Francia ancora in subbuglio: sviluppi delle mobilitazioni contro la riforma delle pensioni

19 Dicembre 2019
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Età pensionabile ferma a 62 anni ed abolizione dei 42 diversi regimi del sistema pensionistico attualmente in vigore: l’11 dicembre, il Primo Ministro francese, Édouard Philippe ha annunciato il contenuto dell’attesa riforma delle pensioni, che ha provocato e continua a provocare diverse manifestazioni e proteste in tutta la Francia.

La prima bozza della riforma verrà sottoposta al Consiglio dei ministri il prossimo 22 gennaio ed i primi di febbraio inizierà la discussione in Parlamento.

Il Primo Ministro francese ha specificato che la riforma entrerà in vigore a partire dal 2022 e saranno esclusi i nati prima del 1975. Per i nati tra il 1975 ed il 2004, invece, il calcolo della pensione verrà effettuato ancora secondo le regole vigenti prima della riforma ed il nuovo sistema varrà soltanto per gli anni di lavoro dal 2025.

«È giunto il momento di costruire un sistema pensionistico universale. Stiamo proponendo un nuovo patto intergenerazionale» ha dichiarato Philippe durante la conferenza stampa, dopo aver annunciato il contenuto della riforma.

Quest’ultima, fortemente voluta dal Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, introdurrà, dunque, una gestione unica nel sistema pensionistico ed un metodo di calcolo della pensione uguale per tutte le categorie di lavoratori. L’età pensionabile, invece, rimarrà fissata a 62 anni, ma chi deciderà di lavorare due anni in più otterrà una pensione maggiorata.

La riforma prevede altresì la possibilità, per chi svolge lavori particolarmente usuranti, di andare in pensione due anni prima, a 60 anni.

La legislazione vigente prima dell’entrata in vigore della riforma prevede sulla carta l’età pensionabile di 62 anni per tutti i lavoratori, tuttavia, a causa di vecchi accordi sindacali e di un sistema complesso, l’età effettiva cambia a seconda delle categorie di lavoratori e tra settore privato e pubblico. Ad esempio, i macchinisti delle ferrovie statali hanno usufruito dell’età pensionabile fissata a 50 anni, mentre i dipendenti della metropolitana a 55 anni, i dipendenti delle società pubbliche fornitrici di gas ed elettricità a 57, i ballerini del corpo nazionale a 42.

La struttura del welfare francese -per come è stato fondato all’indomani delle guerre mondiali- prevede la gestione autonoma dei fondi pensionistici e condizioni privilegiate per molte categorie di lavoratori. La gestione separata e dunque la previsione di 42 regimi pensionistici è stata pensata per rispondere meglio alle esigenze dei diversi lavoratori, tuttavia, ha prodotto una notevole disuguaglianza nel trattamento delle categorie professionali. La Francia, infatti, è uno dei paesi europei in cui, mediamente, si va in pensione prima ricevendo di più, ma le differenze tra i lavoratori sono molte. Ad esempio, i lavoratori che non fanno parte di nessuna categoria “protetta” vanno in pensione oltre i 62 anni e ricevono circa 1.000 euro al mese, mentre i ferrovieri ricevono pensioni a partire da 2.100 euro mensili, seppur con meno anni di contributi. Inoltre, per i dipendenti del settore privato, le pensioni sono calcolate sulla base dei 25 anni di maggiore contribuzione, mentre per i dipendenti del settore pubblico il calcolo viene effettuato prendendo in considerazione solo gli ultimi sei mesi di servizio, quando normalmente si raggiunge il picco della retribuzione. Tra le categorie più svantaggiate dall’attuale sistema figurano i liberi professionisti, gli agricoltori e le donne, le quali hanno spesso carriere più discontinue, sono costrette a cambiare diversi mestieri ed a lavorare fino a 67 anni circa per ottenere dei sussidi sufficienti.

La riforma annunciata dal Primo ministro non ha incontrato il sostegno della popolazione francese, che ha continuato a manifestare ed a richiedere condizioni più vantaggiose. Dal 5 dicembre scioperi e manifestazioni si susseguono quotidianamente, paralizzando il Paese.

Tra il 16 e il 17 dicembre, inoltre, a causa dei sabotaggi operati da attivisti del sindacato Confédération générale du travail (CGT), circa 90.000 abitazioni sono rimaste senza corrente elettrica. Francis Casanova, delegato del sindacato CGT presso RTE, la società che si occupa del sistema di trasmissione dell’elettricità in Francia, ha definito tali interruzioni di elettricità parte della lotta dei manifestanti contro la riforma delle pensioni. In particolare, le interruzioni, nella notte tra lunedì e martedì, hanno coinvolto circa 50.000 abitazioni della regione della Gironda ed altre 40.000 abitazioni sono state protagoniste a Lione il 17 mattina.

Il segretario generale della CGT, Philippe Martinez, ha affermato che gli attivisti hanno preso di mira gli edifici delle grandi società quotate in borsa, i grandi centri di distribuzione, gli edifici pubblici e le prefetture ma non i cittadini.

Come conseguenza delle grandi agitazioni in Francia, l’Alto Commissario del governo francese alla riforma pensionistica, Jean-Paul Delevoye, ha rassegnato le sue dimissioni. La figura istituzionale a cui Macron aveva delegato il compito di elaborare la tanto discussa riforma-  in passato anche ministro della Funzione pubblica- è stato costretto a dimettersi dopo la rivelazione, da parte di alcuni media francesi, relativa alla scoperta di suoi altri 13 incarichi nel settore privato, di cui due con retribuzione. Jean-Paul Delevoye avrebbe così violato la Costituzione francese che vieta ai dipendenti del Governo di avere altre attività con retribuzione. Nei giorni precedenti in molti avevano chiesto le sue dimissioni, a cominciare dall’opposizione e dai leader dei sindacati, con cui l’Alto commissario aveva trattato a lungo sui punti più delicati della riforma.

La situazione in Francia resta dunque aperta, in attesa di nuove risposte dal Governo.

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