La Cina ha chiuso il 2024 con un’accelerazione economica che ha superato le attese degli analisti, raggiungendo l’obiettivo di crescita del 5% fissato dal governo. Nel mese di dicembre, il PIL ha registrato un aumento annuo del 5,4%, in netto miglioramento rispetto al +4,6% del terzo trimestre. Questa performance consolida la ripresa della maggiore economia asiatica, trainata da un aumento della spesa fiscale e da interventi mirati a sostenere settori chiave come l’immobiliare e i consumi.
Secondo gli analisti, il governo cinese ha messo in atto politiche di stimolo per contrastare le difficoltà economiche che avevano caratterizzato gran parte dell’anno. Le vendite al dettaglio, un indicatore cruciale della domanda interna, sono cresciute dal +3,0% al +3,7%, superando le aspettative. Allo stesso modo, la produzione industriale ha mostrato una significativa accelerazione, passando dal +5,4% annuo di novembre al +6,2% di dicembre.
Nonostante i segnali positivi, alcuni osservatori avvertono che la ripresa potrebbe perdere slancio nei prossimi mesi. Capital Economics, ad esempio, sottolinea che “la crescita potrebbe rallentare di nuovo entro la fine del 2025” a causa di fattori esterni e interni. Tra questi, le possibili nuove tensioni commerciali con gli Stati Uniti – con l’ex presidente Trump intenzionato a introdurre nuovi dazi – e i persistenti squilibri strutturali che gravano sull’economia cinese.
Le preoccupazioni riguardano soprattutto il settore immobiliare, storicamente un motore di crescita per la Cina, ma recentemente segnato da crisi di liquidità e alto indebitamento. Nonostante i massicci interventi di sostegno, le incertezze in questo settore continuano a pesare sul futuro economico del Paese.
La Cina ha dimostrato, ancora una volta, una straordinaria capacità di reagire alle sfide economiche globali, ma il cammino verso una crescita sostenibile e bilanciata appare ancora in salita. Per il 2025, gli occhi saranno puntati sulle scelte di politica economica del governo e sull’evoluzione delle tensioni geopolitiche, che potrebbero influenzare in modo significativo l’andamento della seconda economia mondiale.
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