affrontano una sfida enorme, poiché il numero dei rifugiati che arrivano ai loro confini è in aumento. Non possiamo lasciare l’Italia e gli altri Paesi da soli, ma dobbiamo adottare un approccio di solidarietà e responsabilità”. Lo dice al Corriere della Sera il cancelliere tedesco Olaf Scholz, nel giorno della sua visita ufficiale a Roma.
“La Germania da parte sua è particolarmente colpita dall’immigrazione secondaria – prosegue -: lo scorso anno non solo più di un milione di donne e uomini provenienti dall’Ucraina sono fuggiti nella Repubblica Federale, ma anche 230 mila rifugiati provenienti da altri Paesi sono venuti da noi, nonostante non abbiamo un confine esterno dell’Ue. Pertanto – spiega il cancelliere -, abbiamo bisogno di una distribuzione solidale di responsabilità e competenza fra gli Stati membri dell’Ue nonché del rispetto degli standard per chi richiede protezione nelle procedure di asilo e di integrazione negli Stati dell’Ue. Il mio governo è fortemente impegnato in una riforma del Sistema europeo comune d’asilo (Ceas, ndr) e a nostro avviso ciò richiede ulteriori sforzi a livello comunitario per rendere più efficaci il controllo e la protezione delle frontiere esterne, in modo umano e nel rispetto delle regole vigenti. Sulla forma esatta delle proposte, intense discussioni sono in corso a Bruxelles e anche la Germania vi contribuisce. Inoltre, proponiamo di lavorare con i Paesi d’origine e quelli di transito per ridurre in modo sostenibile gli arrivi irregolari e consentire invece vie d’accesso legali. Questo non è in contraddizione con la posizione dell’Italia”.
“Le relazioni tra Italia e Germania sono strette, basate sulla fiducia e molto solide. E questo vale non solo per i nostri Paesi e le nostre società, ma anche per la cooperazione con il governo italiano – afferma Scholz -. Dopo la visita inaugurale della presidente del Consiglio Meloni a Berlino qualche mese fa, sono ora io a recarmi a Roma per colloqui politici con lei e con il presidente della Repubblica Mattarella. Lavoriamo bene insieme a livello dell’Unione europea, nell’ambito della Nato e del G-7”.
Sulla riforma del Patto di Stabilità e crescita “il governo tedesco ha avanzato fin dall’inizio proposte costruttive e ha reagito in modo differenziato alle considerazioni della Commissione europea – spiega il cancelliere -. L’importante è che tutti i cittadini abbiano la certezza che il loro Stato continuerà a essere in grado di agire e a mostrare solidarietà anche in tempi di crisi. Ciò richiede stabilità fiscale, regole chiare rispettate e un quadro comune trasparente. Non si tratta di condurre espressamente singoli Stati in una crisi di austerità, ed è per questo che da ministro delle Finanze ho contribuito a proporre il fondo di ricostruzione affinché l’intera Europa possa superare la crisi. Ora nei colloqui con i partner comunitari, si tratta di garantire la crescita, la sostenibilità del debito e gli investimenti, in modo che la trasformazione delle nostre economie nazionali abbia successo”.

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Ucraina, presidente Camera Commercio “Pronti a ricostruire”

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KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – L’Ucraina dovrà diventare “più attrattiva per gli investimenti internazionali” e per le imprese ucraine che torneranno nel paese dopo la guerra. Occorre, però, “iniziare a pensare adesso alla cooperazione futura”. Lo ha detto Gennadiy Chyzhykov, presidente della Camera di Commercio e dell’Industria ucraina, in un’intervista al direttore di The Odessa Journal Ugo Poletti per l’agenzia Italpress.
Il 26 aprile scorso a Roma si è svolta la Conferenza Bilaterale sulla Ricostruzione dell’Ucraina. “Sono rimasto molto colpito – ha affermato Chyzhykov – dal livello della conferenza a Roma, un livello molto alto e questa è una cosa molto importante. C’è grande interesse – ha continuato – da parte delle imprese italiane verso l’Ucraina. Tutti nel mondo, in primis in Europa, percepiscono cosa sarà l’Ucraina dopo la guerra. Noi sentiamo che dovremmo essere parte dell’Europa, parte del mercato globale”.
All’estero, però, si è anche prudenti a causa della paura della guerra ma anche per l’immagine di un paese in cui ci sono ancora corruzione e inefficienza. “Per noi è molto importante – ha evidenziato il presidente della Camera di Commercio ucraina – lavorare in futuro secondo le regole, cosa molto comprensibile per voi, per gli europei e, se posso dire, per le imprese evolute. Ovviamente capiamo qual è l’immagine dell’Ucraina, delle imprese ucraine, del fatto che a volte l’ambiente economico non è molto trasparente”. Però, ha assicurato Chyzhykov, “ora siamo sicuri di quello che stiamo iniziando a cambiare”. “Per noi adesso la cosa più importante – ha spiegato – è creare un ambiente economico comprensibile per i nostri partner all’estero. Centinaia di imprese ucraine si sono trasferite non solo dalla parte orientale a quella centrale e occidentale del paese ma anche in molti paesi vicini come Polonia, Slovacchia, Bulgaria, alcune di queste aziende sono in Romania, in Italia, ovunque”.
Tuttavia, secondo Chyzhykov, dopo la guerra “molti ucraini torneranno” e per il futuro c’è la volontà di “camminare seguendo la strada che abbiamo visto nei paesi vicini”, ha detto. “Ecco perché – ha proseguito – giunge un messaggio molto chiaro su cosa già abbiamo e su cosa stiamo pensando: prima di tutto vorremmo creare una delle migliori possibilità economiche in Ucraina, se paragonate ai paesi vicini”. Il paese “dovrebbe essere più attrattivo per gli investimenti internazionali e anche molto comprensibile per gli ucraini perché le imprese ucraine saranno tra i principali investitori nel nostro paese”.
Per Chyzhykov non serve aspettare la fine della guerra. “Dobbiamo iniziare a pensare adesso alla cooperazione futura”, ha sottolineato, spiegando di avere già incontrato alcune delegazioni provenienti da diversi paesi.
“È comprensibile che uomini d’affari e imprese stiano aspettando che la guerra finisca – ha aggiunto – ma molte aziende e delegazioni stanno venendo a incontrare le imprese locali e la Camera di commercio. Se sei un imprenditore, hai bisogno di capire meglio quale tipo di obiettivo ci sarà dopo la guerra e quale tipo di aiuto è necessario. E sappiamo cosa c’è dietro ad ogni progetto nel business: ha bisogno di tempo e preparazione. Molte imprese hanno iniziato a prepararsi ora per la fine della guerra”. In futuro “saremo al centro dell’interesse di molte aziende internazionali e molti paesi” però, secondo Chyzhykov, già ora alcune aziende provenienti dall’estero hanno cominciato a pensare di investire in Ucraina.
“Ad esempio – ha spiegato – ho incontrato una società britannica che vorrebbe investire e ha avviato nel paese un progetto che riguarda i prodotti surgelati. Una società ceca vorrebbe creare una nuova logistica tra l’Ucraina e la Repubblica Ceca. Molte aziende, quindi, hanno iniziato a pensare al futuro senza aspettare quando la guerra sarà finita. Abbiamo iniziato a prepararci, proprio ora”.

– foto Italpress –

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