GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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ESTERI - page 24

Tsikvach (Ukraine Invest) “Buone opportunità per imprese italiane”

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ROMA (ITALPRESS) – “I ponti e le strade sono importanti per l’Ucraina e c’è ancora molto da fare. Secondo le stime della Banca mondiale, l’Ucraina ha bisogno di almeno 411 miliardi di dollari per ricostruire infrastrutture, strade, scuole e l’industria. Secondo le stime ucraine, abbiamo bisogno tra i 500 e i 900 miliardi per risollevare l’economia e ricostruire il paese. Prima vinceremo, meno possibilità ci sono che le cifre salgano. È molto importante per l’industria italiana”. Lo ha detto in un’intervista al direttore di The Odessa Journal Ugo Poletti per l’agenzia Italpress Sergiy Tsikvach, ceo di Ukraine Invest. Lo scorso 26 giugno Tsikvach ha partecipato a Roma al convegno sulle opportunità di business in Ucraina per le imprese italiane. L’evento è stato organizzato nella sede di Confindustria dalla task force per la ricostruzione dell’Ucraina del Ministero degli Affari Esteri e da rappresentanti del Governo ucraino.

Tsikvach ha fatto riferimento a un “ottimo potenziale” per quanto riguarda i materiali da costruzione e la produzione di attrezzature per le aziende ucraine, esprimendo l’intenzione di portare a Roma “un paio di aziende ucraine che in realtà – ha spiegato – già acquistano attrezzature italiane per i loro impianti di produzione o potrebbero essere interessate”. “C’è un ottimo potenziale – ha aggiunto – per creare una sorta di società di leasing, che potrebbe investire nelle aziende ucraine non denaro ma attrezzature prodotte in Italia. Circa il 64% degli investimenti viene speso in attrezzature. Perciò questa è una parte molto importante dell’investimento che può essere sostenuta dalle aziende italiane e quindi, a loro volta, le aziende italiane possono essere sostenute con tali strumenti”. “Abbiamo bisogno – ha aggiunto – di vedere più aziende italiane interessate a fare affari in Ucraina. Saranno sostenute dalle autorità statali italiane, sicuramente dall’Ucraina e anche da partner internazionali”. L’Ucraina, infatti, “fornisce una serie di incentivi per gli investimenti”, ha evidenziato, citando la possibilità per chi investe di “ottenere fino al 30% del sostegno statale”.

“Chi investe – ha aggiunto – non pagherà l’imposta sul reddito delle società per cinque anni, non ci saranno pagamenti per dazi doganali o attrezzature e vantaggi aggiuntivi. Siamo pronti a collaborare con partner italiani e a fornire incentivi statali. Penso – ha affermato – che sia molto importante per le aziende italiane capire che l’Ucraina non è un progetto di beneficenza. L’Ucraina è una destinazione commerciale redditizia – ha concluso – e prima le aziende inizieranno a pianificare gli investimenti, migliori saranno i profitti che potranno ottenere dall’Ucraina”.

– foto Italpress –

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San Marino RTV, il cda nomina Andrea Vianello direttore generale

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SAN MARINO (ITALPRESS) – Il Consiglio di Amministrazione della San Marino RTV ha nominato Andrea Vianello per il ruolo di Direttore Generale. Nella giornata di ieri, il Segretario di Stato per gli Affari Esteri Luca Beccari e il Segretario di Stato per il Lavoro e l’Informazione Teodoro Lonfernini nei rispettivi ruoli di Presidente e Vice Presidente di ERAS hanno incontrato Vianello in un clima cordiale ma molto costruttivo. L’occasione si è rivelata utile per “riferire al neo Direttore Generale la volontà delle istituzioni di collaborare per il bene della televisione di Stato della Repubblica di San Marino nel rispetto dei valori che guidano il prestigioso settore dell’informazione e a tutela dei cittadini e dei telespettatori. La comprovata esperienza e l’indiscutibile professionalità di Andrea Vianello guideranno certamente il suo operato, le istituzioni, che gli rivolgono il più sincero “in bocca al lupo” garantiranno al Direttore Generale e all’intera struttura il loro sostegno”. Un doveroso ringraziamento al Presidente del CdA della San Marino RTV Pietro Giacomini che, con grande serietà e massima disponibilità ha svolto, nel periodo di vacanza, anche il ruolo di Direttore Generale Facente Funzione.
-foto agenziafotogramma.it-
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Grecia, al via il secondo mandato da premier di Mitsotakis

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ATENE (GRECIA) (ITALPRESS/MNA) – Kyriakos Mitsotakis ha prestato giuramento per il suo secondo mandato da primo ministro greco, dopo la vittoria alle elezioni del suo partito, Nuova Democrazia.
“Nessun avversario, dominio assoluto di Mitsotakis”, titolava il quotidiano centrista Ta Nea. Salutando il “mandato forte”, Mitsotakis ha affermato che “le grandi riforme procederanno rapidamente”, aggiungendo di avere obiettivi “ambiziosi” per i suoi prossimi quattro anni al potere che potrebbero “trasformare” la Grecia. Tra i suoi impegni c’è quello di aumentare i finanziamenti al sistema sanitario pubblico del paese – che è stato messo a dura prova dalla pandemia di COVID-19 – e migliorare la sicurezza ferroviaria dopo la morte di 57 persone in uno scontro ferroviario nel febbraio scorso, il peggior disastro ferroviario della Grecia.
Le congratulazioni sono arrivate rapidamente dai leader mondiali dopo la vittoria di Mitsotakis. “Non vedo l’ora di continuare la nostra stretta cooperazione su priorità condivise per promuovere la prosperità e la sicurezza regionale”, ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha promesso cooperazione per “un’Europa più forte e più sovrana”. “Mi sono congratulata con Mitsotakis per il successo elettorale. A lui ho rivolto auguri affettuosi di buon lavoro. Italia e Grecia insieme possono ottenere importanti risultati a beneficio dei nostri popoli, delle nostre Nazioni e del nostro Continente”, scrive in un tweet il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, mentre il vicepremier e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha definito la rielezione di Mitsotakis “un segno di stabilità politica che fa bene a tutta l’Europa”.
Il 55enne ex consulente McKinsey e laureato ad Harvard, dopo due anni consecutivi di forte crescita, aveva già ottenuto una clamorosa vittoria alle elezioni di maggio. Ma non essendo riuscito a formare un governo a partito unico per cinque seggi in parlamento, ha rifiutato di provare a formare una coalizione, costringendo di fatto 9,8 milioni di elettori greci a tornare alle urne.
La scommessa ha dato i suoi frutti, con il suo partito Nuova Democrazia che ha consolidato la vittoria del voto del 21 maggio, mentre il suo rivale più vicino, il partito di sinistra Syriza dell’ex premier Alexis Tsipras, ha visto una perdita di decine di migliaia di elettori rispetto a solo un mese fa.
Tsipras, riconoscendo una “grave sconfitta politica”, ha detto che stava lasciando il suo destino politico al “giudizio” dei membri di Syriza. Per molti greci, Tsipras è il primo ministro che ha quasi fatto uscire la Grecia dall’euro e che ha rinnegato la promessa di abolire l’austerità per sottoscrivere condizioni di salvataggio più dolorose. Con sgomento dei centristi, la forte svolta a destra di domenica è stata accompagnata anche dal ritorno dell’estrema destra in parlamento. “I fascisti entreranno in parlamento… questo costituisce un ambiente completamente tossico”, ha detto a Skai TV il leader senior di Syriza Costas Zachariadis. Con 158 seggi nel parlamento su 300, Mitsotakis come primo ministro eletto dovrebbe quindi presentare il suo governo nei prossimi giorni, anche se i nomi circolavano già prima che venissero contati gli ultimi voti.

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In Grecia vince la destra di Mitsotakis. Meloni “Insieme otterremo importanti risultati”

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ROMA (ITALPRESS) – Il leader conservatore Kyriakos Mitsotakis ha sconfitto il suo rivale di centro-sinistra nella seconda elezione in Grecia in un mese. Il suo partito Nuova Democrazia (ND) ha ottenuto il 40,55 per cento dei voti, quasi 23 punti percentuali in più di Syriza.
“Mi sono congratulata con Mitsotakis per il successo elettorale. A lui ho rivolto auguri affettuosi di buon lavoro. Italia e Grecia insieme possono ottenere importanti risultati a beneficio dei nostri popoli, delle nostre Nazioni e del nostro Continente”. Così in un tweet il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
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Ucraina, attacchi missilistici russi nell’area di Kupyansk

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MOSCA (ITALPRESS) – Elicotteri del gruppo aeronautico Zapad hanno lanciato 11 attacchi missilistici e bombe sulle aree di concentrazione di due brigate delle Forze armate dell’Ucraina nella direzione di Kupyansk. Lo ha riferito alla TASS il capo del centro stampa del gruppo, Sergei Zybinsky. “Durante i combattimenti nell’area di Kupyansk, gli equipaggi degli elicotteri d’attacco Ka-52, Mi-28 e degli aerei d’attacco Su-25 del gruppo di aviazione Zapad hanno lanciato 11 attacchi missilistici e bombe su 9 aree di concentrazione di manodopera, armi, attrezzature militari e speciali e la composizione della 14a brigata meccanizzata separata e della 103a brigata di difesa territoriale separata “, ha detto Zybinsky.
-foto agenziafotogramma.IT-
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La Wagner ferma la marcia verso Mosca, negoziato Lukashenko

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Il capo del Gruppo Wagner Evgenij Prigozhin ha annunciato di aver dato l’ordine di riportare i
convogli alla base e tornare sul campo di battaglia in Ucraina. La decisione dopo l’intervento e la mediazione del presidente bielorusso Aleksander Lukashenko. Prigozhin ha sottolieato che la scelta è arrivata per senso di responsabilità e per evitare spargimenti di sangue. I mercenari del gruppo Wagner hanno lasciato Rostov. Il presidente russo Vladimir Putin ha sentito al telefono Alexander Lukashenko e lo ha ringraziato per il lavoro svolto. La cronaca della gionnata: un convoglio del gruppo Wagner, la forza paramilitare alle prime luci dell’alba ha preso il controllo di Rostov, la città russa di oltre un milione di abitanti al confine con il Donbass, si sta avvicinando a Mosca. A metà pomeriggio gli uomini di Yevgeny Prigozhin, l’ex cuoco di Putin, sono stati immortalati nei pressi di Lipetsk, sull’autostrada che collega Voronezh alla capitale. Solo 400 chilometri separavano i ribelli dal cuore nevralgico del Paese, in quella che è stata una giornata che sicuramente entrerà nella storia. I rapporti fra il capo della Wagner e i vertici russi erano tesi già da settimane ma nessuno si sarebbe aspettato un’evoluzione così clamorosa, che modifica gli equilibri non solo per quanto riguarda il conflitto in Ucraina. La miccia che avrebbe scatenato la rivolta e la conseguente marcia su Mosca sarebbe stata la richiesta (leggasi imposizione) di trasferire l’intero comando della forza paramilitare sotto il controllo dell’esercito, ossia del nemico numero uno Sergei Shoigu. Un invito rispedito al mittente, al quale sono seguiti altri insulti verso le più alte cariche del governo, la richiesta di ritrattare, il “niet” di Prigozhin e la rottura totale con lo stesso Vladimir Putin, che fino a ieri, in qualche modo, aveva sempre difeso il suo ex socio (in affari, si dice). Ma che dalle parole, per quanto forti, si potesse passare a una sorta di colpo di stato nessuno lo aveva previsto. Tanto meno il Cremlino, che ha sostanzialmente consegnato Rostov alla Wagner, conquistata senza sparare un colpo. E che non ha quasi opposto resistenza alla cavalcata fino a Lipetsk, se non bombardando un deposito di carburante che avrebbe potuto rifornire i paramilitari di Prigozhin. Una situazione incandescente e in continuo sviluppo, anche perché lo “zar”, nel suo discorso alla nazione, è stato chiaro: la Russia sta combattendo “la battaglia più dura per il suo futuro”. Ha parlato esplicitamente di “ammutinamento armato” e di “pugnalata alle spalle”, definendo l’azione come un tradimento al Paese e ribadendo che saranno prese “azioni decisive” per normalizzare la situazione. Ha anche chiesto a chi ha organizzato l’insurrezione di “fermare le vostre azioni criminali” mentre in serata il Cremlino ha offerto l’amnistia a chi depone immediatamente le armi. Per l’intero pomeriggio si sono rincorse voci (poi smentite) di un possibile “trasloco” di Putin a San Pietroburgo mentre Mosca si sta preparando al peggio, con blocchi armati nelle direttrici in entrata e una preoccupazione latente lungo le strade. In questo crescendo di tensione ci sono state naturalmente le reazioni internazionali e prima di tutto quelle di Kiev, che nel corso della giornata ha mantenuto un atteggiamento prudente. Volodymyr Zelensky ha osservato come al Cremlino si sia deciso di mandare centinaia di migliaia di persone in guerra per poi doversi barricare e difendersi dagli stessi che si è provveduto ad armare. Secondo Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino, “le prossime 48 ore definiranno il nuovo status della Russia. Che sia una vera e propria guerra civile o una transizione di potere negoziata o una tregua temporanea prima della prossima fase della caduta del regime di Putin, tutti i potenziali giocatori stanno ora scegliendo da che parte stare”. Caute anche le dichiarazioni occidentali mentre da Washington filtra una certa preoccupazione, perché se è vero che Vladimir Putin dal 24 febbraio 2022 è diventato il nemico numero uno di tutto il fronte occidentale, è altrettanto chiaro che una Russia menomata, smembrata e in mano a gruppi paramilitari o ai ceceni di Ramzan Kadirov farebbe ancora più paura. Mosca ha il principale arsenale atomico del mondo e bisognerebbe evitare che finisca nelle mani sbagliate. (ITALPRESS).
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Prigozhin e il gruppo Wagner occupano sedi militari russe a Rostov

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MOSCA (RUSSIA) (ITALPRESS) – Il gruppo di mercenari Wagner ha occupato il quartier generale dell’esercito russo a Rostov. Lo annuncia in un video su Telegram, Yevgeny Prigozhin. Il leader del gruppo di mercenari, ha minacciato di rovesciare i comandi militari russi, affermando di essere pronto a morire insieme a migliaia dei suo combattenti. Prigozhin, quindi, rivolgendosi al popolo russo lo invita a non credere a quanto dice la tv di stato, rivelando che sono migliaia i militari russi uccisi nel conflitto con l’Ucraina. Le autorità di Rostov, intanto, hanno invitato gli abitanti a rimanere a casa. Contro Prigozhin è stato aperto un provvedimento penale per un tentativo di ribellione armata. Il presidente russo Vladimir Putin dovrebbe a breve parlare alla nazione, riferiscono fonti del Cremlino.

Foto: agenziafotogramma.it

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Putin “Difenderemo popolo russo da ogni tradimento interno”

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MOSCA (RUSSIA) (ITALPRESS) – “Difenderemo il nostro popolo e lo stato da qualsiasi tradimento interno”. Lo afferma il presidente russo Valdimir Putin in un discorso alla nazione dopo che il gruppo di mercenari Wagner, capeggiato da Yevgeny Prigozhin, ha occupato il quartier generale dell’esercito russo a Rostov. Putin parla di tradimento verso “gli eroi che combattono sul fronte ucraino”. “La Russia conduce una pesante battaglia contro i neonazisti, noi combattiamo per la vita e l’indipendenza dei nostri cittadini, per il diritto di rimanere russi. Una battaglia che decide il destino dei russi – aggiunge -. Abbiamo una grande responsabilità quando conflitti interni vengono sfruttati da chi vuole indebolirci”. Putin parla di “colpo alla schiena” verso le “persone che combattono sul fronte. Un colpo dato al popolo russo, come nel 1917 quando la vittoria nella prima Guerra Mondiale gli è stata rubata, con la distruzione dello stato, la perdita dei grandi territori, con una guerra fratricida. Noi non permetteremo che questo si ripeta. Difenderemo il nostro popolo da qualsiasi tradimento interno. Tradimento del proprio paese, del proprio popolo, tredimento di quella causa per il quale stiamo combattendo. Tradimento di quei morti, eroi, che hanno dato la loro vita per liberare il Donbass. Tradimento da chi cerca di spingere il paese verso l’anarchia, alla sconfitta” aggiunge Putin.
“Le nostre azioni contro questa minaccia saranno molte dure. I colpevoli saranno puniti e risponderanno davanti alla legge e al nostro popolo, Le forze armate hanno ricevuto istruzioni in merito. Misure anti terrorismo sono già in atto nella zona di Mosca e nella zona di Rostov e del Don. Come comandante in capo e cittadino russo farò di tutto per difendere la nostra costituzione, la nostra sicurezza. Di questo risponderanno coloro che cercano di coinvolgervi in questo crimine. Vi chiedo di non commettere questo errore e di difendere ciò che è sacro per noi. Insiema al paese supereremo questo ostacolo e diventeremo più forti” ha concluso Putin il suo messaggio televisivo.

foto: agenziafotogrfamma.it

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Global South e Nuovo Mondo Multipolare

Mentre in Europa abbiamo reinventato la Guerra Fredda nell’illusione di fermare la storia, cullandoci nel decadente mito della superiorità della cultura occidentale, sorretti dalla presunzione di avere il diritto di imporre sanzioni a chiunque non condivida la nostra narrative, il mondo si è trasformato sotto i nostri occhi.

Il processo di creazione di un nuovo ordine multipolare non è più una eventualità o una possibilità ma è diventata una realtà che sta ridimensionando il ruolo e l’importanza dell’Occidente nel contesto globale, rendendo obsoleto e inadatto il nostro sistema di aggregazioni e di alleanze (oramai roboanti a parole ma quasi prive di efficacia reale – più sono le ammissioni meno potente diventa il sistema!).

Un’Europa incerta e indecisa, profondamente divisa in quanto a scelte strategiche, che si nasconde dietro la bandiera dell’effimera chimera dell’Unione Europea, prigioniera di dinamiche culturali utopistiche, affannosamente alla ricerca di un grande fratello a cui affidare la propria sicurezza, che si culla nell’illusione che organizzazioni, ormai datate e fuori tempo, possano garantire il mantenimento di uno statu quo non più aderente alla realtà geostrategica, ha perso di vista l’evoluzione dello scenario internazionale.

Il nuovo ordine multipolare è caratterizzato dalla presenza di entità geopolitiche che rispondono a nuovi concetti organizzativi dove coesistono potenze di dimensioni globali e medie o piccole potenze che svolgono ruoli determinanti e critici quali attori regionali.

È un sistema dove l’aggregazione degli Stati non avviene in base al concetto di amico aut nemico che ha forgiato il nostro sistema di relazioni, ma si basa sempre più sulla condivisione di interessi che possono essere economici, finanziari, geopolitici, industriali, di sicurezza, di sviluppo e via dicendo che non hanno il crisma dell’unicità o delle unidirezionalità, non sono persistenti e non sono globali, ma soprattutto non impediscono la libertà di azione di ciascuno Stato che può aggregarsi a seconda dei propri interessi nazionali senza dover sottostare a scelte di campo astringenti e limitative.

L’altra caratteristica che caratterizza questi rapporti risiede nella assenza di condizionamenti ideologico culturali quale base per lo stabilirsi di accordi o partenariati.

Le grandi organizzazioni che si stanno affermando non mirano a garantire una sicurezza globale e non sono dirette alla diffusione o alla condivisione di concetti culturali a premessa della partecipazione a esse. Il BRICS, la New Development Bank (NDB) e lo Shanghai Cooperation Organization (SCO) che rappresentano la punta emergente della volontà di sistematizzare questo nuovo ordine multipolare sono in crescita e in espansione perché rappresentano un’attrattiva interessante per un Global South emergente e che non vuole essere costretto, obbligatoriamente, a dover assumere una posizione nei confronti dei protagonisti che si contendono l’egemonia mondiale.

Le iniziative e le attività in questo senso hanno assunto proporzioni vastissime espandendosi con enorme rapidità dal Medio Oriente all’Africa per coinvolgere l’intera area dell’Indo-Pacifico.

Per avere un’idea del complesso fenomeno della costruzione di questo nuovo sistema può essere indicativo esaminare l’evoluzione che ha contraddistinto il processo di perseguimento degli interessi geostrategici nazionali dell’Arabia Saudita negli ultimi anni.

Sotto la guida del Principe Mohammed bin Salman (MbS) l’Arabia Saudita ha intrapreso un enorme processo di trasformazione al fine di dotare il Paese degli strumenti necessari per affrontare, con successo, un futuro immediato in termini geopolitici, dove le riserve fossili non saranno più un fattore di potenza.

Pur rimendo un interlocutore privilegiato per gli USA l’Arabia Saudita ha diversificato e ampliato i propri orizzonti geopolitici stabilendo, da tempo, solide relazioni economico commerciali con la Cina, che hanno consentito la convergenza di specifiche visioni politiche.

Pur perseguendo una politica di leadership nel mondo arabo il Paese ha adottato un nuovo corso nelle relazioni che lo legano ai Paesi Mediorientali: il processo è culminato con il l’accordo per ristabilire le relazioni con l’Iran, ma è stato preceduto da una serie di rinnovate intese con gli altri attori dell’aerea, Turchia, Israele in primis. Non si tratta di alleanze o patti tutt’altro, queste azioni si basano sulla possibilità di poter condividere interessi e risorse comuni al fine di perseguire obiettivi pratici. Il criterio alla base è che le differenze di posizioni su temi geopolitici generali restano ma non sono considerate come un ostacolo al conseguimento di un accordo che offra benefici immediati e concreti di carattere economico – finanziario.

La recente richiesta dell’Arabia Saudita di entrare a far part e del BRICS, oltre ad essere favorita dalle importanti relazioni commerciali con la Cina, delinea la volontà del Paese e della sua leadership di poter legare lo sviluppo del progetto Vision 2030 alla Belt and Road Initiative cinese per contribuire, da protagonista, a definire i contorni di un nuovo ordine mondiale extra-occidente rappresentato dalle potenze emergenti (direi piuttosto già emerse) e dal Global South che si identificano e si raggruppano sotto l’egida dell’organizzazione del BRICS.

Il progetto è sostenuto ideologicamente dal conseguimento di una diversità globale, costruita nel mondo per il mondo dove i Paesi come l’Arabia Saudita svolgono il ruolo fondamentale degli elementi di equilibrio del sistema.

Inoltre, con la richiesta di ingresso nel BRICS e di partecipazione alla NDB, il Paese si è assicurato un forte sostegno per la candidatura di Ryad quale sede dell’Expo 2030, obiettivo che coronerebbe la Vision 2030 e che rafforzerebbe la narrative del BRICS di diversità globale e nuovo ordine mondiale.

Contemporaneamente, però, MsB ha effettuato una lunga visita in Francia dove sono stati raggiunti importanti accordi di carattere tecnico, scientifico, energetico e commerciale attraverso il French – Saudi Investiment Forum che porteranno a un incremento sostanziale dell’interscambio commerciale tra i due Paesi consentendo all’Arabia Saudita di evitare una dipendenza esclusiva da Pechino.

Da ultimo, ma non di minore importanza in quanto evidenzia la capacità di considerare e valutare le potenzialità offerte dai nuovi orizzonti, va sottolineata l’intraprendenza dimostrata nel settore dell’organizzazione di grandi eventi sportivi, iniziata con l’acquisizione di club calcistici, proseguita con l’ingresso come sponsor nel mondo della F1 e la disponibilità a essere sede di meeting e manifestazioni di alto livello, che si è concretizzata con il successo dell’accordo di fusione del più prestigioso ed esclusivo circuito golfistico, quello del PGA Tour, con il Liv Golf il tutto basato su una disponibilità di risorse economiche inimmaginabile per qualsiasi altro sistema di investimento di fondi.

In sintesi, l’Arabia Saudita rappresenta l’archetipo del Paese sul quale si basa la nuova multipolarità globale.

Ha stretti rapporti con le principali potenze, ma non si riconosce nel ruolo di alleato di nessuna di loro, in questo modo si estrapola dalla classificazione di filo-occidentalismo o filo-orientalismo, sviluppa un approccio multipolare che gli consente di scegliere e valutare le opportunità che meglio soddisfano i propri interessi nazionali.

È preoccupato della propria sicurezza a livello regionale e per questo cerca di sviluppare un sistema di relazioni internazionali che consentano di eliminare o mitigare i possibili attriti geopolitici con i vicini, ma nello stesso tempo sviluppa una sua politica di difesa appoggiandosi a una grande potenza ma condividendone solo le linee strategiche che la riguardano.

Ricerca rapporti di cooperazione ma non di sudditanza, è disponibile ad alleanze specifiche su un piano di parità, senza sentirsi vincolata da queste, a colloquiare con qualunque altro attore possa rappresentare una risorsa per il conseguimento di opportunità o di interessi nazionali.

Diversifica le fonti di approvvigionamento dei beni e delle risorse essenziali al suo sviluppo in modo da ridurre o eliminare la dipendenza da un singolo Paese, ricercando un equilibrio nei rapporti e negli scambi commerciali che gli garantisca l’indipendenza diplomatico – politica.

Ha, soprattutto, una chiara visione di quelli che sono gli obiettivi che rappresentano i suoi interessi nazionali e ha sviluppato e implementato una strategia per poterli perseguire.

Questo processo che ha trasformato in senso radicale il sistema delle relazioni internazionali è solo all’inizio e gli sviluppi successivi, sicuramente, comporteranno una ulteriore definizione di un mondo multipolare con regole e criteri differenti da quelli ai quali siamo abituati e che consideriamo immutabili.

L’Europa vive in una realtà ovattata che si basa sulle regole di un mondo uscito dalla tragedia del Secondo Conflitto Mondiale che non è più reale nonostante si cerchi di mantenerlo in vita artificiosamente. L’ONU e le organizzazioni a essa collegate hanno visto il loro prestigio e il loro valore intrinseco diminuire e devono essere riformate dal profondo per riacquisire la centralità alla quale erano deputate.

L’Unione Europea è un consesso che si sta distaccando sempre più dalla realtà delle necessità dei Paesi Membri e che viene usato come paravento per interessi particolari di nazioni alla ricerca dell’impero perduto. Giochiamo ancora con definizioni da barzelletta (Paesi Virtuosi, Paesi Frugali), mentre abbiamo abiurato ai concetti culturali e politici fondamentali che erano stati posti alla base del progetto, nella smania di accogliere tutti senza limiti e in osservanza a utopistici deliri di universalità, senza considerare le conseguenze di accollarsi oneri difficilmente sostenibili.

Abbiamo attaccato lancia in resta l’Orso Russo perché ci serviva un nemico sul quale far ricadere le nostre insicurezze e soprattutto ricreare quella situazione di pericolo che serve al Nord dell’Europa per non volgere lo sguardo a Sud ed evitare di affrontare una realtà che sconvolgerebbe la loro comfort zone.

Mentre ci guardiamo il nostro ombelico credendo che sia quello del mondo, ci stiamo perdendo la trasformazione che sta cambiando il contesto geopolitico globale. È opportuno cambiare rotta, smettere di inseguire realtà virtuali e dissanguarci in un conflitto dove in pericolo non sono la sopravvivenza del mondo libero la democrazia, ma solo gli interessi particolari degli USA e il desiderio di rivalsa dell’Europa orientale nei confronti della Russia.

Le possibilità ci sono e l’Europa ha risorse intellettuali, morali, culturali, scientifiche economiche e finanziari sufficienti per emergere in questo nuovo ordine come protagonista. E se questo non bastasse, anche il nostro Paese possiede le capacità necessarie per svolgere un ruolo determinante in un contesto regionale e sembra che le recenti iniziative in politica estera siano dirette a costruire e rafforzare l’immagine di una Italia più intraprendente e più sicura delle proprie possibilità.

Papa “Affrontare il tema dell’accoglienza senza scuse e indugi”

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ROMA (ITALPRESS) – “Pensando a Cristo presente in tanti disperati
che fuggono da conflitti e cambiamenti climatici, occorre far
fronte al problema dell’accoglienza, senza scuse e indugi.
Affrontiamolo insieme, perchè le conseguenze si ripercuotono su
tutti. #WithRefugees”. Così è Papa Francesco in un tweet nella
Giornata mondiale del rifugiato.
-foto agenziafotogramma.it-
(ITALPRESS).

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