Sequestro arsenale di Torino, arresti, polemiche e tensioni diplomatiche. L’Ambasciatore Yevhen Perelygin   “nessun Ucraino tra gli indagati”.

19 Luglio 2019
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Dopo il ritrovamento di un arsenale custodito in un hangar nei pressi dell’aeroporto di Rivazzano Terme sono state sollevate diverse ipotesi sulla provenienze delle armi e sulla loro destinazione. Di certo al momento ci sono le dichiarazioni della Polizia di Stato che grazie agli agenti della Digos di Torino in collaborazione con quelli di Milano, Varese, Pavia, Novara e Forlì, coordinati dalla Polizia di Prevenzione UCIGOS,  hanno sequestrato un autentico arsenale di armi da guerra (fucili d’assalto automatici di ultima generazione, smantellando di fatto un gruppo di trafficanti di armi che oltre ad un numero notevole di armi da fuoco, parti di ricambio e munizionamento, è stato trovato in possesso di un missile Aria – Aria.

Tra gli arrestati  Fabio Del Bergiolo, Alessandro Michele Monti e Fabio Amalio Bernardi, che in un hangar nei pressi dell’aeroporto di Rivanazzano Terme nascondevano un missile aria-aria perfettamente funzionante da 800 kg, dal valore di circa 500.000 euro.

Il missile denominato Matra R530, realizzato per i caccia francesi Mirage ma dimesso dall’aviazione del Qatar, è stato ritrovato, nel suo involucro di trasporto e proprio dal tentativo di vendere questo “Articolo” del loro arsenale a presunti combattenti nell’area  del Dombas  nasce la successiva tensione diplomatica tra Italia e Ucraina.

Tutta l’indagine  della Digos di Torino, s’innesta sul monitoraggio dell’attività di cinque ex combattenti italiani con ideologie oltranziste, evidenziatisi in passato per aver preso parte al conflitto armato nella regione ucraina del Donbas.

La situazione nel Dombas non è semplice e le forze che si contrastano in quei territori sono di diversa estrazione sui due lati di un fronte invisibile, da una parte e dall’altra si sono verificati casi di foreign Fighters provenienti da molti paesi tra cui anche l’Italia, proprio dal monitoraggio di alcuni di questi personaggi sono emerse prove utili al sequestro.

A tutto questo si è aggiunta una crisi diplomatica scaturita da alcune dichiarazioni de Ministro Salvini su un presunto piano di “Ucraini” per attentare alla sua vita   “L’ho segnalata io.- ha dichiarato il Ministro Salvini –  Era una delle tante minacce di morte che mi arrivano ogni giorno. I servizi segreti parlavano di un gruppo ucraino che attentava alla mia vita. Sono contento sia servito a scoprire l’arsenale di qualche demente”. Da questa minaccia è nata l’indagine e il monitoraggio dei presunti foreign Fighters Italiani.

Immediata la replica del  rappresentante della Republica D’Ucraina in Italia, l’ambasciatore Yevhen Perelygin che ha dichiarato con una nota diffusa  alla stampa che “La minaccia alla vita di qualsiasi persona, e, in particolare, di un Ministro, da un fantomatico “gruppo ucraino” è una notizia che ha allarmato l’Ucraina, la nostra Ambasciata, nonché la comunità ucraina in Italia. Da rappresentante di uno Stato amico, ho immediatamente contattato il Suo Ministero per approfondire la situazione e, nel caso si trattasse di una vera minaccia, offrire la massima collaborazione del Governo ucraino al fine di prevenire qualsiasi danno alla Sua persona, quale atto di piena e fattiva collaborazione bilaterale tra i nostri due Paesi.”

L’Ambasciatore ha fatto notare che “ in seguito alle pubblicazioni apparse nei diversi media sul recente blitz della polizia italiana contro gruppi di estrema destra, tra i nomi delle persone arrestate non ho trovato alcun cittadino ucraino! Anzi, all’inizio di questo mese abbiamo notato il lavoro del Tribunale di Genova che ha emesso le condanne nei confronti di un gruppo di combattenti italiani filorussi di estrema destra che affiancavano i separatisti russi nel Donbas contro il Governo ucraino.” E chiede con fermezza di  “confermare o smentire le Sue dichiarazioni sul presunto gruppo ucraino

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