Dal 24 febbraio 2022, il mondo ha assistito a un cambiamento radicale. L’Europa ha riscoperto che la guerra non è solo un ricordo del passato, ma una realtà attuale e devastante. L’Ucraina, in questo scenario, è diventata la prima linea della difesa dei valori occidentali, combattendo per la propria libertà, sovranità e indipendenza. Tuttavia, nel dibattito internazionale emergono voci che insinuano che Kiev non sia realmente interessata a porre fine al conflitto. Ma quanto sono fondate queste affermazioni?
Un costo altissimo per l’Ucraina
Ogni giorno, l’Ucraina paga un prezzo elevato per difendere la propria libertà. A marzo 2025, il paese ha subito una perdita di oltre il 50% del suo PIL prebellico, mentre i danni alle infrastrutture hanno superato i 450 miliardi di dollari. Sei milioni di ucraini sono stati costretti a lasciare il proprio paese, cercando rifugio in Europa. Inoltre, negli ultimi dodici mesi, più di 500 infrastrutture energetiche critiche sono state distrutte dai missili russi, costringendo il governo a trovare soluzioni alternative per mantenere operative le città.
Di fronte a questa realtà, è logico pensare che l’Ucraina possa trarre vantaggio dal prolungamento del conflitto? Sarebbe economicamente e socialmente sostenibile per un paese continuare a combattere in queste condizioni? La risposta appare evidente.
La pace, non la guerra: la posizione di Kiev
Dall’inizio dell’invasione su larga scala, l’Ucraina ha ribadito più volte che il suo obiettivo non è la guerra, ma una pace giusta. Questo significa nessuna concessione territoriale e nessun compromesso sulla sovranità nazionale. Nel 2022, il presidente Volodymyr Zelensky ha presentato al G20 una “formula di pace” in dieci punti, che prevedeva il ritiro delle truppe russe, il ripristino dell’integrità territoriale ucraina e garanzie di sicurezza per tutta l’Europa. Più di 80 paesi hanno sostenuto questa iniziativa.
La Russia, tuttavia, ha sistematicamente ignorato ogni tentativo diplomatico, continuando a bombardare le città ucraine. Nel 2023, il Cremlino ha persino rifiutato di prendere in considerazione la Formula di Pace, dimostrando chiaramente di non avere alcuna intenzione di porre fine alla guerra.
Le accuse di corruzione e le riforme in Ucraina
Un altro argomento utilizzato per screditare Kiev riguarda la corruzione. Tuttavia, i dati dimostrano che l’Ucraina sta compiendo passi concreti verso una maggiore trasparenza, persino in un contesto di guerra. Nell’ottobre 2024, il governo ha aggiornato il Programma statale anticorruzione per rafforzare il controllo sull’uso dei fondi pubblici. Nel febbraio 2025, la Verkhovna Rada ha approvato una legge per l’istituzione di tribunali specializzati che giudicheranno i casi politici, avvicinando il paese agli standard dell’Unione Europea.
Parallelamente, gli organi anticorruzione stanno dimostrando un’efficacia crescente. Nel 2024, il NABU ha smascherato frodi per oltre 10 miliardi di UAH, portando decine di funzionari di alto livello davanti alla giustizia. Un risultato impensabile in un paese che “non vuole riforme”.
L’Ucraina come scudo dell’Europa
Il conflitto in Ucraina non è solo una questione di sovranità nazionale, ma riguarda l’intero equilibrio geopolitico globale. Kiev sta dimostrando di combattere non solo per la propria indipendenza, ma anche per la sicurezza dell’Europa. Se l’aggressione russa non viene fermata oggi, chi sarà il prossimo bersaglio? Vilnius? Varsavia? Chişinău? La storia insegna che l’espansionismo non si arresta da solo.
Ecco perché l’Ucraina rappresenta oggi uno scudo per l’Europa. Il sostegno a Kiev non è un atto di carità, ma una necessità strategica. Se l’Ucraina dovesse cadere, l’ordine internazionale ne uscirebbe profondamente destabilizzato. E con esso, anche l’Europa.