Tel aviv: tregua a Gaza, tra speranze e incertezze

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In un momento di tensione crescente in Medio Oriente, il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, è arrivato in Israele per cercare di ridurre le distanze “significative” tra Israele e Hamas sulla proposta di cessate il fuoco promossa dagli Stati Uniti. Nonostante l’urgenza della missione, la situazione rimane complessa e piena di ostacoli. Da una parte, ci sono perplessità e termini ambigui che creano non pochi problemi; dall’altra, alcuni vedono una tregua come un obiettivo mai così vicino.

I negoziati, condotti dai mediatori americani guidati dal capo della CIA William Burns, hanno presentato una proposta che prevede sei settimane di cessate il fuoco, il rilascio di ostaggi israeliani e detenuti palestinesi, e il ritiro delle forze israeliane dai principali centri abitati di Gaza. Tuttavia, persistono forti dubbi, alimentati non solo dalle dichiarazioni di Hamas, che ha definito “illusori” i presunti progressi nei colloqui, ma anche dalle nuove condizioni poste da Israele.

I principali nodi controversi riguardano l’insistenza israeliana nel mantenere una presenza militare lungo la cosiddetta ‘Philadelphi Route’, un corridoio strategico tra l’Egitto e Gaza, e la creazione di checkpoint per controllare il ritorno dei palestinesi nel nord di Gaza. Inoltre, restano questioni aperte sull’elenco dei detenuti palestinesi che Israele dovrebbe rilasciare.

Per colmare il divario, i mediatori hanno proposto la riduzione della presenza militare israeliana lungo la ‘Philadelphi Route’ e un piano per affidare all’Autorità Palestinese la gestione del valico di Rafah, sotto supervisione israeliana. Tuttavia, permangono “dubbi diffusi” sulla possibilità che un eventuale accordo possa realmente portare alla fine del conflitto, a causa delle ambiguità nel testo e delle incertezze sul futuro dei negoziati dopo il rilascio degli ostaggi nelle prime sei settimane di tregua.

Nel frattempo, le tensioni non si fermano. Hamas ha rivendicato la responsabilità di un attacco avvenuto ieri a Tel Aviv, dove un camion è esploso causando gravi danni. L’organizzazione ha dichiarato tramite Telegram che l’attacco è stato un’operazione congiunta con la Jihad Islamica Palestinese, promettendo di continuare le operazioni fino a quando Israele porterà avanti quella che definisce una “politica di massacri e sfollamenti”.

Il presidente israeliano Isaac Herzog, nel corso di un incontro con Blinken, ha ribadito la speranza che i negoziati possano proseguire, sottolineando che l’obiettivo umanitario più grande è riportare a casa gli ostaggi trattenuti da Hamas. Tuttavia, la situazione resta incerta, e le speranze di una tregua duratura potrebbero scontrarsi con la realtà di un conflitto ancora lontano dalla conclusione.

Bookreporter Settembre