Croce Rossa Italiana all’ONU per il trattato sul nucleare

28 Settembre 2017
3 mins read

Può esistere un mondo senza il nucleare? E’ la domanda che in molti si stanno facendo e proprio in questi giorni a New York si discute il trattato di messa al bando del nucleare approvato da 120 paesi ma ancora ostacolato da molte potenze occidentali, nonostante gli evidenti rischi per la stabilità di certe aree come testimonia l’attuale crisi in Corea del Nord.

Tra i promotori di questo importante trattato anche la Croce Rossa che sin dalle sue prime fasi ha voluto fortemente promuovere una soluzione di questo tipo ed è per questo che è presente all’Assemblea Generale dell’ONU il Vice Presidente della Croce Rossa Italiana Rosario Valastro che ha partecipato in questo consesso a due importanti discussione, Nucleare e vittime tra gli operatori umanitari nelle aree di crisi.

Abbiamo raggiunto telefonicamente il Vice presidente a New York durante i lavori per sapere come si stanno svolgendo i lavori.

AC: “Dottor Valastro, la Croce Rossa Italiana oggi è all’ONU a New York per discutere due temi molto importanti. Il primo è il trattato sulla messa al bando del nucleare al livello mondiale e l’altro tema è purtroppo l’uccisione degli operatori umanitari durante le operazioni di soccorso. Per quanto riguarda il primo punto quanto è importante questo trattato per il futuro dell’umanità?”

V: “Si tratta di un trattato storico, direi, importante e vitale. Il comitato internazionale della croce rossa ha molto spinto sull’informazione relativa a questo trattato, che, salvo qualche notizia a luglio, è passato sotto silenzio, perché gli effetti delle bombe atomiche incidono sulle vite decine di migliaia di persone e si tutte le future generazioni. Quindi la croce rossa sotto il suo focus dell’attenzione all’ umanità e dell’assistere tutte le persone vulnerabili ha fatto leva sugli stati affinché se ne discutesse. A luglio c’è stata l’approvazione a due terzi, quindi il trattato è una trattato di cui si è aperto il processo di ratifica. Chiaramente tra tutti gli assenti pesano tanto le assenze di quelli che sono molti stati dell’unione europea oltre di quelle che sono le cosiddette potenze nucleari. Il lavoro è lungo; però riuscire a raggiungere un obiettivo di umanità è sicuramente una lotta che necessiterà del suo tempo ma noi non disperiamo.”

AC: “Qual è il polso della situazione secondo lei su queste assenze molto importanti. C’è speranza che queste nazioni prendano coscienza e aderiscano in un prossimo futuro ?”

V: “Ma guardi sicuramente c’è speranza, si tratta a mio avviso di un lavoro che va fatto su un duplice piano. Va fatto innanzitutto informando la cittadinanza su quelli che sono gli effetti dei danni nucleari e sul contenuto di questo trattato. E l’altro è un lavoro che riguarda le cancellerie, i ministeri degli Esteri di questi paesi che naturalmente potranno e dovranno agire nella maniera in cui possano raggiungere un accordo. Non è una cosa facile ma non era neanche facile ad esempio l’affermazione di umanità nelle convenzioni di Ginevra quando esse vennero firmate. Si tratta di una cosa che sta iniziando, vedremo nel prossimo futuro quali di questi 122 paesi inizieranno il processo di ratifica del trattato internazionale perché sicuramente se la risposta su questa sarà una risposta importante ci sarà allora la possibilità che altri si uniscano.”

AC: “Tra i grandi assenti anche l’Italia; come mai?”

V: “Quasi tutti i paesi dell’Ue hanno preso una posizione attendista su questo argomento. Noi contiamo di fare, come già qualche società di croce rossa in altri paesi ha fatto, contiamo di fare un’operazione di informazione, di incontro e di confronto per spingere il governo e il parlamento ad affrontare il tema. Comprendo anche che ci sono tutta una serie di rapporti fra stati che pesano molto su questa firma; però l’obiettivo dei 122 stati raggiunto a luglio, che ha aperto il processo di firma, è comunque un obiettivo importante che deve far riflettere tutte le nazioni.”

AC: “Certo questo è un momento particolare, perché con le frizioni del sud est asiatico, la paura del nucleare è tornata alla ribalta in maniera prepotente.”

V: “Si non c’è dubbio, così come non c’è dubbio che ci sono paesi che non vogliono ratificare il trattato perché per loro il nucleare esiste come un’arma di deterrenza verso chi minaccia di usarlo; come in un circolo viscoso che naturalmente spaventa un po’ tutti o comunque dà adito a non muoversi dalle proprie posizioni.”

AC: “L’altro tema invece sono le moltissime vittime tra gli operatori umanitari nelle zone di guerra mentre  portano soccorso; questa discussione come sta andando avanti all’Onu?”

V: “È un discussione che si inserisce in un dibattito più ampio che è iniziato oggi e si consoliderà domani, su quella che è la politica dell’Onu per combattere il traffico degli esseri umani. Si tratta di un argomento che sfocia in un documento che riafferma quelle che sono le politiche umanitarie anche in tal campo e all’interno di questo, quella che è la posizione della federazione internazionale della croce rossa dell’attenzione verso le persone migranti che sono molto spesso vittime della tratta così come le categorie più vulnerabili come donne e bambini e anche chiaramente di quella che è la situazione in cui restano gli operatori umanitari in generale, che spesso proprio per portare aiuto ai più vulnerabili, rischiano o hanno perso la loro vita.”

Il dibattito sul nucleare non si esaurirà molto presto purtroppo soprattutto in questo momento che ci vede spettatori di diverse crisi internazionali, sia nel quadrante del medio oriente che in quello dell’asia pacifico dove si fronteggiano le grandi potenze di questo secolo in cerca di un adeguato posizionamento nella geopolitica mondiale.

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