GEOPOLITICA DEL MONDO MODERNO

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Redazione - page 315

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Ucraina, la società civile si sostituisce alle istituzioni

BreakingNews di

Al momento in Ucraina molti aspetti della vita civile non funzionerebbero senza l’azione delle organizzazioni volontarie. Ciò sta creando da una parte forte sfiducia verso le istituzioni, dall’altra un rafforzamento della società civile e di conseguenza un aumento della solidarietà tra la popolazione.

Anche in ambito militare va affermandosi sempre più il fenomeno dei battaglioni di giovani militari volontari. Soprattutto nel Sud del Paese, la minaccia delle mire russe su città come Dnipropetrovsk, Mariupol e Kramatorsk, nell’ottica della creazione di un “ponte di terra” con la Crimea, ha favorito il sorgere di un forte sentimento patriottico tra giovani convinti che le difficoltà del Paese non possano che essere inasprite dall’ideologia separatista.

Questi militari volontari, molti con esperienze internazionali in missioni NATO e UE , sono spesso sfollati che ricevono aiuti da ONG: rifornimenti di cibo e vestiti, assistenza medica, formazione, ecc. Ciò per via del fatto che gli uomini sfollati in età lavorativa scelgono sempre meno di registrarsi presso le autorità centrali per timore di essere arruolati nell’esercito nazionale, comandato per lo più da militari ex sovietici contrari alle riforme perché concentrati sul proprio tornaconto personale e sulla possibilità, laddove la situazione dovesse volgere a favore della Russia, di trovare un impiego sicuro nella sua intelligence. Le ONG, più affidabili nella gestione degli aiuti internazionali e più forti sotto il punto di vista amministrativo, offrono a questi giovani combattenti per l’Ucraina una sempre più valida alternativa.

Lo stato della crisi Ucraina

BreakingNews/EUROPA di

Indipendentemente dal modo in cui la situazione viene presentata a livello internazionale, quella che si sta consumando in Ucraina è una vera e propria guerra civile. I medici degli ospedali che trattano i feriti (per lo più giovani con arti amputati e gravi ustioni), affermano che le ferite riportate sono per poco più del 10% derivanti da armi da fuoco, tipiche delle ribellioni e insurrezioni, il 90% sono invece imputabili ad artiglieria pesante e mezzi utilizzati in vere e proprie situazioni belliche.

La situazione sta inoltre degenerando nelle cosìddette “Repubbliche del Popolo” (Donetsk e Luhansk), tanto da provocare un vero e proprio esodo della popolazione. Le ragioni di ciò sono da ricercarsi in due questioni fondamentali: innanzitutto la scarsa disciplina dei mercenari e dei volontari russi, i quali, giocando ai conquistatori, passano il loro tempo a bere, sparare e perpetrare stupri, tanto da instillare nella poplazione locale addirittura la paura di lasciare le proprie abitazioni, e l’incpacità del personale delle “Repubbliche” di gestire la cosa pubblica , personale addirittura difficile da contattare perchè spesso ufficialmente a Mosca per presunte formazioni.

Libia, libero il chirurgo italiano

BreakingNews di

Fonti vicine all’unità di crisi della Farnesina hanno confermato il rilascio del Chirurgo Catanese rapito in Libia a gennaio scorso da un gruppo di criminali comuni.

In buone condizioni sembra fosse già stato liberato una settimana fa e consegnato alle autorità di Tripoli che secondo alcune indiscrezioni avrebbero trattenuto Ignazio Scaravilli con l’intento di fare pressioni sul governo italiano per un riconoscimento del governo tripolino al pari di quanto fatto per Tobrouk.

L’italiano potrebbe rientrare nei prossimi giorni.

Gentiloni al Forum Onu su Africa, ‘Per aiutare Africa investire su giovani’

BreakingNews di

“I giovani tra i 10 e i 24 anni in Africa sono 1,8 miliardi. Sono convinto che si debba investire su di loro, perche’ sono il futuro”: lo ha detto il Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, intervenendo alla Conferenza delle Nazioni Unite dedicata ai Paesi africani meno avanzati, che si tiene l’ 8 e il 9 giugno a Expo.

Azioni concrete per contribuire a sviluppo Paesi africani meno avanzati
L’obiettivo del meeting, come ha spiegato lo stesso Ministro, e’ quello di “verificare quali possono essere le azioni concrete per contribuire allo sviluppo dei Paesi africani meno avanzati, in modo che possano abbandonare entro il 2020 questa condizione”. L’ esposizione universale di Milano “e’ l’ occasione ideale per avviare programmi concreti per la crescita e la lotta alla poverta’ – ha detto – e l’ Italia e’ pronta a condividere la sua esperienza per arrivare in pochi mesi a definire una nuova cornice di cooperazione internazionale”. Secondo il ministro “serve un approccio globale non solo economico ma che tenga conto anche dei diritti umani”.
Italia finanzia oltre 100 missioni per complessivi 560 milioni di euro
L’Italia finanzia oltre 100 missioni in Africa per complessivi circa 560 milioni di euro per programmi in agricoltura, in aiuto alla condizione delle donne, finanziamento ai settori privati. Ad aprire i lavori della due giorni di meeting sono stati il ministro degli Esteri del Benin, H.E. Nassirou Bako Arifari e il sottosegretario generale delle Nazioni Unite, Gyan Chandra Acharya.

Usa – Italia in prima fila alla Darpa Robotics Challenge

BreakingNews di

L’Italia era in prima fila alla Darpa Robotics Challenge a Pomona, dove si sono sfidati i più forti team a livello globale sulla robotica. In palio un premio di due milioni di dollari, assegnato all’automa più utile per assistere in futuro gli essere umani nella risposta ai disastri naturali. Per trionfare nella competizione era necessario far superare al proprio robot un percorso a ostacoli entro il tempo massimo di un’ora, all’interno del quale bisogna svolgere otto compiti specifici: guidare un veicolo, aprire una porta, chiudere una valvola, tagliare un buco nel muro con un attrezzo, rimuovere ostacoli, camminare su terreno sconnesso, salire una o più scale e scavalcare macerie. La vittoria è andata a un team sud coreano, Kaist, e a due statunitensi, Ihmc e Tartan Rescue, arrivati secondo e terzo. Per il nostro paese ha partecipato “Walkman”, costruito dall’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova in collaborazione con il centro di ricerca “E.Piaggio” di Pisa. Il robot è alto 1,85 metri e pesa 120 chili. Si tratta di un androide capace di intervenire in situazioni di emergenza nelle zone degradate e pericolose del pianeta.

“Walkman”, un androide capace di intervenire in situazioni di emergenza nelle zone degradate e pericolose del pianeta

Il team Walkman, che ha ricevuto la visita – tra gli altri – del console generale italiano a Los Angeles Antonio Verde, è arrivato 17esimo a seguito di un problema alle batterie. Ha dimostrato comunque di avere ottime capacità. Dalla forza (è in grado di sollevare massi) al movimento (può guidare, nonché spostarsi e compiere azioni su terreni disagiati), all’interazione con gli oggetti (sa usare martelli pneumatici e frese). Peraltro, ha anche ottime capacità cognitive e percettive che gli permettono di operare in autonomia in caso di black out o severe limitazioni delle comunicazioni. La Darpa Robotics Challenge è cominciata nel 2012 ed è nata dopo il disastro nucleare di Fukushima l’anno precedente. In quel caso se i soccorritori avessero avuto dei robot, si sarebbe potuto evitare un disastro di quelle proporzioni.

Razzi su Israele, nessun ferito

BreakingNews di

Un razzo lanciato da Gaza è caduto nei pressi di Ashkelon, città costiera della zona sud di Israele. Non si segnalano – scrive Ynet – ne’ vittime ne’ danni.

Proprio ieri l’esercito ha schierato nella zona il sistema antimissile Iron-Dome. Pochi giorni fa, dopo una fase di relativa calma, sono stati lanciati due razzi dalla Striscia di Gaza verso verso Ashkelon e Netivot, rivendicati da milizie salafite filo-Isis che sfidano Hamas da posizioni ancor più radicali.

Kumanovo vista da Belgrado

BreakingNews di

Cosa è successo il 9 e 10 maggio a Kumanovo? I fatti parlano di due giorni di scontri fra le forze dell’ordine macedoni e gruppi armati non meglio identificati durante i quali hanno perso la vita ventidue persone (8 agenti di polizia e 14 miliziani).

Oltre a questo non si sa molto altro, ecco dunque che gli avvenimenti si prestano a molteplici interpretazioni e possono avere diversi gradi di lettura. Un piano sicuramente interessante in base a cui analizzare tali avvenimenti, è quello offerto dallo sguardo della vicina Serbia, perchè qui molti osservatori non sembrano essere stati colti impreparati dai fatti di Kumanovo.

Il comandante dell’Agenzia Militare di Sicurezza serba Petar Cvetkovic, ad esempio, sostiene che gli agenti del servizio di sicurezza serbo avrebbero avvertito i loro omologhi macedoni in merito a possibili attacchi terroristici già nel mese di aprile, aggiungendo che i responsabili degli scontri di Kumanovo sarebbero dei terroristi albanesi già presenti in territorio macedone in quel periodo, e che le forze di polizia della FYROM avrebbero deliberatamente ignorato questi avvisi bollandoli come esagerazioni. Il militare, parlando dei due giorni di scontri, ha affermato che la maggior parte dei combattenti uccisi proveniva dal Kosovo e condivideva il progetto della creazione di un’unica entità politica albanese che includa le parti di Serbia, Macedonia, Montenegro e Grecia abitate da questo gruppo etnico.

Di “Albania Naturale” aveva del resto già parlato quattro anni fa l’ex ambasciatore serbo a Parigi Dusan Matkovic, avvertendo del pericolo della creazione di un’entità simile.

Durante queste settimane, alcuni giornali serbi hanno poi affermato che l’Occidente rifiuta di condannare gli attentatori kosovaro-albanesi di Kumanovo per convenienza politica, visto che si tratterebbe di cittadini di un Paese che lo stesso Occidente ha contribuito in maniera determinante a far nascere. Siti e quotidiani si sbizzariscono poi a montare le più svariate teorie del complotto, dove protagonista risulta essere un’élite politica albanese in grado d’influenzare le scelte degli Stati Uniti.

Al netto delle speculazioni resta però un ragionamento coerente che può essere fatto da Belgrado: se è confermata l’appartenenza dei combattenti uccisi alle fila dell’UCK (Esercito di Liberazione del Kosovo, i cui vertici sono al governo dello Stato), bisogna riconoscere che tale Stato utilizza mezzi terroristici per destabilizzare la vita politica di altri Paesi.

Tale ragionamento ha delle conseguenze sull’immagine rispettivamente della Serbia e del Mondo Occidentale:

Per quanto riguarda la Serbia, tutto ciò significa accreditarsi come un interlocutore serio e affidabile nella lotta al terrorismo internazionale, consentendole di puntare l’attenzione sui pericoli che corre la minoranza serba in Kosovo e Metohija, questione che sta a cuore a Belgrado.

Per il Mondo Occidentale invece, vorrebbe dire riconoscere che l’azione militare che ha svolto in questi luoghi nel 1999, ha contribuito allo sviluppo del terrorismo internazionale così come è avvenuto più recentemente per altri interventi armati.

Si tratta sicuramente di punti di vista, anche se di Kumanovo, per il momento, non si sa molto altro.

Gianluca Gerli

Habib Essid, l'UE ha svolto un ottimo lavoro in Tunisia

BreakingNews di

Quattro anni dopo la primavera araba, la transizione tunisina verso la democrazia rimane un esempio per la regione. Giovedì 28 maggio abbiamo incontrato il premier tunisino Habib Essid durante la sua visita al Parlamento Europeo. Ha discusso le attuali sfide della Tunisia e della regione con il presidente Schulz e i membri delle commissioni per gli Affari esteri, per i Diritti umani e la sicurezza e la sottocommissione per la Difesa.

La Tunisia è considerata come un modello per la transizione verso la democrazia. Qual è stato il segreto? Che cosa possono imparare gli altri paesi dal vostro esempio?

Habib Essid – La Tunisia e il Padre della Nazione, il presidente Bourguiba, hanno fatto le giuste scelte dal 1956. Il presidente ha investito sull’educazione, la sanità, l’emancipazione delle donne, e grazie alla formazione di questi bambini, grazie a queste istituzioni la Tunisia è stata in grado di riuscire in questa transizione democratica.

La Tunisia è confinante con la Libia, sta vivendo una fase molto difficile. Cosa si può fare?

Habib Essid –  La sicurezza in Libia significa la sicurezza in Tunisia. Fino a quando questa situazione persiste in Libia, ci troveremo ad affrontare molti problemi. Stiamo affrontando la situazione, ma non è facile. Il problema della Libia dovrebbe essere risolto attraverso soluzioni politiche.

La crisi dei migranti nel Mediterraneo è diventata una questione politica importante nell’Unione europea. Come vede approccio dell’UE?

Habib Essid – Il problema della migrazione deve essere capito alla sua origine e al suo punto d’arrivo. È la conseguenza della disperazione della gente, che non potendo sopravvivere a casa prende dei grandi rischi e vende i propri beni per comprare un biglietto per la libertà e un lavoro.

Per risolvere questo problema è necessario combatterlo alla radice. Al momento stiamo gestendo la questione senza grandi risultati. Ora abbiamo bisogno di trovare soluzioni per coloro che hanno hanno intrapreso questo viaggio sia per quelli che pensano di farlo.

Come possono contribuire l’UE e il Parlamento a stabilizzare e sostenere il processo di democratizzazione nella regione?

Habib Essid –  L’UE ha fatto un ottimo lavoro in Tunisia. Dovrebbe fare lo stesso con gli altri paesi. L’UE ci ha aiutato nella fase di transizione politica, che è estremamente importante, e durante la preparazione delle elezioni. Ma è anche necessario sostenere i paesi durante la transizione economica e sociale.

Fonte: Commissione affari Esteri Unione Europea

EU, Tunisia’s Prime Minister Habib Essid on security and migration challenges

BreakingNews @en di

Tunisia’s Prime Minister Habib Essid met the Foreign Affairs Committee and the Human Rights and Security and Defence subcommittees on Thursday to discuss the latest developments in his country. Security challenges, fighting terrorism and tackling migration flows were the key issues raised in the debate.

Tunisia’s transition to democracy has been difficult, taking over 3 years to complete, said Mr Essid, adding that its major political challenge now was to put its newly-approved constitution into practice.

“Development cannot happen without security”, he said, stressing that Tunisia’s new counter-terrorism strategy is a top priority. He also described its new 5-year strategy to boost the economy, including regional projects and development programmes.

On migration flows, Mr Essid stressed that prevention is always needed and the only way to achieve it is by finding sustainable solutions locally in order to integrate people in their own country, so as to prevent them from fleeing.

Mr Essid repeatedly thanked the European Parliament and the EU as a whole for lending their support to Tunisia during its difficult democratic transition period.

All MEPs welcomed Tunisia’s progress, acknowledging its difficulties with migration and terrorism, and saying that it should “lead by example”.

Greece backtracks on EU’s payments

Greece intends to keep repaying its debt, a government spokesman said, days after Interior Minister Nikos Voutsis warned it had run out of funds.

Gabriel Sakellaridis said Greece would maintain repayments to its EU-IMF creditors for as long as possible.

He also rejected the idea of possible capital controls that would restrict money transfers and access to savings.

Redazione
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