GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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ESTERI - page 22

Il Papa ai giovani “Il mondo ha bisogno di voi”. Nel 2027 la Giornata Mondiale della Gioventù a Seul

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LISBONA (ITALPRESS) – La prossima Giornata Mondiale della Gioventù, nel 2027, si svolgerà a Seul. Lo ha annunciato Papa Francesco a Lisbona nella giornata conclusiva della Giornata mondiale della gioventù. “Pensando a questo continente provo un grande dolore per la cara Ucraina che continua a soffrire molto”, ha detto il Pontefice. I giovani di tutto il mondo sono stati invitati prima dal Papa prima a Roma dove nel 2025 si celebrerà il Giubileo dei giovani.
Nell’omelia pronunciata durante la messa il Papa ha invitato i giovani a non avere paura dello loro fragilità perchè “il mondo ha bisogno di voi”. “Anche noi abbiamo bisogno di qualche lampo di luce per affrontare il buio della notte – ha aggiunto Papa Francesco rivolgendosi ai giovani – le sfide della vita, le paure che ci inquietano, l’oscurità che spesso vediamo attorno a noi, tante sconfitte quotidiane. Vorrei dirvi una cosa: non diventiamo luminosi quando ci mettiamo sotto i riflettori, quando esibiamo un’immagine perfetta, di qualcuno che produce molto bene, fa tanto profitto. No. Possiamo essere forti e vincenti ma non luminosi. Diventiamo luminosi accogliendo Gesù, impariamo ad amare come Lui, perchè questa è la vera bellezza che risplende e ci porta ad essere un’opera di amore”. “Con tutta la nostra buona volontà possiamo intraprendere tutti i cammini che vogliamo che sembrano cammini di amore ma in realtà sono cammini di egoismo”, ha aggiunto.
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Terremoto di magnitudo 5.7 nel nordest della Cina. Edifici crollati e feriti

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PECHINO (ITALPRESS) – Una scossa di terremoto di magnitudo 5.7 è stata registrata alle 2:34 ora locale nel nordest della Cina, causando danni e feriti. L’epicentro è stato individuato nel sud della città di Dezhou, nella provincia di Shandong. Secondo i media locali non sono state segnalate vittime e sono crollati diversi edifici.
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Papa “Il mondo ha bisogno di vera Europa e suo ruolo di paciere”

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ROMA (ITALPRESS) – “Auspico che la Giornata Mondiale della Gioventù sia, per il ‘vecchio continentè, un impulso di apertura universale, cioè un impulso di apertura che lo renda più giovane. Perchè di Europa, di vera Europa, il mondo ha bisogno: ha bisogno del suo ruolo di pontiere e di paciere nella sua parte orientale, nel Mediterraneo, in Africa e in Medio Oriente. Così l’Europa potrà apportare, all’interno dello scenario internazionale, la sua specifica originalità, delineatasi nel secolo scorso quando, dal crogiuolo dei conflitti mondiali, fece scoccare la scintilla della riconciliazione, inverando il sogno di costruire il domani con il nemico di ieri, di avviare percorsi di dialogo, percorsi di inclusione, sviluppando una diplomazia di pace che spenga i conflitti e allenti le tensioni, capace di cogliere i segnali di distensione più flebili e di leggere tra le righe più storte”.
Così Papa Francesco nel suo intervento nel corso dell’incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico a Lisbona per la Giornata mondiale della gioventù.
“Nell’oceano della storia, stiamo navigando in un frangente tempestoso e si avverte la mancanza di rotte coraggiose di pace. Guardando con accorato affetto all’Europa, nello spirito di dialogo che la caratterizza, verrebbe da chiederle: verso dove navighi, se non offri percorsi di pace, vie creative per porre fine alla guerra in Ucraina e ai tanti conflitti che insanguinano il mondo? E ancora, allargando il campo: quale rotta segui, Occidente?”, ha aggiunto. “Io sogno un’Europa, cuore d’Occidente, che metta a frutto il suo ingegno per spegnere focolai di guerra e accendere luci di speranza; un’Europa che includa popoli e persone con la loro propria cultura, senza rincorrere teorie e colonizzazioni ideologiche”, ha concluso il Santo Padre.
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Cina, partenariato strategico con la Palestina

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PECHINO (CINA) (ITALPRESS/MNA) – La Palestina ha firmato nei giorni scorsi accordi di cooperazione con la Cina nel corso della visita del presidente Mahmoud Abbas a Pechino. Alla presenza del presidente Mahmoud Abbas e del presidente cinese Xi Jinping a Pechino, la delegazione palestinese ha firmato diversi accordi con la parte cinese, compreso un accordo di gemellaggio tra Ramallah e Wuhan, un accordo sull’insegnamento della lingua cinese nelle scuole palestinesi, un accordo sull’esenzione dal visto per i titolari di passaporto diplomatico e un progetto per il completamento della pavimentazione stradale a Ramallah. Siglato anche un accordo per istituire delegazioni tecniche per quattro progetti. “Oggi abbiamo annunciato congiuntamente l’istituzione di un partenariato strategico cino-palestinese, che diventerà un’importante pietra miliare nella storia delle relazioni bilaterali”, ha affermato Xi come ha riferito la China Central Television (CCTV). La Cina è pronta a rafforzare il coordinamento e la cooperazione con la Palestina per promuovere una risoluzione onnicomprensiva, giusta e di lunga data della questione palestinese”, ha aggiunto Xi.
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Droni su mosca, un ferito ed edifici danneggiati. Attaccata la Crimea

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KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – E’ stata una notte di fuoco, quella appena trascorsa, non solo sul territorio ucraino ma anche sul suolo russo. A Mosca, infatti, si conta un ferito e due edifici danneggiati dopo un attacco con droni lanciati da Kiev, che hanno anche causato per diverse ore la chiusura dell’aeroporto internazionale di Vnukovo. Non è la prima volta che nella capitale si segnalano esplosioni ed è l’ennesima conferma della vulnerabilità della metropoli, sulla quale, nei mesi scorsi, è stato intensificato il sistema di contraerea ma, evidentemente, senza grandi successi. E’ improbabile che l’Ucraina possa ottenere risultati significativi attraverso il lancio di droni su Mosca ma i danneggiamenti, per quanto limitati, accrescono l’ansia della borghesia russa, che oggi si sente meno sicura rispetto al passato. L’offensiva notturna di Kiev, in ogni caso, non si è limitata alla capitale nemica. Sono stati numerosi gli attacchi sulla Crimea occupata, che secondo il ministero della Difesa russo sarebbero stati tutti respinti. “Il regime di Kiev – si legge nel comunicato ufficiale – ha tentato di effettuare nella notte un attacco terroristico con 25 droni di tipo aereo su strutture sul territorio della penisola di Crimea”. Secondo il testo, i velivoli si sarebbero “schiantati nelle acque del Mar Nero e a Capo Tarkhankut”. In ogni caso, al di là degli obiettivi raggiunti solo in parte, i droni su Mosca e la Crimea confermano l’aumento delle operazioni militari ucraine su larga scala. La controffensiva, particolarmente attiva a sud e a est del Paese, sta ottenendo risultati migliori rispetto a un mese fa ma ancora insufficienti per considerarla un successo. I passi avanti più significativi sono stati compiuti attorno alla martoriata Bakhmut, in Donbass, ma Kiev punta per lo più a tagliare le linee di collegamento fra la madrepatria russa e i territori occupati a ridosso del Mar Nero. L’obiettivo è di arrivare a Melitopol, una settantina di chilometri sotto Zaporizhzhia, e separare in questo modo le città di Mariupol e Berdiansk (più a oriente) dalla Crimea, che per entrambi gli stati maggiori rimane il centro nevralgico del conflitto. Per farlo, però, Zelensky e il suo esercito chiedono ulteriori munizioni e la copertura dei cieli, perchè altrimenti le perdite (già alte) potrebbero diventare insostenibili. Il supporto occidentale, a livello di artiglieria, rimarrà inalterato o potrebbe addirittura aumentare ma per gli F16 siamo ancora alle buone intenzioni. Nel frattempo, se Kiev nella notte ha attaccato con i droni, un razzo di Mosca ha causato due vittime a Zaporizhzhia. Un morto anche a nord, nella città di Sumy, ed alcuni feriti si sono registrati a Kherson, sempre a causa dei bombardamenti russi. Infine, sale la preoccupazione in Polonia per le minacce provenienti dalla Wagner di stanza in Bielorussia. Sono attorno ai 4 mila gli uomini di Prigozhin arrivati a Minsk dopo il fallito golpe di fine giugno e secondo lo stesso presidente Lukashenko, molti di loro sarebbero pronti a marciare su Varsavia. Una minaccia verbale che difficilmente si materializzerà, anche perchè poche migliaia di paramilitari, per quanto pericolosi e bene addestrati, si troverebbero la strada sbarrata dalle truppe della Nato. Sarebbe un’operazione suicida che il Cremlino, a livello geopolitico, pagherebbe a caro prezzo.(ITALPRESS).

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Spagna, vincono i Popolari ma non hanno la maggioranza

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MADRID (SPAGNA) (ITALPRESS) – Partito Popolare 136 seggi, Partito Socialista 122, Vox 33, Sumar 31, Altri 27. Questi i risultati parziali delle elezioni in Spagna, secondo i dati del ministero dell’Interno dopo lo spoglio del 90% delle sezioni. Nessun partito da solo arriva alla maggioranza assoluta di 176 seggi su 350, ma anche le alleanze Psoe-Sumar e Pp-Vox sono lontane dalla soglia.

Gli exit poll davano il Partito Popolare guidato da Alberto Núñez Feijóo, 62, anni fino al 2020 Presidente del Governo regionale della Galizia, a 145-150 seggi , contro i 113-118 del Partito Socialista del premier uscente Pedro Sanchez. Il partito di estrema destra Vox si fermava a 24-25, superato dalla formazione di sinistra Sumar, tra i 28 e i 31 seggi.

Per la Spagna si apre una fase di politica di incertezze e di mediazioni fra le forze politiche. Feijóo potrà formare un governo di coalizione o puntare all’astensione dei socialisti, motivando la richiesta con lo sbarramento della maggioranza alla formazione di estrema destra degli eredi del franchismo, capeggiata da Santiago Abascal. Ma se Sanchez dovesse rifiutare e tentare a sua volta l’improbabile riedizione di una coalizione di minoranza con Sunar e i voti sparsi degli indipendentisti, allora si apriranno le trattative per un esecutivo a maggioranza fra Pp e Vox, il primo governo spagnolo dalla fine della dittatura del generale Francisco Franco nel 1975 a includere l’estrema destra.

– foto: Agenzia Fotogramma –

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Attacco russo al cuore di Odessa, distrutta la cattedrale ortodossa

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testo e foto di Ugo Poletti
ODESSA (UCRAINA) (ITALPRESS) – Un attacco russo ha semidistrutto la cattedrale ortodossa della Trasfigurazione.


Odessa da diversi giorni é sotto costanti attacchi notturni di missili e droni russi, che hanno giá distrutto edifici della zona del porto. Durante l’attacco delle prime ore del mattino del 23 Luglio, un missile ad alto potenziale esplosivo ha centrato il tetto dell’edificio religioso piú importante della cittá e distruggendo internamente il sanctuarium, la parte della chiesa riservata ai sacerdoti.
Con la luce del giorno una folla di abitanti di Odessa si é raccolta intorno al monumento per osservare la ferita arrecata alla cittá. Tra loro, gente che normalmente non vanno in chiesa durante le feste religiose, ma che comunque sentono la cattedrale come parte integrante della cittá.

Oggi era in programma la prima missione politica italiana dall’inizio della guerra a Odessa, è arrivata nel giorno nel giorno piú brutto per la città ucraina: una delegazione della Commissione Affari Esteri della Camera dei deputati, guidata dal vicepresidente Lia Quartapelle e formata anche da Andrea Crippa, Arnaldo Lomuti, Ettore Rosato e dal consigliere parlamentare Stefano Tabacchi, é venuta da Kyiv, accompagnata dall’ambasciatore italiano Pierfrancesco Zazo.
Il programma di incontri istituzionali é stato modificato e, insieme al sindaco Trukhanov e al governatore Kiper, i deputati italiani hanno visitato il luogo del disastro.
La scena che si é presentata agli occhi della delegazione italiana era quella di operai impegnati nei lavori di rimozione delle macerie, soldati, preti, suore e molte donne giovani e anziane che hanno portato le scope da casa e si sono mischiati agli addetti ai lavori, pulendo il terreno e i prati circostanti da frammenti di vetro e di intonaco.
La cattedrale della Trasfigurazione é un monumento che marca i cambiamenti storici a Odessa. Dopo la rivoluzione russa, nel 1936, fu demolita completamente dai sovietici. Con l’indipendenza dell’Ucraina, fu ricostruita tra il 1999 e il 2003, fu riconsacrata nel 2010, proprio dal Patriarca Kirill di Mosca, lo stesso che ha dichiarato santa l’invasione russa dell’Ucraina.
Il paradosso é che la cattedrale é ancora nominalmente dipendente dal patriarcato di Mosca e non ha ancora aderito alla scissione della chiesa ortodossa autocefala ucraina.
Sia il Ministro degli Esteri Tajani sia il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni hanno offerto la collaborazione dell’Italia per la ricostruzione della parte distrutta della chiesa.

(ITALPRESS).

Medioriente – il Nuovo Mondo del terzo millennio

Recentemente, nell’ambito di una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU nella quale dovevano essere discussi i termini per l’invio di ulteriori aiuti umanitari a favore delle aree colpite dal terremoto, che ha devastato la zona di confine tra Turchia e Siria, la Russia ha esercitato il diritto di veto bloccando, di fatto, l’approvazione della risoluzione. La scelta, da parte del rappresentante russo, di opporsi all’adozione di una misura tendente ad alleviare lo stato di crisi che caratterizza la regione conferma il supporto di Mosca alla linea politica siriana, la quale ritiene che la distribuzione, imparziale e non soggetta a controlli degli aiuti, possa favorire le fazioni politiche che contrastano il regime di Assad nella regione settentrionale del Paese.

L’eccezionalità del fatto in argomento non risiede nell’esercizio del diritto di veto da parte russa, ma nella reiterazione, in sede ONU per la diciassettesima volta nell’arco di pochi anni, di un comportamento a favore e a sostegno del regime siriano effettuata dalla Russia.

La chiave di lettura per comprendere le azioni di Mosca risiede nella impostazione della visione geostrategica russa che prevede l’espansione e il consolidamento dell’influenza del paese secondo una visione globale non eurocentrica, mirata a proporre e supportare il ruolo della Russia di grande potenza.

Nell’area particolare del Medio Oriente la Russia segue ormai da tempo una linea strategica che propone Mosca come partner politico privilegiato in grado di offrire supporto e collaborazione nell’ambito di un sistema di scambi non vincolato a una condivisione pregiudiziale di vincoli culturali o etici. Inoltre, si è dimostrata pronta a inserirsi in tutte quelle aree dove la presenza USA è meno forte o dove l’interesse americano sembra essersi affievolito.

La scelta che Russia e Cina hanno fatto di investire politicamente nell’area mediorientale e, nella sua visione più ampia nei Paesi del MENA, valutando questo come il teatro critico nel quale svolgere un ruolo determinante a livello geopolitico per il consolidamento del ruolo di potenza globale, deriva dal profondo mutamento che è in corso nell’area.

Arabia Saudita, Emirati, Qatar, Oman, Kuwait, Bahrain, Siria, Iran, Iraq, Turchia, Israele, Libano, Giordania, Yemen non c’è Stato che recentemente non sia impegnato in un processo di revisione delle strategie per il conseguimento dei propri interessi nazionali che ha sconvolto lo statu quo che aveva caratterizzato l’area per decenni.

Le caratteristiche dello scenario strategico che stanno mutando non riguardano solamente la necessità di riconvertire, in un futuro più o meno imminente, economie basate sul petrolio, ma investono, soprattutto, la collocazione geopolitica che questi Paesi avranno nel contesto globale.

Il Medio Oriente, infatti, rappresenta la fascia avanzata di quel Global Sud che si vuole affacciare allo scenario internazionale da protagonista, ne ha le potenzialità, i mezzi e la volontà.

Gli eventi politici che hanno radicalmente mutato lo scenario sono stati caratterizzati da due fattori fondamentali.

Il primo riguarda l’ingresso della Cina e della Russia (per quest’ultima si può parlare di ritorno in alcuni casi) nel contesto geostrategico mediorientale come sostenitori di un nuovo ordine di rapporti, svincolato dalla ossessiva ricerca della condivisione/imposizione di concetti e di valori culturali ma basato sia sul conseguimento di benefici comuni e sul soddisfacimento di reciproci interessi locali, sia sulla ricerca di rapporti diretti bilaterali che escludono la creazione di coalizioni o alleanze limitative e con rapporto di subordinazione. L’azione di Pechino e Mosca è stata facilitata dalla generale perdita di fiducia nelle capacità degli USA di svolgere il ruolo di garante della sicurezza e di potenza equilibratrice dovuto alla ondivagante e ambigua politica estera che dall’amministrazione Obama in poi ha contraddistinto l’azione di Washington.

Il secondo fattore, invece, è rappresentato dalla progressiva transizione verso una multipolarità dello scenario internazionale, caratterizzata non solo dalla presenza di attori con prerogative globali (in essere o in divenire) che hanno affiancato protagonisti del vecchio ordine USA e Russia, come Cina, India, Brasile Sud Africa, Giappone, ma anche dalla nascita di una serie di medie potenze a carattere regionale in grado di svolgere un ruolo importante e decisivo per il mantenimento di un equilibrio non solo locale, ma complessivo.

In quest’ottica deve essere esaminato il processo di sviluppo geopolitico in atto nell’area in argomento. Gli esempi sono molteplici e riguardano tutta la regione. Come riferimento basti osservare casi emblematici di questa evoluzione geostrategica.

La Turchia, membro della NATO ma ostracizzata per l’ingresso nell’Unione Europea, persegue una politica in bilico tra Est e Ovest le cui attività vanno da una forte e consolidata presenza nel Mediterraneo alla più diretta azione nelle crisi siriana, libica e caucasica, al fine di conseguire lo status di potenza regionale.

L’Arabia Saudita, alleato storico degli USA sta riconsiderando i termini di questa partnership, mentre sta costruendo il futuro del post petrolio sconvolgendo il proprio sistema sociale e culturale.

Recentemente ha intessuto una serie di rapporti diplomatici con i nemici di sempre (Iran e Yemen) a vantaggio di interessi specifici e con l’intento di proporre il Paese come elemento di equilibrio geopolitico nell’area.

Israele che, nonostante le mutazioni del sistema sociale interno stiano scuotendo le fondamenta della sua democrazia, dimostra una proattività diplomatica volta al difficile processo del suo definito riconoscimento e alla costruzione di una cornice di sicurezza anti-iraniana adottando una politica di concessioni e accordi anche senza l’egida USA.

L’Iran, che nonostante abbia avviato un processo di normalizzazione diplomatica con l’Arabia Saudita, continua a supportare le organizzazioni estremistiche della regione (Libano, Yemen, Siria) e a estendere la sua influenza sull’Iraq. Se, internamente, la necessità di reprimere le proteste popolari ha favorito la scalata a posizioni di potere dell’ala militare del regime che sta perseguendo un processo di miglioramento ed espansione dello strumento militare, di cui il nucleare sembra essere il punto di arrivo, dal punto di vista delle relazioni estere il progressivo avvicinamento all’orbita russo-cinese evidenzia il distacco da una politica di equidistanza e la volontà di essere supportata nella sua crociata anti USA.

L’Oman che si è ritagliato un ruolo particolare dal punto di vista diplomatico identificandosi come la risorsa ideale per mediare situazioni apparentemente inconciliabili e pervenire alla stipulazione di accordi politici di fondamentale portata. Gli accordi tra gli USA e i Talebani e il riavvicinamento tra Iran e Arabia Saudita sono solo due dei successi che la diplomazia omanita ha reso possibile.

Non solo, in tutti i Paesi del Medioriente sono in via di sviluppo politiche e strategie tendenti a cambiare l’assetto della regione e a conferire maggior peso specifico all’area. Anche la rivitalizzazione della Lega Araba che ha ultimamente posto le condizioni per riammettere la Siria nell’ambito dell’organizzazione dimostra la volontà di cambiare la situazione.

Un ultimo indicatore è rappresentato dalla volontà di trasformare la regione da un’area di sfruttamento delle risorse naturali a un polo di attrazione di investimenti e di capitali verso un settore terziario che ha conosciuto un’esplosione senza limiti nell’ultimo decennio: creazione delle premesse per il turismo di massa e organizzazione di eventi culturali e sportivi a livello mondiale costituiscono solo la punta di un iceberg che non rimane circoscritto all’area locale ma prevede l’espansione verso una sorta di conquista del monopolio occidentale in questi settori (su tutti si deve considerare la scalata al mondo del calcio e la conquista del circuito golfistico americano).

Cina e Russia (e India recentemente) sono visti come partner, magari non del tutto affidabili e anche pericolosi, ma necessari per conseguire gli obiettivi nazionali dai Paesi dell’area, in quanto non essendo il loro approccio basato sulla richiesta di adesione a valori sociali e morali, consentono lo stabilirsi di rapporti esclusivamente di interesse finanziario e commerciale, che non necessariamente sfociano in alleanze.

Ritornando al veto della Russia in sede di Consiglio di Sicurezza, appare, quindi, palese che Mosca sia pure in difficoltà per gli sviluppi della crisi ucraina ragiona e opera in termini di grande potenza. La proattività di Mosca, diretta o indiretta, in Asia e in Africa, continua a contraddistinguere la sua azione diplomatico politica aprendo nuove finestre di opportunità per la sua affermazione quale protagonista critico nella trasformazione in atto nello scenario mondiale.

Nonostante la nostra cieca e ipocrita narrative di una Russia impegnata nel resuscitare la Guerra Fredda la realtà e ben diversa. Mosca ha una visione globale che ha noi Occidente manca del tutto.

La volontà di rivalsa dei paesi dell’Europa dell’Est e del Baltico nei confronti della Russia sta legando l’Europa a un passato che ormai è remoto, impedendogli di dedicare le risorse e le capacità di cui è in possesso per affrontare con successo il cambiamento che è in atto nel sistema delle relazioni mondiali.

La sfida che dobbiamo affrontare viene dal Sud del mondo e non da un anacronistico conflitto EST -OVEST!

Dobbiamo renderci conto che la Guerra Fredda e l’esotismo delle gesta di Lawrence d’Arabia appartengono al passato, sono mondi che non possiamo resuscitare e che non ci appartengono più. Il futuro dell’Occidente non è assicurato dall’espansione globale della NATO (il cui Segretario Generale ha perso il senso della misura invocando interessi asiatici dell’Alleanza!) e neppure dalla crociate in difesa di concetti e valori di cui ci riempiano la bocca ma che spesso calpestiamo per gli interessi personali!

Il processo di sviluppo che sta avendo luogo nel Medioriente, (e di riflesso nell’Africa), rappresenta la chiave di volta del mondo che verrà. Questo la Russia lo ha capito bene e ha indirizzato le sue scelte geopolitiche coerentemente, l’Occidente invece si ostina a vivere nel passato prigioniero di vestigia imperiali oramai defunte e di rancori atavici nordeuropei verso l’Orso Russo.

Ben vengano, quindi le iniziative del nostro Paese verso questo Nuovo Mondo, che sembra aver ritrovato la via per perseguire interessi strategici nazionali orientando la nostra diplomazia al di là del Mediterraneo.

Patrick Zaki è libero “Voglio tornare in italia il prima possibile”

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ROMA (ITALPRESS) – “Patrick ora è libero tra la sua famiglia e i suoi amici, grazie a tutti coloro che hanno mostrato solidarietà e sostegno”. Questo il messaggio pubblicato in inglese, arabo e
italiano sulla pagina Facebook del gruppo di sostegno “Patrick Libero” che in questi anni ha fornito aggiornamenti sugli sviluppi giudiziari del giovane ricercatore egiziano.
“Sono impaziente di tornare in Italia il più presto possibile”, ha detto Zaki ai microfoni della Rai dopo la sua liberazione avvenuta al Cairo. “Sono stati giorni intensi, ma per fortuna ora sono libero – ha aggiunto -. Ringrazio la città di Bologna, il rettore dell’Università, i cittadini di Bologna, una comunità di cui mi sento fortunato a farne parte, perchè sono ormai anni che si occupano del mio caso. Ringrazio i diplomatici e tutti coloro che in questi giorni mi sono rimasti accanto, facendo grande sforzi per ridarmi la libertà”.

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Al Sisi concede la grazia a Patrick Zaki

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IL CAIRO (EGITTO) (ITALPRESS) – Il presidente egiziano Abdel-Fattah El-Sisi ha concesso la grazia al ricercatore Patrick George Zaki e all’avvocato per i diritti umani Mohamed El-Baqer. Lo ha annunciato il Comitato presidenziale per la grazia, secondo quanto riferiscono i video locali. Zaki era stato condannato a tre anni con l’accusa di diffusione di notizie false.

– foto: Agenzia Fotogramma –

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