Con “Oltre il confine” il cinema italiano riscopre la sua vocazione per il grande Western

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C’è stato un periodo, a cavallo tra gi anni ’60 e ’70 in cui il cinema italiano è stato ricco di produzioni western. Al di là del genio di Sergio Leone, una serie incredibile di produzioni danno vita ad un filone conosciuto poi da tutti come “Spaghetti Western”.

Nulla da invidiare al genere americano che fa il suo esordio nel 1903 in pieno cinema muto con un cortometraggio dal titolo “La grande rapina al treno”. John Ford nel 1924 con “Cavalli d’acciaio” da vita ad una epopea che influenzerà e si diffonderà nelle sale di tutto il mondo. Il Western è la storia dell’America, quella vera, quella selvaggia, quella avventurosa che tutti volevano conoscere e che in Italia faceva sognare i bambini figli della guerra. Nessun attore meglio degli americani stessi, a partire da Tom Mix per arrivare a Jimmy Stewart, Gregory Peck, Gary Cooper e ovviamente a John Wayne poteva rappresentare una storia fatta di polvere, pallottole e cavalli.


Questo fino a quando noi italiani lanciamo lo “spaghetti western” che non diventa solo un sinonimo del grande cult americano ma addirittura un genere unico.
“Per un pugno di dollari” apre la via ad un susseguirsi di film con un grande valore artistico ma come spesso accade per i film di genere, o si amano o si odiano.
Intanto però i nostri registi insegnano e ispirano nuove generazioni di talenti anche made in USA come Tarantino.
Non soltanto Sergio Leone che ebbe comunque il merito di lanciare nella sua trilogia l’uomo senza nome interpretato da un quasi dimenticato (a Hollywood) Clint Eastwood, ma anche altri registi che diedero vita a storie e personaggi indimenticabili come Ringo, Sartana, Django, Spirito Santo ecc.


Questi registi portavano i nomi di Duccio Tessari, Sergio Sollima, Sergio Corbucci, Enzo Capitani, Giulio Petroni, Enzo G. Castellari e tanti altri incluso il grande Enzo Barboni che firmava il suo immortale “Trinità” col nome di E. B. Clucher.
Dopo il western in Italia nasce un nuovo filone anch’esso di grande successo legato ai polizieschi o “poliziotteschi” e il western passa in cavalleria.
Scusate il gioco di parole ma è la verità.
In realtà produttori e registi non hanno più voglia e coraggio di investire su un genere considerato superato soprattutto per la sensibilità e curiosità del pubblico che pensava di aver visto oramai un po’ tutto e che il western aveva ben poco da raccontare.
Fino a quando proprio in questi anni, un giovane talentuoso regista, sceneggiatore e produttore italiano si impegna con molto coraggio e con indiscussa abilità a far risorgere dalla polvere un film che si fa proprio tra la polvere, il fango, il freddo e il caldo.


Emiliano Ferrera va avanti per la sua strada, un cammino difficile e tortuoso che con il film “Oltre il confine” certifica che c’è ancora qualcuno in grado di produrre e dirigere film western di qualità.
Dalla sua parte anche una incredibile somiglianza con Clint Eastwood che lo rende indiscutibilmente unico anche nei ruoli che Ferrera stesso interpreta con maestria nei suoi film.
“Oltre il confine” è un film ad episodi che ha tutto del genere western dove il regista si diverte tra inquadrature strette sui dettagli e ampie sui panorami tra sparatorie, cavalcate, pugni, sudore e sangue.
Produrre un film western come “oltre il confine” in forma di autore indipendente è davvero una grande impresa che solo pochi possono fare ma del resto fare cinema non è facile e fare western è difficilissimo.
Eugenio Alabiso, montatore storico del cinema italiano e di film come “Per qualche dollaro in più” e “Il buono il brutto e il cattivo” solo per citarne due, si domanda, in merito ad “Oltre il confine” , come sia possibile realizzare una produzione del genere senza i budget che magari siamo abituati a vedere per film meno complessi e quindi una grande ammirazione per Ferrera per come sia riuscito a concludere un lungometraggio del genere.
Molto positiva la prova degli attori come Yassmin Pucci, Stefano Jacurti, Valerio Rota Vega.
Un plauso particolare a Kalus Veri che ha firmato la bellissima colonna sonora del film e a Gianluca Bonucci per il suono che in un film, non solo western, è fondamentale.

Bookreporter Settembre