GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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ESTERI - page 17

Blinken a Netanyahu “Difenderemo sempre Israele”

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ROMA (ITALPRESS) – Gli Stati Uniti “sono al fianco di Israele, vi difenderemo sempre”. Lo ha assicurato il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Tel Aviv.
“Questo è il messaggio che porto con me da parte di Biden”, ha aggiunto, garantendo che all’interno del Congresso c’è “un supporto bipartisan per Israele”. E “siamo qui per sostenere e supportare Israele e il vostro governo”. Il capo della diplomazia Usa si è detto convinto che “Hamas non rappresenta il popolo palestinese e le sue aspettative legittime”. Questo nonostante il gruppo islamico governa la Striscia di Gaza “con tattiche repressive”. Ha quindi ricordato che gli Stati Uniti stanno “fornendo munizioni a Israele, oltre ad altri aiuti per la difesa” e “altro materiale è in viaggio”. “Forniremo altri armamenti e altri supporti per aiutare a proteggere la popolazione” israeliana, ha aggiunto.
Dal canto suo il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha assicurato che ”proprio come è stato annientato lo Stato Islamico”, anche il movimento palestinese Hamas “deve essere schiacciato”. Parlando durante la conferenza stampa con Blinken ha affermato: “Ci saranno giorni difficili, ma la forza della civiltà’ vincera’”. “E’ un momento particolare, in cui dobbiamo essere uniti contro il male. Grazie agli Stati Uniti per essere al fianco di Israele sempre”, ha aggiunto. Nel suo intervento, Netanyahu ha ringraziato Washington per il sostegno nella guerra di Israele “contro la barbarie di Hamas”. “La sua visita – ha detto rivolgendosi a Blinken – è un altro tangibile esempio dell’inequivocabile sostegno degli Stati Uniti a Israele”.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

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Raid di Israele su Gaza. Biden invierà un nuovo pacchetto di armi

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TEL AVIV (ITALPRESS/MNA) – Un portavoce dell’esercito israeliano, Jonathan Conricus, ha reso noto che è salito a 1.200 persone il bilancio delle vittime israeliane dell’attacco lanciato da Hamas contro gli insediamenti intorno a Gaza. Sono 2.700 invece le persone che sono rimaste ferite. Questo mentre l’escalation militare tra l’esercito israeliano e Hamas entra nel suo quinto giorno. Conricus ha detto in una trasmissione in diretta sulla pagina dell’esercito israeliano sulla piattaforma “X” (ex Twitter) che questo bilancio non è definitivo. Ha aggiunto che Hamas detiene decine di prigionieri, “compresi molti con doppia cittadinanza provenienti da paesi tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia e Argentina”. Dall’altra parte, il ministero della Sanità di Gaza ha affermato che almeno 900 palestinesi sono stati uccisi e circa 4.600 altri sono rimasti feriti negli attacchi aerei israeliani sulla Striscia da sabato. Conricus ha spiegato che l’esercito israeliano ha colpito con grande forza obiettivi del movimento palestinese di Hamas ieri. Le sue forze stanno combattendo su tre fronti, il che ha portato a subire “perdite molto ingenti”, sottolineando che Hezbollah ha lanciato missili e proiettili anticarro sulle postazioni dell’esercito israeliano sul fronte settentrionale. Ha aggiunto: “I missili sono stati lanciati contro di noi dalla Siria e non sappiamo chi li ha lanciati”. Intanto la Casa Bianca ha reso noto che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha espresso in una telefonata al primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, il sostegno USA “che è in viaggio verso Israele”. La Casa Bianca ha affermato che Biden ha spiegato a Netanyahu che il sostegno Usa consiste, oltre all’invio della più grande portaerei del mondo nel Mediterraneo orientale, in munizioni, missili Iron Dome e altro equipaggiamento difensivo. Avichay Adraee, portavoce dell’esercito israeliano, ha dichiarato in precedenza attraverso il suo account sulla piattaforma “X” (ex Twitter) che il primo aereo carico di munizioni statunitensi avanzate è atterrato martedì notte nella base aerea di Nevatim, affermando che queste munizioni consentono all’esercito di “condurre attacchi concreti e prepararsi” per altri scenari. Inoltre ieri la portaerei americana USS Gerald Ford è arrivata nelle acque del Mediterraneo al largo delle coste israeliane. Ciò avviene dopo che questa mattina l’aeronautica israeliana ha dichiarato che decine di aerei hanno bombardato più di 200 obiettivi intorno al quartiere di Al-Furqan nella Striscia di Gaza. “Questa è la terza ondata di raid nel quartiere di Al-Furqan, poiché abbiamo attaccato più di 450 obiettivi nel quartiere in un giorno”. D’altra parte, il Palestine Information Center ha riferito che un violento bombardamento da parte di aerei da guerra israeliani ha preso di mira la zona occidentale di Gaza, vicino al porto. Allo stesso tempo, notizie provenienti da Gaza riportavano che cannoniere israeliane avevano sparato proiettili pesanti su Al-Rashid Street e sulla fascia costiera a ovest di Gaza City. I bombardamenti che hanno preso di mira Al-Rashid Street, di fronte al porto di Gaza, continuano ancora oggi. L’esercito israeliano ha annunciato che le sue forze hanno attaccato obiettivi navali appartenenti ad Hamas. L’attacco è avvenuto al largo della Striscia di Gaza, provocando la morte di un subacqueo palestinese che aveva tentato di infiltrarsi in Israele. In particolare sono stati colpiti i moli di Khan Yunis e Gaza, utilizzati per compiere attacchi terroristici sulla costa israeliana. I moli, riporta una nota dell’IDF israeliano, sono stati bersaglio del fuoco di artiglieria di navi lanciamissili, elicotteri e batterie di artiglieria di terra.
– foto Agenzia Fotogramma –
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Medio Oriente, Tajani “Forte preoccupazione per il ruolo dell’Iran”

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ROMA (ITALPRESS) – “Israele ha subito un attacco a sorpresa su larga scala, civili inermi sono stati assaliti. L’offensiva avviata con un massiccio lancio di razzi è stata accompagnata da incursioni di unità armate in territorio israeliano. I terroristi hanno assaltato città e piccole comunità e colpito in maniera indiscriminata obiettivi civili seminando morte e terrore”. Così il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso delle comunicazioni alla Camera sulla situazione in Medio Oriente.
“Abbiamo dato subito priorità alla situazione degli italiani ad Israele, sono incontrato con l’Unità di Crisi e le ambasciate. Stiamo operando incessantemente per assistere i nostri connazionali. Gli italiani residenti sono oltre 18mila tra cui numerosi cittadini con doppio cittadinanza e circa 1.000 ragazzi sono arruolati per il servizio di leva. A Gaza ci sono circa 10 italiani tra cui una bambina di un anno”, ha proseguito.
“Purtroppo non ancora abbiamo notizie certe dei coniugi italo-israeliani dispersi e probabilmente presi in ostaggio, faremo il possibile per trovarli e portarli in salvo”, ha aggiunto Tajani.
“Desta forte preoccupazione il ruolo dell’Iran. Le autorità iraniane hanno espresso solidarietà e sostegno ad Hamas, si tratta al momento di un sostegno politico, ma i festeggiamenti in Parlamento non sono certo un buon segnale”, ha sottolineato il ministro.

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Robert Kennedy Jr si candida alle Presidenziali Usa da indipendente

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NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Robert Kennedy Jr. ha annunciato oggi a Filadelfia che si candiderà alle presidenziali per la Casa Bianca da indipendente. Il figlio maggiore di Bob Kennedy, che a sua volta era fratello del Presidente John F. Kennedy assassinato a Dallas 60 anni fa, ha quindi deciso di non partecipare alle primarie del Partito Democratico, come invece aveva fatto suo padre, senatore dello Stato di New York, assassinato a Los Angeles nel 1968 mentre concorreva per essere eletto alla Casa Bianca.
Tutti si aspettavano che RFK jr avrebbe sfidato il Presidente Joe Biden per la nomination, ma invece ora, da indipendente, concorre direttamente alle elezioni del novembre del 2024. Diventa così una mina vagante sia per il presidente in carica che per il candidato repubblicano che – almeno dai sondaggi- sarà probabilmente Donald Trump.
“Sono qui – ha annunciato RFK jr davanti ai suoi sostenitori riuniti dove fu firmata la dichiarazione di indipendenza americana e poi la Costituzione – per dichiararmi candidato indipendente alla presidenza degli Stati Uniti”.
A questo punto RFK Jr potrebbe attrarre voti sia dai democratici che dai repubblicani e diventare decisivo per la vittoria finale. Infatti se le sue possibilità di vittoria finale sono – almeno per ora – scarsissime, allo stesso tempo i temi della sua campagna elettorale dovranno essere seguiti con grande attenzione per cercare di capire su chi potranno fare più presa: sull’elettorato repubblicano (già spaccato da Trump) o quello democratico che ha già mostrato di “soffrire” i candidati imposti dal partito (come quando scaricò molti voti sul senatore indipendente Bernie Sanders che aveva cercato la nomination democratica).
Intanto alcuni dei fratelli e sorelle di RFK jr, anche loro figli del padre assassinato come lo zio presidente, hanno disconosciuto in un tweet la candidatura del fratello maggiore con una pesantissima dichiarazione. “Bobby potrebbe condividere lo stesso nome di nostro padre”, si legge, “ma non condivide gli stessi valori, visione o giudizio. L’annuncio di oggi è per noi profondamente doloroso. Denunciamo la sua candidatura e riteniamo che sia pericolosa per il nostro Paese”.
RFK junior è da tanti anni conosciuto per essere un avvocato ambientalista. Ha però suscitato molte polemiche per essere stato “anti-vax”, prima e durante la pandemia. Lui ha smentito questa attribuzione di “anti-vax” – dicendo che tutti i suoi figli sono vaccinati – affermando più volte di essere solo contrario alla mancanza di controlli più rigorosi delle case farmaceutiche.

Stefano Vaccara

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Due italiani dispersi in Israele, Tajani “Verifiche in corso”

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ROMA (ITALPRESS) – In Israele non si hanno più tracce da 48 ore di due coniugi, che si trovavano nel kibbutz di Bèeri, nel deserto del Negev. Lo ha riferito al Tg1 il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
“Si tratta di due cittadini italiani che hanno anche passaporto israeliano, quindi con doppia cittadinanza, che erano nel kibbutz di Bèeri, e che non rispondono all’appello, non rispondono alle chiamate, non sono rintracciabili – ha spiegato Tajani -. Insieme con le autorità israeliane stiamo verificando dove sono e cosa può essere accaduto loro. La nostra ambasciata, il nostro consolato, l’Unità di Crisi del ministero degli Esteri sono al lavoro, in contatto sempre con le autorità di Tel Aviv”.
“Mi auguro che non siano stati presi prigionieri e non siano stati portati dentro la Striscia di Gaza, ma non abbiamo nessuna notizia nè in un senso nè in un altro – ha aggiunto il ministro -. Ci sono circa mille ragazzi che sono arruolati nell’esercito di Israele e stanno svolgendo servizio di leva con doppio passaporto, ma non abbiamo altre notizie negative su cittadini italiani”.

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Israele verso l’attacco via terra, sale il numero dei morti

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Proseguono gli scontri tra i militanti di Hamas e le forze israeliane. Secondo gli ultimi aggiornamenti forniti nella notte dalle Forze di Difesa Israeliane, da sabato mattina sono stati uccisi almeno 800 israeliani e ci sarebbero oltre 2.150 feriti, mentre sarebbero circa 500 vittime e almeno 2.300 feriti sul lato palestinese. Le truppe israeliane hanno continuato a bombardare la Striscia di Gaza durante la notte. Più di 500 gli obiettivi appartenenti ai gruppi militanti di Hamas e della Jihad islamica nella Striscia di Gaza colpiti dalle forze dello Stato ebraico. Intanto secondo alcune fonti israeliane di cui fa cenno il Washington Post, gli Stati Uniti si attendono che Israele lanci un’ampia operazione via terra contro Hamas a Gaza nelle prossime 24-48 ore. Il voto a favore della guerra da parte del gabinetto israeliano potrebbe, infatti, segnalare un’operazione più ampia: consentirebbe al governo di espandere la mobilitazione militare e di impiegare una gamma più letale di opzioni militari. Da parte sua, intanto, l’Iran ha negato il coinvolgimento nel blitz. A livello internazionale, dopo la riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu di ieri sera, non è stata redatta alcuna dichiarazione congiunta. “Un gran numero di paesi hanno condannato gli attacchi di Hamas. Ma ovviamente non tutti”, si è rammaricato il vice-ambasciatore americano Robert Wood. “Potete sicuramente identificarne uno senza che io dica nulla”, ha aggiunto, con una chiara allusione alla Russia. Il presidente americano Joe Biden, ha ordinato un “ulteriore sostegno a Israele di fronte a questo attacco terroristico senza precedenti da parte di Hamas”. Il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, ha affermato che Washington “fornirà rapidamente alle forze di difesa israeliane attrezzature e risorse aggiuntive, comprese le munizioni” e ha confermato che la portaerei Uss Gerald R.Ford e un gruppo di navi da guerra si porterà nel Mediterraneo orientale. Intanto gli Emirati Arabi Uniti hanno esortato Hamas a cessare le ostilità. Il ministero degli esteri di Abu Dhabi afferma come “gli attacchi di Hamas contro le città e i villaggi israeliani vicino alla Striscia di Gaza, così come il lancio di migliaia di razzi su località abitate rappresentano un’escalation seria e grave”. Sul fronte interno in Israele, si intensificano le dichiarazioni per cercare di formare un governo di unità nazionale. Il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che “la realtà impone che l’unità e la coesione siano ciò che serve per sconfiggere i nostri nemici. Lasciamo indietro le squadre e abbandoniamo i negoziati. Invito il primo ministro Netanyahu e Benny Gantz a essere all’altezza della situazione, incontrarsi immediatamente e concordare sulla creazione di un governo nazionale di emergenza”.
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Guterres “Condanniamo le violenze, no all’assedio di Gaza”

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NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – “Ho appena concluso una riunione straordinaria per discutere gli sviluppi senza precedenti in Israele e nei territori palestinesi occupati. Ribadisco la mia totale condanna degli abominevoli attacchi di Hamas e altri contro le città e i villaggi israeliani nei pressi di Gaza, che hanno provocato la morte di oltre 800 israeliani e il ferimento di oltre 2.500. Purtroppo, si prevede che questi numeri aumenteranno poiché gli attacchi sono in corso e molte persone risultano disperse”. Lo ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, incontrando i giornalisti al Palazzo di Vetro. “Inoltre, più di cento, forse più, israeliani – civili e militari – sarebbero stati catturati da gruppi armati, tra cui donne, bambini e anziani – ha aggiunto -. Alcuni sono tenuti in ostaggio in Israele e molti altri sono stati presi nella Striscia di Gaza. Nel frattempo, Hamas e la Jihad islamica palestinese hanno lanciato migliaia di razzi indiscriminati che hanno raggiunto il centro di Israele, comprese Tel Aviv e Gerusalemme. Riconosco le legittime rimostranze del popolo palestinese, ma niente può giustificare questi atti di terrore e l’uccisione, la mutilazione e il rapimento di civili”. “Ribadisco il mio appello a cessare immediatamente questi attacchi e a rilasciare tutti gli ostaggi. Di fronte a questi attacchi senza precedenti, gli attacchi aerei israeliani hanno martellato Gaza – ha aggiunto Guterres -. Sono profondamente allarmato dalle notizie di oltre 500 palestinesi – tra cui donne e bambini – uccisi a Gaza e di oltre 3.000 feriti. Questi numeri aumentano di minuto in minuto mentre le operazioni israeliane continuano. Pur riconoscendo le legittime preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza, ricordo anche a Israele che le operazioni militari devono essere condotte nel rigoroso rispetto del diritto umanitario internazionale”. “I civili devono essere rispettati e protetti in ogni momento – ha proseguito il segretario generale delle Nazioni Unite -. Le infrastrutture civili non devono mai essere un obiettivo. Abbiamo già notizie di missili israeliani che hanno colpito strutture sanitarie all’interno di Gaza, nonché torri residenziali a più piani e una moschea. Sono state colpite anche due scuole dell’UNRWA che ospitavano famiglie sfollate a Gaza. Circa 137.000 persone si stanno attualmente rifugiando nelle strutture dell’UNRWA – e il numero aumenta man mano che continuano i pesanti bombardamenti e gli attacchi aerei”.
“Sono profondamente addolorato dall’annuncio di oggi secondo cui Israele avvierà un assedio completo della Striscia di Gaza, senza che sia consentito entrare: niente elettricità, cibo o carburante. La situazione umanitaria a Gaza era estremamente disastrosa prima di queste ostilità; ora peggiorerà solo in modo esponenziale – ha detto ancora Guterres -. C’è un disperato bisogno di attrezzature mediche, cibo, carburante e altre forniture umanitarie, insieme all’accesso del personale umanitario. I soccorsi e l’ingresso di forniture essenziali a Gaza devono essere facilitati – e le Nazioni Unite continueranno gli sforzi per fornire aiuti per rispondere a queste esigenze. Esorto tutte le parti interessate a consentire alle Nazioni Unite l’accesso per fornire assistenza umanitaria urgente ai civili palestinesi intrappolati e indifesi nella Striscia di Gaza”.
“Il Coordinatore speciale delle Nazioni Unite ed io stiamo dialogando con i leader della regione per esprimere la nostra preoccupazione, la nostra indignazione e per portare avanti gli sforzi per evitare qualsiasi ricaduta nel Medio Oriente più ampio – ha proseguito Guterres -. Anche in questi tempi peggiori – e forse soprattutto nei momenti più difficili – è fondamentale guardare all’orizzonte a lungo termine ed evitare azioni irreversibili che incoraggerebbero gli estremisti e comprometterebbero qualsiasi prospettiva di pace duratura. Questa violenza più recente non arriva nel vuoto. La realtà è che nasce da un conflitto di lunga data, con un’occupazione durata 56 anni e senza una fine politica in vista. È ora di porre fine a questo circolo vizioso di spargimenti di sangue, odio e polarizzazione. Israele deve vedere concretizzate le sue legittime esigenze di sicurezza – e i palestinesi devono vedere realizzata una chiara prospettiva per la creazione del proprio Stato. Solo una pace negoziata che soddisfi le legittime aspirazioni nazionali di palestinesi e israeliani, insieme alla loro sicurezza – la visione a lungo termine di una soluzione a due Stati, in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite, il diritto internazionale e gli accordi precedenti – può portare a una pace a lungo termine. stabilità a lungo termine per la popolazione di questa terra e della più ampia regione del Medio Oriente. Faccio appello alla comunità internazionale affinché mobiliti un sostegno umanitario immediato per questo sforzo”.

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Una nuova guerra in Medio Oriente?

 

Le modalità con le quali, nel settore della Striscia di Gaza, l’organizzazione di Hamas ha condotto l’attacco contro lo Stato di Israele hanno drammaticamente elevato il livello della tensione che contraddistingue l’area, accrescendo il pericolo che la situazione possa evolversi dando luogo a un vero e proprio conflitto.

Il successo che ha caratterizzato la fase iniziale delle operazioni di Hamas ha colto di sorpresa un’opinione pubblica generalmente poco attenta agli sviluppi della situazione mediorientale e geopoliticamente concentrata su se stessa, che si è meravigliata per l’assenza, apparente, di un qualsiasi segnale che potesse presagire una tale operazione.

Purtroppo, invece, questa ripresa violenta delle dinamiche che caratterizzano la regione era stata ipotizzata e considerata come un’eventualità possibile a breve termine.

Quello che può essere considerato come una sorpresa e che come tale ha colto parzialmente sbilanciato Israele è stato il settore in cui questo attacco si è sviluppato: la Striscia di Gaza.

Nei mesi passati lo sviluppo di una serie di eventi aveva concentrato l’attenzione degli analisti nei confronti del settore settentrionale di Israele dove le attività dell’organizzazione di Hezbollah lungo il confine con Libano avevano alzato il livello della tensione in maniera estremamente pericolosa provocando reazioni abbastanza dure da parte del Governo Israeliano.

Indubbiamente l’operazione lanciata da Hamas ha conseguito un iniziale successo sfruttando la sorpresa causata sia dalla portata delle operazioni sia delle modalità tattiche adottate per l’attacco, ma la controreazione israeliana è stata immediata.

Adesso, il vero elemento critico di questa crisi è rappresentato dal livello della risposta che Israele intenderà adottare, in quanto le conseguenze avranno effetti complessivi che condizioneranno pesantemente l’attuale quadrò geostrategico regionale.

La situazione di Israele in questo momento è particolarmente delicata sia sul piano interno sia su quello internazionale.

Infatti, all’interno le difficoltà incontrate dal Governo del premier Netanyahu nel portare avanti una serie di riforme politiche hanno acceso il dibattito politico creando una situazione di tensione nella società israeliana; mentre lo scenario estero è condizionato dal processo di normalizzazione dei rapporti con i vicini che passa obbligatoriamente per l’Arabia Saudita e dalla necessitò di contrastare l’influenza iraniana.

Per quanto attiene, invece, alle motivazioni che hanno indotto Hamas a scatenare il suo attacco queste possono essere identificate nei fattori che condizionano l’operato dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) anch’esse originate da criteri di politica interna e di politica estera.

In sintesi, l’ANP ha da tempo perso il controllo della Striscia di Gaza che è governata dall’organizzazione di Hamas e ultimamente ha visto il suo potere erodersi anche in Cisgiordania a favore di Hamas. L’attacco di questi giorni potrebbe essere il tentativo di Hamas di proporsi come il difensore del popolo palestinese e rivendicare il ruolo politico che adesso è della ANP.

La possibilità da parte di Israele di includere l’Arabia Saudita nel processo di normalizzazione viene considerata come una inaccettabile perdita di influenza della causa palestinese nel mondo arabo e come tale osteggiata. La possibilità di spingere Israele a scatenare una reazione particolarmente incisiva nei confronti di Gaza avrebbe l’effetto di congelare l’adesione del regno saudita ad un accordo per il riconoscimento di Israele.

Infine, non può essere trascurato l’interesse dell’Iran che, quale finanziatore e ispiratore dei movimenti islamici come Hamas, potrebbe aver sollecitato l’attacco per poter trarre elementi di valutazione riguardo alle reazioni israeliane nell’ottica del perseguimento dei suoi obiettivi di distruzione dello Stato di Israele.

Di conseguenza la risposta di Israele dovrà tenere conto di numerose variabili e di situazioni i cui pro e contro sono particolarmente significativi.

Un primo elemento, che sicuramente potrebbe condizionare le scelte successive, è rappresentato dalle dichiarazioni di supporto che sono venute dal contesto internazionale unitamente a quelle di condanna dell’azione di Hamas, che rappresentano un fattore particolarmente positivo per la loro prontezza (ha stupito l’immediata dichiarazione dell’Unione Europea per tramite della Presidente della Commissione) e che dimostrano una predisposizione favorevole in quanto affermano il diritto alla difesa da parte di Israele.

Un secondo fattore è rappresentato dalla necessità di calibrare una risposta che sia abbastanza decisa da eliminare o ridurre la minaccia di Hamas senza stimolare una reazione da parte di Hezbollah lungo il confine con il Libano o innescare una ennesima intifada nella Cisgiordania.

Infine, il particolare momento offre una possibilità a Netanyahu di ottenere un consenso politico interno che a seguito di una bilanciata soluzione di questa crisi, gli consentirebbe, probabilmente di ottenere il supporto di fazioni politiche più moderate che renderebbero meno significativa l’attività che la componente oltranzista del suo Governo sta cercando di imporre, riequilibrando, così la situazione di tensione sociale in atto nel Paese.

Se la situazione sul campo si sta evolvendo rapidamente a favore delle forze Armate di Israele (IDF) per ristabilire accettabili condizioni di sicurezza, le azioni che il Governo di Israele deciderà di adottare sono condizionate da una molteplicità di fattori che richiederanno soluzioni calibrate ed equilibrate, dove la volontà di adottare misure cinetiche definitive nei confronti di Hamas dovrà essere condizionata dalla necessità di conseguire una vittoria, soprattutto, politica e non solo militare.

E’, infine, opportuno sottolineare come la popolazione della Striscia di Gaza e quella israeliana adiacente siano le vere vittime di questa ennesima dimostrazione di come le organizzazioni terroristiche come Hamas, supportate e finanziate da Stati totalitari (Repubblica Islamica dell’Iran in primis) possano arrogarsi il diritto di essere riconosciuti come i rappresentanti di uno Stato o di una Nazione, quando invece le loro azioni sono dettate, esclusivamente, dal soddisfacimento di interessi di potere che nulla hanno a che fare con i diritti e la difesa della popolazione palestinese.

In Israele si aggrava il bilancio, missili anche da Hezbollah. Prove di mediazione dall’Egitto

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Si aggrava il bilancio di quella che ormai è una vera e propria guerra dopo l’attacco sferrato il 7 ottobre mattina da Hamas su Israele, con lancio di razzi e missili e i raid di gruppi armati in vari kibbutz e città, e la replica dell’esercito di Tel Aviv. E’ salito infatti a oltre 700 il numero dei morti e oltre 3.000 quello dei feriti in Israele. Nel frattempo sono circa 300 i palestinesi rimasti uccisi e 1.990 i feriti negli attacchi aerei israeliani su Gaza. Le forze di difesa israeliana hanno spiegato di aver colpito obiettivi del gruppo terroristico, tra cui sembra anche le case di alti funzionari di Hamas nella Striscia di Gaza. Il gruppo terroristico libanese Hezbollah ha affermato di aver lanciato decine di razzi e proiettili su tre postazioni israeliane nella regione contesa del Monte Dov in solidarietà con l’attacco di Hamas contro Israele. Secondo l’esercito israeliano ci sarebbe ancora un numero significativo di civili e soldati israeliani tenuti in ostaggio da Hamas, tra cui bambini, donne, anziani e disabili. Intanto le truppe israeliane hanno ripreso il controllo di 29 località che erano state occupate ieri da Hamas, ma la lotta contro i miliziani continua con scontri soprattutto a Sderot e Beeri. L’esercito ha liberato numerosi ostaggi, tra cui i kibbutz Beeri e Ofakim, ed è stata sgombrata anche una stazione di polizia a Sderot. I caccia israeliani hanno anche attaccato il compound militare nella casa del capo dell’intelligence di Hamas nella Striscia di Gaza, mentre ci sarebbe stato un tentativo di attacco di terroristi a Zikim Beach, nella regione di Eshkol nel sud di Israele.

Sono in corso intensi sforzi diplomatici da parte delle autorità egiziane nel tentativo di mediare tra Israele e Hamas. Secondo quanto riportano i media del Cairo, già alcune ore dopo lo scoppio degli scontri in Israele, l’Egitto è intervenuto attraverso intense comunicazioni con i leader regionali e internazionali. In particolare il presidente egiziano, Abdel Fattah El-Sisi, ha ordinato di “intensificare le comunicazioni per contenere la situazione e prevenire un’ulteriore escalation”. Anche il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, teneva contatti con i suoi omologhi regionali “per contenere l’attuale crisi”.
Una nota della presidenza egiziana diffusa ieri sera parlava di un Al-Sisi impegnato a seguire gli eventi di persona dal Centro strategico di gestione delle crisi al Cairo. In quell’occasione il presidente egiziano “ha diretto i contatti per contenere la situazione e prevenire un’ulteriore escalation tra le due parti”.

Intanto se Israele ha fatto sapere ai mediatori egiziani che non è ancora giunto il tempo di trattare, Hamas si prepara a mettere sul piatto i numerosi soldati e ufficiali dell’esercito israeliano catturati per chiedere un cambio la scarcerazione dei suoi capi presenti nelle prigioni israeliane.
Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, ha spiegato durante un’intervista telefonica al programma “Al-Hekaya” condotto dal giornalista Amr Adeeb sull’emittente egiziana “MBC Misr” che “ci aspettiamo sostegno dall’Egitto con tutte le sue componenti. Il Cairo agisce sempre in ogni occasione per preservare il sangue palestinese, e questo è qualcosa che conta”. Per quanto riguarda l’obiettivo dell’operazione in corso ha aggiunto che “questa battaglia arriva in risposta al tentativo di dividere la moschea di Al-Aqsa, cambiando la sua identità da araba a ebraica. Arriva anche in risposta all’aggressione contro il nostro popolo in Cisgiordania e per porre fine alla questione dei prigionieri palestinesi che hanno trascorso decenni nelle carceri israeliane”.
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Medio Oriente, Meloni a Netanyahu “L’Italia è al fianco di Israele”

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ROMA (ITALPRESS) – Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto oggi una conversazione telefonica con il Premier dello Stato d’Israele Benjamin Netanyahu. Secondo quanto rende noto Palazzo Chigi, Meloni ha ribadito “la piena solidarietà del Governo italiano per gli attacchi subiti e la vicinanza ai familiari delle vittime, agli ostaggi e ai feriti. Il Governo lavorerà con i partner internazionali per coordinare il sostegno. L’Italia è al fianco del popolo israeliano in questo difficile momento”.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

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